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Terzo millennio generazioni e segni diversi
Il motore dell incessante attività artistica va cercato nella necessità comunicativa, nell’urgenza di compartecipare agli altri il portato di esperienze personali, di attivare una narrazione sulla storia individuale, perché ogni artista rappresenta nelle sue opere il suo microcosmo.
Comunicato stampa
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Il mondo dell’arte come continuo divenire
Spesse volte mi sono chiesto quale sia la molla, la spinta interiore, la vera motivazione che spinge alcune persone di età, genere e formazione diversa a cimentarsi per tutta la vita con i linguaggi dell’arte. Cos’è che li porta a scegliere, fra le tante opzioni disponibili per esprimere il proprio mondo interiore, di dipingere un quadro, di modellare una scultura, scattare una foto e via enumerando. Ben si sa che non è certo il tornaconto economico, tanto meno in una congiuntura sociale come questa, dove stiamo attraversando un momento di grave difficoltà collettiva, in giro si sente parlare solo di crisi e di guadagni risicati o nulli, il discorso mercantile è quindi l’ultimo che si pone, in questo contesto. Il motore di tanta e incessante attività va cercato invece nella necessità comunicativa, nell’urgenza di compartecipare agli altri, in maniera generosa, il portato di esperienze personali, di attivare una narrazione sulla storia individuale, perché ogni artista rappresenta nelle sue opere il suo microcosmo. Dunque leggere un quadro ( e non solo guardarlo), così come visitare una mostra o frequentare una galleria d’arte, o meglio ancora incontrare un artista, vuol dire fare esperienza dello spazio psicologico altrui per capire il nostro, conoscere il senso del tempo in cui siamo immersi, prendere coscienza che posto occupiamo nel mondo, e tutto questo è possibile grazie a quella magia che solo l’arte sa attivare. Ma soprattutto il dialogo con l’arte e i suoi protagonisti, ci spinge a scoprire quali e quanti elementi di complessità sono racchiusi in un elaborato artistico ( anche il più semplice): ciò si verifica se siamo disposti a prestare attenzione al loro animo sensibile, se sappiamo inserirci nella loro lunghezza d’onda, solo allora scopriremo che un quadro è nient’altro che la sintesi, il compendio di un’esistenza. Fare arte non è quindi un’attività obsoleta, non è un infantile ripiegarsi indietro a vagheggiare un’innocenza perduta, non è retrodatare l’orologio della storia, bensì il contrario. Ogni artista lo sa e quando esegue un quadro, una scultura, una foto o quant’altro, sa di progettare il futuro. Il suo desiderio è di comunicare la disponibilità della sua immaginazione a delineare scenari per il domani. E’ proprio una peculiarità dell’artista di possedere un’attitudine duttile, plastica a concepire il mondo come un continuo divenire che reinventa ad ogni passo nuovi teatri per l’umanità. Fare arte è un modo di elaborare i pensieri del futuro. È anticipare gli scenari cognitivi ed esistenziali con elementi di consapevolezza e giudizio che la parola non sa esprimere. Un manufatto artistico è in ultima analisi un concentrato di saperi tecnici e mentali di cui si sentirà sempre più necessità, utile per sconfiggere le paure dell’uomo contemporaneo, che si sta addentrando nelle nebbie di un tempo segnato da disastri culturali e da tragedie antropologiche: con la forza della sua fantasia, con la genialità della sua immaginazione, ci illumina coi bagliori di nuove speranze, indicandoci la strada per abitare il mondo in un modo migliore.
Giovanni Cordero
Spesse volte mi sono chiesto quale sia la molla, la spinta interiore, la vera motivazione che spinge alcune persone di età, genere e formazione diversa a cimentarsi per tutta la vita con i linguaggi dell’arte. Cos’è che li porta a scegliere, fra le tante opzioni disponibili per esprimere il proprio mondo interiore, di dipingere un quadro, di modellare una scultura, scattare una foto e via enumerando. Ben si sa che non è certo il tornaconto economico, tanto meno in una congiuntura sociale come questa, dove stiamo attraversando un momento di grave difficoltà collettiva, in giro si sente parlare solo di crisi e di guadagni risicati o nulli, il discorso mercantile è quindi l’ultimo che si pone, in questo contesto. Il motore di tanta e incessante attività va cercato invece nella necessità comunicativa, nell’urgenza di compartecipare agli altri, in maniera generosa, il portato di esperienze personali, di attivare una narrazione sulla storia individuale, perché ogni artista rappresenta nelle sue opere il suo microcosmo. Dunque leggere un quadro ( e non solo guardarlo), così come visitare una mostra o frequentare una galleria d’arte, o meglio ancora incontrare un artista, vuol dire fare esperienza dello spazio psicologico altrui per capire il nostro, conoscere il senso del tempo in cui siamo immersi, prendere coscienza che posto occupiamo nel mondo, e tutto questo è possibile grazie a quella magia che solo l’arte sa attivare. Ma soprattutto il dialogo con l’arte e i suoi protagonisti, ci spinge a scoprire quali e quanti elementi di complessità sono racchiusi in un elaborato artistico ( anche il più semplice): ciò si verifica se siamo disposti a prestare attenzione al loro animo sensibile, se sappiamo inserirci nella loro lunghezza d’onda, solo allora scopriremo che un quadro è nient’altro che la sintesi, il compendio di un’esistenza. Fare arte non è quindi un’attività obsoleta, non è un infantile ripiegarsi indietro a vagheggiare un’innocenza perduta, non è retrodatare l’orologio della storia, bensì il contrario. Ogni artista lo sa e quando esegue un quadro, una scultura, una foto o quant’altro, sa di progettare il futuro. Il suo desiderio è di comunicare la disponibilità della sua immaginazione a delineare scenari per il domani. E’ proprio una peculiarità dell’artista di possedere un’attitudine duttile, plastica a concepire il mondo come un continuo divenire che reinventa ad ogni passo nuovi teatri per l’umanità. Fare arte è un modo di elaborare i pensieri del futuro. È anticipare gli scenari cognitivi ed esistenziali con elementi di consapevolezza e giudizio che la parola non sa esprimere. Un manufatto artistico è in ultima analisi un concentrato di saperi tecnici e mentali di cui si sentirà sempre più necessità, utile per sconfiggere le paure dell’uomo contemporaneo, che si sta addentrando nelle nebbie di un tempo segnato da disastri culturali e da tragedie antropologiche: con la forza della sua fantasia, con la genialità della sua immaginazione, ci illumina coi bagliori di nuove speranze, indicandoci la strada per abitare il mondo in un modo migliore.
Giovanni Cordero
10
ottobre 2013
Terzo millennio generazioni e segni diversi
Dal 10 ottobre al 20 novembre 2013
arte contemporanea
Location
B5 ARTARCH
Torino, Via Federico Campana, 3d, (Torino)
Torino, Via Federico Campana, 3d, (Torino)
Orario di apertura
martedì, mercoledì, giovedì e Venerdi dalle 16,00 alle 19,00
Vernissage
10 Ottobre 2013, ore 18.00
Autore
Curatore