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Tesori ritrovati. Il banchetto da Bisanzio a Ravenna
In mostra sono esposti alcuni oggetti da mensa in argento scoperti a Cesena e nell’area
archeologica dell’Antico Porto di Classe.
Immagine: Il tesoretto di Classe, composto da sette cucchiai e una patera, databile agli inizi del VII secolo d. C.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Venerdì 12 giugno, alle ore 18 in diretta streaming, presso il Classis Ravenna - Museo della Città e
del Territorio, inaugura l’esposizione TESORI RITROVATI. IL BANCHETTO DA BISANZIO A
RAVENNA, promossa e organizzata dalla Fondazione Parco Archeologico di Classe -
RavennAntica, dal Comune di Ravenna - Assessorato alla Cultura e dalla Soprintendenza
Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì - Cesena e Rimini.
In mostra sono esposti alcuni oggetti da mensa in argento scoperti a Cesena e nell’area
archeologica dell’Antico Porto di Classe.
La narrazione prende avvio dalla documentazione del loro ritrovamento: nell’immaginario collettivo,
il tema del tesoro nascosto e ritrovato per caso è al centro di numerosi rinvenimenti archeologici. In
antico, molti occultamenti venivano fatti intenzionalmente per proteggere beni preziosi a fronte di
una minaccia imminente (guerre, lotte civili, epidemie).
Il sotterramento, nelle intenzioni di chi lo ha fatto doveva essere provvisorio e con la speranza del
recupero. In realtà, come dimostrano i piatti di Cesena e il tesoretto di Classe, spesso si rivela
definitivo perché per molte ragioni non è stato possibile recuperarli e pertanto sono rimasti
nascosti sotto terra fino al momento della loro scoperta casuale.
Partendo dalla rappresentazione del banchetto, incorniciata al centro di uno dei due piatti di
Cesena, l’esposizione sviluppa un racconto sulla produzione di vasellame da mensa tardoantico e
le rappresentazioni figurative di banchetto che circolavano tra le aristocrazie del tempo, derivate da
modelli prestigiosi, funzionali a precise esigenze di affermazione e di esaltazione sociale.
I ceti dirigenti della tarda antichità hanno molti modi per autorappresentarsi. Uno dei principali è
commissionare oggetti preziosi ad artigiani specializzati. Un settore di grande prestigio è quello
dell’argenteria: coppe, boccali, posate e grandi piatti sono tra gli oggetti più richiesti dalle
aristocrazie. Spesso questi oggetti recano delle raffigurazioni di miti antichi o scene agresti e di
banchetto. Nel secondo piatto di Cesena, ad esempio, è presente l’immagine di un amorino e di
ghirlande. Il senso di queste rappresentazioni sta nei modelli culturali elaborati dai committenti.
Importanti personaggi vogliono comunicare il loro status symbol e le loro radici culturali.
Nel caso del Tesoretto di Classe, costituito da sette cucchiai e una patera, è interessante notare le
differenti incisioni riportate sulle posate, una delle quali è ornata con un monogramma inciso che
comprende le lettere T E O D C ed è molto simile a quello rappresentato sulle emissioni monetali
di Teodorico: tutto ciò ci fa intuire che l’ultimo suo possessore aveva assemblato oggetti
eterogenei provenienti da servizi da tavola differenti, uno dei quali particolarmente illustre.
Il banchetto è uno dei momenti sociali più importanti nella vita dell’aristocrazia tardoantica,
un’occasione di incontro, di esibizione del proprio status e di condivisione di valori comuni.
Tra i valori del simposio è anche il rispetto della condizione gerarchica dei commensali, che trova
espressione nell’arredo del triclinio e nella disposizione degli invitati. Una vera novità è costituita
dalla tavola da pranzo, che nella maggior parte dei casi assume la forma – ben nota da immagini,
fonti letterarie e rinvenimenti archeologici – di una mensa semicircolare in marmo, attorno alla
quale si disponevano radialmente i letti per gli invitati (stibadia), in modo tale che essi potessero
appoggiare il gomito al lungo cuscino collocato tra i letti e la mensa dalla quale venivano prese le
vivande.
All’interno dell’esposizione sarà presente la ricostruzione di uno stibadium (divano per banchetto)
in dimensioni reali, che si può trasformare in anfiteatro per i bambini.
La mostra si inserisce perfettamente nel percorso espositivo del Classis Ravenna
approfondendone alcuni aspetti: attraverso la selezione degli oggetti esposti, fornisce un focus ed
una riflessione sulla ritualità del banchetto tardoantico. Inoltre, grazie al confronto tra i piatti
provenienti dal Museo Archeologico di Cesena e il Tesoretto di Classe è possibile tracciare la
storia e l’evoluzione del simposio, comprenderne la ritualità, valorizzando e mettendo in dialogo le
diverse realtà museali del territorio, favorendo uno scambio di saperi e conoscenze sul nostro
passato.
“L’idea e il progetto della mostra - sottolinea il Presidente di RavennAntica Giuseppe Sassatelli,
curatore dell’esposizione insieme a Isabella Baldini e Fabrizio Corbara - sono in perfetta sintonia
con la scelta del Museo Classis Ravenna di organizzare annualmente a primavera una piccola
esposizione temporanea per approfondire un tema o un momento della lunga storia della città e
del suo territorio. Nonostante lo tzunami del coronavirus ci spingesse in altre direzioni, abbiamo
voluto mantenere questo impegno non solo per tenere fede alla progettualità culturale del Museo,
ma anche nella speranza – che poi si è fortunatamente avverata – che l'apertura della Mostra
coincidesse con la riapertura di Musei e Monumenti e potesse essere una preziosa ed efficace
occasione di rilancio per tutte le nostre attività. Speriamo che la determinazione e il coraggio con
cui abbiamo fatto questa scelta, tutt’altro che facile, possa dare presto i suoi frutti”.
del Territorio, inaugura l’esposizione TESORI RITROVATI. IL BANCHETTO DA BISANZIO A
RAVENNA, promossa e organizzata dalla Fondazione Parco Archeologico di Classe -
RavennAntica, dal Comune di Ravenna - Assessorato alla Cultura e dalla Soprintendenza
Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì - Cesena e Rimini.
In mostra sono esposti alcuni oggetti da mensa in argento scoperti a Cesena e nell’area
archeologica dell’Antico Porto di Classe.
La narrazione prende avvio dalla documentazione del loro ritrovamento: nell’immaginario collettivo,
il tema del tesoro nascosto e ritrovato per caso è al centro di numerosi rinvenimenti archeologici. In
antico, molti occultamenti venivano fatti intenzionalmente per proteggere beni preziosi a fronte di
una minaccia imminente (guerre, lotte civili, epidemie).
Il sotterramento, nelle intenzioni di chi lo ha fatto doveva essere provvisorio e con la speranza del
recupero. In realtà, come dimostrano i piatti di Cesena e il tesoretto di Classe, spesso si rivela
definitivo perché per molte ragioni non è stato possibile recuperarli e pertanto sono rimasti
nascosti sotto terra fino al momento della loro scoperta casuale.
Partendo dalla rappresentazione del banchetto, incorniciata al centro di uno dei due piatti di
Cesena, l’esposizione sviluppa un racconto sulla produzione di vasellame da mensa tardoantico e
le rappresentazioni figurative di banchetto che circolavano tra le aristocrazie del tempo, derivate da
modelli prestigiosi, funzionali a precise esigenze di affermazione e di esaltazione sociale.
I ceti dirigenti della tarda antichità hanno molti modi per autorappresentarsi. Uno dei principali è
commissionare oggetti preziosi ad artigiani specializzati. Un settore di grande prestigio è quello
dell’argenteria: coppe, boccali, posate e grandi piatti sono tra gli oggetti più richiesti dalle
aristocrazie. Spesso questi oggetti recano delle raffigurazioni di miti antichi o scene agresti e di
banchetto. Nel secondo piatto di Cesena, ad esempio, è presente l’immagine di un amorino e di
ghirlande. Il senso di queste rappresentazioni sta nei modelli culturali elaborati dai committenti.
Importanti personaggi vogliono comunicare il loro status symbol e le loro radici culturali.
Nel caso del Tesoretto di Classe, costituito da sette cucchiai e una patera, è interessante notare le
differenti incisioni riportate sulle posate, una delle quali è ornata con un monogramma inciso che
comprende le lettere T E O D C ed è molto simile a quello rappresentato sulle emissioni monetali
di Teodorico: tutto ciò ci fa intuire che l’ultimo suo possessore aveva assemblato oggetti
eterogenei provenienti da servizi da tavola differenti, uno dei quali particolarmente illustre.
Il banchetto è uno dei momenti sociali più importanti nella vita dell’aristocrazia tardoantica,
un’occasione di incontro, di esibizione del proprio status e di condivisione di valori comuni.
Tra i valori del simposio è anche il rispetto della condizione gerarchica dei commensali, che trova
espressione nell’arredo del triclinio e nella disposizione degli invitati. Una vera novità è costituita
dalla tavola da pranzo, che nella maggior parte dei casi assume la forma – ben nota da immagini,
fonti letterarie e rinvenimenti archeologici – di una mensa semicircolare in marmo, attorno alla
quale si disponevano radialmente i letti per gli invitati (stibadia), in modo tale che essi potessero
appoggiare il gomito al lungo cuscino collocato tra i letti e la mensa dalla quale venivano prese le
vivande.
All’interno dell’esposizione sarà presente la ricostruzione di uno stibadium (divano per banchetto)
in dimensioni reali, che si può trasformare in anfiteatro per i bambini.
La mostra si inserisce perfettamente nel percorso espositivo del Classis Ravenna
approfondendone alcuni aspetti: attraverso la selezione degli oggetti esposti, fornisce un focus ed
una riflessione sulla ritualità del banchetto tardoantico. Inoltre, grazie al confronto tra i piatti
provenienti dal Museo Archeologico di Cesena e il Tesoretto di Classe è possibile tracciare la
storia e l’evoluzione del simposio, comprenderne la ritualità, valorizzando e mettendo in dialogo le
diverse realtà museali del territorio, favorendo uno scambio di saperi e conoscenze sul nostro
passato.
“L’idea e il progetto della mostra - sottolinea il Presidente di RavennAntica Giuseppe Sassatelli,
curatore dell’esposizione insieme a Isabella Baldini e Fabrizio Corbara - sono in perfetta sintonia
con la scelta del Museo Classis Ravenna di organizzare annualmente a primavera una piccola
esposizione temporanea per approfondire un tema o un momento della lunga storia della città e
del suo territorio. Nonostante lo tzunami del coronavirus ci spingesse in altre direzioni, abbiamo
voluto mantenere questo impegno non solo per tenere fede alla progettualità culturale del Museo,
ma anche nella speranza – che poi si è fortunatamente avverata – che l'apertura della Mostra
coincidesse con la riapertura di Musei e Monumenti e potesse essere una preziosa ed efficace
occasione di rilancio per tutte le nostre attività. Speriamo che la determinazione e il coraggio con
cui abbiamo fatto questa scelta, tutt’altro che facile, possa dare presto i suoi frutti”.
12
giugno 2020
Tesori ritrovati. Il banchetto da Bisanzio a Ravenna
Dal 12 giugno al 20 dicembre 2020
archeologia
Location
CLASSIS RAVENNA – MUSEO DELLA CITTA’ E DEL TERRITORIO
Ravenna, Via Classense, 29, (Ravenna)
Ravenna, Via Classense, 29, (Ravenna)
Biglietti
incluso nel biglietto a tariffa speciale di accesso al museo (€ 5)
Orario di apertura
tutti i giorni 10 – 19
Vernissage
12 Giugno 2020, ore 18 in diretta streaming
Curatore