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Textilities… and Roses too
una mostra che si svolge in due tempi, per celebrare il 30° anniversario della Fondazione e il centenario della nascita del suo fondatore: il designer tessile, imprenditore e collezionista Antonio Ratti (1915-2002).
Comunicato stampa
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La Fondazione Antonio Ratti è lieta di presentare Textilities …and Roses too, una mostra che si svolge in due tempi, per celebrare il 30° anniversario della Fondazione e il centenario della nascita del suo fondatore: il designer tessile, imprenditore e collezionista Antonio Ratti (1915-2002).
I tessuti sono “astrazioni sensuali” che, riunendo in se proprietà tattili e visive, incarnano gli sviluppi estetici, sociali ed economici della Storia. Se, tecnicamente, sono costituiti da una struttura binaria (l'intersezione dei fili), le loro caratteristiche (qualità attraenti e analitiche) derivano da complessi transfer non lineari, visivi e materiali, attraverso il tempo e lo spazio. Antonio Ratti raccolse tessuti, disegni e libri campionario come oggetti di studio e modelli da copiare, reinterpretare e riprodurre.
Avvicinandosi ai tessuti mediante la “lente” della microstoria – concetto sviluppato negli anni ‘70 da un gruppo di storici italiani come strumento analitico per sondare l’oggetto (materiale e immateriale) – la mostra riflette sul tema della riproduzione, appropriandosi di una metodologia che sposta il suo obbiettivo dalla ricerca di risposte alla scoperta di risultati inaspettati, al fine di sovvertire le gerarchie costituite.
L’idea di Carlo Ginzburg – secondo cui la ricerca “non consiste nel culto del frammento, ma nelle domande che ci poniamo” – apre una serie di relazioni tra l’arte e i tessuti, introducendo la condizione critica della “tessilità”, che ha viaggiato attraverso diverse texture del fare e del pensare, continenti, modalità produttive e media (le tecnologie e le mani).
In una costellazione di opere d'arte, tessuti, campioni e libri campionario si inserisce un nuovo display espositivo, messo a punto da Florian Pumhösl in collaborazione con Walter Kräutler. Tutti questi elementi insieme scompongono una “tessilità” mediante processi di riproduzione e trasfert, usando tessitura, film, fotografia, materiale d'archivio e strategie espositive come strumenti analitici. Una seconda narrativa collega concettualmente diversi spazi: il Museo, con i suoi esterni, un parco pubblico, così come con l'archivio digitale del Metropolitan Museum di New York; nel 1995 Antonio Ratti finanziò la creazione del Textile Center e della Reference Library del Metropolitan, centro che ad oggi porta il suo nome.
Il titolo della mostra si riferisce allo sciopero degli operai tessili della ditta Lawrence (Massachusetts, 1912) dove furono soprattutto le donne italiane – che lavoravano nell'industria tessile statunitense insieme ad altre immigrate europee, canadesi, siriane e turche – a plasmare la politicizzazione della cultura dei lavoratori su scala sovranazionale.
Il primo tempo della mostra, curata da Rike Frank in dialogo con Florian Pumhösl e Gregorio Magnani, si aprirà su uno scenario che comprende: materiale d'archivio, opere di Gerry Bibby, Yasui Nakaji, Charlotte Posenenske, Vincent Vulsma, tessuti, campioni e libri campionari dalle collezioni della Fondazione Antonio Ratti.
Si inaugurerà i primi di marzo la seconda parte della mostra, curata da Gregorio Magnani in conversazione con Rike Frank. Le opere di Charlotte Posenenske saranno questa volta abbinate alla poesia concreta del gruppo brasiliano Noigandres e con la più recente opera performativa di Janice Kerbel, per interrogare la struttura quale processo del significante estetico e politico.
Primo tempo: novembre 2015 – febbraio 2016
Secondo tempo: marzo 2016 – aprile 2016
Fondazione Antonio Ratti – Villa Sucota, Como
I tessuti sono “astrazioni sensuali” che, riunendo in se proprietà tattili e visive, incarnano gli sviluppi estetici, sociali ed economici della Storia. Se, tecnicamente, sono costituiti da una struttura binaria (l'intersezione dei fili), le loro caratteristiche (qualità attraenti e analitiche) derivano da complessi transfer non lineari, visivi e materiali, attraverso il tempo e lo spazio. Antonio Ratti raccolse tessuti, disegni e libri campionario come oggetti di studio e modelli da copiare, reinterpretare e riprodurre.
Avvicinandosi ai tessuti mediante la “lente” della microstoria – concetto sviluppato negli anni ‘70 da un gruppo di storici italiani come strumento analitico per sondare l’oggetto (materiale e immateriale) – la mostra riflette sul tema della riproduzione, appropriandosi di una metodologia che sposta il suo obbiettivo dalla ricerca di risposte alla scoperta di risultati inaspettati, al fine di sovvertire le gerarchie costituite.
L’idea di Carlo Ginzburg – secondo cui la ricerca “non consiste nel culto del frammento, ma nelle domande che ci poniamo” – apre una serie di relazioni tra l’arte e i tessuti, introducendo la condizione critica della “tessilità”, che ha viaggiato attraverso diverse texture del fare e del pensare, continenti, modalità produttive e media (le tecnologie e le mani).
In una costellazione di opere d'arte, tessuti, campioni e libri campionario si inserisce un nuovo display espositivo, messo a punto da Florian Pumhösl in collaborazione con Walter Kräutler. Tutti questi elementi insieme scompongono una “tessilità” mediante processi di riproduzione e trasfert, usando tessitura, film, fotografia, materiale d'archivio e strategie espositive come strumenti analitici. Una seconda narrativa collega concettualmente diversi spazi: il Museo, con i suoi esterni, un parco pubblico, così come con l'archivio digitale del Metropolitan Museum di New York; nel 1995 Antonio Ratti finanziò la creazione del Textile Center e della Reference Library del Metropolitan, centro che ad oggi porta il suo nome.
Il titolo della mostra si riferisce allo sciopero degli operai tessili della ditta Lawrence (Massachusetts, 1912) dove furono soprattutto le donne italiane – che lavoravano nell'industria tessile statunitense insieme ad altre immigrate europee, canadesi, siriane e turche – a plasmare la politicizzazione della cultura dei lavoratori su scala sovranazionale.
Il primo tempo della mostra, curata da Rike Frank in dialogo con Florian Pumhösl e Gregorio Magnani, si aprirà su uno scenario che comprende: materiale d'archivio, opere di Gerry Bibby, Yasui Nakaji, Charlotte Posenenske, Vincent Vulsma, tessuti, campioni e libri campionari dalle collezioni della Fondazione Antonio Ratti.
Si inaugurerà i primi di marzo la seconda parte della mostra, curata da Gregorio Magnani in conversazione con Rike Frank. Le opere di Charlotte Posenenske saranno questa volta abbinate alla poesia concreta del gruppo brasiliano Noigandres e con la più recente opera performativa di Janice Kerbel, per interrogare la struttura quale processo del significante estetico e politico.
Primo tempo: novembre 2015 – febbraio 2016
Secondo tempo: marzo 2016 – aprile 2016
Fondazione Antonio Ratti – Villa Sucota, Como
21
novembre 2015
Textilities… and Roses too
Dal 21 novembre 2015 al 17 aprile 2016
arte contemporanea
arti decorative e industriali
arti decorative e industriali
Location
FONDAZIONE ANTONIO RATTI – VILLA SUCOTA
Como, Via Per Cernobbio, 19, (Como)
Como, Via Per Cernobbio, 19, (Como)
Orario di apertura
Da martedi a domenica dalle 14.30 alle 17.30
Chiuso dal 24 dicembre 2015 al 1 gennaio 2016
Vernissage
21 Novembre 2015, Ore 18
Autore
Curatore