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The belly of an architect
In occasione della 12a Biennale di Architettura di Venezia, Jarach Gallery e Galleria Pack propongono un progetto congiunto in cui sarà presentata una selezione di circa 20 opere di alcuni degli artisti di entrambe le gallerie che indagano il tema dell’architettura.
Comunicato stampa
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Il titolo, ripreso dalla celebre pellicola del regista inglese Peter Greenaway - visibile in
mostra - indica appunto l’approccio attraverso cui gli artisti entrano nelle viscere dei
luoghi e dei non-luoghi, delle geografie dell’anima e del corpo.
Matteo Basilé (Roma, 1974) usa la materia elettronica per una profonda indagine
sull’umanità contemporanea. Il racconto di Basilé profondamente imbevuto della tradizione
pittorica barocca si concentra su icone figurative - siano esse umane o architettoniche
- dove l’elettronica aggiunge elementi, modifica colori, crea panorami immaginari.
Peter Belyi (Leningrado, 1971) In My Neighbourhood, attraverso l’utilizzo di decine di
diapositive degli anni settanta, ricrea le maquette di interi quartieri popolari della Russia
sovietica in cui le vite degli abitanti appaiono enormemente distanti tra loro.
Robert Gligorov (Macedonia, 1959) gioca sul concetto di dio-architetto di tradizione
massonica ultizzando se stesso come modello per un dittico in cui il “terzo occhio” è
sovrapposto all’occhio umano, anziché situarsi al centro della figura.
Le immagini di Claudio Gobbi (Ancona, 1971) danno luogo a composizioni impeccabili
nelle linee e nei piani, nelle luci e nei cromatismi, con una predilezione per le simmetrie.
In tal modo altera la percezione del reale, e contemporaneamente instaura un discorso
oggettivo che porta alla riflessione sulla nostra storia e memoria collettiva.
Guidi Guidi (Cesena, 1941) da molti anni porta avanti una ricerca sulle diverse qualità
della luce che riesce magistralmente a declinare per immagini. Utilizza soggetti comuni
come strade, piccoli edifici, particolari architettonici, che diventano nel suo obbiettivo
pretesti per una rappresentazione interiore del vedere quotidiano.
Il lavoro di Teodoro Lupo (Treviso, 1975) si concentra da tempo sul tema della visione nelle sue ramificazioni più estreme. Dopo aver sviluppato la tematica della
percezione in carenza di luce, analizzando l’effetto disorientante della notte e del buio,
ora si concentra sull’analisi dello straniamento visivo provocato dalle le situazioni di luce
abbacinante.
Il duo Masbedo (Nicolò Massazza, Milano, 1973 - e Jacopo Bedogni, La Spezia, 1970)
conduce una ricerca intorno alla narrazione cinematografica attraverso le nuove tecnologie.
I loro lavori si diffondono a partire da una narrazione intensa ed emotiva, portando in
profondità la soggettività dei personaggi. Immagini sofisticate ed elaborate conferiscono
un senso di precisione meticolosa che suscita il coinvolgimento emozionale dello
spettatore.
Marco Neri (Forlì, 1968) da sempre indaga temi legati alla costruzione e alla decostruzione
dei concetti filosofici e architettonici. Tinte piatte, impersonali che trascendono dall’uomo
- di fatto quasi sempre assente nei suoi lavori - e ne relegano la presenza nell’immaginazione
dello spettatore.
La ricerca recente di Marina Paris (Ancona, 1965) si centra su quelli che comunemente
vengono definiti “non luoghi”; comuni spazi di attraversamento come scuole, ospedali,
stazioni, sale d’aspetto e corridoi che sono radicati nella memoria collettiva e alla relazione
che questi stabiliscono con l’uomo. Una sorta di inquietante standardizzazione che fa
perdere loro le specifiche identità e annebbiare i caratteri delle consuete funzionalità
d’uso; rivelando così il loro carattere disciplinare, di controllo e una natura fortemente
claustrofobica.
Giuseppe Pietroniro (Toronto, 1968) L’oggetto delle riflessioni dell’artista è solitamente
il luogo, lo spazio, inteso sia come margine che come ambiente periferico, all’interno
del quale prende forma l’esistenza umana, un’esistenza talvolta giocosa, ironica, che
si esplica attraverso modalità complesse. Nonostante siano dichiaratamente abbandonati,
gli ambienti di Pietroniro lasciano intendere sempre la presenza umana.
Robert Polidori (Montreal, 1951) racconta per immagini grandi tragedie, come quella
di New Orleans, o la più famosa Chernobyl per lasciare da esperto reporter qual è una
memoria storica tangibile di avvenimenti che hanno inevitabilmente segnato la storia
dell’umanità.
La fotografia di Claudia Pozzoli (Lecco, 1981) si distingue per l’estrema ricercatezza
tecnica e formale delle sue immagini. La sua è una indagine volta a ridurre gli elementi
ai minimi termini fino a farli quasi del tutto scomparire; un metodo che la induce a sottrarre
per arrivare al nucleo dell’”essenziale”, quasi a voler imprimere alla pellicola la chiara
descrizione della sua interiorità.
Martina della Valle (Firenze, 1981) utilizza la tecnica fotografica come strumento per
oltrepassare la superficie delle cose, per arrivare oltre, fino a coglierne il contenuto. Il
suo punto di vista sulla realtà è molto soggettivo e emozionale e il tempo come variabile
gioca sempre un ruolo centrale.
Di base a New York, Alessandro Zuek Simonetti (Bassano del Grappa, 1977) sta
sviluppando un proprio linguaggio fotografico che riflette il suo profondo interesse per
le culture giovanili di nicchia. Molto spesso ciascun progetto si estende al di là del mezzo
fotografico che si rivela come un segno della sua maturazione come artista.
Jarach Gallery nasce nel 2006. Collocata nel cuore di Venezia, a due passi da Piazza San Marco
e di fronte al Teatro La Fenice, si distingue come spazio espositivo in cui promuovere la fotografia
contemporanea e tutto quello che ruota intorno ad essa. La galleria ha la finalità di creare un
collegamento fra la città e la scena artistica internazionale attraverso un programma di esposizioni,
pubblicazioni pregiate, promozione di attività culturali, collaborazione con istituzioni e gallerie sia
italiane che straniere.
Galleria Pack è stata fondata nel 2001 con l’intento di offrire al pubblico una programmazione
ambiziosa incentrata sulla produzione di artisti sia emergenti che maggiormente affermati. Galleria
Pack si configura come un vero e proprio centro di produzione per l’arte contemporanea portando
avanti assieme agli artisti ambiziosi progetti, grandi installazioni, opere video e performance. La
collaborazione continua con curatori italiani e internazionali soddisfa la volontà di collocare l’attività
della Galleria nel flusso degli scambi inter-culturali e pluri-disciplinari contemporanei, attivando
una componente critica che trova spunto e continuazione in una lunga serie di pubblicazioni.
mostra - indica appunto l’approccio attraverso cui gli artisti entrano nelle viscere dei
luoghi e dei non-luoghi, delle geografie dell’anima e del corpo.
Matteo Basilé (Roma, 1974) usa la materia elettronica per una profonda indagine
sull’umanità contemporanea. Il racconto di Basilé profondamente imbevuto della tradizione
pittorica barocca si concentra su icone figurative - siano esse umane o architettoniche
- dove l’elettronica aggiunge elementi, modifica colori, crea panorami immaginari.
Peter Belyi (Leningrado, 1971) In My Neighbourhood, attraverso l’utilizzo di decine di
diapositive degli anni settanta, ricrea le maquette di interi quartieri popolari della Russia
sovietica in cui le vite degli abitanti appaiono enormemente distanti tra loro.
Robert Gligorov (Macedonia, 1959) gioca sul concetto di dio-architetto di tradizione
massonica ultizzando se stesso come modello per un dittico in cui il “terzo occhio” è
sovrapposto all’occhio umano, anziché situarsi al centro della figura.
Le immagini di Claudio Gobbi (Ancona, 1971) danno luogo a composizioni impeccabili
nelle linee e nei piani, nelle luci e nei cromatismi, con una predilezione per le simmetrie.
In tal modo altera la percezione del reale, e contemporaneamente instaura un discorso
oggettivo che porta alla riflessione sulla nostra storia e memoria collettiva.
Guidi Guidi (Cesena, 1941) da molti anni porta avanti una ricerca sulle diverse qualità
della luce che riesce magistralmente a declinare per immagini. Utilizza soggetti comuni
come strade, piccoli edifici, particolari architettonici, che diventano nel suo obbiettivo
pretesti per una rappresentazione interiore del vedere quotidiano.
Il lavoro di Teodoro Lupo (Treviso, 1975) si concentra da tempo sul tema della visione nelle sue ramificazioni più estreme. Dopo aver sviluppato la tematica della
percezione in carenza di luce, analizzando l’effetto disorientante della notte e del buio,
ora si concentra sull’analisi dello straniamento visivo provocato dalle le situazioni di luce
abbacinante.
Il duo Masbedo (Nicolò Massazza, Milano, 1973 - e Jacopo Bedogni, La Spezia, 1970)
conduce una ricerca intorno alla narrazione cinematografica attraverso le nuove tecnologie.
I loro lavori si diffondono a partire da una narrazione intensa ed emotiva, portando in
profondità la soggettività dei personaggi. Immagini sofisticate ed elaborate conferiscono
un senso di precisione meticolosa che suscita il coinvolgimento emozionale dello
spettatore.
Marco Neri (Forlì, 1968) da sempre indaga temi legati alla costruzione e alla decostruzione
dei concetti filosofici e architettonici. Tinte piatte, impersonali che trascendono dall’uomo
- di fatto quasi sempre assente nei suoi lavori - e ne relegano la presenza nell’immaginazione
dello spettatore.
La ricerca recente di Marina Paris (Ancona, 1965) si centra su quelli che comunemente
vengono definiti “non luoghi”; comuni spazi di attraversamento come scuole, ospedali,
stazioni, sale d’aspetto e corridoi che sono radicati nella memoria collettiva e alla relazione
che questi stabiliscono con l’uomo. Una sorta di inquietante standardizzazione che fa
perdere loro le specifiche identità e annebbiare i caratteri delle consuete funzionalità
d’uso; rivelando così il loro carattere disciplinare, di controllo e una natura fortemente
claustrofobica.
Giuseppe Pietroniro (Toronto, 1968) L’oggetto delle riflessioni dell’artista è solitamente
il luogo, lo spazio, inteso sia come margine che come ambiente periferico, all’interno
del quale prende forma l’esistenza umana, un’esistenza talvolta giocosa, ironica, che
si esplica attraverso modalità complesse. Nonostante siano dichiaratamente abbandonati,
gli ambienti di Pietroniro lasciano intendere sempre la presenza umana.
Robert Polidori (Montreal, 1951) racconta per immagini grandi tragedie, come quella
di New Orleans, o la più famosa Chernobyl per lasciare da esperto reporter qual è una
memoria storica tangibile di avvenimenti che hanno inevitabilmente segnato la storia
dell’umanità.
La fotografia di Claudia Pozzoli (Lecco, 1981) si distingue per l’estrema ricercatezza
tecnica e formale delle sue immagini. La sua è una indagine volta a ridurre gli elementi
ai minimi termini fino a farli quasi del tutto scomparire; un metodo che la induce a sottrarre
per arrivare al nucleo dell’”essenziale”, quasi a voler imprimere alla pellicola la chiara
descrizione della sua interiorità.
Martina della Valle (Firenze, 1981) utilizza la tecnica fotografica come strumento per
oltrepassare la superficie delle cose, per arrivare oltre, fino a coglierne il contenuto. Il
suo punto di vista sulla realtà è molto soggettivo e emozionale e il tempo come variabile
gioca sempre un ruolo centrale.
Di base a New York, Alessandro Zuek Simonetti (Bassano del Grappa, 1977) sta
sviluppando un proprio linguaggio fotografico che riflette il suo profondo interesse per
le culture giovanili di nicchia. Molto spesso ciascun progetto si estende al di là del mezzo
fotografico che si rivela come un segno della sua maturazione come artista.
Jarach Gallery nasce nel 2006. Collocata nel cuore di Venezia, a due passi da Piazza San Marco
e di fronte al Teatro La Fenice, si distingue come spazio espositivo in cui promuovere la fotografia
contemporanea e tutto quello che ruota intorno ad essa. La galleria ha la finalità di creare un
collegamento fra la città e la scena artistica internazionale attraverso un programma di esposizioni,
pubblicazioni pregiate, promozione di attività culturali, collaborazione con istituzioni e gallerie sia
italiane che straniere.
Galleria Pack è stata fondata nel 2001 con l’intento di offrire al pubblico una programmazione
ambiziosa incentrata sulla produzione di artisti sia emergenti che maggiormente affermati. Galleria
Pack si configura come un vero e proprio centro di produzione per l’arte contemporanea portando
avanti assieme agli artisti ambiziosi progetti, grandi installazioni, opere video e performance. La
collaborazione continua con curatori italiani e internazionali soddisfa la volontà di collocare l’attività
della Galleria nel flusso degli scambi inter-culturali e pluri-disciplinari contemporanei, attivando
una componente critica che trova spunto e continuazione in una lunga serie di pubblicazioni.
03
settembre 2010
The belly of an architect
Dal 03 settembre al 20 novembre 2010
architettura
fotografia
arte contemporanea
fotografia
arte contemporanea
Location
JARACH GALLERY
Venezia, Campo San Fantin (San Marco), 1997, (Venezia)
Venezia, Campo San Fantin (San Marco), 1997, (Venezia)
Orario di apertura
10.30-14 e 15-19.30
Vernissage
3 Settembre 2010, 18.00
Autore