Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
The Hardcore Football
The Hardcore Football è una wunderkammer del calcio. O un bar di paese per tifosi della domenica. O la stanzetta di un ragazzino che sogna lo stadio. Qui è raccolta la traduzione del calcio internazionale in fenomeni di sincretismo tra spettacolo, scaramanzia, politica e religione.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
The Hardcore Football è una mostra sul calcio.
Tuttavia, il calcio non è mai stata solo una questione di calcio, lo sanno tutti. Ci introduce fin da piccoli alle immagini di adulti che gridano, si abbracciano o discutono animatamente, poi ci inizia ai rituali collettivi e identitari del tifo e delle maglie. Le estetiche, i giocatori e le loro gesta, la fama e le formazioni, scandiscono gli anni e le generazioni, da una parte unendo, dall'altra confinando. Di che squadra sei? Dimmi di che squadra sei e ti dirò chi sei.
Gli anziani ricordano le gesta eroiche di partite scritte nella mitologia calcistica più remota, quando gli scarpini erano fatti di rami secchi e argilla. Allo stadio si partecipa come in un’agorà greca, si fanno affari, si partecipa ai dibattiti più scottanti sull’attualità, si stabiliscono e si rinvigoriscono gerarchie e identità nazionali, si fondano conflitti e alleanze globali, si sta o si esce dalla storia, come sa bene l’emiro del Qatar.
E poi c’è un livello ancora più locale e individuale, che è The Hardcore Football, che indaga le traduzioni del calcio in cultura visiva attraverso le appropriazioni locali: dalla cultura pop internazionale a certe forme familiari, comunitarie, vernacolari. Quindi il passaggio da gioco a rituale, da giocatori a icone, e di tutto il corredo che da una parte l’industria dello spettacolo rende merchandising, e che invece nelle infinite dimensioni individuali si fanno cimeli e amuleti da stringere e a cui pregare.
Se da un lato il fenomeno della fondazione di culti di massa rientra pienamente nelle strategie del mercato globalizzato, forme specifiche e impreviste emergono in nicchie altrettanto specifiche, come comunità ancora profondamente intrisi di sentimento del sacro, sottoculture giovanili, sogni infantili.
Agamben seguiva Emile Benveniste nel considerare il gioco un derivato dalla dimensione del sacro di cui rappresenta un capovolgimento e una profanazione, restituendo il sacro all’ uso terreno, separando di volta in volta il mito dal rito. Ora qualcosa di perversamente opposto accade davanti a una manifestazione sportiva, sorretta da strutture commerciali, che si trasforma in una mitologia su toni tribali, scandita da liturgie da stadio, superstizioni, feste, e bar come luoghi di culto.
The Hardcore Football celebra con una vena ironica e a tratti decadente un po’ di quel football dream nei suoi processi di transculturazione, che contempla le sfumature estetiche e identitarie con cui la dimensione locale reimpasta quella globale. Appropriata e resa autentica e affettiva. A fare da leitmotiv sonoro a tutta la mostra è una base hardcore punk che riattualizza, esasperandolo in senso identitario, un connubio tra calcio e underground minacciosamente barocco.
Tuttavia, il calcio non è mai stata solo una questione di calcio, lo sanno tutti. Ci introduce fin da piccoli alle immagini di adulti che gridano, si abbracciano o discutono animatamente, poi ci inizia ai rituali collettivi e identitari del tifo e delle maglie. Le estetiche, i giocatori e le loro gesta, la fama e le formazioni, scandiscono gli anni e le generazioni, da una parte unendo, dall'altra confinando. Di che squadra sei? Dimmi di che squadra sei e ti dirò chi sei.
Gli anziani ricordano le gesta eroiche di partite scritte nella mitologia calcistica più remota, quando gli scarpini erano fatti di rami secchi e argilla. Allo stadio si partecipa come in un’agorà greca, si fanno affari, si partecipa ai dibattiti più scottanti sull’attualità, si stabiliscono e si rinvigoriscono gerarchie e identità nazionali, si fondano conflitti e alleanze globali, si sta o si esce dalla storia, come sa bene l’emiro del Qatar.
E poi c’è un livello ancora più locale e individuale, che è The Hardcore Football, che indaga le traduzioni del calcio in cultura visiva attraverso le appropriazioni locali: dalla cultura pop internazionale a certe forme familiari, comunitarie, vernacolari. Quindi il passaggio da gioco a rituale, da giocatori a icone, e di tutto il corredo che da una parte l’industria dello spettacolo rende merchandising, e che invece nelle infinite dimensioni individuali si fanno cimeli e amuleti da stringere e a cui pregare.
Se da un lato il fenomeno della fondazione di culti di massa rientra pienamente nelle strategie del mercato globalizzato, forme specifiche e impreviste emergono in nicchie altrettanto specifiche, come comunità ancora profondamente intrisi di sentimento del sacro, sottoculture giovanili, sogni infantili.
Agamben seguiva Emile Benveniste nel considerare il gioco un derivato dalla dimensione del sacro di cui rappresenta un capovolgimento e una profanazione, restituendo il sacro all’ uso terreno, separando di volta in volta il mito dal rito. Ora qualcosa di perversamente opposto accade davanti a una manifestazione sportiva, sorretta da strutture commerciali, che si trasforma in una mitologia su toni tribali, scandita da liturgie da stadio, superstizioni, feste, e bar come luoghi di culto.
The Hardcore Football celebra con una vena ironica e a tratti decadente un po’ di quel football dream nei suoi processi di transculturazione, che contempla le sfumature estetiche e identitarie con cui la dimensione locale reimpasta quella globale. Appropriata e resa autentica e affettiva. A fare da leitmotiv sonoro a tutta la mostra è una base hardcore punk che riattualizza, esasperandolo in senso identitario, un connubio tra calcio e underground minacciosamente barocco.
13
settembre 2024
The Hardcore Football
Dal 13 settembre all'undici ottobre 2024
arte contemporanea
Location
Spaziomensa
Roma, Via Salaria, 971, (RM)
Roma, Via Salaria, 971, (RM)
Orario di apertura
opening 18:00 pm
Sito web
Autore
Curatore