Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
The last time
Chiunque conosca una dipendenza auspica un’ultima volta, il famoso “smetto quando voglio”. The last time: la retorica interiore di chi ha una dipendenza,.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dipendenza è un sostantivo polisemico e annovera tra i suoi significati l’impossibilità o l’incapacità di essere autonomi e l’assuefazione a sostanze la cui sottrazione induce disturbi fisici e psichici.
Chiunque conosca una dipendenza auspica un’ultima volta, il famoso “smetto quando voglio”. The last time: la retorica interiore di chi ha una dipendenza, la voce che sussurra che sarà l’ultima iniezione di eroina o l’ultima “riga” di cocaina, non ci si ubriacherà più, sarà l’ultima volta di un rapporto sessuale compulsivo con lo/a sconosciuto/a di turno. Ci si cancellerà da Facebook, Twitter e Instagram. Si spegnerà il telefono. Il sexting (che secondo una stima viene praticato dagli italiani una volta a settimana) non sostituirà più il sesso vero. Lo statement “dell’ultima volta” in sé per sé pone automaticamente le basi del fallimento e della prossima ricaduta.
Una delle differenze, sostanziale e agghiacciante, tra le “vecchie” dipendenze e quelle “contemporanee” sta certamente nell’accettazione passiva delle dinamiche delle seconde, come valore aggiunto all’interazione sociale e alla realizzazione personale. Dipendenti dalla quantità di “like” raggiunti, dai messaggi ricevuti, whattsapp, Imessage, Messenger rendono l’individuo integrato e fanno da contraltare all’idea dell’uso dell’eroina negli anni Settanta ed Ottanta, simbolo di emarginazione e di ribellione alla società. Le nuove dipendenze esaltano l’idea di integrazione, fondendosi: ci si fotografa il corpo. Il cibo. I genitali. I drink bevuti. Si ritoccano le fotografie gli aforismi sono il mezzo per le proprie sensazioni.. E poi si “shara”, si condivide. Abusando anche del linguaggio.
L’esposizione collettiva della galleria De Chirico è una selezione di lavori che racconta alcune delle dipendenze più comuni: l’eroina, con le fotografie di Antoine d’Agata e di Larry Clark e gli Shotgun Painting di William Burroughs, il sesso compulsivo e feticista di Carol Rama, dell’artista (e tatuatore) messicano Dr Lakra e del fotografo Richard Kern, la dipendenza da denaro in un video dell’artista sempre messicano Federico Martinez Montoya.
Il linguaggio artistico che meglio esplicita le nuove dipendenze, da social network e internet è certamente quello della Street Art, crudele e dissacrante. In mostra uno dei lavori che hanno cambiato il modo di vedere l’arte di Shepard Fairey e due dell’italiano Mister Thoms. La dipendenza da viagra di Ben Frost. E un lavoro del writer più famoso e controverso del mondo, Banksy.
Chiunque conosca una dipendenza auspica un’ultima volta, il famoso “smetto quando voglio”. The last time: la retorica interiore di chi ha una dipendenza, la voce che sussurra che sarà l’ultima iniezione di eroina o l’ultima “riga” di cocaina, non ci si ubriacherà più, sarà l’ultima volta di un rapporto sessuale compulsivo con lo/a sconosciuto/a di turno. Ci si cancellerà da Facebook, Twitter e Instagram. Si spegnerà il telefono. Il sexting (che secondo una stima viene praticato dagli italiani una volta a settimana) non sostituirà più il sesso vero. Lo statement “dell’ultima volta” in sé per sé pone automaticamente le basi del fallimento e della prossima ricaduta.
Una delle differenze, sostanziale e agghiacciante, tra le “vecchie” dipendenze e quelle “contemporanee” sta certamente nell’accettazione passiva delle dinamiche delle seconde, come valore aggiunto all’interazione sociale e alla realizzazione personale. Dipendenti dalla quantità di “like” raggiunti, dai messaggi ricevuti, whattsapp, Imessage, Messenger rendono l’individuo integrato e fanno da contraltare all’idea dell’uso dell’eroina negli anni Settanta ed Ottanta, simbolo di emarginazione e di ribellione alla società. Le nuove dipendenze esaltano l’idea di integrazione, fondendosi: ci si fotografa il corpo. Il cibo. I genitali. I drink bevuti. Si ritoccano le fotografie gli aforismi sono il mezzo per le proprie sensazioni.. E poi si “shara”, si condivide. Abusando anche del linguaggio.
L’esposizione collettiva della galleria De Chirico è una selezione di lavori che racconta alcune delle dipendenze più comuni: l’eroina, con le fotografie di Antoine d’Agata e di Larry Clark e gli Shotgun Painting di William Burroughs, il sesso compulsivo e feticista di Carol Rama, dell’artista (e tatuatore) messicano Dr Lakra e del fotografo Richard Kern, la dipendenza da denaro in un video dell’artista sempre messicano Federico Martinez Montoya.
Il linguaggio artistico che meglio esplicita le nuove dipendenze, da social network e internet è certamente quello della Street Art, crudele e dissacrante. In mostra uno dei lavori che hanno cambiato il modo di vedere l’arte di Shepard Fairey e due dell’italiano Mister Thoms. La dipendenza da viagra di Ben Frost. E un lavoro del writer più famoso e controverso del mondo, Banksy.
05
novembre 2016
The last time
Dal 05 novembre 2016 al 31 gennaio 2017
arte contemporanea
Location
RAFFAELLA DE CHIRICO GALLERIA D’ARTE
Torino, Via Della Rocca, 19, (Torino)
Torino, Via Della Rocca, 19, (Torino)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 11-19
Vernissage
5 Novembre 2016, ore 18-00
Autore