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There is a light that never goes out
There is a light that never goes out ci restituisce la visione di quattro artisti, qui accomunati da un unico obiettivo, quello di sagomare, attraverso la luce, frammenti di realtà, microaccadimenti, esperienze. Corpi illuminati che formano una composizione e la galleria diventa il luogo buio dell’azione.
Comunicato stampa
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Non è soltanto l’opera a generare significato. Ci sono i passi che si compiono nell’avvicinarci ad essa, lo sguardo che la mette a fuoco e l’attraversa, la percezione dei contorni dello spazio in cui ci troviamo. Le pareti, il soffitto, il vuoto che sta tra pareti e soffitto, sono parte della scena. E la scena poco a poco si fa più netta, chiara, illuminata.
There is a light that never goes out ci restituisce la visione di quattro artisti, qui accomunati da un unico obiettivo, quello di sagomare, attraverso la luce, frammenti di realtà, microaccadimenti, esperienze. Corpi illuminati che formano una composizione e la galleria diventa il luogo buio dell’azione.
Sono luci che raccontano un percorso; in un unico ambiente giustappongono elementi e sensazioni contrastanti, in un duplice e continuo scambio: ciò che vedo e ciò che sento/ciò che non vedo e ciò che non sento.
Ivan Navarro, in una semplice ed efficace azione minimalista, ci mette di fronte ad un gioco inutilizzabile, costruendo a prima vista una possibilità, e poi negandola con un canestro proibito. (No Dunking, 2006)
Robert Barta, dopo un viaggio a New York, molto tempo fa, è tornato a casa con un “morso di luce” rubato all’iconografia oramai universale di una nota società informatica. (I found it, 2008)
Finché resiste una luce…in fondo al cuore, sul limitare di un precipizio, dentro la ripetizione dei giorni, tutto è possibile. Soprattutto se ad aprirci lo sguardo è la “questione prospettica” di Aldo Giannotti: un neon, sovrapposto come un nastro lungo la linea dell’orizzonte marino, che delimita i profili della Terra. Un mare dolcemente increspato, in procinto di addormentarsi, conserva in grembo l’energia propulsiva che genera vita. (L’orizzonte come questione prospettica, 2007)
Luci al neon, luci suggerite e infine luci che scalfiscono un muro, come quelle laser di Arthur Duff. Un flusso di parole rubate alle lettere d’amore scritte fra i suoi genitori trent’anni fa, oggi riassemblate attraverso l’utilizzo del programma “Love Letters” di Christopher Strachey, lanciato nel 1952 per la Manchester Mark 1. Messaggi che cambiano la percezione, dove il linguaggio casuale viene intriso di un significato (Love Letters, 2009)
Nel 1986 Morrissey, voce e corpo degli Smiths, cantava There is a light that never goes out. I ragazzi inglesi s’innamorano della canzone: malinconia, nostalgia, la nostalgia misteriosa degli adolescenti, quella per un tempo mai vissuto, e i timbri cupi del testo, il volo melodico e fantasioso degli accordi. Racconta di una coppia ignara del proprio destino, che si augura una morte congiunta nell’amore e nel fervore, sapendo che questa alleanza è l’unica forza a loro disposizione, l’unico modo per sconfiggere la paura di un futuro incerto. In questa romantica e catastrofica visione dell’amore, la luce assume un ruolo simbolico e salvifico. Una forza che racchiude in sé stessa un pathos liturgico, mistico e l’oscuro sentimento delle viscere.
There is a light that never goes out ci restituisce la visione di quattro artisti, qui accomunati da un unico obiettivo, quello di sagomare, attraverso la luce, frammenti di realtà, microaccadimenti, esperienze. Corpi illuminati che formano una composizione e la galleria diventa il luogo buio dell’azione.
Sono luci che raccontano un percorso; in un unico ambiente giustappongono elementi e sensazioni contrastanti, in un duplice e continuo scambio: ciò che vedo e ciò che sento/ciò che non vedo e ciò che non sento.
Ivan Navarro, in una semplice ed efficace azione minimalista, ci mette di fronte ad un gioco inutilizzabile, costruendo a prima vista una possibilità, e poi negandola con un canestro proibito. (No Dunking, 2006)
Robert Barta, dopo un viaggio a New York, molto tempo fa, è tornato a casa con un “morso di luce” rubato all’iconografia oramai universale di una nota società informatica. (I found it, 2008)
Finché resiste una luce…in fondo al cuore, sul limitare di un precipizio, dentro la ripetizione dei giorni, tutto è possibile. Soprattutto se ad aprirci lo sguardo è la “questione prospettica” di Aldo Giannotti: un neon, sovrapposto come un nastro lungo la linea dell’orizzonte marino, che delimita i profili della Terra. Un mare dolcemente increspato, in procinto di addormentarsi, conserva in grembo l’energia propulsiva che genera vita. (L’orizzonte come questione prospettica, 2007)
Luci al neon, luci suggerite e infine luci che scalfiscono un muro, come quelle laser di Arthur Duff. Un flusso di parole rubate alle lettere d’amore scritte fra i suoi genitori trent’anni fa, oggi riassemblate attraverso l’utilizzo del programma “Love Letters” di Christopher Strachey, lanciato nel 1952 per la Manchester Mark 1. Messaggi che cambiano la percezione, dove il linguaggio casuale viene intriso di un significato (Love Letters, 2009)
Nel 1986 Morrissey, voce e corpo degli Smiths, cantava There is a light that never goes out. I ragazzi inglesi s’innamorano della canzone: malinconia, nostalgia, la nostalgia misteriosa degli adolescenti, quella per un tempo mai vissuto, e i timbri cupi del testo, il volo melodico e fantasioso degli accordi. Racconta di una coppia ignara del proprio destino, che si augura una morte congiunta nell’amore e nel fervore, sapendo che questa alleanza è l’unica forza a loro disposizione, l’unico modo per sconfiggere la paura di un futuro incerto. In questa romantica e catastrofica visione dell’amore, la luce assume un ruolo simbolico e salvifico. Una forza che racchiude in sé stessa un pathos liturgico, mistico e l’oscuro sentimento delle viscere.
04
febbraio 2010
There is a light that never goes out
Dal 04 febbraio al 31 marzo 2010
arte contemporanea
Location
GALICA ARTECONTEMPORANEA
Milano, Viale Bligny, 41, (Milano)
Milano, Viale Bligny, 41, (Milano)
Orario di apertura
mar/ven h. 10.00/13.00 - 15.00/19.00; sab h. 14.00/19.00; o su appuntamento
Vernissage
4 Febbraio 2010, ore 18
Autore
Curatore