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This is the way, step inside!
La mostra raccoglie alcune delle opere che negli anni abbiamo esposto o collezionato o prodotto con entusiasmo e che hanno invece suscitato nello spettatore (con nostra costernazione) un sentimento opposto di disagio .
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La galleria Giuseppe Pero è lieta di annunciare la mostra collettiva
THIS IS THE WAY, STEP INSIDE!
Marina Abramovic, Luca de Angelis, Gabriele Arruzzo, Maurizio Cannavacciuolo, Arianna Carossa, Nan Goldin, Fausto Gilberti, Andrea Mastrovito, Michelangelo Pistoletto, Andres Serrano, Andy Warhol.
Che cos’è la paura esattamente?
E’ quel sentimento che ci paralizza e contemporaneamente ci sprona all’azione. E’ quel qualcosa che ci spinge, la domenica, a scorrere con un sottile piacere colpevole i necrologi sul Corriere. Cosa proviamo quando vediamo un dito scorrere sulla pagina di un registro scolastico? E’ strumento di controllo. Sentimento irrazionale e personale per eccellenza, ognuno di noi ha il proprio catalogo di fobie. Sulle prime pagine dei giornali ci viene ricordata quotidianamente la paura della morte, la paura del contagio, la paura della crisi, ecc. Eppure questo sentimento è stato per secoli un combustibile per la nascita di opere d’arte tra le più famose.
La chiese sono stracolme di immagini per incutere il terrore dell’Inferno, esaltando, con l’aiuto dei migliori artisti, un catalogo di atrocità tra i più completi della storia del masochismo. Teste di profeti offerte vengono tranquillamente offerte su piatti d’argento, adolescenti dal volto angelico piantano con la massima naturalezza chiodi nelle tempie di guerrieri addormentati o stendono giganti con una sassata in fronte. Le scene di caccia, le enormi tele con montagne di animali morti o i banchi di macelleria con frattaglie appese e grembiuli insanguinati non ci sono forse familiari?
Questi sono i soggetti che riempiono nella maggior parte dei casi i musei mondiali, per secoli sono stati appesi nelle case, li abbiamo visti a pranzo e cena, affollano le pagine dei romanzi che riempiono gli scaffali delle nostre librerie. Non sono forse stati esibiti con orgoglio? Nella maggior parte dei casi ci si riferisce ad essi con aggettivi al superlativo: Nessuno oggi guardando una Giuditta di Caravaggio oserebbe manifestare il proprio schifo. Eppure l’orrore è chiaramente dipinto sul volto della nutrice che si appresta a raccogliere la testa di Oloferne. Allora perché un’opera contemporanea suscita tanta diffidenza, e soprattutto sembra che sia una gara sfrenata nell’inventare paragoni tra i più dispregiativi? Non siamo più capaci di leggerne i contenuti? Eppure i media ce lo spiegano con dovizia di particolari ogni giorno: tutti i giorni ormai ci capita di imbatterci in tute bianche antisettiche, protocolli di profilassi quindi perché stupirsi di trovare gli stessi su di una tela? Non ne veniamo attratti?
La risposta è semplice: abbiamo paura.
Quindi, come già avevano capito i greci prima di noi, l’unico modo per venirne a capo è dare un nome alle nostre paure, provocare una catarsi e ricominciare ad appendere con orgoglio queste opere in salotto per goderne appieno.
La mostra raccoglie alcune delle opere che negli anni abbiamo esposto o collezionato o prodotto con entusiasmo e che hanno invece suscitato nello spettatore (con nostra costernazione) un sentimento opposto di disagio .
L’invito è di guardare queste opere con uno sguardo nuovo, riscoprire in esse quelle qualità estetiche non necessariamente consolanti ma evidentemente importanti per l’artista che le ha formulate.
THIS IS THE WAY, STEP INSIDE!
Marina Abramovic, Luca de Angelis, Gabriele Arruzzo, Maurizio Cannavacciuolo, Arianna Carossa, Nan Goldin, Fausto Gilberti, Andrea Mastrovito, Michelangelo Pistoletto, Andres Serrano, Andy Warhol.
Che cos’è la paura esattamente?
E’ quel sentimento che ci paralizza e contemporaneamente ci sprona all’azione. E’ quel qualcosa che ci spinge, la domenica, a scorrere con un sottile piacere colpevole i necrologi sul Corriere. Cosa proviamo quando vediamo un dito scorrere sulla pagina di un registro scolastico? E’ strumento di controllo. Sentimento irrazionale e personale per eccellenza, ognuno di noi ha il proprio catalogo di fobie. Sulle prime pagine dei giornali ci viene ricordata quotidianamente la paura della morte, la paura del contagio, la paura della crisi, ecc. Eppure questo sentimento è stato per secoli un combustibile per la nascita di opere d’arte tra le più famose.
La chiese sono stracolme di immagini per incutere il terrore dell’Inferno, esaltando, con l’aiuto dei migliori artisti, un catalogo di atrocità tra i più completi della storia del masochismo. Teste di profeti offerte vengono tranquillamente offerte su piatti d’argento, adolescenti dal volto angelico piantano con la massima naturalezza chiodi nelle tempie di guerrieri addormentati o stendono giganti con una sassata in fronte. Le scene di caccia, le enormi tele con montagne di animali morti o i banchi di macelleria con frattaglie appese e grembiuli insanguinati non ci sono forse familiari?
Questi sono i soggetti che riempiono nella maggior parte dei casi i musei mondiali, per secoli sono stati appesi nelle case, li abbiamo visti a pranzo e cena, affollano le pagine dei romanzi che riempiono gli scaffali delle nostre librerie. Non sono forse stati esibiti con orgoglio? Nella maggior parte dei casi ci si riferisce ad essi con aggettivi al superlativo: Nessuno oggi guardando una Giuditta di Caravaggio oserebbe manifestare il proprio schifo. Eppure l’orrore è chiaramente dipinto sul volto della nutrice che si appresta a raccogliere la testa di Oloferne. Allora perché un’opera contemporanea suscita tanta diffidenza, e soprattutto sembra che sia una gara sfrenata nell’inventare paragoni tra i più dispregiativi? Non siamo più capaci di leggerne i contenuti? Eppure i media ce lo spiegano con dovizia di particolari ogni giorno: tutti i giorni ormai ci capita di imbatterci in tute bianche antisettiche, protocolli di profilassi quindi perché stupirsi di trovare gli stessi su di una tela? Non ne veniamo attratti?
La risposta è semplice: abbiamo paura.
Quindi, come già avevano capito i greci prima di noi, l’unico modo per venirne a capo è dare un nome alle nostre paure, provocare una catarsi e ricominciare ad appendere con orgoglio queste opere in salotto per goderne appieno.
La mostra raccoglie alcune delle opere che negli anni abbiamo esposto o collezionato o prodotto con entusiasmo e che hanno invece suscitato nello spettatore (con nostra costernazione) un sentimento opposto di disagio .
L’invito è di guardare queste opere con uno sguardo nuovo, riscoprire in esse quelle qualità estetiche non necessariamente consolanti ma evidentemente importanti per l’artista che le ha formulate.
20
novembre 2014
This is the way, step inside!
Dal 20 novembre 2014 al 27 febbraio 2015
arte contemporanea
Location
GALLERIA GIUSEPPE PERO
Milano, Via Luigi Porro Lambertenghi, 3, (Milano)
Milano, Via Luigi Porro Lambertenghi, 3, (Milano)
Orario di apertura
lunedi-venerdi ore 14-19
sabato su appuntamento
Vernissage
20 Novembre 2014, 18.30
Autore