Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Thomas De Falco – Metamorphosis
In mostra una serie di lavori realizzati appositamente per l’occasione tra cui un grande arazzo site/specific.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Natura Naturans e Natura Destruens
A poco a poco un filo di lana diventa un tappeto (proverbio persiano)
Thomas De Falco si è formato alla scuola di tessitura dell’arazzo del Castello Sforzesco di Milano, i suoi lavori sono fortemente materici e spesso in bilico fra bidimensionalità e tridimensionalità, con i cotoni e le lane che inaspettatamente si intrecciano a rami, foglie e fili di rame così da creare delle superfici stratificate e dense. Il rapporto con la Natura, intesa come Grande Madre e come Natura Generans è molto forte ed è sottolineato ed enfatizzato dal wrapping, una speciale tecnica con cui l’artista torce i fili di tessuto facendoli sembrare delle robuste radici, delle liane o delle vene pulsanti di linfa, di sangue e di vita, che nelle performances connettono l’umano con il mondo vegetale.
L’aspetto performativo nel lavoro di De Falco è quindi essenziale perché sottolinea visivamente e plasticamente quella speciale compenetrazione dell’opera con il mondo vegetale che è una delle cifre distintive della sua estetica. I wrapping legano e connettono i corpi nudi dei performers ai lavori creando così una totale simbiosi fra umanità, natura e tessitura qui intesa come atto creativo di trasformazione. Come in una sorta di processo alchemico Thomas De Falco trasforma quindi l’organico in inorganico e vice-versa, dando vita ad un originale e serrato dialogo fra la trama dell’opera, i riferimenti al mondo vegetale ed il corpo.
La trasformazione e la mutazione sono quindi alla base di un lavoro che, pur partendo da una tecnica millenaria come quella della tessitura, diventa completamente contemporanea; così come le nostre cellule si sdoppiano e si clonano per dare vita ad organi complessi così i fili, sovrapponendosi in trama e ordito, danno vita a vibranti e policrome superfici su cui De Falco impetuosamente tesse la sua geografia visiva ed emozionale.
Materiali inerti come lana e strisce di stoffa prendono vita e si caricano di simbologie ancestrali in queste sue opere che sono astratti racconti delle sue memorie intime di desiderio e accudimento e che diventano, grazie al suo lavoro manuale appassionato e incessante, ampie scenografie fisiche ed emozionali.
Nel lavoro di Thomas De Falco c’è il mito di Aracne di cui Ovidio ci tramanda la triste sorte nel sesto libro delle Metamorfosi. Questa giovane fanciulla era abilissima nel tessere, tanto che girava voce avesse imparato così bene quest’arte direttamente dalla dea Atena, mentre lei affermava che era la dea ad aver imparato da lei. Purtroppo ebbe l’ardire e la stoltezza di sfidare la dea in una gara di tessitura, Aracne scelse come tema gli amori degli Dei; il suo lavoro in effetti era così perfetto e ironico nel raccontare le astuzie usate dagli dei per conquistare le proprie prede che Atena si adirò e distrusse la meravigliosa tela. Aracne disperata si impiccò ma la dea la trasformò in un ragno costringendola a filare e tessere per tutta la vita dalla bocca, punita per l’arroganza dimostrata (hybris) per aver osato sfidare la dea.
Il concetto di Metamorfosi con tutto il suo carico di mito, di tragedia e di rinascita è parte integrante del lavoro di Thomas De Falco che usa una tecnica apparentemente obsoleta per veicolare un messaggio universale che è quello dell’innervazione fra materia e spirito.
La personale nello spazio dei collezionisti Nunzia e Giuliano Papalini si sviluppa quindi intorno a questo tema complesso che vede il corpo umano diventare parte integrante della scultura tessile tramite l’ossessivo uso del wrapping. In questa occasione l’unione corpo-natura travalica i suoi abituali confini per spingersi e tendere le sue sinapsi tessili verso quel mondo digitale che è diventato il nostro totalizzante e, talvolta, infernale presente.
Il filosofo e psicoanalista americano James Hillman (1926-2011) nelle sue ultime conversazioni sosteneva, probabilmente a ragione, che l’eccesso di e-mail e di connessioni ci stavano rubando l’anima, Thomas De Falco, del tutto inconsciamente, fa sua la lezione di Hillman e all’archetipo del mito e della natura unisce lo scheletro del cellulare che è l’archetipo-feticcio per eccellenza della nostra digitale e intossicata società contemporanea.
Secondo Spinoza Dio, ovvero la Natura, è punto di partenza e punto di arrivo, sia sul piano logico della conoscenza, sia su quello ontologico. La Natura, quindi, non può essere considerata una cosa statica: al suo interno si esplica un’incessante attività che produce la sua stessa realtà. Questa Natura Naturans, perfetta e compiuta, questa Madre Natura, generatrice di vita come un grembo accogliente, che da sempre è presente nelle elaborate tessiture di Thomas De Falco come valore fondante della sua poetica artistica, diventa qui matrigna, perché volutamente abbandona la sua millenaria empatia con l’umano per lasciare il posto ad una tecnologia priva di anima. Secondo il filosofo ed esoterista austriaco Rudolf Steiner (1861-1925) senza l’azione malefica di Lucifero l’uomo avrebbe dovuto man mano sviluppare una doppia vista, ovvero la capacità di vedere sia il mondo fisico che quello spirituale che opera dietro di esso. Quindi sarebbe stato in grado di percepire una realtà totale perché dietro ad ogni forma sensibile, materiale avrebbe potuto vedere il legame con un’entità spirituale.
Lucifero, secondo i principi teosofici di Steiner, tolse una parte del reale, quella sovrasensibile, presentando quindi all’uomo solo la parte materiale, spesso luccicante ed attraente, e la tecnologia, secondo questa visione spiritualistica dell’esistenza, è l’espressione luciferina per eccellenza, che non solo contribuisce ad offuscare lo specchio delle nostre coscienze ma che con la sua affascinante pervasività contribuisce a rendere le nostre esistenze dominate dalla materialità a scapito di una liberatoria crescita interiore.
Nel lavoro di De Falco c’è quindi la rappresentazione, esteticamente attraente, di un presente complesso ma, soprattutto, il tentativo di immaginare un futuro, molto spesso distopico, in cui i nostri punti di riferimento: l’uomo, la natura e quel costante rapporto dell’anima con la palpitazione della creazione, subiranno delle profonde mutazioni per diventare qualcosa di diverso, in un modo che al momento forse non possiamo neanche immaginare.
Paola Ugolini
A poco a poco un filo di lana diventa un tappeto (proverbio persiano)
Thomas De Falco si è formato alla scuola di tessitura dell’arazzo del Castello Sforzesco di Milano, i suoi lavori sono fortemente materici e spesso in bilico fra bidimensionalità e tridimensionalità, con i cotoni e le lane che inaspettatamente si intrecciano a rami, foglie e fili di rame così da creare delle superfici stratificate e dense. Il rapporto con la Natura, intesa come Grande Madre e come Natura Generans è molto forte ed è sottolineato ed enfatizzato dal wrapping, una speciale tecnica con cui l’artista torce i fili di tessuto facendoli sembrare delle robuste radici, delle liane o delle vene pulsanti di linfa, di sangue e di vita, che nelle performances connettono l’umano con il mondo vegetale.
L’aspetto performativo nel lavoro di De Falco è quindi essenziale perché sottolinea visivamente e plasticamente quella speciale compenetrazione dell’opera con il mondo vegetale che è una delle cifre distintive della sua estetica. I wrapping legano e connettono i corpi nudi dei performers ai lavori creando così una totale simbiosi fra umanità, natura e tessitura qui intesa come atto creativo di trasformazione. Come in una sorta di processo alchemico Thomas De Falco trasforma quindi l’organico in inorganico e vice-versa, dando vita ad un originale e serrato dialogo fra la trama dell’opera, i riferimenti al mondo vegetale ed il corpo.
La trasformazione e la mutazione sono quindi alla base di un lavoro che, pur partendo da una tecnica millenaria come quella della tessitura, diventa completamente contemporanea; così come le nostre cellule si sdoppiano e si clonano per dare vita ad organi complessi così i fili, sovrapponendosi in trama e ordito, danno vita a vibranti e policrome superfici su cui De Falco impetuosamente tesse la sua geografia visiva ed emozionale.
Materiali inerti come lana e strisce di stoffa prendono vita e si caricano di simbologie ancestrali in queste sue opere che sono astratti racconti delle sue memorie intime di desiderio e accudimento e che diventano, grazie al suo lavoro manuale appassionato e incessante, ampie scenografie fisiche ed emozionali.
Nel lavoro di Thomas De Falco c’è il mito di Aracne di cui Ovidio ci tramanda la triste sorte nel sesto libro delle Metamorfosi. Questa giovane fanciulla era abilissima nel tessere, tanto che girava voce avesse imparato così bene quest’arte direttamente dalla dea Atena, mentre lei affermava che era la dea ad aver imparato da lei. Purtroppo ebbe l’ardire e la stoltezza di sfidare la dea in una gara di tessitura, Aracne scelse come tema gli amori degli Dei; il suo lavoro in effetti era così perfetto e ironico nel raccontare le astuzie usate dagli dei per conquistare le proprie prede che Atena si adirò e distrusse la meravigliosa tela. Aracne disperata si impiccò ma la dea la trasformò in un ragno costringendola a filare e tessere per tutta la vita dalla bocca, punita per l’arroganza dimostrata (hybris) per aver osato sfidare la dea.
Il concetto di Metamorfosi con tutto il suo carico di mito, di tragedia e di rinascita è parte integrante del lavoro di Thomas De Falco che usa una tecnica apparentemente obsoleta per veicolare un messaggio universale che è quello dell’innervazione fra materia e spirito.
La personale nello spazio dei collezionisti Nunzia e Giuliano Papalini si sviluppa quindi intorno a questo tema complesso che vede il corpo umano diventare parte integrante della scultura tessile tramite l’ossessivo uso del wrapping. In questa occasione l’unione corpo-natura travalica i suoi abituali confini per spingersi e tendere le sue sinapsi tessili verso quel mondo digitale che è diventato il nostro totalizzante e, talvolta, infernale presente.
Il filosofo e psicoanalista americano James Hillman (1926-2011) nelle sue ultime conversazioni sosteneva, probabilmente a ragione, che l’eccesso di e-mail e di connessioni ci stavano rubando l’anima, Thomas De Falco, del tutto inconsciamente, fa sua la lezione di Hillman e all’archetipo del mito e della natura unisce lo scheletro del cellulare che è l’archetipo-feticcio per eccellenza della nostra digitale e intossicata società contemporanea.
Secondo Spinoza Dio, ovvero la Natura, è punto di partenza e punto di arrivo, sia sul piano logico della conoscenza, sia su quello ontologico. La Natura, quindi, non può essere considerata una cosa statica: al suo interno si esplica un’incessante attività che produce la sua stessa realtà. Questa Natura Naturans, perfetta e compiuta, questa Madre Natura, generatrice di vita come un grembo accogliente, che da sempre è presente nelle elaborate tessiture di Thomas De Falco come valore fondante della sua poetica artistica, diventa qui matrigna, perché volutamente abbandona la sua millenaria empatia con l’umano per lasciare il posto ad una tecnologia priva di anima. Secondo il filosofo ed esoterista austriaco Rudolf Steiner (1861-1925) senza l’azione malefica di Lucifero l’uomo avrebbe dovuto man mano sviluppare una doppia vista, ovvero la capacità di vedere sia il mondo fisico che quello spirituale che opera dietro di esso. Quindi sarebbe stato in grado di percepire una realtà totale perché dietro ad ogni forma sensibile, materiale avrebbe potuto vedere il legame con un’entità spirituale.
Lucifero, secondo i principi teosofici di Steiner, tolse una parte del reale, quella sovrasensibile, presentando quindi all’uomo solo la parte materiale, spesso luccicante ed attraente, e la tecnologia, secondo questa visione spiritualistica dell’esistenza, è l’espressione luciferina per eccellenza, che non solo contribuisce ad offuscare lo specchio delle nostre coscienze ma che con la sua affascinante pervasività contribuisce a rendere le nostre esistenze dominate dalla materialità a scapito di una liberatoria crescita interiore.
Nel lavoro di De Falco c’è quindi la rappresentazione, esteticamente attraente, di un presente complesso ma, soprattutto, il tentativo di immaginare un futuro, molto spesso distopico, in cui i nostri punti di riferimento: l’uomo, la natura e quel costante rapporto dell’anima con la palpitazione della creazione, subiranno delle profonde mutazioni per diventare qualcosa di diverso, in un modo che al momento forse non possiamo neanche immaginare.
Paola Ugolini
05
aprile 2019
Thomas De Falco – Metamorphosis
Dal 05 aprile al 18 maggio 2019
arte contemporanea
performance - happening
performance - happening
Location
PAEPA
Milano, Via Alberto Mario, 26b, (Milano)
Milano, Via Alberto Mario, 26b, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a sabato ore 10-13 e 15-19
Vernissage
5 Aprile 2019, ore 19,00
Autore