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Thomas Jefferson e Palladio. Come costruire un mondo nuovo
La mostra ci accoglie con uno specchio, dove si riflettono il busto di Palladio e quello di Thomas Jefferson. È la prima domanda della mostra: come si riflettono forme e idee? Perché un architetto di una regione periferica del Nord Italia viene preso a modello per costruire l’architettura del Nuovo Mondo?
Comunicato stampa
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La mostra ci accoglie con uno specchio, dove si riflettono il busto di Palladio e quello di Thomas Jefferson. È la prima domanda della mostra: come si riflettono forme e idee? Perché un architetto di una regione periferica del Nord Italia viene preso a modello per costruire larchitettura del Nuovo Mondo?
La risposta è collegata allinterrogativo di fondo: cosa ci fa in un museo darchitettura Thomas Jefferson (1743-1826), colui che scrisse materialmente la Dichiarazione dIndipendenza e fu il terzo presidente degli USA? Cè perché fu lamericano che più di ogni altro contribuì a dare un volto alla nuova nazione attraverso larte, larchitettura e il disegno del territorio. Fu un visionario ma anche un pragmatico, un uomo dazione e insieme un intellettuale che conosceva il latino e il greco e che era convinto che il Nuovo Mondo si potesse costruire solo attraverso la razionalità e la bellezza.
Avete presente quelle vedute aeree delle campagne o delle città degli Stati Uniti tutte suddivise in quadrati regolari? È stato Jefferson a fare in modo che fosse così, impostando una griglia riferita ai meridiani e paralleli, ispirandosi agli antichi Romani. Ricordate la Casa Bianca, con il portico su colonne come una villa palladiana? Jefferson avrebbe voluto addirittura una copia ingrandita della Rotonda di Vicenza, e comunque la casa del Presidente dei nuovi Stati Uniti, nati da una guerra sanguinosa contro una monarchia, doveva ispirarsi allarchitettura repubblicana, comera la Repubblica di Venezia.
La mostra Thomas Jefferson e Palladio. Come costruire un mondo nuovo è la prima mai dedicata in Europa al grande palladianista americano. Vi condurrà nel mondo di Jefferson, le sue collezioni darte, i suoi progetti di architettura, i suoi sogni ma anche le sue contraddizioni: attraverso disegni, sculture, libri preziosi, modelli di architetture, video e multimedia. In mostra sono esposte anche 36 fotografie di Filippo Romano, frutto di una campagna fotografica appositamente realizzata in Virginia nella primavera del 2014. Sono presenti inoltre i tre preziosi bozzetti originali di Antonio Canova per la statua di George Washington commissionata dallo stesso Thomas Jefferson.
Per rendere più coinvolgente la visita della mostra, sarà possibile scaricare gratuitamente sul proprio smartphone il racconto dei curatori e muoversi nelle sale accompagnati dalle loro parole.
Prima ancora che una mostra di architettura è la mostra su un uomo, convinto che larchitettura potesse migliorare il mondo intorno a sé. Cominciò a studiarla dai libri, poi la visitò durante un lungo soggiorno in Europa, come ambasciatore degli Stati Uniti a Parigi. Costruì due ville per se stesso e molte altre per i propri amici. Con il progetto per il Campidoglio della città di Richmond stabilì le forme degli edifici del potere civile americano. Negli ultimi anni di vita, con la sede dellUniversità della Virginia creò il prototipo del campus universitario: unarchitettura aperta, con le aule in padiglioni isolati che si affacciano, insieme alle residenze degli studenti, su un prato verde, coronato dalla monumentale biblioteca in forma di Pantheon. Unidea di comunità e insieme la visione che sia la cultura il terreno su cui costruire i nuovi Stati Uniti dAmerica.
Per Jefferson Palladio era the Bible. Chiamò la propria villa Monticello perché nei Quattro Libri aveva letto (in italiano) che la Rotonda sorgeva su un monticello. Palladio per Jefferson era colui che aveva saputo tradurre la grande architettura romana antica per gli usi del mondo moderno. E soprattutto Palladio aveva creato la villa, la residenza dei gentiluomini (veneti, inglesi o americani) che curavano i propri interessi in campagna, crescendo sani nella natura e coltivando il proprio spirito con la lettura dei classici.
Ma uno specchio può anche deformare. A differenza dei committenti di Palladio e dei suoi epigoni britannici, i proprietari americani per coltivare le loro terre si servivano degli schiavi. Lo stesso Jefferson ne possedeva un centinaio. Erano privilegi solo per bianchi i tre diritti che Jefferson aveva riconosciuto fondamentali della Dichiarazione dIndipendenza: vita, libertà e ricerca della felicità.
La mostra è dedicata alla memoria di Mario Valmarana, indimenticato professore alla University of Virginia, che dedicò una vita a creare ponti fra il Veneto di Palladio e la Virginia di Jefferson. È realizzata grazie al sostegno di Regione del Veneto e di Fondazione Cariverona, ed è frutto della collaborazione con Fondazione Canova di Possagno e con Stiftung Bibliothek Werner Oechslin di Einsiedeln. La mostra è parte di un progetto comune costruito con il Canadian Centre for Architecture di Montreal, che nellottobre 2014 ha ospitato il progetto fotografico Found in Translation: Palladio-Jefferson. A narrative by Filippo Romano.
La mostra è a cura di Guido Beltramini e Fulvio Lenzo, sostenuti da un consiglio scientifico presieduto da Howard Burns (Scuola Normale Superiore di Pisa) e di cui fanno parte James Ackerman (Harvard University), Bruce Boucher (University of Virginia), Travis C. McDonald (Corporation for Jeffersons Poplar Forest), Damiana Paternò (IUAV Venezia), Mario Piana (IUAV Venezia), Craig Reynolds (University of Virginia). Il catalogo, in italiano e inglese, è edito da Officina Libraria.
Lallestimento della mostra è progettato da Alessandro Scandurra.
La risposta è collegata allinterrogativo di fondo: cosa ci fa in un museo darchitettura Thomas Jefferson (1743-1826), colui che scrisse materialmente la Dichiarazione dIndipendenza e fu il terzo presidente degli USA? Cè perché fu lamericano che più di ogni altro contribuì a dare un volto alla nuova nazione attraverso larte, larchitettura e il disegno del territorio. Fu un visionario ma anche un pragmatico, un uomo dazione e insieme un intellettuale che conosceva il latino e il greco e che era convinto che il Nuovo Mondo si potesse costruire solo attraverso la razionalità e la bellezza.
Avete presente quelle vedute aeree delle campagne o delle città degli Stati Uniti tutte suddivise in quadrati regolari? È stato Jefferson a fare in modo che fosse così, impostando una griglia riferita ai meridiani e paralleli, ispirandosi agli antichi Romani. Ricordate la Casa Bianca, con il portico su colonne come una villa palladiana? Jefferson avrebbe voluto addirittura una copia ingrandita della Rotonda di Vicenza, e comunque la casa del Presidente dei nuovi Stati Uniti, nati da una guerra sanguinosa contro una monarchia, doveva ispirarsi allarchitettura repubblicana, comera la Repubblica di Venezia.
La mostra Thomas Jefferson e Palladio. Come costruire un mondo nuovo è la prima mai dedicata in Europa al grande palladianista americano. Vi condurrà nel mondo di Jefferson, le sue collezioni darte, i suoi progetti di architettura, i suoi sogni ma anche le sue contraddizioni: attraverso disegni, sculture, libri preziosi, modelli di architetture, video e multimedia. In mostra sono esposte anche 36 fotografie di Filippo Romano, frutto di una campagna fotografica appositamente realizzata in Virginia nella primavera del 2014. Sono presenti inoltre i tre preziosi bozzetti originali di Antonio Canova per la statua di George Washington commissionata dallo stesso Thomas Jefferson.
Per rendere più coinvolgente la visita della mostra, sarà possibile scaricare gratuitamente sul proprio smartphone il racconto dei curatori e muoversi nelle sale accompagnati dalle loro parole.
Prima ancora che una mostra di architettura è la mostra su un uomo, convinto che larchitettura potesse migliorare il mondo intorno a sé. Cominciò a studiarla dai libri, poi la visitò durante un lungo soggiorno in Europa, come ambasciatore degli Stati Uniti a Parigi. Costruì due ville per se stesso e molte altre per i propri amici. Con il progetto per il Campidoglio della città di Richmond stabilì le forme degli edifici del potere civile americano. Negli ultimi anni di vita, con la sede dellUniversità della Virginia creò il prototipo del campus universitario: unarchitettura aperta, con le aule in padiglioni isolati che si affacciano, insieme alle residenze degli studenti, su un prato verde, coronato dalla monumentale biblioteca in forma di Pantheon. Unidea di comunità e insieme la visione che sia la cultura il terreno su cui costruire i nuovi Stati Uniti dAmerica.
Per Jefferson Palladio era the Bible. Chiamò la propria villa Monticello perché nei Quattro Libri aveva letto (in italiano) che la Rotonda sorgeva su un monticello. Palladio per Jefferson era colui che aveva saputo tradurre la grande architettura romana antica per gli usi del mondo moderno. E soprattutto Palladio aveva creato la villa, la residenza dei gentiluomini (veneti, inglesi o americani) che curavano i propri interessi in campagna, crescendo sani nella natura e coltivando il proprio spirito con la lettura dei classici.
Ma uno specchio può anche deformare. A differenza dei committenti di Palladio e dei suoi epigoni britannici, i proprietari americani per coltivare le loro terre si servivano degli schiavi. Lo stesso Jefferson ne possedeva un centinaio. Erano privilegi solo per bianchi i tre diritti che Jefferson aveva riconosciuto fondamentali della Dichiarazione dIndipendenza: vita, libertà e ricerca della felicità.
La mostra è dedicata alla memoria di Mario Valmarana, indimenticato professore alla University of Virginia, che dedicò una vita a creare ponti fra il Veneto di Palladio e la Virginia di Jefferson. È realizzata grazie al sostegno di Regione del Veneto e di Fondazione Cariverona, ed è frutto della collaborazione con Fondazione Canova di Possagno e con Stiftung Bibliothek Werner Oechslin di Einsiedeln. La mostra è parte di un progetto comune costruito con il Canadian Centre for Architecture di Montreal, che nellottobre 2014 ha ospitato il progetto fotografico Found in Translation: Palladio-Jefferson. A narrative by Filippo Romano.
La mostra è a cura di Guido Beltramini e Fulvio Lenzo, sostenuti da un consiglio scientifico presieduto da Howard Burns (Scuola Normale Superiore di Pisa) e di cui fanno parte James Ackerman (Harvard University), Bruce Boucher (University of Virginia), Travis C. McDonald (Corporation for Jeffersons Poplar Forest), Damiana Paternò (IUAV Venezia), Mario Piana (IUAV Venezia), Craig Reynolds (University of Virginia). Il catalogo, in italiano e inglese, è edito da Officina Libraria.
Lallestimento della mostra è progettato da Alessandro Scandurra.
18
settembre 2015
Thomas Jefferson e Palladio. Come costruire un mondo nuovo
Dal 18 settembre 2015 al 28 marzo 2016
architettura
Location
PALLADIO MUSEUM – PALAZZO BARBARANO
Vicenza, Contrà Porti, 11, (Vicenza)
Vicenza, Contrà Porti, 11, (Vicenza)
Biglietti
intero euro 10,00 / ridotto euro 7,00 / scuole euro 4,00 / family euro 12,00.
Orario di apertura
Aperta dal martedì alla domenica, 10-18.
Vernissage
18 Settembre 2015, su invito
Ufficio stampa
STUDIO ESSECI
Autore
Curatore