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Threading spaces
Strumento da sempre collegato al mondo femminile e al gesto del cucire, cioè di unire, il filo diventa in questa mostra il trait d’union tra queste artiste che hanno operato a Roma negli anni ‘70 e ’80.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
In mostra alla Repetto Gallery di Londra, oltre 20 opere di
Nedda Guidi, Elisabetta Gut, Maria Lai e Franca Sonnino.
Nedda Guidi utilizza in questi lavori bidimensionali il filo per raggiungere la terza dimensione che è
propria della scultura. In queste carte degli anni ’70, come nei grandi pannelli in ceramica degli
stessi anni, la scultrice umbra indaga le molteplici possibili intersezioni tra piani e il rapporto di
esse con l’ombra.
Elisabetta Gut aveva già negli anni ‘60 utilizzato il filo per ricamare inserti minimali su grandi
grandi tele dipinte di bianco, quasi a voler ricomporre con grazia femminile i tagli inferti alla
superfice. Nella produzione successiva, dove l’artista italo svizzera lavora in una dimensione più
intimista, ritroviamo ancora il filo come strumento per legare e ingabbiare scritture musicali,
pacchetti e pagine di poesia in modo da proteggerli.
Maria Lai sin dagli anni ‘60 utilizza il filo come strumento privilegiato del suo operare, come
simbolo del dialogo, della narrazione, della memoria, del passaggio dall’oralità alla scrittura. Gli
anni ‘70 sono anni di sperimentazione e Lai usa il filo per scrivere lettere che dopo essere state
fotocopiate saranno oggetto di un ulteriore intervento minimale. In mostra una serie di carte e libri
di quell’epoca che documentano la ricerca in campo verbovisivo. Parallelamente a una ricerca di
matrice più concettuale l’artista sarda ha sempre coltivato una dimensione intima e poetica di cui
alcuni lavori qui esposti sono esempio eloquente.
Franca Sonnino esordisce nei primi anni ‘70 dipingendo fitti reticoli, moltitudini di linee che si
intrecciano come trame ma ben presto il filo si affrancherà dalla dimensione di mero oggetto della
sua arte per diventarne l’artefice. Dalla fine degli anni ’70, infatti, userà il filo per disegnare con
coraggio mari, campi, grattacieli, libri e librerie. L’artista romana intreccia fitte trame che poco a
poco svuota dall’interno fino a delineare con il suo filo dei libri che, a differenza di quelli della Lai,
sono ancora tutti da scrivere, o forse, avendo superato la dimensione contingente, sono pieni di
eternità
Nedda Guidi, Elisabetta Gut, Maria Lai e Franca Sonnino.
Nedda Guidi utilizza in questi lavori bidimensionali il filo per raggiungere la terza dimensione che è
propria della scultura. In queste carte degli anni ’70, come nei grandi pannelli in ceramica degli
stessi anni, la scultrice umbra indaga le molteplici possibili intersezioni tra piani e il rapporto di
esse con l’ombra.
Elisabetta Gut aveva già negli anni ‘60 utilizzato il filo per ricamare inserti minimali su grandi
grandi tele dipinte di bianco, quasi a voler ricomporre con grazia femminile i tagli inferti alla
superfice. Nella produzione successiva, dove l’artista italo svizzera lavora in una dimensione più
intimista, ritroviamo ancora il filo come strumento per legare e ingabbiare scritture musicali,
pacchetti e pagine di poesia in modo da proteggerli.
Maria Lai sin dagli anni ‘60 utilizza il filo come strumento privilegiato del suo operare, come
simbolo del dialogo, della narrazione, della memoria, del passaggio dall’oralità alla scrittura. Gli
anni ‘70 sono anni di sperimentazione e Lai usa il filo per scrivere lettere che dopo essere state
fotocopiate saranno oggetto di un ulteriore intervento minimale. In mostra una serie di carte e libri
di quell’epoca che documentano la ricerca in campo verbovisivo. Parallelamente a una ricerca di
matrice più concettuale l’artista sarda ha sempre coltivato una dimensione intima e poetica di cui
alcuni lavori qui esposti sono esempio eloquente.
Franca Sonnino esordisce nei primi anni ‘70 dipingendo fitti reticoli, moltitudini di linee che si
intrecciano come trame ma ben presto il filo si affrancherà dalla dimensione di mero oggetto della
sua arte per diventarne l’artefice. Dalla fine degli anni ’70, infatti, userà il filo per disegnare con
coraggio mari, campi, grattacieli, libri e librerie. L’artista romana intreccia fitte trame che poco a
poco svuota dall’interno fino a delineare con il suo filo dei libri che, a differenza di quelli della Lai,
sono ancora tutti da scrivere, o forse, avendo superato la dimensione contingente, sono pieni di
eternità
25
marzo 2019
Threading spaces
Dal 25 marzo al 03 maggio 2019
arte contemporanea
Location
REPETTO GALLERY
London, Bruton Street (second floor) , 23
London, Bruton Street (second floor) , 23
Orario di apertura
Da lunedí a venerdí 10-18
Sabato su appuntamento
Vernissage
25 Marzo 2019, ore 18.00
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