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Ti racconto la mia storia. Bambini in fuga in America Latina
Ti racconto la mia storia, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), con i servizi museali di Zètema Progetto Cultura, è una mostra fotografica sui bambini e sugli adolescenti che, in America Latina, sono costretti a fuggire dalle loro case per la violenza e le persecuzioni subite.
Comunicato stampa
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Ti racconto la mia storia, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), con i servizi museali di Zètema Progetto Cultura, è una mostra fotografica sui bambini e sugli adolescenti che, in America Latina, sono costretti a fuggire dalle loro case per la violenza e le persecuzioni subite.
Nel mondo, quasi la metà della popolazione rifugiata è costituita da bambini, molti dei quali trascorrono tutta la loro infanzia lontano da casa e dalle loro famiglie. Sono proprio i minori a essere maggiormente esposti al rischio di abusi, di abbandono, sfruttamento, tratta o reclutamento militare forzato. Molto spesso, nel tentativo di ricongiungersi con le loro famiglie o lungo il cammino alla ricerca di protezione in altri Paesi, i bambini sono esposti alla violenza e rischiano di essere vittime di contrabbandieri e trafficanti. La grande capacità di recupero, resilienza e determinazione di questi giovani spesso rappresenta una forma di sostegno e di speranza per le comunità di appartenenza e le loro famiglie.
Le fotografie di Ricardo Ramirez Arriola, Luis Eduardo Parada Contreras, Regina De La Portilla, Miguel Gutierrez, Tito Herrera, Santiago Escobar Jaramillo, Viviana Murillo, Encarni Pindado e Daniele Volpe, scattate nel 2015 e 2016 in Colombia, Ecuador, Guatemala, Honduras, Messico e Venezuela, raccontano la vita di questi bambini in fuga, ci svelano i loro volti e quelli delle loro famiglie, ci permettono di affacciarci nella loro quotidianità, di sentirne il calore, di capire da dove vengono. Al tempo stesso, la fotografia è uno strumento che può aiutarci a prendere coscienza di realtà problematiche quali la violenza, la fuga e la ricerca di un posto sicuro.
In Centro America, un’attività criminale diffusa e le difficoltà economiche che ne derivano hanno causato negli ultimi anni un forte aumento del numero di famiglie e bambini non accompagnati costretti a fuggire. In El Salvador, Honduras, Guatemala, e anche in Colombia i bambini sono colpiti da livelli di violenza molto gravi ogni singolo giorno. Sono vittime di reclutamento forzato, estorsione, rapimenti e abusi sessuali. Nonostante i notevoli progressi ottenuti, l’UNHCR chiede ai governi della regione di investire maggiori risorse per garantire che i bambini siano al sicuro dove vivono, studiano e giocano. Non possiamo perdere un’intera generazione negando loro sicurezza e istruzione.
Nel 2016, decine di migliaia di persone provenienti da El Salvador, Guatemala e Honduras hanno chiesto asilo negli Stati Uniti o si sono rifugiate in Messico, Belize, Costa Rica, Nicaragua e Panama. In Colombia, gli sfollati rimasti all’interno del paese sono più di sette milioni mentre i rifugiati colombiani all’estero sono 340.000. L’Ecuador è il paese con il più alto numero di rifugiati provenienti dalla vicina Colombia. Negli ultimi anni sono arrivate in Venezuela circa 200.000 persone in cerca di protezione internazionale, per la maggior parte di nazionalità colombiana.
La mostra fotografica è finanziata dalla direzione per gli Aiuti umanitari e la protezione civile della Commissione europea (ECHO). Sono 75 milioni i bambini che oggi non possono andare a scuola a causa di emergenze umanitarie. Per ECHO, fornire a questi bambini un luogo sicuro dove ricevere istruzione non rappresenta solo un obbligo salva-vita, ma anche l’unica maniera per garantire un futuro a loro e alle loro comunità.
L’UNHCR lavora in America Latina per rispondere ai bisogni di un crescente numero di sfollati, assicurare la protezione dei rifugiati e degli apolidi e per promuovere soluzioni durevoli.
Nel mondo, quasi la metà della popolazione rifugiata è costituita da bambini, molti dei quali trascorrono tutta la loro infanzia lontano da casa e dalle loro famiglie. Sono proprio i minori a essere maggiormente esposti al rischio di abusi, di abbandono, sfruttamento, tratta o reclutamento militare forzato. Molto spesso, nel tentativo di ricongiungersi con le loro famiglie o lungo il cammino alla ricerca di protezione in altri Paesi, i bambini sono esposti alla violenza e rischiano di essere vittime di contrabbandieri e trafficanti. La grande capacità di recupero, resilienza e determinazione di questi giovani spesso rappresenta una forma di sostegno e di speranza per le comunità di appartenenza e le loro famiglie.
Le fotografie di Ricardo Ramirez Arriola, Luis Eduardo Parada Contreras, Regina De La Portilla, Miguel Gutierrez, Tito Herrera, Santiago Escobar Jaramillo, Viviana Murillo, Encarni Pindado e Daniele Volpe, scattate nel 2015 e 2016 in Colombia, Ecuador, Guatemala, Honduras, Messico e Venezuela, raccontano la vita di questi bambini in fuga, ci svelano i loro volti e quelli delle loro famiglie, ci permettono di affacciarci nella loro quotidianità, di sentirne il calore, di capire da dove vengono. Al tempo stesso, la fotografia è uno strumento che può aiutarci a prendere coscienza di realtà problematiche quali la violenza, la fuga e la ricerca di un posto sicuro.
In Centro America, un’attività criminale diffusa e le difficoltà economiche che ne derivano hanno causato negli ultimi anni un forte aumento del numero di famiglie e bambini non accompagnati costretti a fuggire. In El Salvador, Honduras, Guatemala, e anche in Colombia i bambini sono colpiti da livelli di violenza molto gravi ogni singolo giorno. Sono vittime di reclutamento forzato, estorsione, rapimenti e abusi sessuali. Nonostante i notevoli progressi ottenuti, l’UNHCR chiede ai governi della regione di investire maggiori risorse per garantire che i bambini siano al sicuro dove vivono, studiano e giocano. Non possiamo perdere un’intera generazione negando loro sicurezza e istruzione.
Nel 2016, decine di migliaia di persone provenienti da El Salvador, Guatemala e Honduras hanno chiesto asilo negli Stati Uniti o si sono rifugiate in Messico, Belize, Costa Rica, Nicaragua e Panama. In Colombia, gli sfollati rimasti all’interno del paese sono più di sette milioni mentre i rifugiati colombiani all’estero sono 340.000. L’Ecuador è il paese con il più alto numero di rifugiati provenienti dalla vicina Colombia. Negli ultimi anni sono arrivate in Venezuela circa 200.000 persone in cerca di protezione internazionale, per la maggior parte di nazionalità colombiana.
La mostra fotografica è finanziata dalla direzione per gli Aiuti umanitari e la protezione civile della Commissione europea (ECHO). Sono 75 milioni i bambini che oggi non possono andare a scuola a causa di emergenze umanitarie. Per ECHO, fornire a questi bambini un luogo sicuro dove ricevere istruzione non rappresenta solo un obbligo salva-vita, ma anche l’unica maniera per garantire un futuro a loro e alle loro comunità.
L’UNHCR lavora in America Latina per rispondere ai bisogni di un crescente numero di sfollati, assicurare la protezione dei rifugiati e degli apolidi e per promuovere soluzioni durevoli.
29
settembre 2017
Ti racconto la mia storia. Bambini in fuga in America Latina
Dal 29 settembre al 12 novembre 2017
fotografia
Location
MUSEO DELLE MURA AURELIANE
Roma, Via Di Porta San Sebastiano, 18, (Roma)
Roma, Via Di Porta San Sebastiano, 18, (Roma)
Orario di apertura
9-14
Vernissage
29 Settembre 2017, h 18
Ufficio stampa
ZETEMA
Autore