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Timo Bortolotti – La tenerezza della scultura
Mostra dedicata interamente al lavoro scultoreo del grande artista, autore di monumenti bronzei e marmorei del Novecento lombardo, che trova la sua massima espressione nel linearismo purista del Neoclassicismo
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il FAI - Fondo Ambiente Italiano ospita dall’8 luglio al 6 settembre 2015 a Villa Necchi
Campiglio, bene della Fondazione nel cuore di Milano, la mostra “Timo Bortolotti. La tenerezza
della scultura”, personale a cura di Elena Pontiggia dedicata interamente al lavoro scultoreo del
grande artista, autore di monumenti bronzei e marmorei del Novecento lombardo, che trova la sua
massima espressione nel linearismo purista del Neoclassicismo.
Il FAI dedica questa importante rassegna all’artista bresciano, già presente nella collezione
permanente grazie alle donazioni dei suoi nipoti: i fratelli Rinaldini e Claudia Gian Ferrari, la
gallerista milanese che a Villa Necchi Campiglio ha lasciato una cospicua parte delle sue opere, tra
cui dello stesso artista La canzone marinara che raffigura la mamma.
Saranno esposti quaranta capolavori - oltre a documenti originali, disegni e documentari - che
ripercorrono l’iter espressivo di Timo Bortolotti (1884 – 1954), iniziato negli anni Venti a Milano
al fianco di Pietro Marussig e Achille Funi, fondatori del gruppo Novecento e con i quali apre una
scuola libera d’arte in via Vivaio.
L’artista raggiunge la piena maturità negli anni tra le due guerre, quando ottiene con l’opera
Treccine bionde, ora nella collezione permanente della villa, il Grand Prix all’Esposizione
Internazionale di Parigi del 1937. Proprio questi anni sono quelli più attivi, che coincidono con la
piena adesione dello scultore alla classicità, intesa come il “ritorno all’ordine”, all’armonia derivata
dal recupero della romanità in chiave solenne e celebrativa.
La mostra indaga questo intenso periodo di produzione artistica, con particolare attenzione alla
ricerca spirituale della materia scultorea, esplorando la delicata introspezione psicologica dei
soggetti scolpiti con esiti di commuovente tenerezza, qualità che lo pone tra i ritrattisti più
penetranti del Novecento.
"Scultore di bambini Timo Bortolotti: capace di catturare la beatitudine di un neonato che dorme e
lo stupore di un bimbetto di pochi anni, la risata dell’infanzia e la grazia dell'adolescenza, un figlio
abbracciato dall'amore di una madre e la tenerezza di due fratellini. Ma scultore anche di
monumenti nel senso etimologico del termine: da "monere", cioè ammonire, insegnare, ricordare,
che è proprio il contrario della retorica".
Così Elena Pontiggia descrive la personalità artistica dell’autore bresciano che ha saputo misurarsi
sia con la scultura celebrativa pubblica civile e religiosa sia con opere di piccola dimensione che
raffigurano soprattutto bambini, tema principale su cui si sofferma la mostra.
San Giovannino del 1938, Nudo di giovinetta del 1943 e Grazia col golfino del 1944 sono solo
alcuni dei lavori presentati, che dimostrano la graduale conoscenza del mestiere di Timo Bortolotti
e del significato delle forme delle sue sculture. Le sue opere infatti sono in grado di cogliere
momenti di giovinezza che destano stupore e malinconia e sanno esprimere una forte carica umana,
nonostante l’impronta classicista del periodo che promuoveva la purezza geometrica e strutturale.
Campiglio, bene della Fondazione nel cuore di Milano, la mostra “Timo Bortolotti. La tenerezza
della scultura”, personale a cura di Elena Pontiggia dedicata interamente al lavoro scultoreo del
grande artista, autore di monumenti bronzei e marmorei del Novecento lombardo, che trova la sua
massima espressione nel linearismo purista del Neoclassicismo.
Il FAI dedica questa importante rassegna all’artista bresciano, già presente nella collezione
permanente grazie alle donazioni dei suoi nipoti: i fratelli Rinaldini e Claudia Gian Ferrari, la
gallerista milanese che a Villa Necchi Campiglio ha lasciato una cospicua parte delle sue opere, tra
cui dello stesso artista La canzone marinara che raffigura la mamma.
Saranno esposti quaranta capolavori - oltre a documenti originali, disegni e documentari - che
ripercorrono l’iter espressivo di Timo Bortolotti (1884 – 1954), iniziato negli anni Venti a Milano
al fianco di Pietro Marussig e Achille Funi, fondatori del gruppo Novecento e con i quali apre una
scuola libera d’arte in via Vivaio.
L’artista raggiunge la piena maturità negli anni tra le due guerre, quando ottiene con l’opera
Treccine bionde, ora nella collezione permanente della villa, il Grand Prix all’Esposizione
Internazionale di Parigi del 1937. Proprio questi anni sono quelli più attivi, che coincidono con la
piena adesione dello scultore alla classicità, intesa come il “ritorno all’ordine”, all’armonia derivata
dal recupero della romanità in chiave solenne e celebrativa.
La mostra indaga questo intenso periodo di produzione artistica, con particolare attenzione alla
ricerca spirituale della materia scultorea, esplorando la delicata introspezione psicologica dei
soggetti scolpiti con esiti di commuovente tenerezza, qualità che lo pone tra i ritrattisti più
penetranti del Novecento.
"Scultore di bambini Timo Bortolotti: capace di catturare la beatitudine di un neonato che dorme e
lo stupore di un bimbetto di pochi anni, la risata dell’infanzia e la grazia dell'adolescenza, un figlio
abbracciato dall'amore di una madre e la tenerezza di due fratellini. Ma scultore anche di
monumenti nel senso etimologico del termine: da "monere", cioè ammonire, insegnare, ricordare,
che è proprio il contrario della retorica".
Così Elena Pontiggia descrive la personalità artistica dell’autore bresciano che ha saputo misurarsi
sia con la scultura celebrativa pubblica civile e religiosa sia con opere di piccola dimensione che
raffigurano soprattutto bambini, tema principale su cui si sofferma la mostra.
San Giovannino del 1938, Nudo di giovinetta del 1943 e Grazia col golfino del 1944 sono solo
alcuni dei lavori presentati, che dimostrano la graduale conoscenza del mestiere di Timo Bortolotti
e del significato delle forme delle sue sculture. Le sue opere infatti sono in grado di cogliere
momenti di giovinezza che destano stupore e malinconia e sanno esprimere una forte carica umana,
nonostante l’impronta classicista del periodo che promuoveva la purezza geometrica e strutturale.
08
luglio 2015
Timo Bortolotti – La tenerezza della scultura
Dall'otto luglio al 06 settembre 2015
arte contemporanea
Location
VILLA NECCHI CAMPIGLIO
Milano, Via Mozart, 12/14, (Milano)
Milano, Via Mozart, 12/14, (Milano)
Biglietti
Ingresso con visita alla Villa: Adulti: € 9,00; Bambini (4-14 anni): € 4,00; Studenti universitari fino ai 26 anni: € 5,00; Iscritti FAI: gratuito
Vernissage
8 Luglio 2015, su invito
Sito web
www.fondoambiente.it
Autore
Curatore