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Timo Bortolotti – Scultore 1884- 1954
Nonostante il naturalismo che è senza dubbio la cifra più significante della sua plastica, Bortolotti tende a sciogliere il suo fare secondo precise ritmiche interiori, giocando sulle linee curve che raggiungono un’intima assolutezza.
Comunicato stampa
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una conversazione sulla sua opera di
Alfonso Panzetta
interverranno:
Rossana Bossaglia
Elena Pontiggia
Timo Bortolotti, nato a Darfo in provincia di Brescia nel 1884, ricalca, come dice Bruno Passamani, le tracce battute da quasi tutti gli scultori nostri: dalla cava o dalla bottega all’atelier. In effetti Bortolotti, dopo la morte del padre che gestiva cave di marmo e di pietra simona in alta Val Camonica, aveva lavorato in questo ambito, coltivando tuttavia la propria passione per la scultura.
E’ praticamente dopo la prima guerra mondiale che Timo Bortolotti riesce a dedicarsi in modo completo alla scultura aprendo uno studio a Brescia in Palazzo Monti. In questo nuovo studio realizza l’incarico pubblico più importante della sua giovane carriera: il monumento ai caduti al Passo del Tonale con la Vittoria alata, e qualche anno dopo il grande Cristo Re posizionato a Bienno.
Ma la poesia e la lirica dell’opera di Bortolotti si esprime particolarmente nei ritratti, siano di fanciulli o di personaggi, delle figlie o di amici di famiglia, preferendo il caldo colore della terracotta al bronzo o al marmo, che peraltro lavorava con molta abilità, senza l’uso dei puntatori o dei marmorini.
Agli inizi della seconda metà degli anni venti Bortolotti si trasferisce a Milano con studio in via Vivaio nel quale fonda una scuola libera di nudo con Marussig e Funi.
Partecipa alle più importanti esposizioni pubbliche, dalle Biennali di Venezia alle Quadriennali di Roma; è invitato alla partecipazione a concorsi per opere pubbliche, e sue sculture sono conservate sia nel Palazzo di Giustizia di Milano che sul Duomo.
Nonostante il naturalismo che è senza dubbio la cifra più significante della sua plastica, Bortolotti tende a sciogliere il suo fare secondo precise ritmiche interiori, giocando sulle linee curve che raggiungono un’intima assolutezza nella definizione del cerchio che spesso conchiude la figura in un’ideale forma perfetta. E’ in ogni caso classico il profondo segno della scultura di Bortolotti che percorre tutta la sua opera, sia nelle piccole terrecotte come nei grandi bronzi, in particolare in Tuffatore del 1924.
Nel 1935 vince a Parigi, ex aequo con Marino Marini, il Grand Prix della scultura.
A cinquant’anni dalla sua scomparsa questa serata vuole ricordarlo a chi lo ha conosciuto e apprezzato e farlo conoscere a chi ancora non ha frequentato il suo limpido cammino d’artista.
Alfonso Panzetta
interverranno:
Rossana Bossaglia
Elena Pontiggia
Timo Bortolotti, nato a Darfo in provincia di Brescia nel 1884, ricalca, come dice Bruno Passamani, le tracce battute da quasi tutti gli scultori nostri: dalla cava o dalla bottega all’atelier. In effetti Bortolotti, dopo la morte del padre che gestiva cave di marmo e di pietra simona in alta Val Camonica, aveva lavorato in questo ambito, coltivando tuttavia la propria passione per la scultura.
E’ praticamente dopo la prima guerra mondiale che Timo Bortolotti riesce a dedicarsi in modo completo alla scultura aprendo uno studio a Brescia in Palazzo Monti. In questo nuovo studio realizza l’incarico pubblico più importante della sua giovane carriera: il monumento ai caduti al Passo del Tonale con la Vittoria alata, e qualche anno dopo il grande Cristo Re posizionato a Bienno.
Ma la poesia e la lirica dell’opera di Bortolotti si esprime particolarmente nei ritratti, siano di fanciulli o di personaggi, delle figlie o di amici di famiglia, preferendo il caldo colore della terracotta al bronzo o al marmo, che peraltro lavorava con molta abilità, senza l’uso dei puntatori o dei marmorini.
Agli inizi della seconda metà degli anni venti Bortolotti si trasferisce a Milano con studio in via Vivaio nel quale fonda una scuola libera di nudo con Marussig e Funi.
Partecipa alle più importanti esposizioni pubbliche, dalle Biennali di Venezia alle Quadriennali di Roma; è invitato alla partecipazione a concorsi per opere pubbliche, e sue sculture sono conservate sia nel Palazzo di Giustizia di Milano che sul Duomo.
Nonostante il naturalismo che è senza dubbio la cifra più significante della sua plastica, Bortolotti tende a sciogliere il suo fare secondo precise ritmiche interiori, giocando sulle linee curve che raggiungono un’intima assolutezza nella definizione del cerchio che spesso conchiude la figura in un’ideale forma perfetta. E’ in ogni caso classico il profondo segno della scultura di Bortolotti che percorre tutta la sua opera, sia nelle piccole terrecotte come nei grandi bronzi, in particolare in Tuffatore del 1924.
Nel 1935 vince a Parigi, ex aequo con Marino Marini, il Grand Prix della scultura.
A cinquant’anni dalla sua scomparsa questa serata vuole ricordarlo a chi lo ha conosciuto e apprezzato e farlo conoscere a chi ancora non ha frequentato il suo limpido cammino d’artista.
24
giugno 2004
Timo Bortolotti – Scultore 1884- 1954
24 giugno 2004
incontro - conferenza
Location
GALLERIA SAN FEDELE
Milano, Via Ulrico Hoepli, 3A-B, (Milano)
Milano, Via Ulrico Hoepli, 3A-B, (Milano)
Vernissage
24 Giugno 2004, ore 18.15