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Tino Aime – Il colore dei salici
Mostra personale
Comunicato stampa
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Vecchie case che parlano, assorte, una loro lingua fatta di attesa e
> silenzio, nella neve dei monti illuminata dalla luna. E' la magia che,
> ancora una volta, ripropone l'opera pittorica di Tino Aime, schivo cantore
> della civiltà alpina, in bilico tra l'elegia di un mondo perduto e
> l'incanto che sa regalare l'atmosfera dei villaggi abbandonati, con la
> loro intatta bellezza. Si intitola "Il colore dei salici" l'ultima mostra
> dell'artista piemontese, che si apre il 27 giugno alla galleria Tinber di
> Pragelato, in val Chisone, nel cuore del comprensorio olimpico di Torino
> 2006.>
> Curato da Gianni Bertin ed Elena Piacentini, lo spazio artistico è
> delicatamente ricavato da una vecchia baita: pietra e legno sono gli
> elementi che accolgono le opere, in un ambiente pensato e realizzato per
> offrire alla montagna una presenza poetica, una riflessione che attraverso
> l'arte proponga una rilettura del presente, partendo ad esempio dal
> paesaggio, come nel caso della pittura di Tino Aime, che a fine anno sarà
> "ambasciatore" delle Alpi piemontesi in una importante mostra a Bruxelles.
> Di origine cuneese, cresciuto alla scuola di Idro Colombi nella Torino
> scabra ed essenziale di Casorati, Aime vive da decenni un felice "ritiro"
> alla Bastia di Gravere, in valle di Susa, in un territorio che gli
> fornisce il prezioso materiale poetico di cui vivono le sue tele: villaggi
> dimenticati e marginali come Amazas, Desertes, Cels, Chateau-Beaulard e la
> stessa Bastia sono le mete d'elezione di una ricerca incessante, di
> raffinata dedizione, che non è sfuggita a scrittori come Nico Orengo,
> Massimo Mila, Davide Lajolo, Mario Rigoni Stern, Francesco Biamonti, Nuto
> Revelli; tutti autori che hanno condiviso - con scritti di presentazione -
> la lunga fedeltà di Tino Aime alla sua montagna, specchio dell'anima e
> linguaggio capace di parlare a tutti, tra dolore e meraviglia.
> «Poeti, romanzieri e letterati hanno scoperto in Aime affinità, riscontri
> concettuali, segni indelebili di quelle radici che affondano nella terra
> piemontese», scrive Angelo Mistrangelo nella presentazione del catalogo di
> Pragelato. Quella di Tino Aime è «la storia di un ragazzo che viene da una
> famiglia di pastori». Dalle Alpi occitane fino agli approdi valsusini,
> senza mai smettere di «interrogare la montagna, ricrearla, darle voce e -
> invenzione delle invenzioni - proiettarla in dimensione fantastica sulla
> tela».
> Uno dei passaggi-chiave, nel percorso di Aime, è stato la riscoperta del
> retroterra linguistico: attraversò tutta la Provenza una grande mostra di
> lavori in cui Aime dipinse "Mirèio", il poema provenzale di Federico
> Mistral, premio Nobel per la letteratura. «Questa nostra lingua
> provenzale - scrive Sergio Arneodo, che ha tradotto l'introduzione di
> Mistrangelo - è diventata un segno pittorico aggiuntivo».
> Profuma di Provenza anche la mostra di Pragelato, dove le inconfondibili
> architetture dei villaggi dipinti rimandano alle Alpi del Sud e al Midi
> francese, la culla di una grande civiltà medievale di cui la montagna di
> Aime, minore e appartata, rappresenta l'estremo avamposto. Anche nella
> mostra allestita in val Chisone, le tele sono accompagnate da versi (di
> Marco Franceschetti e Giorgio Cattaneo) nel bel catalogo realizzato con
> fotografie di Pino Scavo.
> silenzio, nella neve dei monti illuminata dalla luna. E' la magia che,
> ancora una volta, ripropone l'opera pittorica di Tino Aime, schivo cantore
> della civiltà alpina, in bilico tra l'elegia di un mondo perduto e
> l'incanto che sa regalare l'atmosfera dei villaggi abbandonati, con la
> loro intatta bellezza. Si intitola "Il colore dei salici" l'ultima mostra
> dell'artista piemontese, che si apre il 27 giugno alla galleria Tinber di
> Pragelato, in val Chisone, nel cuore del comprensorio olimpico di Torino
> 2006.>
> Curato da Gianni Bertin ed Elena Piacentini, lo spazio artistico è
> delicatamente ricavato da una vecchia baita: pietra e legno sono gli
> elementi che accolgono le opere, in un ambiente pensato e realizzato per
> offrire alla montagna una presenza poetica, una riflessione che attraverso
> l'arte proponga una rilettura del presente, partendo ad esempio dal
> paesaggio, come nel caso della pittura di Tino Aime, che a fine anno sarà
> "ambasciatore" delle Alpi piemontesi in una importante mostra a Bruxelles.
> Di origine cuneese, cresciuto alla scuola di Idro Colombi nella Torino
> scabra ed essenziale di Casorati, Aime vive da decenni un felice "ritiro"
> alla Bastia di Gravere, in valle di Susa, in un territorio che gli
> fornisce il prezioso materiale poetico di cui vivono le sue tele: villaggi
> dimenticati e marginali come Amazas, Desertes, Cels, Chateau-Beaulard e la
> stessa Bastia sono le mete d'elezione di una ricerca incessante, di
> raffinata dedizione, che non è sfuggita a scrittori come Nico Orengo,
> Massimo Mila, Davide Lajolo, Mario Rigoni Stern, Francesco Biamonti, Nuto
> Revelli; tutti autori che hanno condiviso - con scritti di presentazione -
> la lunga fedeltà di Tino Aime alla sua montagna, specchio dell'anima e
> linguaggio capace di parlare a tutti, tra dolore e meraviglia.
> «Poeti, romanzieri e letterati hanno scoperto in Aime affinità, riscontri
> concettuali, segni indelebili di quelle radici che affondano nella terra
> piemontese», scrive Angelo Mistrangelo nella presentazione del catalogo di
> Pragelato. Quella di Tino Aime è «la storia di un ragazzo che viene da una
> famiglia di pastori». Dalle Alpi occitane fino agli approdi valsusini,
> senza mai smettere di «interrogare la montagna, ricrearla, darle voce e -
> invenzione delle invenzioni - proiettarla in dimensione fantastica sulla
> tela».
> Uno dei passaggi-chiave, nel percorso di Aime, è stato la riscoperta del
> retroterra linguistico: attraversò tutta la Provenza una grande mostra di
> lavori in cui Aime dipinse "Mirèio", il poema provenzale di Federico
> Mistral, premio Nobel per la letteratura. «Questa nostra lingua
> provenzale - scrive Sergio Arneodo, che ha tradotto l'introduzione di
> Mistrangelo - è diventata un segno pittorico aggiuntivo».
> Profuma di Provenza anche la mostra di Pragelato, dove le inconfondibili
> architetture dei villaggi dipinti rimandano alle Alpi del Sud e al Midi
> francese, la culla di una grande civiltà medievale di cui la montagna di
> Aime, minore e appartata, rappresenta l'estremo avamposto. Anche nella
> mostra allestita in val Chisone, le tele sono accompagnate da versi (di
> Marco Franceschetti e Giorgio Cattaneo) nel bel catalogo realizzato con
> fotografie di Pino Scavo.
27
giugno 2009
Tino Aime – Il colore dei salici
Dal 27 giugno al 19 luglio 2009
arte contemporanea
Location
TINBER ART GALLERY
Pragelato, Via Albergian, 20, (Torino)
Pragelato, Via Albergian, 20, (Torino)
Orario di apertura
lunedi - domenica 10,00 -12,30/ 15,00 -19,00 venerdi e sabato sera 21,00 - 22,30
Vernissage
27 Giugno 2009, ore 18
Autore