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Tino Luciano
Tino Luciano porta i suoi eleganti enigmi dipinti, abitati da dame dagli sguardi assenti e dalla pelle perlacea, da creature zoomorfe e antropomorfe, i suoi quadri (in mostra circa 35 opere) sono dei piccoli boccascena all’interno dei quali viene descritto un mondo onirico e simbolista.
Comunicato stampa
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Tino Luciano (Carbonia, Cagliari, 1953; vive e lavora a Tempio Pausania, Olbia-Tempio) porta i suoi eleganti enigmi dipinti alla Galleria Davico.
Abitati da dame dagli sguardi assenti e dalla pelle perlacea, da creature zoomorfe e antropomorfe, i suoi quadri (in mostra circa 35 opere) sono dei piccoli boccascena all’interno dei quali viene descritto un mondo onirico e simbolista, dai tratti quasi fiamminghi e dal retrogusto rinascimentale.
Con tecnica magistrale (tutti oli su masonite o su tavola), Luciano crea scene in cui tutto viene immobilizzato in un attimo emblematico: anche l’azione, il movimento, eventi che potrebbero avere un dato sonoro, nelle sue opere vengono fermati e ovattati, per creare un mondo forse non idilliaco ma almeno senza tempo, velato di discreta malinconia. “In esso dominano le donne, quali sacerdotesse del silenzio, immobili protettrici dei nostri sogni, sorridenti guide attraverso le nostre difficoltà ed i nostri problemi. Sono lassù che ci osservano da un davanzale che fa da sipario, restano impassibili di fronte alle peripezie della vita, spesso legate da nodi e da corde aggrovigliate, e ci mostrano oggetti ed animali, i loro simboli privilegiati” (E. Gargioni, dal testo in catalogo).
Ogni elemento nelle opere di Tino Luciano ha un suo valore, un suo significato, con riferimenti alla simbologia filosofica, matematica, religiosa e pagana. Capelli intrecciati a tracciare il simbolo dell’infinito, corde e nastri annodati e aggrovigliati che indicano la vita e i suoi legami, e ancora coni, piume, fiori… Niente è lasciato al caso o al mero decorativismo: la minuzia chirurgica del pennello si accompagna allo studio meticoloso dei “perché” delle scene.
Abitati da dame dagli sguardi assenti e dalla pelle perlacea, da creature zoomorfe e antropomorfe, i suoi quadri (in mostra circa 35 opere) sono dei piccoli boccascena all’interno dei quali viene descritto un mondo onirico e simbolista, dai tratti quasi fiamminghi e dal retrogusto rinascimentale.
Con tecnica magistrale (tutti oli su masonite o su tavola), Luciano crea scene in cui tutto viene immobilizzato in un attimo emblematico: anche l’azione, il movimento, eventi che potrebbero avere un dato sonoro, nelle sue opere vengono fermati e ovattati, per creare un mondo forse non idilliaco ma almeno senza tempo, velato di discreta malinconia. “In esso dominano le donne, quali sacerdotesse del silenzio, immobili protettrici dei nostri sogni, sorridenti guide attraverso le nostre difficoltà ed i nostri problemi. Sono lassù che ci osservano da un davanzale che fa da sipario, restano impassibili di fronte alle peripezie della vita, spesso legate da nodi e da corde aggrovigliate, e ci mostrano oggetti ed animali, i loro simboli privilegiati” (E. Gargioni, dal testo in catalogo).
Ogni elemento nelle opere di Tino Luciano ha un suo valore, un suo significato, con riferimenti alla simbologia filosofica, matematica, religiosa e pagana. Capelli intrecciati a tracciare il simbolo dell’infinito, corde e nastri annodati e aggrovigliati che indicano la vita e i suoi legami, e ancora coni, piume, fiori… Niente è lasciato al caso o al mero decorativismo: la minuzia chirurgica del pennello si accompagna allo studio meticoloso dei “perché” delle scene.
27
gennaio 2011
Tino Luciano
Dal 27 gennaio al 26 febbraio 2011
arte contemporanea
Location
GALLERIA DAVICO
Torino, Galleria Subalpina, 30, (Torino)
Torino, Galleria Subalpina, 30, (Torino)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 10-12.30 e 16-19.30
Vernissage
27 Gennaio 2011, ore 18.00
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