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Tito – una collezione
Ad un anno dalla scomparsa dell’Artista Tito Amodei viene ricordato nella collezione di Alessandra Scerrato e Francesco Pezzini con narrazioni fotografiche di Stefano Fontebasso de Martino.
Comunicato stampa
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TITO
Ferdinando Amodei, in arte Tito, pittore, scultore, incisore. (Colli a Volturno, 11 marzo 1926 -
Roma, 31 gennaio 2018) membro della Congrega zione Passionista, risiedeva a Roma nella Comunità della Scala Santa dal 1966.
Diplomato all'Accademia di Belle Arti di Firenze, in pittura con Primo Conti; autodidatta per la scultura .
Espone dal 1964 sia in Italia che all'estero (Torino, Catania, Roma, Perugia, Firenze, Viterbo, Milano, Gubbio, Valle d'Aosta, Vienna, lnnsbruck, New York, alla Biennale di Bagdad).
Molta della sua attività artistica è stata assorbita da grandi decorazioni in spazi pubblici, special mente in chiese (affreschi, vetrate, mosaici). Privilegiando la passione di Cristo, sia in pittura che in scultura; si segnalano le Via Crucis in bronzo nei Sassi di Matera ma anche il grande fregio di 30 metri in terracotta del Collegio Massimo all'EUR (Roma) e il mosaici (250 metri quadrati) nel Santuario di S. Maria Goretti (Nettuno), il Tabernacolo della Cappella di Santa Marta in Vaticano .
E' stato impegnato anche in opere di carattere civile, come in monumenti per i caduti.
Del suo lavoro si sono occupati scrittori e critici notissimi, pubblicando monografie sulla sua arte. Nel 1970 fonda a Roma, attigua alla Scala Santa, Sala 1 centro di arte sperimentale.
Tito da sempre era impegnato per un fattivo incontro tra il sacro e l'arte contemporanea, promuovendo mostre, anche come sollecitazione alla Chiesa perché sappia leggere nel contemporaneo la presenza di istanze religiose. Il suo costante rigetto della totale assenza di veri valori artistici nella iconografia devozionale cattolica lo indusse nel 1971 ad una clamorosa esposizione a Sala 1 di prodotti religiosi kitsch. E sempre su questo tema, nel 2010, pubblica per le Edizioni Feeria di S. Leolino (Firenze) "Perché la Madonna vuole apparire kitsch?”
Ma aveva già pubblicato, nel 1962, per le Edizioni De Luca di Roma, una antologica sulla Passione del Signore nell'arte contemporanea. Dalla antologia fu trattato un documentario premiato alla Biennale di Venezia.
Ha inoltre pubblicato studi sulla Scala Santa e scritti d'arte in riviste di informazione religiosa. Le sue opere sono state accolte in vari musei sia italiani che stranieri.
Tito era accademico pontificio dei Virtuosi al Pantheon ed era consulente alla CEI per l'edilizia per il culto.
LA PITTURA SACRA "CONTEMPORANEA" DI TITO
Tito si è contraddistinto per il modo in cui, da religioso, ha trattato l'arte sacra. Attraverso mostre, conferenze e pubblicazioni, ha promosso l'arte con un dibattito aperto alle più innovative forme espressive, sebbene non scevro di controversie, portando nella pratica artistica il messaggio del concilio Vaticano Il.
Amico di Sebastian Matta, Tito conobbe anche Andy Warhol e Mark Rothko, contatti che lo portarono a praticare un'arte sacra scevra da dogmatismi e conformismi: le sue opere astratte sono molto vicine ai dibattiti che tra gli anni Cinquanta e Sessanta animavano il sistema dell'arte di quei tempi. "Non faccio arte religiosa", spiegava Tito in un'intervista su La Repubblica . "L'arte non è religiosa né laica. È solo arte".
Proprio con Matta, nel 1964 Tito realizzò a Roma la mostra Bella Ciao - Dare alla Vita una Luce; è del 1976 invece Tito - Le sculture, personale tenuta presso la Sala 1. In questa occasione, oltre alle drammatiche Deposizioni, vengono esposte opere dal tema fantastico che contraddistinguerà anche la produzione degli anni Ottanta: composizioni in legno e bronzo in cui forme naturali dal significato simbolico (le mele, il pesce, l'uovo, il sole, l'uccello) sono imprigionate in architetture geometriche che prendono vita attraverso giochi di luce e ombra creati dagli elementi scultorei e i movimenti dell'osservatore. La produzione artistica più recente di Tito, principalmente strutture architettoniche in legno pensate per gli spazi aperti, si contraddistingue per le grandi dimensioni.
Ferdinando Amodei, in arte Tito, pittore, scultore, incisore. (Colli a Volturno, 11 marzo 1926 -
Roma, 31 gennaio 2018) membro della Congrega zione Passionista, risiedeva a Roma nella Comunità della Scala Santa dal 1966.
Diplomato all'Accademia di Belle Arti di Firenze, in pittura con Primo Conti; autodidatta per la scultura .
Espone dal 1964 sia in Italia che all'estero (Torino, Catania, Roma, Perugia, Firenze, Viterbo, Milano, Gubbio, Valle d'Aosta, Vienna, lnnsbruck, New York, alla Biennale di Bagdad).
Molta della sua attività artistica è stata assorbita da grandi decorazioni in spazi pubblici, special mente in chiese (affreschi, vetrate, mosaici). Privilegiando la passione di Cristo, sia in pittura che in scultura; si segnalano le Via Crucis in bronzo nei Sassi di Matera ma anche il grande fregio di 30 metri in terracotta del Collegio Massimo all'EUR (Roma) e il mosaici (250 metri quadrati) nel Santuario di S. Maria Goretti (Nettuno), il Tabernacolo della Cappella di Santa Marta in Vaticano .
E' stato impegnato anche in opere di carattere civile, come in monumenti per i caduti.
Del suo lavoro si sono occupati scrittori e critici notissimi, pubblicando monografie sulla sua arte. Nel 1970 fonda a Roma, attigua alla Scala Santa, Sala 1 centro di arte sperimentale.
Tito da sempre era impegnato per un fattivo incontro tra il sacro e l'arte contemporanea, promuovendo mostre, anche come sollecitazione alla Chiesa perché sappia leggere nel contemporaneo la presenza di istanze religiose. Il suo costante rigetto della totale assenza di veri valori artistici nella iconografia devozionale cattolica lo indusse nel 1971 ad una clamorosa esposizione a Sala 1 di prodotti religiosi kitsch. E sempre su questo tema, nel 2010, pubblica per le Edizioni Feeria di S. Leolino (Firenze) "Perché la Madonna vuole apparire kitsch?”
Ma aveva già pubblicato, nel 1962, per le Edizioni De Luca di Roma, una antologica sulla Passione del Signore nell'arte contemporanea. Dalla antologia fu trattato un documentario premiato alla Biennale di Venezia.
Ha inoltre pubblicato studi sulla Scala Santa e scritti d'arte in riviste di informazione religiosa. Le sue opere sono state accolte in vari musei sia italiani che stranieri.
Tito era accademico pontificio dei Virtuosi al Pantheon ed era consulente alla CEI per l'edilizia per il culto.
LA PITTURA SACRA "CONTEMPORANEA" DI TITO
Tito si è contraddistinto per il modo in cui, da religioso, ha trattato l'arte sacra. Attraverso mostre, conferenze e pubblicazioni, ha promosso l'arte con un dibattito aperto alle più innovative forme espressive, sebbene non scevro di controversie, portando nella pratica artistica il messaggio del concilio Vaticano Il.
Amico di Sebastian Matta, Tito conobbe anche Andy Warhol e Mark Rothko, contatti che lo portarono a praticare un'arte sacra scevra da dogmatismi e conformismi: le sue opere astratte sono molto vicine ai dibattiti che tra gli anni Cinquanta e Sessanta animavano il sistema dell'arte di quei tempi. "Non faccio arte religiosa", spiegava Tito in un'intervista su La Repubblica . "L'arte non è religiosa né laica. È solo arte".
Proprio con Matta, nel 1964 Tito realizzò a Roma la mostra Bella Ciao - Dare alla Vita una Luce; è del 1976 invece Tito - Le sculture, personale tenuta presso la Sala 1. In questa occasione, oltre alle drammatiche Deposizioni, vengono esposte opere dal tema fantastico che contraddistinguerà anche la produzione degli anni Ottanta: composizioni in legno e bronzo in cui forme naturali dal significato simbolico (le mele, il pesce, l'uovo, il sole, l'uccello) sono imprigionate in architetture geometriche che prendono vita attraverso giochi di luce e ombra creati dagli elementi scultorei e i movimenti dell'osservatore. La produzione artistica più recente di Tito, principalmente strutture architettoniche in legno pensate per gli spazi aperti, si contraddistingue per le grandi dimensioni.
15
febbraio 2019
Tito – una collezione
Dal 15 al 22 febbraio 2019
arte moderna e contemporanea
Location
TRALEVOLTE
Roma, Piazza Di Porta San Giovanni, 10, (ROMA)
Roma, Piazza Di Porta San Giovanni, 10, (ROMA)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 17-20
Vernissage
15 Febbraio 2019, ore 18.00
Autore