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Tomislav Brajnovic / Igor Eškinja – Suddenly everything disappears (tutto ad un tratto sparisce)
La mostra verrà inaugurata alla presenza di Tomislav Brajnovic e Igor Eškinja. Essa è stata commissionata ai due artisti da Trieste Contemporanea, all’interno del progetto di Dialoghi con l’arte dell’Europa centro orientale e nell’anno della festa dei suoi 20 anni di attività.
Comunicato stampa
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Quale fragilità può essere mostrata, quale vero tempo aperto può essere proposto, come presente sempre vigile sulla complessità, dall’arte visiva contemporanea? La mostra a due, progettata da Tomislav Brajnović e Igor Eškinja per lo spazio dello Studio Tommaseo di Trieste, mette in campo un problema molto serio. L’efficacia della loro proposta è sconcertante proprio perché questi due straordinari artisti croati non vogliono “gridare” contro i nostri progetti sbagliati, ma solo mostrarceli. Lo fanno, per così dire, metaforicamente, ma è proprio la sorpresa dello slittamento della loro “denuncia” nell’astrazione che la rende chiara e sconcertante: come l’arte contemporanea sa essere.
L’uomo moderno, soprattutto nella cultura occidentale, ha rincorso l’obiettivo di cambiare il mondo ed è sotto gli occhi di tutti il suo fallimento in questo proposito, proprio oggi, in tempi drammatici di migrazioni che preludono ad un cambiamento radicale nel futuro.
Tomislav Brajnović mette in questione la possibile ridefinizione di nozioni come quelle di artista, storia, cultura. Lavora su frammenti di storia comune, fa piccoli interventi di serigrafia o installativi su oggetti trovati, riporta un’esperienza di un tempo passato che però è esperienza-campione, dove tutta l’esperienza umana si trova…e riaffiora nel presente. In tempi in cui ancora troppi uomini sono messi nelle condizioni di essere costretti a cercare la loro “terra promessa” che ancor oggi gli viene negata con una violenza che si ripete uguale da secoli, l’artista – con la provocazione della nozione di “dittatore gentile”, titolo di un opera esposta, che gli proviene dal filosofo sloveno Slavoj Žižek – si domanda dove abbiamo sbagliato in passato, quando anche la bellezza perfetta dell’arte, anche di quella più radicale, aveva contribuito con una sua magnifica parte formale ad un progetto che oggi più che mai si dimostra fallimentare. “Terra promessa” è anche la scritta in sovrimpressione apposta dall’artista su una falsa banconota da dieci dollari, falsa come la promessa…
Anche Igor Eškinja pensa che sia possibile che l’arte visiva possa avere una posizione più libera e radicale di altri prodotti della cultura nell’affrontare l’urgenza di parlare del presente, di riflettere sulla nostra condizione umana a partire dall’idea “distratta” che ci facciamo, nel presente, del presente... nel quale sempre gli errori si compiono – e poi diventano storia che si tende a dimenticare. Il livello di metafora che usa è persino più astratto: un’installazione che parte dall’esposizione al sole della carta di giornali non ancora scritti, fascicolati ma vuoti. Gli interessa il paradosso che la sua azione – il “suo” presente – è un momento di mezzo e che non gli appartiene il processo completo: espone al sole queste carte ponendovi sopra delle sagome che rappresentano la veduta della sua città, Fiume in Croazia, con la sua storia di edilizia popolare socialista, che si sta spopolando. Queste sagome sono fatte da oggetti, nomi di famiglie, insegne sui campanelli delle case di un solo sobborgo di Parigi che conta lo stesso numero di abitanti dell’intera Fiume ma – stratigrafia viva della migrazione – provenienti da tutto il mondo. Poi toglie le sagome e le pagine continuano ad essere scritte dal tempo ma ingialliscono in modo uniforme in tutte le loro parti anche in quelle che erano state protette dal sole…
Tomislav Brajnović è nato nel 1965 a Zagabria; si è formato a Den Haag, Zagabria e Londra; divide la sua attività tra la capitale croata e Rovigno; è professore all’Accademia di Fiume. Igor Eškinja è nato nel 1975 a Fiume, dove vive e lavora; si è formato all’Accademia di Venezia. Entrambi gli artisti hanno un importante curriculum di mostre personali e collettive in paesi europei. Eškinja ha esposto in alcune mostre negli Stati Uniti.
L’uomo moderno, soprattutto nella cultura occidentale, ha rincorso l’obiettivo di cambiare il mondo ed è sotto gli occhi di tutti il suo fallimento in questo proposito, proprio oggi, in tempi drammatici di migrazioni che preludono ad un cambiamento radicale nel futuro.
Tomislav Brajnović mette in questione la possibile ridefinizione di nozioni come quelle di artista, storia, cultura. Lavora su frammenti di storia comune, fa piccoli interventi di serigrafia o installativi su oggetti trovati, riporta un’esperienza di un tempo passato che però è esperienza-campione, dove tutta l’esperienza umana si trova…e riaffiora nel presente. In tempi in cui ancora troppi uomini sono messi nelle condizioni di essere costretti a cercare la loro “terra promessa” che ancor oggi gli viene negata con una violenza che si ripete uguale da secoli, l’artista – con la provocazione della nozione di “dittatore gentile”, titolo di un opera esposta, che gli proviene dal filosofo sloveno Slavoj Žižek – si domanda dove abbiamo sbagliato in passato, quando anche la bellezza perfetta dell’arte, anche di quella più radicale, aveva contribuito con una sua magnifica parte formale ad un progetto che oggi più che mai si dimostra fallimentare. “Terra promessa” è anche la scritta in sovrimpressione apposta dall’artista su una falsa banconota da dieci dollari, falsa come la promessa…
Anche Igor Eškinja pensa che sia possibile che l’arte visiva possa avere una posizione più libera e radicale di altri prodotti della cultura nell’affrontare l’urgenza di parlare del presente, di riflettere sulla nostra condizione umana a partire dall’idea “distratta” che ci facciamo, nel presente, del presente... nel quale sempre gli errori si compiono – e poi diventano storia che si tende a dimenticare. Il livello di metafora che usa è persino più astratto: un’installazione che parte dall’esposizione al sole della carta di giornali non ancora scritti, fascicolati ma vuoti. Gli interessa il paradosso che la sua azione – il “suo” presente – è un momento di mezzo e che non gli appartiene il processo completo: espone al sole queste carte ponendovi sopra delle sagome che rappresentano la veduta della sua città, Fiume in Croazia, con la sua storia di edilizia popolare socialista, che si sta spopolando. Queste sagome sono fatte da oggetti, nomi di famiglie, insegne sui campanelli delle case di un solo sobborgo di Parigi che conta lo stesso numero di abitanti dell’intera Fiume ma – stratigrafia viva della migrazione – provenienti da tutto il mondo. Poi toglie le sagome e le pagine continuano ad essere scritte dal tempo ma ingialliscono in modo uniforme in tutte le loro parti anche in quelle che erano state protette dal sole…
Tomislav Brajnović è nato nel 1965 a Zagabria; si è formato a Den Haag, Zagabria e Londra; divide la sua attività tra la capitale croata e Rovigno; è professore all’Accademia di Fiume. Igor Eškinja è nato nel 1975 a Fiume, dove vive e lavora; si è formato all’Accademia di Venezia. Entrambi gli artisti hanno un importante curriculum di mostre personali e collettive in paesi europei. Eškinja ha esposto in alcune mostre negli Stati Uniti.
14
novembre 2015
Tomislav Brajnovic / Igor Eškinja – Suddenly everything disappears (tutto ad un tratto sparisce)
Dal 14 novembre 2015 al 06 gennaio 2016
arte contemporanea
Location
STUDIO TOMMASEO
Trieste, Via Del Monte, 2/1, (Trieste)
Trieste, Via Del Monte, 2/1, (Trieste)
Orario di apertura
lunedì - sabato 17 - 20
Vernissage
14 Novembre 2015, ore 18.30
Autore
Curatore