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Tommaso Ottieri – Cosmologie urbane
Si apre sabato 16 ottobre la mostra che la Galleria Russo dedica agli ultimi lavori di Tommaso Ottieri. In esposizione circa venti opere di grandi dimensioni in cui il pittore torna a confrontarsi con le sue inconfondibili iconografie di scintillanti notturni metropolitani e architetture d’interni
Comunicato stampa
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E luce fu. Anzi, e luci furono, quelle della città, giacché, gli elettrici notturni metropolitani che, da sabato 16 ottobre, si accenderanno sulle pareti della Galleria Russo sono un inno innalzato al mito delle moderne ville lumière, sfolgoranti cornici della vita dei figli di Prometeo, gli antagonisti degli dei.
Non si affaccia mai la luce del sole nella pittura di Tommaso Ottieri, “Tanto per ribadire la scelta antinaturalistica del nostro artista” commenta Gabriele Simongini nel saggio critico della mostra Tommaso Ottieri. Cosmologie urbane, l’ultima della lunga serie di occasioni espositive - in spazi istituzionali o privati, in Italia e all’estero – che dall’inizio degli anni 2000 hanno contribuito a consolidare il successo di un pittore dalla cifra stilistica e iconografica semplicemente inconfondibile.
Roma, Parigi, Londra, Milano, Venezia, New York, Instanbul: le metropoli del mondo come complessi architettonici strappati all’oscurità da incendi di luce artificiale, quella stessa luce che, nel giro di soli due secoli, ha trasfigurato l’immagine del nostro pianeta vista dallo spazio, accendendo il paesaggio terrestre di bagliori che prima non c’erano e che, a detta degli scienziati, sono uno dei maggiori cambiamenti fisici introdotti dalla specie umana nell’ambiente. Un cambiamento, quello che distrugge l’essenza dell’oscurità naturale, tanto bello quanto pericoloso, come bella e pericolosa è ogni impresa dell’uomo, intraprendente Prometeo, arrogante Icaro, creatura di dio che vuole essere dio.
Al demiurgo che l’uomo sente di essere e alle sue creazioni, cosmologie artificiali eternamente in sfida con quelle naturali, Tommaso Ottieri volge lo sguardo: “La vita dell’uomo è l’unico argomento che tratto da sempre” e le luci che ardono nei suoi lavori sono “La brace grossa e silenziosa” dei fuochi costantemente accesi dal nostro esistere, dalla nostra potente, ambiziosa, devastante, ma anche commovente energia.
Che le architetture non fossero il primo interesse delle sue architettoniche composizioni Ottieri lo ha chiarito con puntiglio a ogni mostra e ognuno dei suoi esegeti tiene a puntualizzare che quelle sue raffigurazioni di città, spesso di dimensioni imponenti, non sono vedute ma visioni, suggestioni atemporali, perché “Non c’è differenza tra passato e futuro” (Ottieri) e la connotazione storica è irrilevante se il fine è quello di andare a stanare l’anima del soggetto messo in posa, una meta raggiunta anche contaminando con elementi fantastici la raffigurazione di luoghi reali.
“Profondamente napoletano ma altrettanto intensamente cosmopolita” lo definisce Gabriele Simongini e che quelle visioni dallo spirito autenticamente barocco siano state concepite da un napoletano appare a dir poco scontato. Per approdare all’essenza nascosta dietro all’apparenza del reale Ottieri non sceglie la strada del minimalismo: “Mi interessa testimoniare l'effetto stupefacente (proprio come un doping) di certe atmosfere architettoniche. Cerco di far sembrare maestoso quello che dipingo, enorme ed avvolgente”. Tentativi che, quando la composizione è accesa da quelle torrenziali colate di luce di cui ha fatto il suo marchio di fabbrica, centrano l’obiettivo allineando, quanto a sontuosa spettacolarità, la sua pittura dalla tecnica antica ai più audaci e tecnologici esperimenti di light art che gli anni Venti del nuovo millennio ci stanno regalando.
A fronte di un processo creativo tanto meticoloso e complesso si stenta a crederlo sincero quando sostiene che “La pittura può essere una cosa semplice semplice”. Eppure ne è assolutamente e con ragione convinto, perché se sei assistito da un grande mestiere e la tecnica – del disegno e del colore - l’hai dimenticata a memoria, la pittura può essere una cosa semplice semplice.
Tommaso Ottieri note biografiche
Nato a Napoli nel 1971, Tommaso Ottieri si è formato alla Robert Gordon School of Architecture di Aberdeen (UK) e alla Facoltà di Architettura dell’Università Federico II di Napoli dove, nel 1996, si è laureato in Architettura con una tesi sulla bioarchitettura applicata al recupero del Porto di Napoli e successivamente ha conseguito il Master per la Progettualità esecutiva della Bioarchitettura.
All’attività di architetto specializzato nelle discipline dell’architettura sostenibile ha sempre affiancato quella della pittura, diventata, a partire dai primi anni 2000, la sua attività prevalente.
Lunghissima la lista delle mostre che, negli ultimi quindici anni, hanno esposto i suoi inconfondibili lavori in spazi istituzionali e privati, in Italia e all’estero.
Non si affaccia mai la luce del sole nella pittura di Tommaso Ottieri, “Tanto per ribadire la scelta antinaturalistica del nostro artista” commenta Gabriele Simongini nel saggio critico della mostra Tommaso Ottieri. Cosmologie urbane, l’ultima della lunga serie di occasioni espositive - in spazi istituzionali o privati, in Italia e all’estero – che dall’inizio degli anni 2000 hanno contribuito a consolidare il successo di un pittore dalla cifra stilistica e iconografica semplicemente inconfondibile.
Roma, Parigi, Londra, Milano, Venezia, New York, Instanbul: le metropoli del mondo come complessi architettonici strappati all’oscurità da incendi di luce artificiale, quella stessa luce che, nel giro di soli due secoli, ha trasfigurato l’immagine del nostro pianeta vista dallo spazio, accendendo il paesaggio terrestre di bagliori che prima non c’erano e che, a detta degli scienziati, sono uno dei maggiori cambiamenti fisici introdotti dalla specie umana nell’ambiente. Un cambiamento, quello che distrugge l’essenza dell’oscurità naturale, tanto bello quanto pericoloso, come bella e pericolosa è ogni impresa dell’uomo, intraprendente Prometeo, arrogante Icaro, creatura di dio che vuole essere dio.
Al demiurgo che l’uomo sente di essere e alle sue creazioni, cosmologie artificiali eternamente in sfida con quelle naturali, Tommaso Ottieri volge lo sguardo: “La vita dell’uomo è l’unico argomento che tratto da sempre” e le luci che ardono nei suoi lavori sono “La brace grossa e silenziosa” dei fuochi costantemente accesi dal nostro esistere, dalla nostra potente, ambiziosa, devastante, ma anche commovente energia.
Che le architetture non fossero il primo interesse delle sue architettoniche composizioni Ottieri lo ha chiarito con puntiglio a ogni mostra e ognuno dei suoi esegeti tiene a puntualizzare che quelle sue raffigurazioni di città, spesso di dimensioni imponenti, non sono vedute ma visioni, suggestioni atemporali, perché “Non c’è differenza tra passato e futuro” (Ottieri) e la connotazione storica è irrilevante se il fine è quello di andare a stanare l’anima del soggetto messo in posa, una meta raggiunta anche contaminando con elementi fantastici la raffigurazione di luoghi reali.
“Profondamente napoletano ma altrettanto intensamente cosmopolita” lo definisce Gabriele Simongini e che quelle visioni dallo spirito autenticamente barocco siano state concepite da un napoletano appare a dir poco scontato. Per approdare all’essenza nascosta dietro all’apparenza del reale Ottieri non sceglie la strada del minimalismo: “Mi interessa testimoniare l'effetto stupefacente (proprio come un doping) di certe atmosfere architettoniche. Cerco di far sembrare maestoso quello che dipingo, enorme ed avvolgente”. Tentativi che, quando la composizione è accesa da quelle torrenziali colate di luce di cui ha fatto il suo marchio di fabbrica, centrano l’obiettivo allineando, quanto a sontuosa spettacolarità, la sua pittura dalla tecnica antica ai più audaci e tecnologici esperimenti di light art che gli anni Venti del nuovo millennio ci stanno regalando.
A fronte di un processo creativo tanto meticoloso e complesso si stenta a crederlo sincero quando sostiene che “La pittura può essere una cosa semplice semplice”. Eppure ne è assolutamente e con ragione convinto, perché se sei assistito da un grande mestiere e la tecnica – del disegno e del colore - l’hai dimenticata a memoria, la pittura può essere una cosa semplice semplice.
Tommaso Ottieri note biografiche
Nato a Napoli nel 1971, Tommaso Ottieri si è formato alla Robert Gordon School of Architecture di Aberdeen (UK) e alla Facoltà di Architettura dell’Università Federico II di Napoli dove, nel 1996, si è laureato in Architettura con una tesi sulla bioarchitettura applicata al recupero del Porto di Napoli e successivamente ha conseguito il Master per la Progettualità esecutiva della Bioarchitettura.
All’attività di architetto specializzato nelle discipline dell’architettura sostenibile ha sempre affiancato quella della pittura, diventata, a partire dai primi anni 2000, la sua attività prevalente.
Lunghissima la lista delle mostre che, negli ultimi quindici anni, hanno esposto i suoi inconfondibili lavori in spazi istituzionali e privati, in Italia e all’estero.
16
ottobre 2021
Tommaso Ottieri – Cosmologie urbane
Dal 16 ottobre al 06 novembre 2021
arte contemporanea
Location
Galleria Russo
Roma, Via Alibert, 20, (RM)
Roma, Via Alibert, 20, (RM)
Orario di apertura
lunedì dalle 16.30 alle 19.30;
dal martedì al sabato dalle 10.00 alle 19.30
Vernissage
16 Ottobre 2021, 18,00 - 21,00
Sito web
Ufficio stampa
Scarlett Matassi
Autore
Curatore
Autore testo critico
Produzione organizzazione