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Tommaso Pirretti – 19000091/Le vite degli altri
Otto opere che raccontano un delirio collettivo perennemente in agguato. L’artista non vuole provocare una semplice, fugace indignazione, bensì coinvolgerci in una riflessione sulla distruzione della ragione in un secolo nato nel segno del progresso, con le sue rivoluzioni scientifiche e sociali, e degenerato, poi, in assoluta follia
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dopo la “prima” a Salerno, nella chiesa sconsacrata di Sant’Apollonia, la mostra “19000091/le vite
degli altri” approda a Napoli con un nuovo allestimento, pensato appositamente per la Sala delle
Carceri di Castel dell’Ovo (opening 16 aprile, ore 18.00). Curata da Clorinda Irace ed Erminia
Pellecchia, il progetto dell’artista lucano, che da anni vive e opera all’ombra del Vesuvio, è stata
promossa dall'Associazione culturale TempoLibero e patrocinata dal Comune di Napoli, ed è
l’Assessore alla Cultura, Nino Daniele, a spiegarne le ragioni: “Il secolo breve che ci siamo lasciati
alle spalle – avverte nella presentazione – è stato ricchissimo di avvenimenti, molti dei quali sono
stati nefasti, inimmaginabili. A noi, che nel ‘900 siamo nati, tocca il dovere della memoria, di
tramandare alle future generazioni i più tragici eventi perché non si ripetano mai più”. La
mostra è impaginata come un libro dalle immagini forti, pone domande, invita alla riflessione.
“Quando l’arte diviene civilmente responsabile”, così titola il testo di Clorinda Irace: “Il lavoro di
Tommaso nasce da un’esigenza profonda di esprimere emozioni ed esperienze - scrive la critica,
nonché presidente dell'Associazione culturale TempoLibero - La mostra rappresenta la sua
volontà di esternare un suo progetto che non è altro che una sorta di racconto frutto di tanti
frammenti che si sono sedimentati nel tempo. Dagli stralci di racconti sulla guerra di suo nonno ai
tanti flash sull’emarginazione dei diversi, dagli indimenticabili suoni, ritmi,versi dell’amata Alda
Merini al segno inconfondibile di Bacon e all’energia dell’arte di Tàpies, passando per le
istantanee dei volti sofferenti dei malati di Aids. Tutte tracce di una memoria febbrile e vigile,
elaborate in un caleidoscopio di sensazioni che danno vita ad una narrazione che avviene
attraverso il medium a lui più congeniale: l’arte”. Ed è lo stesso autore a chiarire,
nell’introduzione del catalogo strutturato come un vecchio quaderno delle elementari, la sua
mission: “Dalla prima guerra mondiale, all’Aids, ritenuto negli anni Ottanta la giusta punizione per i
“peccatori”, con una modalità che altro non è stato che un atto dittatoriale volto al controllo delle
masse e finalizzato a limitare le libertà individuali, altrimenti non giustificabili. Vi presento il 1900,
di cui possiamo essere giudici, ma riflettiamo sul presente di cui siamo protagonisti”. In un
percorso emozionale, Pirretti inscena i “Teatri dell’Orrore”, come Erminia Pellecchia ha definito
questo lavoro etico-estetico-epico che scuote le coscienze e invita alla riflessione. “Otto opere -
sottolinea la giornalista e critica d’arte - che raccontano un delirio collettivo perennemente in
agguato. L’artista non vuole provocare una semplice, fugace indignazione, bensì coinvolgerci in
una riflessione sulla “distruzione della ragione” in un secolo nato nel segno del progresso, con le
sue rivoluzioni scientifiche e sociali, e degenerato, poi, in assoluta follia. Tommaso Pirretti fa
proprio il pensiero del Resnais di “Notte e Nebbia”: <
appartenga a un solo tempo e a un solo paese>>. Perché il grande male, l’indifferenza, è la peste
che ci affligge ieri ed oggi. E l’indifferenza partorisce oblio e paura. E la paura genera odio,
intolleranza, sopraffazione e violenza nei confronti di chi è diverso dalla morale comune codificata
da religioni e statuti. Ebrei, omosessuali, liberi pensatori, oppositori di regimi, disabili, barboni,
migranti, zingari, tutti reclusi e condannati al silenzio: il mostro da sterminare, da far sparire “nella
notte e nella nebbia”.
degli altri” approda a Napoli con un nuovo allestimento, pensato appositamente per la Sala delle
Carceri di Castel dell’Ovo (opening 16 aprile, ore 18.00). Curata da Clorinda Irace ed Erminia
Pellecchia, il progetto dell’artista lucano, che da anni vive e opera all’ombra del Vesuvio, è stata
promossa dall'Associazione culturale TempoLibero e patrocinata dal Comune di Napoli, ed è
l’Assessore alla Cultura, Nino Daniele, a spiegarne le ragioni: “Il secolo breve che ci siamo lasciati
alle spalle – avverte nella presentazione – è stato ricchissimo di avvenimenti, molti dei quali sono
stati nefasti, inimmaginabili. A noi, che nel ‘900 siamo nati, tocca il dovere della memoria, di
tramandare alle future generazioni i più tragici eventi perché non si ripetano mai più”. La
mostra è impaginata come un libro dalle immagini forti, pone domande, invita alla riflessione.
“Quando l’arte diviene civilmente responsabile”, così titola il testo di Clorinda Irace: “Il lavoro di
Tommaso nasce da un’esigenza profonda di esprimere emozioni ed esperienze - scrive la critica,
nonché presidente dell'Associazione culturale TempoLibero - La mostra rappresenta la sua
volontà di esternare un suo progetto che non è altro che una sorta di racconto frutto di tanti
frammenti che si sono sedimentati nel tempo. Dagli stralci di racconti sulla guerra di suo nonno ai
tanti flash sull’emarginazione dei diversi, dagli indimenticabili suoni, ritmi,versi dell’amata Alda
Merini al segno inconfondibile di Bacon e all’energia dell’arte di Tàpies, passando per le
istantanee dei volti sofferenti dei malati di Aids. Tutte tracce di una memoria febbrile e vigile,
elaborate in un caleidoscopio di sensazioni che danno vita ad una narrazione che avviene
attraverso il medium a lui più congeniale: l’arte”. Ed è lo stesso autore a chiarire,
nell’introduzione del catalogo strutturato come un vecchio quaderno delle elementari, la sua
mission: “Dalla prima guerra mondiale, all’Aids, ritenuto negli anni Ottanta la giusta punizione per i
“peccatori”, con una modalità che altro non è stato che un atto dittatoriale volto al controllo delle
masse e finalizzato a limitare le libertà individuali, altrimenti non giustificabili. Vi presento il 1900,
di cui possiamo essere giudici, ma riflettiamo sul presente di cui siamo protagonisti”. In un
percorso emozionale, Pirretti inscena i “Teatri dell’Orrore”, come Erminia Pellecchia ha definito
questo lavoro etico-estetico-epico che scuote le coscienze e invita alla riflessione. “Otto opere -
sottolinea la giornalista e critica d’arte - che raccontano un delirio collettivo perennemente in
agguato. L’artista non vuole provocare una semplice, fugace indignazione, bensì coinvolgerci in
una riflessione sulla “distruzione della ragione” in un secolo nato nel segno del progresso, con le
sue rivoluzioni scientifiche e sociali, e degenerato, poi, in assoluta follia. Tommaso Pirretti fa
proprio il pensiero del Resnais di “Notte e Nebbia”: <
appartenga a un solo tempo e a un solo paese>>. Perché il grande male, l’indifferenza, è la peste
che ci affligge ieri ed oggi. E l’indifferenza partorisce oblio e paura. E la paura genera odio,
intolleranza, sopraffazione e violenza nei confronti di chi è diverso dalla morale comune codificata
da religioni e statuti. Ebrei, omosessuali, liberi pensatori, oppositori di regimi, disabili, barboni,
migranti, zingari, tutti reclusi e condannati al silenzio: il mostro da sterminare, da far sparire “nella
notte e nella nebbia”.
16
aprile 2015
Tommaso Pirretti – 19000091/Le vite degli altri
Dal 16 al 30 aprile 2015
arte contemporanea
Location
CASTEL DELL’OVO
Napoli, Via Luculliana, (Napoli)
Napoli, Via Luculliana, (Napoli)
Orario di apertura
giorni feriali dalle ore 9.00 alle 19.30, ultimo accesso ore 18.45
Vernissage
16 Aprile 2015, h 18
Sito web
www.tommasopirretti.com
Autore
Curatore