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Tonino Delogu – Ma… Donne
Storie di donne nel vivere e nell’agire quotidiano
Comunicato stampa
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Mostra Ma…Donne
La mostra vuole richiamare l’attenzione sulla figura delle donne e il ruolo da esse svolto nella società nel corso dei secoli dal ‘500 ai giorni nostri. Le due testimonianze culturali, pittorica e documentaria, vogliono essere un omaggio, riconoscimento e ringraziamento alla sensibilità ed intelligenza femminile, doti che hanno ispirato capolavori immortali nelle più diverse espressioni artistiche.
L’abbinamento dei due beni culturali non è casuale. Entrambi hanno il merito di fissare fatti, circostanze, memorie, sentimenti ed emozioni che il tempo inesorabilmente cancellerebbe se non fossero oggettivizzati su un supporto stabile.
Il titolo della mostra "Ma…Donne", vuole evidenziare come nonostante le avversità, le donne abbiano continuato ad elargire la vita, a costituire l’altro pilastro che ha permesso l’evoluzione del genere umano e come, nonostante tutto, siano capaci di fare sbocciare un sorriso sul volto del bambino e su quello rugoso del vecchio.
Angelo Ammirati
Direttore dell’Archivio di Stato di Sassari
Figure e memoria
Tonino Delogu nella sua pittura continua quello che può essere definito, a ragione, un viaggio nella memoria dell’immagine femminile. Seguo ormai da tempo la sua ricerca e devo sottolineare un approfondimento di questa ricerca. Si confronta, oggi in occasione della mostra “Ma-Donne”, con una memoria che affiora, quasi all’improvviso, da carte “polverose”. Memoria che racconta storie di donne. Storie Femminili. È difficile, ovviamente, immaginare un uomo che si confronta con questo universo così particolare. Ma Tonino Delogu ci ha abituato a vivere, con leggerezza, una dimensione che costruisce e conferma situazioni, sussurri e consigli.
Nelle sue donne sicuramente l’amore va oltre la dimensione della quotidianità. Dimensione che diventa d’eccezione, che prorompe oltre ogni confine, che prorompe esplodendo nei cuori. Uomini e donne. L’eterno dilemma. Vogliono le donne essere amate o vogliono anche esse amare? Può sembrare una domanda retorica, forse banale, ma non lo è. Per quanto mi riguarda ho la possibilità di attingere alla Sacra scrittura. Figure di donne emergono con vitalità, con originalità e con forza. Donne coraggiose, donne intelligenti, donne che sanno esercitare autorità, donne di grandissima fede, donne recettive al messaggio, donne discepole, donne organizzatrici di comunità cristiane. Posso affermare che, nonostante la società patriarcale e/o maschilista, le donne nella Sacra Scrittura sono protagoniste di rilievo, come gli uomini, basta solo leggere con attenzione.
Il punto è questo. In realtà, a mio parere, la Sacra Scrittura per secoli è stata letta con occhi che non ponevano attenzione al ruolo importante delle donne. Cristo si è rivelato Messia per primo ad una donna, la Samaritana, ha invitato per prima una donna, Maria Maddalena, ad annunciare ai discepoli la Sua resurrezione. Nel piano di Dio figurano uomini e donne. Non c’è inferiorità della donna, nella Sacra Scrittura, ma ruoli differenziati, Egli si serve di donne e di uomini per l’attuazione dei Suoi disegni. Quando venne la pienezza dei tempi, Dio scelse di rivelare il Suo piano ad una donna, Maria vergine, che dà sfogo alla sua preghiera di lode e ringraziamento, con parole che cantano l’intervento divino a favore di coloro che non hanno peso nel mondo. Quando il Signore apre una strada, non manca mai di darci la forza e la guida per percorrerla. Per tutti noi, uomini e donne, questa certezza è una fase, già aperta da Gesù, che sprona il cammino della fede. Non dimentichiamo comunque che ognuno deve rispettare e non invadere il ruolo dell’altro. Sembra che Tonino Delogu sia conscio in maniera concreta e profonda di questa realtà. Sì! perché il suo approccio è fedelmente reale, religioso (nel senso più profondo del termine). Guarda con occhi disincantati le figure femminili che incontra e che riporta sulla tela. Quei colori forti, duri che a tratti raccontano di storie dimenticate, di storie da ricostruire. È come se una sottile trama colleghi tutti i suoi lavori. Volti di donne di tutte le età che tracciano il solco della loro vita attraverso la rappresentazione che Delogu dà delle loro espressioni. Qualche volta assorte, qualche volta con lo sguardo volto verso un punto indefinito dello spazio circostante, qualche volta letteralmente infrante nella loro dimensione umana. È come se il colore stesso prenda il sopravvento e domini, o sembra dominare, la vita stessa di quei volti così concreti.
Alcuni popoli orientali definiscono la donna usando una espressione poetica: «L’altra metà del cielo». Il cielo, per la testimonianza biblica, è incantevole, offre spettacoli meravigliosi e unici da «non essere lecito parlarne». Ne siamo tutti, immagino, gratificati. Ma il cielo è ancora lontano, purtroppo lontano. “Metà del cielo” e mèta della vita. Vivido esempio di come è possibile riorganizzare la propria vita e trarre esperienza dalle proprie emozioni. Emozioni che sicuramente è possibile individuare nell’opera di Tonino Delogu. Un mondo che è possibile toccare. Definire. Concretizzare attraverso le sue peculiarità più importanti. Forse la passione che viene qualche volta repressa riconquista il suo ruolo. L’Amore ricambia la propria attenzione riordinando la condizione che ne sostiene l’essenza. Mi vengono in mente alcuni versi di Dino Campana che, a mio parere, sintetizzano quella dimensione del rapporto d’amore che molto spesso si insegue e che Tonino sicuramente è riuscito forse a raggiungere, sicuramente ad identificare: «Non amore non spasimo, un fantasma, / un'ombra della necessità che vaga / serena e ineluttabile per l'anima / e la discioglie in gioia, in incanto serena /… / Come è piccolo il mondo e leggero nelle tue mani!».
Forse è improprio citare Betty Naomi Goldstein Friedan, la madre del cosiddetto femminismo moderato, l’autrice del famosissimo libro: “Mistica della Femminilità”. Non credo. A mio parere è possibile nelle figure femminili che Delogu ci propone individuare quella che può essere definita purezza del verso, scelta semantica e andamento lirico che rimandano ad una misura d’amore che trascende la mera sensualità. Nei suoi quadri le “meraviglie d’amore” non sono solo lo stupore per il sentimento ma, attraverso una varietà di proposte, accolgono implicazioni di valore spirituale. Delogu si collega agli elementi della natura e suscita in coloro che “si nutrono” delle sue opere una gioiosa esaltazione che viene accompagnata dal tumulto dell’anima. Non si tratta della “meraviglia” come sorpresa dell’incontro con l’altro ma delle “meraviglie” intese come prodigio d’amore aurorale dentro il quale perdersi. In questo senso mi sentirei di assegnare alle opere di Tonino una valenza metafisica, una eco mistica. Simbolismi e misticismo sono d’altra parte due coordinate essenziali nella sua pittura. Ma il sentimento profondo che investe grande parte della sua opera contiene forse dei limiti, non rende felicità, ma è una ricerca continua che non placa il bisogno di donarsi.
È tanto misterico quanto è misteriosa la scaturigine del segno pittorico di Tonino Delogu: vibrante, sferzante, aspro e dolcissimo, stillato da una predisposizione naturale, quasi inconsapevole. Mistero è l’inquietudine dell’anima in bilico fra lucidità e follia, mistero l’esasperato inseguimento dell’eros e il contrappunto di un misticismo al limite dell’estasi, mistero infine l’approdo alla fede, l’incontro con se stessi e la rivelazione del messaggio cristiano comunicato attraverso la visione dell’attesa come meraviglia. Ecco Francy, che quasi discinta cerca di diventare bella. I colori la determinano inconsapevolmente. E come se la traccia della sua vita si fermasse davanti ad una porta immaginaria: Francy si prepara per oltrepassarla quella porta e capire cosa può esserci oltre. L’oltre che tutti cerchiamo. Forse il senso estremo della vita. Vita quotidiana. Ed ecco Gea i cui occhi riverberano in una luce intensa, forse immensa. Il suo sguardo è fermo quasi incantato e certamente prova a raccontare storie. Storie di donne. Magma si perde in un verde acceso e compenetra il senso stesso del suo essere figura. Rappresentazione di certezze? Forse. Sicuramente quello che questa immagine ci racconta si riverbera in quegli Occhi blu che rasentano l’oscurità completa. E come se quello che viene nascosto si riprenda, improvvisamente il suo ruolo. È una esperienza di oscurità o di confusione, una consapevolezza di un vuoto che ha bisogno di essere colmato, di una sete che ha bisogno di essere estinta, di domande che chiedono risposte. Eppure non sembra esserci qualcosa o qualcuno in grado di soddisfare questi bisogni. Le incongruenze dello stato presente possono aumentare fino al punto da diventare intollerabili. Le domande represse, le decisioni rinviate troppo a lungo, le realtà ignorate, le voci nell’agenda personale aggiornate troppo spesso, qualunque altra cosa, esse si accumulano e ci mettono faccia a faccia con la consapevolezza che le cose devono cambiare. Questo Tonino Delogu sembra raccontarci con Silvana, Sole, Tatoo e le altre figure femminili.
Sono convinto che quasi tutte le esperienze femminili (e le figure, i volti sembrano confermarlo) sembrano essere precedute da un certo tipo di difficoltà, da crisi e da dubbi. In altre parole, la fase iniziale cui Tonino da corpo (cioè l’incontro con la donna in quanto tale) è un'esperienza di conflitto interiore alla ricerca di una risoluzione o un'esperienza di mancanza di obiettivi che cerca una direzione. Delogu intensifica la sua ricerca, spingendosi di persona a cercare un cambiamento o un qualche tipo di risoluzione. Il colore gli dona questa possibilità. Persino la sua vita spirituale è influenzata da tale esperienza di conflitto interiore. Modelli che una volta erano significativi perdono improvvisamente la loro importanza, non parlano più alla propria esperienza di vita, né tengono il passo con i propri orizzonti in espansione. La situazione non può rimanere così com'è. Tonino sa che ha davanti tutte le opportunità che la pittura indica. Una esperienza personale di produzione artistica che diventa l'occasione e l'impulso per il cambiamento e la crescita.
L'esperienza di un desiderio profondo della nostalgia apre il nostro io più profondo all'azione di Dio nella nostra vita. Questo è ciò che Tonino Delogu ha fatto: Dio ha aperto il suo cuore, che in senso biblico rappresenta il sé più intimo della persona, il centro della propria personalità, non solo la sede delle emozioni. Nella spiritualità biblica, il cuore è considerato il luogo della preghiera, il luogo dell’incontro divino.
Oggi come non mai, siamo di fronte a una nuova sfida ed al conseguente invito a tornare al misticismo, all'esperienza dell’intimo contatto con il divino e dell’essere toccati dallo spirito di Dio. Nel suo percorso artistico Delogu si è accompagnato spesso ai suoi perché, ai suoi percome, cercando risposte alle sue domande. Quelle domande che sono il suo bagaglio esperenziale. Strumenti concreti del suo agire. Del suo porsi nei confronti degli altri. Ed ecco che il suo alfabeto pittorico si costruisce e si decostruisce continuamente, in una continua evoluzione di senso e di drammaticità. La pratica del silenzio interiore abilita Delogu ad ascoltarsi e a saper ascoltare nel dialogo con la realtà che lo circonda il richiamo, la presenza dell’altro. La donna come altro, eterno feminino.
Nell'iconografia antica, la donna era associata alla fecondità: datrice di vita, svolgeva il ruolo essenziale della perpetuazione della specie. Nella civiltà egizia e cretese si cominciò a scoprire la bellezza e l'armonia della donna come oggetto, ma anche in quanto ispiratrice dell'amore. La figura femminile cretese prefigurava già quelli che saranno i canoni di bellezza che ritroveremo nel primo Novecento. Ma i Greci si avvicinarono ancor di più all'immagine della bellezza modernamente intesa. Ed è importante ricordare che essi ci diedero i moduli fondamentali dei concetti filosofici, estetici e politici. L'arte romana rappresentò la donna ricoperta di vesti fluenti e dall'espressione dignitosa. Quella bizantina la ritrae raffinata e con vesti ricchissime. Dalle scene a tinte forti degli affreschi pompeiani che mostravano la donna come oggetto di piacere, secondo una concezione certamente di derivazione orientale, si passò poi ad una rappresentazione ieratica, mistica, della figura femminile che veniva svuotata di ogni connotato sensuale, tanto che ad essere dipinte furono soprattutto Madonne e sante, sempre legate al ruolo salvifico che esse svolgevano. Nell'iconografia medievale la bellezza femminile era riservata alle immagini sacre e, tra tutte, la Donna per eccellenza, Maria, protagonista indiscussa in tutti i campi dell'arte, fino ai tempi odierni.
Si può comunque asserire che fu proprio l'affermazione del Cristianesimo, almeno nel suo spirito iniziale, a segnare una storica inversione di tendenza. La donna, dal suo secolare stato di subalternità ed oggetto di possesso, assimilata più alle cose che alle persone, per la prima volta diveniva soggetto sacro e pensante, unita all'uomo ma con ruolo unico e distinto, essa stessa artefice della storia con pari e, talvolta, superiore dignità rispetto a quello. Tonino Delogu si inserisce in questa “scia”. Ne sussume i preziosi suggerimenti, i sussurri di figure e immagini incastonate nella memoria di tutti noi. Traduce queste parole dette, nel silenzio della propria coscienza, in tratti rapidi e decisi che attraversano la tela come attraversano la storia intera.
Tutto è possibile riassumere, a mio parere, nel volto tranquillo, quasi sognante di Assunta. Volto scavato dalle rughe che segnano il tempo che passa. Volto che stravolge lo spazio circostante in miriadi di “lampi” colorati. E come se esplodesse la memoria per riconsegnarci quella saggezza e quella tradizione che sembravano scomparse. Assunta, quindi, come paradigma estremo di una dimensione che racconta storie, le narra perché l’esperienza, attraverso le storie, possa farsi concreta realtà. Tonino Delogu narra storie, storie che sono il tessuto stesso del suo vissuto. Storie che rappresentano la sfera di uno dei suoi sogni più reconditi: restituire al colore la grazia e la concretezza delle figure della sua memoria, farne progetto e messaggio attraverso cui comunicare se stesso e il suo universo simbolico.
p. Ildefonso Chessa
La mostra vuole richiamare l’attenzione sulla figura delle donne e il ruolo da esse svolto nella società nel corso dei secoli dal ‘500 ai giorni nostri. Le due testimonianze culturali, pittorica e documentaria, vogliono essere un omaggio, riconoscimento e ringraziamento alla sensibilità ed intelligenza femminile, doti che hanno ispirato capolavori immortali nelle più diverse espressioni artistiche.
L’abbinamento dei due beni culturali non è casuale. Entrambi hanno il merito di fissare fatti, circostanze, memorie, sentimenti ed emozioni che il tempo inesorabilmente cancellerebbe se non fossero oggettivizzati su un supporto stabile.
Il titolo della mostra "Ma…Donne", vuole evidenziare come nonostante le avversità, le donne abbiano continuato ad elargire la vita, a costituire l’altro pilastro che ha permesso l’evoluzione del genere umano e come, nonostante tutto, siano capaci di fare sbocciare un sorriso sul volto del bambino e su quello rugoso del vecchio.
Angelo Ammirati
Direttore dell’Archivio di Stato di Sassari
Figure e memoria
Tonino Delogu nella sua pittura continua quello che può essere definito, a ragione, un viaggio nella memoria dell’immagine femminile. Seguo ormai da tempo la sua ricerca e devo sottolineare un approfondimento di questa ricerca. Si confronta, oggi in occasione della mostra “Ma-Donne”, con una memoria che affiora, quasi all’improvviso, da carte “polverose”. Memoria che racconta storie di donne. Storie Femminili. È difficile, ovviamente, immaginare un uomo che si confronta con questo universo così particolare. Ma Tonino Delogu ci ha abituato a vivere, con leggerezza, una dimensione che costruisce e conferma situazioni, sussurri e consigli.
Nelle sue donne sicuramente l’amore va oltre la dimensione della quotidianità. Dimensione che diventa d’eccezione, che prorompe oltre ogni confine, che prorompe esplodendo nei cuori. Uomini e donne. L’eterno dilemma. Vogliono le donne essere amate o vogliono anche esse amare? Può sembrare una domanda retorica, forse banale, ma non lo è. Per quanto mi riguarda ho la possibilità di attingere alla Sacra scrittura. Figure di donne emergono con vitalità, con originalità e con forza. Donne coraggiose, donne intelligenti, donne che sanno esercitare autorità, donne di grandissima fede, donne recettive al messaggio, donne discepole, donne organizzatrici di comunità cristiane. Posso affermare che, nonostante la società patriarcale e/o maschilista, le donne nella Sacra Scrittura sono protagoniste di rilievo, come gli uomini, basta solo leggere con attenzione.
Il punto è questo. In realtà, a mio parere, la Sacra Scrittura per secoli è stata letta con occhi che non ponevano attenzione al ruolo importante delle donne. Cristo si è rivelato Messia per primo ad una donna, la Samaritana, ha invitato per prima una donna, Maria Maddalena, ad annunciare ai discepoli la Sua resurrezione. Nel piano di Dio figurano uomini e donne. Non c’è inferiorità della donna, nella Sacra Scrittura, ma ruoli differenziati, Egli si serve di donne e di uomini per l’attuazione dei Suoi disegni. Quando venne la pienezza dei tempi, Dio scelse di rivelare il Suo piano ad una donna, Maria vergine, che dà sfogo alla sua preghiera di lode e ringraziamento, con parole che cantano l’intervento divino a favore di coloro che non hanno peso nel mondo. Quando il Signore apre una strada, non manca mai di darci la forza e la guida per percorrerla. Per tutti noi, uomini e donne, questa certezza è una fase, già aperta da Gesù, che sprona il cammino della fede. Non dimentichiamo comunque che ognuno deve rispettare e non invadere il ruolo dell’altro. Sembra che Tonino Delogu sia conscio in maniera concreta e profonda di questa realtà. Sì! perché il suo approccio è fedelmente reale, religioso (nel senso più profondo del termine). Guarda con occhi disincantati le figure femminili che incontra e che riporta sulla tela. Quei colori forti, duri che a tratti raccontano di storie dimenticate, di storie da ricostruire. È come se una sottile trama colleghi tutti i suoi lavori. Volti di donne di tutte le età che tracciano il solco della loro vita attraverso la rappresentazione che Delogu dà delle loro espressioni. Qualche volta assorte, qualche volta con lo sguardo volto verso un punto indefinito dello spazio circostante, qualche volta letteralmente infrante nella loro dimensione umana. È come se il colore stesso prenda il sopravvento e domini, o sembra dominare, la vita stessa di quei volti così concreti.
Alcuni popoli orientali definiscono la donna usando una espressione poetica: «L’altra metà del cielo». Il cielo, per la testimonianza biblica, è incantevole, offre spettacoli meravigliosi e unici da «non essere lecito parlarne». Ne siamo tutti, immagino, gratificati. Ma il cielo è ancora lontano, purtroppo lontano. “Metà del cielo” e mèta della vita. Vivido esempio di come è possibile riorganizzare la propria vita e trarre esperienza dalle proprie emozioni. Emozioni che sicuramente è possibile individuare nell’opera di Tonino Delogu. Un mondo che è possibile toccare. Definire. Concretizzare attraverso le sue peculiarità più importanti. Forse la passione che viene qualche volta repressa riconquista il suo ruolo. L’Amore ricambia la propria attenzione riordinando la condizione che ne sostiene l’essenza. Mi vengono in mente alcuni versi di Dino Campana che, a mio parere, sintetizzano quella dimensione del rapporto d’amore che molto spesso si insegue e che Tonino sicuramente è riuscito forse a raggiungere, sicuramente ad identificare: «Non amore non spasimo, un fantasma, / un'ombra della necessità che vaga / serena e ineluttabile per l'anima / e la discioglie in gioia, in incanto serena /… / Come è piccolo il mondo e leggero nelle tue mani!».
Forse è improprio citare Betty Naomi Goldstein Friedan, la madre del cosiddetto femminismo moderato, l’autrice del famosissimo libro: “Mistica della Femminilità”. Non credo. A mio parere è possibile nelle figure femminili che Delogu ci propone individuare quella che può essere definita purezza del verso, scelta semantica e andamento lirico che rimandano ad una misura d’amore che trascende la mera sensualità. Nei suoi quadri le “meraviglie d’amore” non sono solo lo stupore per il sentimento ma, attraverso una varietà di proposte, accolgono implicazioni di valore spirituale. Delogu si collega agli elementi della natura e suscita in coloro che “si nutrono” delle sue opere una gioiosa esaltazione che viene accompagnata dal tumulto dell’anima. Non si tratta della “meraviglia” come sorpresa dell’incontro con l’altro ma delle “meraviglie” intese come prodigio d’amore aurorale dentro il quale perdersi. In questo senso mi sentirei di assegnare alle opere di Tonino una valenza metafisica, una eco mistica. Simbolismi e misticismo sono d’altra parte due coordinate essenziali nella sua pittura. Ma il sentimento profondo che investe grande parte della sua opera contiene forse dei limiti, non rende felicità, ma è una ricerca continua che non placa il bisogno di donarsi.
È tanto misterico quanto è misteriosa la scaturigine del segno pittorico di Tonino Delogu: vibrante, sferzante, aspro e dolcissimo, stillato da una predisposizione naturale, quasi inconsapevole. Mistero è l’inquietudine dell’anima in bilico fra lucidità e follia, mistero l’esasperato inseguimento dell’eros e il contrappunto di un misticismo al limite dell’estasi, mistero infine l’approdo alla fede, l’incontro con se stessi e la rivelazione del messaggio cristiano comunicato attraverso la visione dell’attesa come meraviglia. Ecco Francy, che quasi discinta cerca di diventare bella. I colori la determinano inconsapevolmente. E come se la traccia della sua vita si fermasse davanti ad una porta immaginaria: Francy si prepara per oltrepassarla quella porta e capire cosa può esserci oltre. L’oltre che tutti cerchiamo. Forse il senso estremo della vita. Vita quotidiana. Ed ecco Gea i cui occhi riverberano in una luce intensa, forse immensa. Il suo sguardo è fermo quasi incantato e certamente prova a raccontare storie. Storie di donne. Magma si perde in un verde acceso e compenetra il senso stesso del suo essere figura. Rappresentazione di certezze? Forse. Sicuramente quello che questa immagine ci racconta si riverbera in quegli Occhi blu che rasentano l’oscurità completa. E come se quello che viene nascosto si riprenda, improvvisamente il suo ruolo. È una esperienza di oscurità o di confusione, una consapevolezza di un vuoto che ha bisogno di essere colmato, di una sete che ha bisogno di essere estinta, di domande che chiedono risposte. Eppure non sembra esserci qualcosa o qualcuno in grado di soddisfare questi bisogni. Le incongruenze dello stato presente possono aumentare fino al punto da diventare intollerabili. Le domande represse, le decisioni rinviate troppo a lungo, le realtà ignorate, le voci nell’agenda personale aggiornate troppo spesso, qualunque altra cosa, esse si accumulano e ci mettono faccia a faccia con la consapevolezza che le cose devono cambiare. Questo Tonino Delogu sembra raccontarci con Silvana, Sole, Tatoo e le altre figure femminili.
Sono convinto che quasi tutte le esperienze femminili (e le figure, i volti sembrano confermarlo) sembrano essere precedute da un certo tipo di difficoltà, da crisi e da dubbi. In altre parole, la fase iniziale cui Tonino da corpo (cioè l’incontro con la donna in quanto tale) è un'esperienza di conflitto interiore alla ricerca di una risoluzione o un'esperienza di mancanza di obiettivi che cerca una direzione. Delogu intensifica la sua ricerca, spingendosi di persona a cercare un cambiamento o un qualche tipo di risoluzione. Il colore gli dona questa possibilità. Persino la sua vita spirituale è influenzata da tale esperienza di conflitto interiore. Modelli che una volta erano significativi perdono improvvisamente la loro importanza, non parlano più alla propria esperienza di vita, né tengono il passo con i propri orizzonti in espansione. La situazione non può rimanere così com'è. Tonino sa che ha davanti tutte le opportunità che la pittura indica. Una esperienza personale di produzione artistica che diventa l'occasione e l'impulso per il cambiamento e la crescita.
L'esperienza di un desiderio profondo della nostalgia apre il nostro io più profondo all'azione di Dio nella nostra vita. Questo è ciò che Tonino Delogu ha fatto: Dio ha aperto il suo cuore, che in senso biblico rappresenta il sé più intimo della persona, il centro della propria personalità, non solo la sede delle emozioni. Nella spiritualità biblica, il cuore è considerato il luogo della preghiera, il luogo dell’incontro divino.
Oggi come non mai, siamo di fronte a una nuova sfida ed al conseguente invito a tornare al misticismo, all'esperienza dell’intimo contatto con il divino e dell’essere toccati dallo spirito di Dio. Nel suo percorso artistico Delogu si è accompagnato spesso ai suoi perché, ai suoi percome, cercando risposte alle sue domande. Quelle domande che sono il suo bagaglio esperenziale. Strumenti concreti del suo agire. Del suo porsi nei confronti degli altri. Ed ecco che il suo alfabeto pittorico si costruisce e si decostruisce continuamente, in una continua evoluzione di senso e di drammaticità. La pratica del silenzio interiore abilita Delogu ad ascoltarsi e a saper ascoltare nel dialogo con la realtà che lo circonda il richiamo, la presenza dell’altro. La donna come altro, eterno feminino.
Nell'iconografia antica, la donna era associata alla fecondità: datrice di vita, svolgeva il ruolo essenziale della perpetuazione della specie. Nella civiltà egizia e cretese si cominciò a scoprire la bellezza e l'armonia della donna come oggetto, ma anche in quanto ispiratrice dell'amore. La figura femminile cretese prefigurava già quelli che saranno i canoni di bellezza che ritroveremo nel primo Novecento. Ma i Greci si avvicinarono ancor di più all'immagine della bellezza modernamente intesa. Ed è importante ricordare che essi ci diedero i moduli fondamentali dei concetti filosofici, estetici e politici. L'arte romana rappresentò la donna ricoperta di vesti fluenti e dall'espressione dignitosa. Quella bizantina la ritrae raffinata e con vesti ricchissime. Dalle scene a tinte forti degli affreschi pompeiani che mostravano la donna come oggetto di piacere, secondo una concezione certamente di derivazione orientale, si passò poi ad una rappresentazione ieratica, mistica, della figura femminile che veniva svuotata di ogni connotato sensuale, tanto che ad essere dipinte furono soprattutto Madonne e sante, sempre legate al ruolo salvifico che esse svolgevano. Nell'iconografia medievale la bellezza femminile era riservata alle immagini sacre e, tra tutte, la Donna per eccellenza, Maria, protagonista indiscussa in tutti i campi dell'arte, fino ai tempi odierni.
Si può comunque asserire che fu proprio l'affermazione del Cristianesimo, almeno nel suo spirito iniziale, a segnare una storica inversione di tendenza. La donna, dal suo secolare stato di subalternità ed oggetto di possesso, assimilata più alle cose che alle persone, per la prima volta diveniva soggetto sacro e pensante, unita all'uomo ma con ruolo unico e distinto, essa stessa artefice della storia con pari e, talvolta, superiore dignità rispetto a quello. Tonino Delogu si inserisce in questa “scia”. Ne sussume i preziosi suggerimenti, i sussurri di figure e immagini incastonate nella memoria di tutti noi. Traduce queste parole dette, nel silenzio della propria coscienza, in tratti rapidi e decisi che attraversano la tela come attraversano la storia intera.
Tutto è possibile riassumere, a mio parere, nel volto tranquillo, quasi sognante di Assunta. Volto scavato dalle rughe che segnano il tempo che passa. Volto che stravolge lo spazio circostante in miriadi di “lampi” colorati. E come se esplodesse la memoria per riconsegnarci quella saggezza e quella tradizione che sembravano scomparse. Assunta, quindi, come paradigma estremo di una dimensione che racconta storie, le narra perché l’esperienza, attraverso le storie, possa farsi concreta realtà. Tonino Delogu narra storie, storie che sono il tessuto stesso del suo vissuto. Storie che rappresentano la sfera di uno dei suoi sogni più reconditi: restituire al colore la grazia e la concretezza delle figure della sua memoria, farne progetto e messaggio attraverso cui comunicare se stesso e il suo universo simbolico.
p. Ildefonso Chessa
04
marzo 2011
Tonino Delogu – Ma… Donne
Dal 04 marzo al 02 maggio 2011
arte contemporanea
Location
MUSEO MUS’A – PINACOTECA AL CANOPOLENO
Sassari, Via Santa Caterina, 4, (Sassari)
Sassari, Via Santa Caterina, 4, (Sassari)
Orario di apertura
lun/ven: 9,00 – 13,00 – mar15,00 – 17,00
Vernissage
4 Marzo 2011, ore 17.30
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