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Tonino Negri
La terra, il fuoco, l’acqua, l’aria. Tonino Negri impasta i suoi vasi nei quattro elementi di cui è fatto il cosmo. Dal 27 marzo al 2 maggio 2010 i suoi alberi, le sue arche panciute, i portatori d’acqua e le balene che cantano l’amore in una personale negli spazi di ZERO.OTTO Arte Contemporanea
Comunicato stampa
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La terra, il fuoco, l'acqua, l'aria. Tonino Negri impasta i suoi vasi nei quattro elementi di cui è fatto il cosmo. Le sue terrecotte dalla forma pura e perfetta raccontano storie primordiali, emergono dalla coscienza collettiva, danno forma al mito. Dal 27 marzo al 2 maggio 2010 i suoi alberi, le sue arche panciute, i portatori d'acqua e le balene che cantano l'amore sono i protagonisti di una personale negli spazi di ZERO.OTTO Arte Contemporanea a Lodi. Una mostra, in conformità al carattere di Negri, "aperta", grazie al controcanto di Marcello Chiarenza, artista con cui ha stretto un patto di amicizia e lavorativo più che ventennale, che contrappunta le terre di Tonino con un gruppo di piccole sculture filiformi.
Vasi monumentali che crescono come architetture della natura, in cui abitano i gufi e si intrappolano i sogni. Donne-vaso che portano l'acqua e con essa il mistero della fertilità. Vasi in cui la luce trapela da una fonte sotto la superficie o che la raccolgono nel loro grembo. Vasi che nascondono città e barche, vasi come roseti, vasi come trionfi. La perizia tecnica di Tonino Negri non necessità di mascherare la materia con smalti o cristalline. La terra, con cui ha un rapporto magico-sacrale, non può essere alterata. È lo stesso rapporto che lo mette in relazione diretta con le terrecotte arcaiche, da quelle etrusche fino a quelle precolombiane, da lui conosciute durante una serie di lunghi vagabondaggi in Sud America, attraverso le Ande fin dentro la Selva. Un viaggio alla ricerca della sorgente della vita. Per raccoglierne l'acqua e portarla con sé. Naturalmente in un vaso.
TESTO IN CATALOGO DI VALERIO PILON
A prima vista queste terrecotte esprimono elevata qualità formale e notevole sapienza artigianale. Terrecotte realizzate con refrattari e gres, terre che cuociono ad alte temperature. Le invenzioni plastiche dalle forme essenziali, spesso simmetriche, manifestano stabilità architettonica e sobrietà cromatica. Il loro colore è quello che il fuoco nel forno ha impresso all’elemento terra. Non si sente la necessità dell’abito lucente, policromo di smalti e cristallina.
La meditazione, lo studio e la sperimentazione in proprio, la frequentazione di botteghe e maestri importanti in Italia e all’estero (Puglia, Faenza, Brasile…), le successive esperienze come maestro all’interno di una comunità educativa hanno ormai condotto Tonino Negri a una espressività matura che sfocia in una fisionomia stilistica riconoscibile. Guardo il “logo” che questo plasticatore si è scelto: una mano aperta (vuota) sovrapposta a un’anfora. Anfora con due manici che equivalgono alle braccia della figura umana. Il vaso è costituito da piede, pancia, collo; il corpo umano ha piedi, corpo, testa. La colonna classica la base, il fusto, il capitello. Capo-capitello. Oltre alla numerosa serie di vasi, vasi che fioriscono, coppe arche, case, Tonino Negri propone costantemente vasi antropomorfi (oltre che zoomorfi): donne-vaso e donne vaso che reggono vasi. L’antico motivo della canefora. Il vaso è il recipiente per eccellenza, con coperchio o senza. Le sculture di Tonino Negri sono leggere perché prevedono e dichiarano un utilizzabile spazio interno. Possono contenere liquidi, acqua, olio, e li contengono realmente nelle invenzioni delle cascate continue. Singolare, in questo senso, è la donna seduta a capo chino con lunghi capelli a onda e le braccia in alto nell’atto di reggere il vaso che versa l’acqua. Le forme e proporzioni regolari sono dentro misure classiche. Altri vasi (non antropomorfi) di questo inventivo modellatore contengono e espandono l’elemento luce. Perforati variamente, con frammenti di vetro incastonati nei pertugi. Irradiano magiche luminosità di lampadine nascoste. Vasi di luce dentro. Non di rado la luce quella suggestiva delle umili candele; vasi-lampadario: luce fuori.
Dopo l’acqua e la luce, l’aria: aria che circola divenendo suono. Nella sfilata di oggetti creata da questo elegante e straordinario artefice, nei quali la bellezza si lega al ricordo della funzione pratica, si avverte un nativo impulso ludico: il piacere primordiale gratuito di manipolare la duttile e antichissima argilla
BIOGRAFIA
Tonino Negri nasce a Lodi nel 1961. Si forma nel mestiere dell'arte frequentando artisti e artigiani con cui collabora dal 1980 in vari campi, dalla ceramica alla scultura al teatro. Ha tenuto personali e collettive a Parigi, Milano, Bologna, Parma, Bergamo, Monza e Lodi. Nel 1993 ha fondato la Bottega del Respiro alla Comunità il Gabbiano (attiva fino al 2003). Con Marcello Chiarenza, con cui stringe un sodalizio artistico da oltre vent'anni, ha esposto e realizzato spettacoli teatrali in tutta Italia oltre che a Parigi e Maastricht. Ha realizzato installazioni di grandi dimensioni in piazze, parchi e chiese. Nel 2009 ha realizzato una Grande Arca per la Comunità di Bose di padre Enzo Bianchi. I suoi lavori sono pubblicati in una scheda personale nel volume "Ceramica italiana del Novecento" edito da Electa.
Vasi monumentali che crescono come architetture della natura, in cui abitano i gufi e si intrappolano i sogni. Donne-vaso che portano l'acqua e con essa il mistero della fertilità. Vasi in cui la luce trapela da una fonte sotto la superficie o che la raccolgono nel loro grembo. Vasi che nascondono città e barche, vasi come roseti, vasi come trionfi. La perizia tecnica di Tonino Negri non necessità di mascherare la materia con smalti o cristalline. La terra, con cui ha un rapporto magico-sacrale, non può essere alterata. È lo stesso rapporto che lo mette in relazione diretta con le terrecotte arcaiche, da quelle etrusche fino a quelle precolombiane, da lui conosciute durante una serie di lunghi vagabondaggi in Sud America, attraverso le Ande fin dentro la Selva. Un viaggio alla ricerca della sorgente della vita. Per raccoglierne l'acqua e portarla con sé. Naturalmente in un vaso.
TESTO IN CATALOGO DI VALERIO PILON
A prima vista queste terrecotte esprimono elevata qualità formale e notevole sapienza artigianale. Terrecotte realizzate con refrattari e gres, terre che cuociono ad alte temperature. Le invenzioni plastiche dalle forme essenziali, spesso simmetriche, manifestano stabilità architettonica e sobrietà cromatica. Il loro colore è quello che il fuoco nel forno ha impresso all’elemento terra. Non si sente la necessità dell’abito lucente, policromo di smalti e cristallina.
La meditazione, lo studio e la sperimentazione in proprio, la frequentazione di botteghe e maestri importanti in Italia e all’estero (Puglia, Faenza, Brasile…), le successive esperienze come maestro all’interno di una comunità educativa hanno ormai condotto Tonino Negri a una espressività matura che sfocia in una fisionomia stilistica riconoscibile. Guardo il “logo” che questo plasticatore si è scelto: una mano aperta (vuota) sovrapposta a un’anfora. Anfora con due manici che equivalgono alle braccia della figura umana. Il vaso è costituito da piede, pancia, collo; il corpo umano ha piedi, corpo, testa. La colonna classica la base, il fusto, il capitello. Capo-capitello. Oltre alla numerosa serie di vasi, vasi che fioriscono, coppe arche, case, Tonino Negri propone costantemente vasi antropomorfi (oltre che zoomorfi): donne-vaso e donne vaso che reggono vasi. L’antico motivo della canefora. Il vaso è il recipiente per eccellenza, con coperchio o senza. Le sculture di Tonino Negri sono leggere perché prevedono e dichiarano un utilizzabile spazio interno. Possono contenere liquidi, acqua, olio, e li contengono realmente nelle invenzioni delle cascate continue. Singolare, in questo senso, è la donna seduta a capo chino con lunghi capelli a onda e le braccia in alto nell’atto di reggere il vaso che versa l’acqua. Le forme e proporzioni regolari sono dentro misure classiche. Altri vasi (non antropomorfi) di questo inventivo modellatore contengono e espandono l’elemento luce. Perforati variamente, con frammenti di vetro incastonati nei pertugi. Irradiano magiche luminosità di lampadine nascoste. Vasi di luce dentro. Non di rado la luce quella suggestiva delle umili candele; vasi-lampadario: luce fuori.
Dopo l’acqua e la luce, l’aria: aria che circola divenendo suono. Nella sfilata di oggetti creata da questo elegante e straordinario artefice, nei quali la bellezza si lega al ricordo della funzione pratica, si avverte un nativo impulso ludico: il piacere primordiale gratuito di manipolare la duttile e antichissima argilla
BIOGRAFIA
Tonino Negri nasce a Lodi nel 1961. Si forma nel mestiere dell'arte frequentando artisti e artigiani con cui collabora dal 1980 in vari campi, dalla ceramica alla scultura al teatro. Ha tenuto personali e collettive a Parigi, Milano, Bologna, Parma, Bergamo, Monza e Lodi. Nel 1993 ha fondato la Bottega del Respiro alla Comunità il Gabbiano (attiva fino al 2003). Con Marcello Chiarenza, con cui stringe un sodalizio artistico da oltre vent'anni, ha esposto e realizzato spettacoli teatrali in tutta Italia oltre che a Parigi e Maastricht. Ha realizzato installazioni di grandi dimensioni in piazze, parchi e chiese. Nel 2009 ha realizzato una Grande Arca per la Comunità di Bose di padre Enzo Bianchi. I suoi lavori sono pubblicati in una scheda personale nel volume "Ceramica italiana del Novecento" edito da Electa.
27
marzo 2010
Tonino Negri
Dal 27 marzo al 02 maggio 2010
arte contemporanea
Location
ZERO.OTTO
Lodi, Corso Adda, 42, (Lodi)
Lodi, Corso Adda, 42, (Lodi)
Orario di apertura
Giovedì 17.30-19.30
Venerdì 10.00-12.00 e 17.30-19.30
Sabato 10.00-12.30 e 16.00-19.30
Domenica 10.00-12.30 e 16.00-19.30
Vernissage
27 Marzo 2010, ore 17
Autore