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Tonylight – General Electric
Alla sua prima mostra personale, Antonio Cavadini (Tonylight) è un artista che ha eletto la fluidità a suo principale strumento espressivo
Comunicato stampa
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Alla sua prima mostra personale, Antonio Cavadini (Tonylight) è un artista che ha eletto la fluidità a suo principale strumento espressivo. Il suo lavoro si concentra sulla corrente elettrica, il più instabile e fluido dei media, e sui suoi prodotti più immateriali, il suono e la luce. L'elettricità non lo interessa come strumento, come spina da attaccare o interruttore da accendere per far funzionare l'installazione; ma come veicolo di contenuto proprio, e di una propria, instabile poetica. Perfettamente a suo agio fra cavi, LED e chip, Tonylight manipola il flusso di corrente a livello elementare, ne conosce ogni sobbalzo e ogni interferenza; nello stesso tempo, ne intuisce la natura liquida, di aggregato provvisorio di una energia che già esiste in natura e che attende solo di essere liberata: e la libera per noi, sotto forma di luce e di suono.
Con l'espressione General Electric, che dà il titolo tanto alla mostra quanto all'installazione più imponente in essa proposta, Tonylight allude proprio a questo. Una collana di LED a luce bianca corre su una serie di tre tralicci da cantiere, collegata a una centralina altrettanto provvisoria incastonata in un angolo della galleria. Il variare della luce è determinato dalla presenza di alcuni sensori che regolano il flusso di corrente sulla base del numero di persone presenti nello spazio. In questo modo, Tonylight dà vita a una metafora visiva che da un lato rende visibili i flussi di energia che attraversano uno spazio – quello urbano – ormai totalmente elettrificato; dall'altro allude al ciclo dell'elettricità, che dalla natura proviene e alla natura ritorna, facendola interagire con il nostro corpo e la nostra energia.
Eppure questo flusso, cui ci siamo tanto abituati da darlo quasi per scontato, è instabile e provvisorio, come la maggior parte dei servizi primari su cui si fonda la nostra società. Ed ecco che questo traliccio provvisorio diventa una metafora del fragile equilibrio del nostro presente, che una guerra, un attentato, un disastro naturale o anche solo un banale incidente possono spezzare da un momento all'altro.
Space LED (2006) è invece un piccolo monitor prodotto manualmente dall'artista assemblando, con estrema pazienza, 192 LED blu. Sullo schermo – controllato da un vecchio 386 portatile - vengono visualizzate una serie di immagini elementari pescate dalle cartucce dei videogame dell'era 8bit, come ad esempio Space Invaders. Qui l'allusione è a una fase aurorale dei media digitali, quella in cui i “primi lampi elettronici” sono arrivati a colpire la nostra fantasia, imprimendovi per sempre immagini, estetiche e colori cui oggi ci volgiamo con nostalgia. D'altra parte, è proprio dai videogame che Tonylight, e con lui molti altri artisti contemporanei, hanno tratto quell'amore per l'elettronica amatoriale e la manipolazione dei dispositivi elettronici che condiziona in maniera inconfondibile il loro lavoro.
La mostra è completata da Tecnologia Maya, (2005), in cui una serie di LED colorati corre, con ritmo ascensionale, lungo i pioli di una piccola scala installata in un angolo della galleria, appena sotto il soffitto: una piccola, gioiosa metafora di leggerezza, che la collocazione e la simbologia della scala arricchiscono di echi spirituali.
Con l'espressione General Electric, che dà il titolo tanto alla mostra quanto all'installazione più imponente in essa proposta, Tonylight allude proprio a questo. Una collana di LED a luce bianca corre su una serie di tre tralicci da cantiere, collegata a una centralina altrettanto provvisoria incastonata in un angolo della galleria. Il variare della luce è determinato dalla presenza di alcuni sensori che regolano il flusso di corrente sulla base del numero di persone presenti nello spazio. In questo modo, Tonylight dà vita a una metafora visiva che da un lato rende visibili i flussi di energia che attraversano uno spazio – quello urbano – ormai totalmente elettrificato; dall'altro allude al ciclo dell'elettricità, che dalla natura proviene e alla natura ritorna, facendola interagire con il nostro corpo e la nostra energia.
Eppure questo flusso, cui ci siamo tanto abituati da darlo quasi per scontato, è instabile e provvisorio, come la maggior parte dei servizi primari su cui si fonda la nostra società. Ed ecco che questo traliccio provvisorio diventa una metafora del fragile equilibrio del nostro presente, che una guerra, un attentato, un disastro naturale o anche solo un banale incidente possono spezzare da un momento all'altro.
Space LED (2006) è invece un piccolo monitor prodotto manualmente dall'artista assemblando, con estrema pazienza, 192 LED blu. Sullo schermo – controllato da un vecchio 386 portatile - vengono visualizzate una serie di immagini elementari pescate dalle cartucce dei videogame dell'era 8bit, come ad esempio Space Invaders. Qui l'allusione è a una fase aurorale dei media digitali, quella in cui i “primi lampi elettronici” sono arrivati a colpire la nostra fantasia, imprimendovi per sempre immagini, estetiche e colori cui oggi ci volgiamo con nostalgia. D'altra parte, è proprio dai videogame che Tonylight, e con lui molti altri artisti contemporanei, hanno tratto quell'amore per l'elettronica amatoriale e la manipolazione dei dispositivi elettronici che condiziona in maniera inconfondibile il loro lavoro.
La mostra è completata da Tecnologia Maya, (2005), in cui una serie di LED colorati corre, con ritmo ascensionale, lungo i pioli di una piccola scala installata in un angolo della galleria, appena sotto il soffitto: una piccola, gioiosa metafora di leggerezza, che la collocazione e la simbologia della scala arricchiscono di echi spirituali.
18
novembre 2006
Tonylight – General Electric
Dal 18 novembre 2006 al 13 gennaio 2007
arte contemporanea
Location
FABIO PARIS ART GALLERY
Brescia, Via Alessandro Monti, 13, (Brescia)
Brescia, Via Alessandro Monti, 13, (Brescia)
Orario di apertura
15-19, escluso festivi
Vernissage
18 Novembre 2006, ore 18
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