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Topos. Sguardi contemporanei sul paesaggio greco
A Le Méridien Turin Art+Tech si apre una finestra sulla Grecia. Fuori stagione, lontano ormai dall’estate greca che affascina i giovani e i meno giovani, una mostra fotografica invita a intraprendere un viaggio insolito nel paese dei miti. Lo sguardo di 5 fotografi contemporanei ci guida attraverso il “Topos”, il paesaggio greco come non siamo abituati a vederlo.
Comunicato stampa
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Mercoledì 27 ottobre a Le Méridien Turin Art+Tech si apre una finestra sulla Grecia. Fuori stagione, lontano ormai dall’estate greca che affascina i giovani e i meno giovani, una mostra fotografica invita a intraprendere un viaggio insolito nel paese dei miti. Lo sguardo di 5 fotografi contemporanei ci guida attraverso il “Topos”, il paesaggio greco come non siamo abituati a vederlo. Topos in questo caso è il luogo “non comune”, è un racconto intimo della terra natale da parte di 5 artisti che vivono il paesaggio ognuno a modo suo. Molto diversi l’uno dall’altro, ma con una grande sensibilità che li accomuna, conoscitori della realtà del paese e attenti osservatori, approfondiscono nella ricerca dell’immagine e ci offrono interpretazioni inedite e sorprendenti.
Il Topos come paesaggio onirico, quasi irreale, nelle fotografie di Dimitris Sofikitis che da 25 anni collabora con Teo Anghelopulos, ispirandosi alle opere del famoso regista e ispirando a sua volta le inquadrature dei film. La ri-costruzione del paesaggio attraverso la lente della creazione artistica, la capacità di captare l’atmosfera particolare dietro le cose più semplici.
Oppure il Topos come parte integrante della storia, quella Storia che impregna ogni angolo del paese. Nelle fotografie di Vassilis Vrettos viene documentato il retroscena sconosciuto dei lavori di restauro dell’Acropoli. Il fotografo focalizza sul lavoro delle maestranze senza però trascurare il significato storico di questa immane impresa per la conservazione dei monumenti considerati sacri dai Greci.
E ancora, il Topos come riferimento alla memoria collettiva, nelle immagini di Pinelopi Manousaki e di Stratis Vogiatzis, immagini cariche di testimonianze del passato recente, di momenti vissuti, di abbandoni, di radici dimenticate, del tempo che passa e del nuovo che avanza implacabile…
Infine c’è il Topos notturno di Spyros Staveris con le sue trame inaspettate, ombre profonde e colori a sprazzi, apparizioni surreali che liberano la fantasia. Un modo per fotografare cose viste e fotografate migliaia di volte, senza renderle riconoscibili sotto il velo dell’oscurità.
La mostra, organizzata con il patrocinio del Consolato Generale Onorario della Grecia a Torino, è stata curata da Afrodite Oikonomidou e co-prodotta da Le Meridien Turin Art+Tech in collaborazione con la PhotoBiennale e il Museo di Fotografia di Salonicco.
Il titolo della mostra fotografica “Topos. Sguardi contemporanei sul paesaggio greco” sgombra immediatamente la mente del fruitore da qualsiasi richiamo oleografico. Rimuove le facili e scontate immagini da cartolina o gli accattivanti panorami che campeggiano sui patinati cataloghi di viaggio.
Qui la ricerca del topos, termine greco che sta ad indicare il luogo, diviene l’insieme di rappresentazioni comuni che caratterizzano un’opera d'arte; mira a celebrare il paesaggio greco in modo inedito, sicuramente ricco di stimoli ricevuti dal presente. Il luogo quindi come l’indagine condotta dall’occhio dell’artista e dal suo obiettivo fotografico.
Topos un tempo furono i locus amoenus dell'Arcadia, idealizzati e piacevoli sfondi al lirismo dell’artista. Oggi lo diventano stupendamente le fotografie dei 5 artisti che fissano spunti fascinosi e che interpretano un sorprendente paesaggio greco, riletto in un viaggio di immagini a dir poco insolito.
Tutte queste rappresentazioni, frutto di differenti visioni artistiche, permettono di percepire il senso del mito attraverso l’odore di una terra antica, a tratti immutabile ed immutata, ma che nel suo adeguarsi all’attualità, è incapace di dimenticare il passato, proiettandosi immediatamente in una dimensione storica. Questo invitano a leggere i paesaggi notturni di Staveris, la metafisica dimensione prediletta da Sofikitis, la consapevole eterna conservazione del mito celebrata da Vrettos, gli interni quasi materici, con i colori di Grecia, di Vogiatzis e di Manousaki.
Marco Basso
Sotto la superficie della comune evidenza
Cinque sguardi contemporanei sul paesaggio greco. Trasparente l’omaggio a Cartier-Bresson; è illusorio pensare che le foto si facciano con la macchina.... si fanno con gli occhi, con il cuore, con la testa. Dunque, i cinque artisti hanno in comune un dato: quale che sia la tecnica, infatti, è il soggetto, non l’oggetto o lo strumento che distingue l’elemento creativo dall’elemento riproduttivo. Questa soggettività autorizza a frugare sotto la superficie della comune evidenza per costruirne il senso, quel che non tutti vedono, o interpretano diversamente l’uno dall’altro. Già, perché il senso non è nelle cose, negli oggetti, negli eventi, e nemmeno nella percezione immediata e meccanica che ciascuno di noi ne ha. Il senso abita la mente, e la mente non può che prendere una moltitudine di vie. Alla stessa struttura dell’atto creativo corrispondono quindi esiti individuali, originali e magari incomparabili. La fotografia si materializza nell’istante, può registrarlo, anzi (direbbe Warhol) deve registrarlo ovunque. Guardiamo i lavori sul restauro dell’Acropoli di Vassilis Vrettos: al topos storico-geografico inconfondibile, si sovrappone una sorprendente complessità di utopie, o non-luoghi: da un b/n scarno e intensissimo all’Antonioni, alla studiata teatralità delle inquadrature, alla gestualità innaturale – si direbbe performativa – dei personaggi. Tutt’altro che documentarie, queste scelte sottintendono l’intenzione simbolica, parlano delle origini della cultura occidentale. Per questo, passando ai paesaggi surreali di Dimitris Sofikitis si cambia registro, certo, ma senza incoerenza: dal realismo simbolico, si passa al simbolismo onirico, e da Antonioni ad Anghelopoulos. A sua volta, Spyros Staveris compone i suoi notturni in una vena intimista e romantica, proietta immagini di stati d’animo, in bilico fra perplessa serenità ed eleganza formale. Ma inaspettatamente sereni e disadornamente glamour sono i resti urbani di Pinelopi Manousaki: dalle recenti demolizioni non si sprigiona tanto desolazione, quanto la permanente dialettica di passato e futuro, di tradizione e cambiamento, necessaria per la continuità della società. E il tema torna, magnificato e magnifico, nelle rappresentazioni perfette e quanto mai efficaci di Stratis Vogiatzis: scatti preziosi come encausto veneziano, colori brillanti, arredi da tempo dismessi ma inalterabilmente nobili e fieri, raccontano il valore di ciò che si è perduto e ammoniscono a ricostruire con la stessa dignità. Grecia dunque, certo; ma in uno spirito per niente provinciale, regionalista, o nazionalista. In un mondo in cui pregiudizi comunitaristi e globalizzazione si dividono altrettanto pericolosamente la scena, gli artisti incarnano bene l’alternativa benefica e necessaria, cioè la testimonianza che si può valorizzare l’identità proprio attraverso l’universalità della sua rappresentazione e dei valori morali ed estetici che si è capaci di infondere nel opera d’arte. Niente di nuovo in questo, è il compito dell’arte di tutti i tempi, particolarmente difficile, però, in un contemporaneo più complesso e più compromesso che mai. Questi artisti lo hanno ben compreso e ce lo spiegano con cura, anzi ci invitano a partecipare con loro alla ricostruzione di nuovi equilibri personali e sociali.
Rosa Anna Musumeci
Il Topos come paesaggio onirico, quasi irreale, nelle fotografie di Dimitris Sofikitis che da 25 anni collabora con Teo Anghelopulos, ispirandosi alle opere del famoso regista e ispirando a sua volta le inquadrature dei film. La ri-costruzione del paesaggio attraverso la lente della creazione artistica, la capacità di captare l’atmosfera particolare dietro le cose più semplici.
Oppure il Topos come parte integrante della storia, quella Storia che impregna ogni angolo del paese. Nelle fotografie di Vassilis Vrettos viene documentato il retroscena sconosciuto dei lavori di restauro dell’Acropoli. Il fotografo focalizza sul lavoro delle maestranze senza però trascurare il significato storico di questa immane impresa per la conservazione dei monumenti considerati sacri dai Greci.
E ancora, il Topos come riferimento alla memoria collettiva, nelle immagini di Pinelopi Manousaki e di Stratis Vogiatzis, immagini cariche di testimonianze del passato recente, di momenti vissuti, di abbandoni, di radici dimenticate, del tempo che passa e del nuovo che avanza implacabile…
Infine c’è il Topos notturno di Spyros Staveris con le sue trame inaspettate, ombre profonde e colori a sprazzi, apparizioni surreali che liberano la fantasia. Un modo per fotografare cose viste e fotografate migliaia di volte, senza renderle riconoscibili sotto il velo dell’oscurità.
La mostra, organizzata con il patrocinio del Consolato Generale Onorario della Grecia a Torino, è stata curata da Afrodite Oikonomidou e co-prodotta da Le Meridien Turin Art+Tech in collaborazione con la PhotoBiennale e il Museo di Fotografia di Salonicco.
Il titolo della mostra fotografica “Topos. Sguardi contemporanei sul paesaggio greco” sgombra immediatamente la mente del fruitore da qualsiasi richiamo oleografico. Rimuove le facili e scontate immagini da cartolina o gli accattivanti panorami che campeggiano sui patinati cataloghi di viaggio.
Qui la ricerca del topos, termine greco che sta ad indicare il luogo, diviene l’insieme di rappresentazioni comuni che caratterizzano un’opera d'arte; mira a celebrare il paesaggio greco in modo inedito, sicuramente ricco di stimoli ricevuti dal presente. Il luogo quindi come l’indagine condotta dall’occhio dell’artista e dal suo obiettivo fotografico.
Topos un tempo furono i locus amoenus dell'Arcadia, idealizzati e piacevoli sfondi al lirismo dell’artista. Oggi lo diventano stupendamente le fotografie dei 5 artisti che fissano spunti fascinosi e che interpretano un sorprendente paesaggio greco, riletto in un viaggio di immagini a dir poco insolito.
Tutte queste rappresentazioni, frutto di differenti visioni artistiche, permettono di percepire il senso del mito attraverso l’odore di una terra antica, a tratti immutabile ed immutata, ma che nel suo adeguarsi all’attualità, è incapace di dimenticare il passato, proiettandosi immediatamente in una dimensione storica. Questo invitano a leggere i paesaggi notturni di Staveris, la metafisica dimensione prediletta da Sofikitis, la consapevole eterna conservazione del mito celebrata da Vrettos, gli interni quasi materici, con i colori di Grecia, di Vogiatzis e di Manousaki.
Marco Basso
Sotto la superficie della comune evidenza
Cinque sguardi contemporanei sul paesaggio greco. Trasparente l’omaggio a Cartier-Bresson; è illusorio pensare che le foto si facciano con la macchina.... si fanno con gli occhi, con il cuore, con la testa. Dunque, i cinque artisti hanno in comune un dato: quale che sia la tecnica, infatti, è il soggetto, non l’oggetto o lo strumento che distingue l’elemento creativo dall’elemento riproduttivo. Questa soggettività autorizza a frugare sotto la superficie della comune evidenza per costruirne il senso, quel che non tutti vedono, o interpretano diversamente l’uno dall’altro. Già, perché il senso non è nelle cose, negli oggetti, negli eventi, e nemmeno nella percezione immediata e meccanica che ciascuno di noi ne ha. Il senso abita la mente, e la mente non può che prendere una moltitudine di vie. Alla stessa struttura dell’atto creativo corrispondono quindi esiti individuali, originali e magari incomparabili. La fotografia si materializza nell’istante, può registrarlo, anzi (direbbe Warhol) deve registrarlo ovunque. Guardiamo i lavori sul restauro dell’Acropoli di Vassilis Vrettos: al topos storico-geografico inconfondibile, si sovrappone una sorprendente complessità di utopie, o non-luoghi: da un b/n scarno e intensissimo all’Antonioni, alla studiata teatralità delle inquadrature, alla gestualità innaturale – si direbbe performativa – dei personaggi. Tutt’altro che documentarie, queste scelte sottintendono l’intenzione simbolica, parlano delle origini della cultura occidentale. Per questo, passando ai paesaggi surreali di Dimitris Sofikitis si cambia registro, certo, ma senza incoerenza: dal realismo simbolico, si passa al simbolismo onirico, e da Antonioni ad Anghelopoulos. A sua volta, Spyros Staveris compone i suoi notturni in una vena intimista e romantica, proietta immagini di stati d’animo, in bilico fra perplessa serenità ed eleganza formale. Ma inaspettatamente sereni e disadornamente glamour sono i resti urbani di Pinelopi Manousaki: dalle recenti demolizioni non si sprigiona tanto desolazione, quanto la permanente dialettica di passato e futuro, di tradizione e cambiamento, necessaria per la continuità della società. E il tema torna, magnificato e magnifico, nelle rappresentazioni perfette e quanto mai efficaci di Stratis Vogiatzis: scatti preziosi come encausto veneziano, colori brillanti, arredi da tempo dismessi ma inalterabilmente nobili e fieri, raccontano il valore di ciò che si è perduto e ammoniscono a ricostruire con la stessa dignità. Grecia dunque, certo; ma in uno spirito per niente provinciale, regionalista, o nazionalista. In un mondo in cui pregiudizi comunitaristi e globalizzazione si dividono altrettanto pericolosamente la scena, gli artisti incarnano bene l’alternativa benefica e necessaria, cioè la testimonianza che si può valorizzare l’identità proprio attraverso l’universalità della sua rappresentazione e dei valori morali ed estetici che si è capaci di infondere nel opera d’arte. Niente di nuovo in questo, è il compito dell’arte di tutti i tempi, particolarmente difficile, però, in un contemporaneo più complesso e più compromesso che mai. Questi artisti lo hanno ben compreso e ce lo spiegano con cura, anzi ci invitano a partecipare con loro alla ricostruzione di nuovi equilibri personali e sociali.
Rosa Anna Musumeci
27
ottobre 2010
Topos. Sguardi contemporanei sul paesaggio greco
Dal 27 ottobre al 28 novembre 2010
fotografia
Location
NH LINGOTTO TECH
Torino, Via Nizza, 230, (Torino)
Torino, Via Nizza, 230, (Torino)
Vernissage
27 Ottobre 2010, ore 19
Autore