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Toti Scialoja
Opere 1983-1997
Comunicato stampa
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Toti Scialoja, nato nel 1914 e scomparso nel 1998, è stato uno dei protagonisti della lunga esperienza astratta in Italia che, sin dall'inizio degli anni '50, rispetto all'enfasi della scuola di New York, si è mantenuta fedele allo spirito della tradizione classica, riservandole un ruolo di assoluta centralità. Ne sono testimonianza lo stretto rapporto con Afro, Birolli, Melotti, Vedova, nonché la dialettica, dietro le apparenti affinità spirituali, con gli amici americani de Kooning e Motherwell. Conclusa definitivamente negli anni Sessanta la stagione delle "impronte", in una fase immediatamente successiva l'artista si apre a composizioni scandite da partiture rettangolari e inserti definiti da contorni netti, facendo propri gli impulsi astratto-geometrici peculiari dell'epoca. Inizia poi il graduale recupero di un pittoricismo che erompe prepotentemente nelle opere dei primi anni Ottanta, connotate da una singolare libertà e supportate da un più articolato impegno in ambito letterario e poetico.
Si ritiene quindi di estremo interesse una mostra dal carattere strettamente scientifico, centrata sulla ricerca astratta di Scialoja tra il 1983 e il 1997, ovvero sugli ultimi due decenni del suo percorso artistico, scanditi da importanti appuntamenti espositivi come la ricca antologica alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna a Roma nel 1991, e dalla maturazione di una cifra stilistica fondata su nuovi ritmi compositivi. Con una selezione di trenta opere, la rassegna si terrà a Verona alla Galleria dello Scudo, dal 9 dicembre 2006 al 28 febbraio 2007, patrocinata dall'Assessorato alla Cultura e realizzata in collaborazione con la Fondazione Toti Scialoja, nell'ambito di un progetto avviato nel 1999 con l'esposizione dedicata al periodo compreso tra il 1953 e il 1966.
L'indagine, introdotta da una grande tela del 1978 che costituisce il fondamentale elemento di raccordo tra la produzione degli anni Sessanta e il periodo ora preso in esame, si apre con i dipinti Secondo San Isidro, esposto nelle sale della Galleria d'Arte Moderna Palazzo Forti, e Diario rosso ocra, entrambi del 1983, due dei sei vinilici su tela di canapa esposti l'anno seguente nella sala personale alla XLI Biennale di Venezia. L'uno si ispira al ciclo di Goya La Romería de San Isidro esposto al Museo del Prado a Madrid, a cui Scialoja guarda per il gusto di rappresentare in composizioni maestose una lunga processione dominata da basse tonalità luministiche. Nel secondo, così come nelle opere coeve Agno, Butte e Crimea, appare evidente il deciso rinnovamento nella scelta dei colori: abbandonate le velature, l'artista torna a utilizzare le terre ora sapientemente bilanciate dai grigi.
Al soggiorno a Gibellina nel 1985, dove Scialoja è invitato a tenere un laboratorio di pittura, risalgono alcuni dipinti, tra cui Gibellina rosso n. 2 e Rug, in cui affiorano per la prima volta nuove gamme cromatiche, dai celesti chiari agli arancioni, dai rossi in varie gradazioni ai bianchi luminosi. Ad esse si affianca Malavoglia del 1985, che anticipa il dialogo serrato tra il bianco e il nero ricorrente in opere del 1991 quali Nemo e Marte. La Scuola di Atene del 1989, uno dei più grandi teleri dipinti dall'artista, anch'esso presentato a Palazzo Forti, è il capolavoro di Scialoja sullo scorcio dei due decenni; una sorta di sfida per la volontà di rapportarsi al celebre affresco eseguito da Raffaello nelle Stanze Vaticane.
Una straordinaria felicità creativa contraddistingue Scialoja nelle tele dell'ultimo periodo. Se con Taraia del 1992, realizzato per la XII Quadriennale romana, egli giunge all'acme espressiva del nuovo decennio, in Baccanale dello stesso anno emergono i caratteri delle opere cosiddette "ferraresi", accomunate da cromie che ricordano quell'antica scuola. Già in Vermiglio e Tango del 1993 affiora la tendenza a coagulare il gesto in un andamento unitario. Ma è nel 1996 che l'artista, ormai ottantaduenne, riesce a conferire alla propria pittura uno scarto ulteriore. In Contro lo Stemma e Labirinto il gesto deflagra con violenza disperdendo sulla superficie tracce di un nero opaco e fondo. In altre opere dell'anno successivo egli, invece, contiene l'impeto creativo entro una struttura più nitida, come nel grande quadro che chiude la rassegna, Per W.d.K. 20.3.1997, eseguito alla notizia della scomparsa di de Kooning, l'unico dei compagni d'un tempo, assieme con Motherwell, cui Scialoja è rimasto legato nonostante la distanza.
La rassegna è a cura di Rolf Lauter, Direttore della Städtische Kunsthalle Mannheim, e Marco Vallora, autorevole studioso dell'arte informale italiana. Per l'occasione sarà edito da Skira un ricco catalogo con i contributi scientifici dei curatori, volti a evidenziare i tratti peculiari dell'opera di Scialoja anche in rapporto al contesto internazionale. Paolo Mauri ne analizzerà l'impegno poetico, assolutamente originale per la singolarità delle sperimentazioni metriche e linguistiche. Le schede critiche delle opere esposte, a cura di Gianni Schiavon, accompagnano il lettore attraverso il percorso della mostra con una serie di riferimenti al panorama anche internazionale. Quindi i testi di Barbara Drudi e Laura Lorenzoni affronteranno, il primo, la vicenda biografica negli anni considerati dalla mostra, privilegiando l'approfondimento delle relazioni tra l'autore e i protagonisti della scena artistica d'oltreoceano, l'altro l'analisi critica dell'epistolario con letterati e filosofi contemporanei. Una ricca sezione di apparati comprendente scritti dell'artista e documenti inediti completerà il volume.
Si ritiene quindi di estremo interesse una mostra dal carattere strettamente scientifico, centrata sulla ricerca astratta di Scialoja tra il 1983 e il 1997, ovvero sugli ultimi due decenni del suo percorso artistico, scanditi da importanti appuntamenti espositivi come la ricca antologica alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna a Roma nel 1991, e dalla maturazione di una cifra stilistica fondata su nuovi ritmi compositivi. Con una selezione di trenta opere, la rassegna si terrà a Verona alla Galleria dello Scudo, dal 9 dicembre 2006 al 28 febbraio 2007, patrocinata dall'Assessorato alla Cultura e realizzata in collaborazione con la Fondazione Toti Scialoja, nell'ambito di un progetto avviato nel 1999 con l'esposizione dedicata al periodo compreso tra il 1953 e il 1966.
L'indagine, introdotta da una grande tela del 1978 che costituisce il fondamentale elemento di raccordo tra la produzione degli anni Sessanta e il periodo ora preso in esame, si apre con i dipinti Secondo San Isidro, esposto nelle sale della Galleria d'Arte Moderna Palazzo Forti, e Diario rosso ocra, entrambi del 1983, due dei sei vinilici su tela di canapa esposti l'anno seguente nella sala personale alla XLI Biennale di Venezia. L'uno si ispira al ciclo di Goya La Romería de San Isidro esposto al Museo del Prado a Madrid, a cui Scialoja guarda per il gusto di rappresentare in composizioni maestose una lunga processione dominata da basse tonalità luministiche. Nel secondo, così come nelle opere coeve Agno, Butte e Crimea, appare evidente il deciso rinnovamento nella scelta dei colori: abbandonate le velature, l'artista torna a utilizzare le terre ora sapientemente bilanciate dai grigi.
Al soggiorno a Gibellina nel 1985, dove Scialoja è invitato a tenere un laboratorio di pittura, risalgono alcuni dipinti, tra cui Gibellina rosso n. 2 e Rug, in cui affiorano per la prima volta nuove gamme cromatiche, dai celesti chiari agli arancioni, dai rossi in varie gradazioni ai bianchi luminosi. Ad esse si affianca Malavoglia del 1985, che anticipa il dialogo serrato tra il bianco e il nero ricorrente in opere del 1991 quali Nemo e Marte. La Scuola di Atene del 1989, uno dei più grandi teleri dipinti dall'artista, anch'esso presentato a Palazzo Forti, è il capolavoro di Scialoja sullo scorcio dei due decenni; una sorta di sfida per la volontà di rapportarsi al celebre affresco eseguito da Raffaello nelle Stanze Vaticane.
Una straordinaria felicità creativa contraddistingue Scialoja nelle tele dell'ultimo periodo. Se con Taraia del 1992, realizzato per la XII Quadriennale romana, egli giunge all'acme espressiva del nuovo decennio, in Baccanale dello stesso anno emergono i caratteri delle opere cosiddette "ferraresi", accomunate da cromie che ricordano quell'antica scuola. Già in Vermiglio e Tango del 1993 affiora la tendenza a coagulare il gesto in un andamento unitario. Ma è nel 1996 che l'artista, ormai ottantaduenne, riesce a conferire alla propria pittura uno scarto ulteriore. In Contro lo Stemma e Labirinto il gesto deflagra con violenza disperdendo sulla superficie tracce di un nero opaco e fondo. In altre opere dell'anno successivo egli, invece, contiene l'impeto creativo entro una struttura più nitida, come nel grande quadro che chiude la rassegna, Per W.d.K. 20.3.1997, eseguito alla notizia della scomparsa di de Kooning, l'unico dei compagni d'un tempo, assieme con Motherwell, cui Scialoja è rimasto legato nonostante la distanza.
La rassegna è a cura di Rolf Lauter, Direttore della Städtische Kunsthalle Mannheim, e Marco Vallora, autorevole studioso dell'arte informale italiana. Per l'occasione sarà edito da Skira un ricco catalogo con i contributi scientifici dei curatori, volti a evidenziare i tratti peculiari dell'opera di Scialoja anche in rapporto al contesto internazionale. Paolo Mauri ne analizzerà l'impegno poetico, assolutamente originale per la singolarità delle sperimentazioni metriche e linguistiche. Le schede critiche delle opere esposte, a cura di Gianni Schiavon, accompagnano il lettore attraverso il percorso della mostra con una serie di riferimenti al panorama anche internazionale. Quindi i testi di Barbara Drudi e Laura Lorenzoni affronteranno, il primo, la vicenda biografica negli anni considerati dalla mostra, privilegiando l'approfondimento delle relazioni tra l'autore e i protagonisti della scena artistica d'oltreoceano, l'altro l'analisi critica dell'epistolario con letterati e filosofi contemporanei. Una ricca sezione di apparati comprendente scritti dell'artista e documenti inediti completerà il volume.
09
dicembre 2006
Toti Scialoja
Dal 09 dicembre 2006 al 28 febbraio 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA DELLO SCUDO
Verona, Vicolo Scudo Di Francia, 2, (Verona)
Verona, Vicolo Scudo Di Francia, 2, (Verona)
Orario di apertura
10-13 e 15.30-19.30, domenica chiuso
Vernissage
9 Dicembre 2006, ore 19
Editore
SKIRA
Autore
Curatore