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Toulouse-Lautrec à la Belle Époque
La rassegna presenta per la prima volta in Europa una collezione privata eccezionale che comprende in particolare più di cento manifesti e stampe scelti tra i fogli più spettacolari di Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901).
Comunicato stampa
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La Fondation Pierre Gianadda ha il privilegio di poter esporre in questa nuova stagione e per
la prima volta in Europa una collezione privata eccezionale che comprende in particolare più
di cento manifesti e stampe scelti tra i fogli più spettacolari di Henri de Toulouse-Lautrec
(1864-1901).
È opportuno sottolineare che il giovane Lautrec ha realizzato in meno di quindici anni una
produzione considerevole dove ha grande rilievo l’opera grafica: egli morì nel 1901, due mesi
prima del suo trentasettesimo compleanno, avendo vissuto meno a lungo di un’altra
meteora dell’arte del suo tempo, il suo amico Vincent Van Gogh.
Questo personaggio di nobile stirpe, dall’antica ascendenza aristocratica aquitana, si impose
in una decina d’anni (1890-1900), dopo l’apprendistato negli atelier di Léon Bonnat e poi di
Fernand Cormon, come un lavoratore senza pari, un incisore, un litografo e un produttore di
manifesti dall’occhio e dall’impronta acuti - senza dubbio la figura più incisiva della Belle
Époque di fine secolo.
Non dimentichiamo comunque il suo eccellente impegno come pittore indipendente, slegato
da ogni movimento estetico, distante sia dagli impressionisti che dai nabis.
Questa figura dall’handicap fisico pesante - la sua leggendaria bassa statura, derivante da
tare genetiche, lo segnò pesantemente - seppe comunque sviluppare con tatto e alacrità una
voglia di vivere vorace e un senso dell’amicizia canagliesca fuori dal comune. Un esempio
eclatante fra gli altri: il manifesto di lancio de La Revue blanche fondata dai fratelli Natanson
dove l’elegante Misia in tenuta da pattinatrice, con un lungo cappotto blu punteggiato di
rosso, un cappello con grande elemento piumato, la pelliccia del soffice coprispalle e del
manicotto per avvolgere le mani, sembra lanciarsi sulla strada verso alcuni begli spiriti usciti
dal suo salone letterario parigino.
Il visitatore potrà soprattutto rivivere attraverso queste opere il periodo d’oro della vita
notturna di Montmartre, la bohème bruciante ubriacata dalle canzoni impertinenti e dagli
scherzi licenziosi dei cabaret riservati (Le Mirliton, Le Jardin de Paris, Le Moulin de la
Galette), dei caffè (Le Chat noir), dei caffè-concerto (Le Moulin rouge, Le Divan japonais o
Les Folies Bergère), ma anche dei teatri parigini (Les Ambassadeurs, dove si esibisce Aristide
Bruant) o il circo e la clownesse Cha-U- Kao. Con la gestione sapiente dei suoi grandi
manifesti a colori, le immagini in chiaroscuro mettevano in bella evidenza le figure più
intriganti dell’epoca Yvette Guilbert, Jane Avril e il suo mentore Valentin le Désossé, La
Goulue, e poi le dive del teatro Marcelle Lender, May Belfort o Sarah Bernhardt. Ma Lautrec
è anche, grazie a Bonnard l’ammiratore delle biciclette Simpson e il lettore dei romanzi
popolari firmati Victor Joze (Reine de joie. Mœurs du demi-monde).
Questo insieme vario, che si sviluppa attorno all’universo molto ispirato delle stampe che
Lautrec ha saputo portare a livelli eccelsi, sarebbe stato naturalmente incompleto se
avessimo perso l’occasione di presentare le prove audaci della raccolta Elles, una serie di
undici litografie a colori in cui l’artista traduce, con tenerezza e umanità, l’intimità senza
finzioni che egli condivideva con le donne di facili costumi delle case chiuse così care al suo
cuore e più ancora al suo corpo… « i tuoi occhi sono come un riflesso di stella in un solco »
sussurrava loro il suo amico e contemporaneo Jules Renard.
Henri de Toulouse-Lautrec, l’uomo che amava le donne, divorato dall’alcolismo e dalla
sifilide, si spense nel 1901 nel castello di famiglia di Malromé, in Gironda. Avendo compiuto
un’opera senza eguali, egli può dirsi il più rabelaisiano dei pittori della modernità liberata
della Belle Époque…
A completamento di questo florilegio eccezionale, viene proposto un insieme molto scelto di
dipinti e di fogli originali di suoi contemporanei e amici di cui il collezionista ha
pazientemente rintracciato esemplari fondamentali - fra cui un capolavoro di Louis Anquetin
L’Intérieur de chez Bruant. Le Mirliton, tela del 1886, e opere di Pierre Bonnard, Théophile
Alexandre Steinlen, Félix Vallotton, Jacques Villon e… Pablo Picasso (la serie completa dei
Saltimbanques) - che raccontano bene ciò che avveniva nella Parigi della III repubblica
segnata dalle parole di Émile Zola e dall’affaire Dreyfus, tra modernismo e attualità.
Il catalogo comprende, con una ricca iconografia, un saggio di Gilles Genty, storico dell’arte
specialista del periodo, e uno di Daniel Marchesseau, curatore della mostra.
Daniel Marchesseau
la prima volta in Europa una collezione privata eccezionale che comprende in particolare più
di cento manifesti e stampe scelti tra i fogli più spettacolari di Henri de Toulouse-Lautrec
(1864-1901).
È opportuno sottolineare che il giovane Lautrec ha realizzato in meno di quindici anni una
produzione considerevole dove ha grande rilievo l’opera grafica: egli morì nel 1901, due mesi
prima del suo trentasettesimo compleanno, avendo vissuto meno a lungo di un’altra
meteora dell’arte del suo tempo, il suo amico Vincent Van Gogh.
Questo personaggio di nobile stirpe, dall’antica ascendenza aristocratica aquitana, si impose
in una decina d’anni (1890-1900), dopo l’apprendistato negli atelier di Léon Bonnat e poi di
Fernand Cormon, come un lavoratore senza pari, un incisore, un litografo e un produttore di
manifesti dall’occhio e dall’impronta acuti - senza dubbio la figura più incisiva della Belle
Époque di fine secolo.
Non dimentichiamo comunque il suo eccellente impegno come pittore indipendente, slegato
da ogni movimento estetico, distante sia dagli impressionisti che dai nabis.
Questa figura dall’handicap fisico pesante - la sua leggendaria bassa statura, derivante da
tare genetiche, lo segnò pesantemente - seppe comunque sviluppare con tatto e alacrità una
voglia di vivere vorace e un senso dell’amicizia canagliesca fuori dal comune. Un esempio
eclatante fra gli altri: il manifesto di lancio de La Revue blanche fondata dai fratelli Natanson
dove l’elegante Misia in tenuta da pattinatrice, con un lungo cappotto blu punteggiato di
rosso, un cappello con grande elemento piumato, la pelliccia del soffice coprispalle e del
manicotto per avvolgere le mani, sembra lanciarsi sulla strada verso alcuni begli spiriti usciti
dal suo salone letterario parigino.
Il visitatore potrà soprattutto rivivere attraverso queste opere il periodo d’oro della vita
notturna di Montmartre, la bohème bruciante ubriacata dalle canzoni impertinenti e dagli
scherzi licenziosi dei cabaret riservati (Le Mirliton, Le Jardin de Paris, Le Moulin de la
Galette), dei caffè (Le Chat noir), dei caffè-concerto (Le Moulin rouge, Le Divan japonais o
Les Folies Bergère), ma anche dei teatri parigini (Les Ambassadeurs, dove si esibisce Aristide
Bruant) o il circo e la clownesse Cha-U- Kao. Con la gestione sapiente dei suoi grandi
manifesti a colori, le immagini in chiaroscuro mettevano in bella evidenza le figure più
intriganti dell’epoca Yvette Guilbert, Jane Avril e il suo mentore Valentin le Désossé, La
Goulue, e poi le dive del teatro Marcelle Lender, May Belfort o Sarah Bernhardt. Ma Lautrec
è anche, grazie a Bonnard l’ammiratore delle biciclette Simpson e il lettore dei romanzi
popolari firmati Victor Joze (Reine de joie. Mœurs du demi-monde).
Questo insieme vario, che si sviluppa attorno all’universo molto ispirato delle stampe che
Lautrec ha saputo portare a livelli eccelsi, sarebbe stato naturalmente incompleto se
avessimo perso l’occasione di presentare le prove audaci della raccolta Elles, una serie di
undici litografie a colori in cui l’artista traduce, con tenerezza e umanità, l’intimità senza
finzioni che egli condivideva con le donne di facili costumi delle case chiuse così care al suo
cuore e più ancora al suo corpo… « i tuoi occhi sono come un riflesso di stella in un solco »
sussurrava loro il suo amico e contemporaneo Jules Renard.
Henri de Toulouse-Lautrec, l’uomo che amava le donne, divorato dall’alcolismo e dalla
sifilide, si spense nel 1901 nel castello di famiglia di Malromé, in Gironda. Avendo compiuto
un’opera senza eguali, egli può dirsi il più rabelaisiano dei pittori della modernità liberata
della Belle Époque…
A completamento di questo florilegio eccezionale, viene proposto un insieme molto scelto di
dipinti e di fogli originali di suoi contemporanei e amici di cui il collezionista ha
pazientemente rintracciato esemplari fondamentali - fra cui un capolavoro di Louis Anquetin
L’Intérieur de chez Bruant. Le Mirliton, tela del 1886, e opere di Pierre Bonnard, Théophile
Alexandre Steinlen, Félix Vallotton, Jacques Villon e… Pablo Picasso (la serie completa dei
Saltimbanques) - che raccontano bene ciò che avveniva nella Parigi della III repubblica
segnata dalle parole di Émile Zola e dall’affaire Dreyfus, tra modernismo e attualità.
Il catalogo comprende, con una ricca iconografia, un saggio di Gilles Genty, storico dell’arte
specialista del periodo, e uno di Daniel Marchesseau, curatore della mostra.
Daniel Marchesseau
01
dicembre 2017
Toulouse-Lautrec à la Belle Époque
Dal primo dicembre 2017 al 03 giugno 2018
arte moderna
Location
FONDATION PIERRE GIANADDA
Martigny, Rue Du Forum, 59, (Martigny)
Martigny, Rue Du Forum, 59, (Martigny)
Biglietti
adulti CHF 20 € 18,50 senior: CHF 18 € 16,50 famiglie: CHF 42 € 38,00 studenti fino 25 anni: CHF 12 € 11,00 (gruppi: riduzione di 2 CHF / 2 € rispetto ai biglietti interi)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle 10 alle 18.
Ufficio stampa
UESSEARTE
Autore