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Tra arte e funzionalità
La mostra/installazione appunta l’attenzione sugli oggetti di design creati come opera unica o in edizione limitata.
Comunicato stampa
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TRA ARTE E FUNZIONALITÀ
Il design è l’espressione di tensione insaziabile tra poesia ed esigenza interiore, tra arte e funzionalità, tra sentimento e razionalità, ed è un termine del tutto contemporaneo.
L’idea rivoluzionaria, che sconvolgerà il costume e la società, il modo di vivere e di concepire il quotidiano, risale alla scuola della Bauhaus proprio sul finire degli anni Venti. Una ‘scuola’ che sopravvive in ogni artista/designer.
Il principio è di una semplicità disarmante: creare degli oggetti di uso comune esteticamente gradevoli, a costi accettabili e su vasta scala, la produzione industriale.
Si aprono, quindi, nuovi orizzonti per creatori e fruitori, e percorsi paralleli tra arte e design: dall’idea di oggetto riproducibile e seriale, si giunge anche a quella di oggetto limitato o unico, fino alla tesi dell’assoluta circolarità tra arte, design, architettura, decorazione e moda.
Grazie a un lungo percorso storico/critico, il design contemporaneo è oltre che arte anche qualità della vita e cultura: sintesi di bellezza e funzionalità, stile ed utilità, forma e tecnologia, gusto e praticità in perenne dialogo.
La mostra/installazione appunta l’attenzione sugli oggetti di design creati come opera unica o in edizione limitata. Le ceramiche di Schweizer, i vassoi di Stephensen e Koppel, e quello tutto ‘stropicciato’ di Panton; la caraffa straordinaria di Alfredo Häberli; le luci di Ruhs, i candelabri di Stephensen e Søren Georg Jensen; il vaso sinuoso di Bracher sono sì un momento di squisito artigianato che è espressione di arte e anche di praticità, come si conviene alla esigente sensibilità contemporanea.
NOTE BIOGRAFICHE
RICCARDO SCHWEIZER (1925 – 2004)
Sperimentatore di tutte le espressioni dell’arte: pittura, scultura, architettura, design, Riccardo Schweizer è artista e uomo contemporaneo. Aperto e versatile, creativo e originale, sempre alla ricerca di modi nuovi e d’interpretazioni tese a soddisfare il suo desiderio di libertà, e a manifestare un’arte assolutamente straordinaria. Sebbene profondamente legato alla sua terra d’origine, il Trentino, Schweizer è affascinato dalla mediterranea, solare e coloratissima Provenza dove conosce e frequenta Pablo Picasso e il mondo, ormai leggendario, degli artisti all’avanguardia internazionale: Chagall, Cocteau, Tamayo, Pignon, Eluard. Influenzato da questi incontri, ma allo stesso tempo lontano da qualsiasi corrente artistica, Schweizer rimane fedele all'idea che l'arte debba invadere tutti i campi della realtà e coincidere il più possibile con la vita. Capace di coniugare avanguardia e tradizione realizza ambienti ed oggetti di uso comune come se fossero delle vere e proprie opere d’arte. In mostra anche le edizioni limitate dei servizi da tavola “Giulietta e Romeo” e “Salvagente”.
KRIS RUHS (1952)
Nato a New York da una famiglia di origine tedesca, Ruhs studia alla School of Visual Arts. Negli anni ‘70 l’amicizia con Robert Lee Morris, leggendario designer di gioielli, lo stimola nel voler verificare la sua personale concezione di arte “da vivere”. La forte capacità di portare alla luce le potenzialità espressive iscritte nella materia e nei colori permettono a Ruhs di superare con facilità i limiti esistenti tra il lavoro tridimensionale, la scultura, e quello a due dimensioni, la pittura, il collage in carta e legno, rompendo le barriere fra realtà e rappresentazione. La luce è alla base della riflessione creativa dell’artista: materiali e luce si possono muovere - materiali e luce possono rimanere immobili. Il processo di cambiamento e dissoluzione della luce, interrotto e diretto dall’artista secondo la sua volontà, rivela le caratteristiche intrinseche dei diversi materiali, che l’artista mette in evidenza. Il risultato della sua ricerca artistica sono opere in cui la disciplina formale e la padronanza di svariate tecniche riflettono sul mistero del passaggio del tempo e dell’organizzazione dello spazio.
GEORG JENSEN DESIGNERS
SOREN GEORG JENSEN (1917 – 1982)
Soren Georg Jensen è il quinto dei sei figli di Georg Jensen.
Dal 1931 al 1936 studia per diventare argentiere e segue l’apprendistato nell’argenteria di famiglia. Dal 1941 al 1945 si forma come scultore alla Kunstakademiets Billedhuggerskole di Copenhagen e i suoi lavori vengono esibiti alla Charlottenhorg Spring Exhibition di Charlottenhorg in Danimarca.
Nel 1949 torna a lavorare nell’argenteria di famiglia e dal 1962 al 1974 ne è il direttore artistico, succedendo a suo zio, Harald Nielsen. La sua reputazione come scultore finisce per prevalere su quella di designer, realizzando il sogno di suo padre che avrebbe voluto diventare scultore. Le sue sculture sono astratte e solide, spesso in granito: applica la stessa idea di forma ai suoi gioielli e ai suoi servizi da tavola. Vince numerosi premi tra cui: la Medaglia d’Oro alla Triennale di Milano (1960), la Medaglia Eckersberg (1966) e la Medaglia Thorvaldsen (1974).
HENNING KOPPEL (1918 – 1981)
L'opera di Henning Koppel è stata in tutti i sensi innovativa e nel contempo rappresentativa della vera essenza del design scandinavo. Le sue linee semplici e organiche, insieme alla fluidità delle sue creazioni scultoree, in qualche modo richiamano alla mente la genuina semplicità degli antichi pezzi di argento e oro della tradizione scandinava rinvenuti dagli archeologi dopo lunghi anni di sepoltura. Più scultore che orafo-argentiere, Henning Koppel, nella sua opera, è riuscito a oltrepassare i confini dell'argento come pura materia.
VERNER PANTON (1926 – 1998)
Verner Panton è uno dei più controversi designer contemporanei. Progettista di arredi, Panton ha, come pochi altri, perseguito l’arte della semplificazione, aprendo nuove strade e manifestando un meraviglioso utilizzo dei colori. Sua è la scala cromatica PANTONE, sua la sedia 1967, realizzata come una monoscocca, con un solo materiale- la plastica – annullando le “gambe”, con colori psichedelici. E ancora la serie di lampade FUN: spente sono oggetti decorativi, accese capaci di trasformare una stanza in un ambiente orientaleggiante e festoso, con una calda luce diffusa. Maestro del colore - obbligato qualche volta a pensare in bianco – ha progettato oggetti essenziali che fondono in un unico segno forma e colore, design e simbolismo.
MAGNUS STEPHENSEN (1903 – 1984)
Magnus Stephensen si laurea nel 1931 alla Kunstakademiets Arkitektskole (Reale Accademia Danese di Belle Arti, Scuola di Architettura) e apre un proprio studio di design. Agli inizi della sua carriera progetta edifici residenziali, scuole e impianti. In seguito si dedica al design di piccoli oggetti per la casa. Disegna posate d’argento per la Kay Bojesen Silversmithy (1932 – 52), servizi in ceramica per la Royal Copenhagen, negli anni ’50 e pezzi di argenteria per Georg Jensen dal 1950. I servizi in argento disegnati da Stephensen per Jensen si distinguono per le linee delicate e le forme semplici. Molti dei pezzi si ispirano al tradizionale design giapponese, Stephensen ha anche scritto un libro intitolato "Brugsting Fra Japan" (Cose utili dal Giappone). Il lavoro di Stephensen è stato incluso in molte importanti esposizioni in tutto il mondo e riconosciuto con molte premiazioni. Ha ricevuto la Medaglia Eckersberg (1948) e diversi premi alla Triennale di Milano.
ALFREDO HÄBERLI (1964)
Nato a Buenos Aires nel 1964, Alfredo Häberli si trasferisce in Svizzera nel 1977 dove si laurea alla Scuola di Design di Zurigo nel 1991. Il suo interesse nel campo del design non risente di vincoli formali e non segue le mode; cerca piuttosto di guardare con occhi nuovi alle situazioni quotidiane. I suoi prodotti coniugano inventiva e bellezza e rispecchiano la sua determinazione a far trasparire sempre ‘un'anima’ dagli oggetti. Le sue opere sono state presentate in varie mostre e gli hanno valso numerosi premi e riconoscimenti.
TODD BRACHER (1974)
Dopo aver studiato Industrial Design al Pratt Institute di New York e aver frequentato la Denmark’s Design School, Todd Bracher conquista fama internazionale con i suoi pezzi di arredamento e design. Le sue collaborazioni con brand quali Zanotta, Jaguar, Fritz Hansen, IDEE e Urban Outfitters hanno portato il suo design a un grande popolarità.
Nel mondo di oggi caratterizzato da distanze sempre più brevi e da uno stile sempre più accessibile, Bracher è un esempio. Integra il suo vissuto cosmopolita con la sua visione artistica: dopo essersi laureato lavora come senior designer nell’agenzia Tom Dixon a Londra. Vince l’UNESCO Design Award e per tre volte il premio ID.
Il candelabro LILIA è stata la sua prima collaborazione con Georg Jensen.
Il design è l’espressione di tensione insaziabile tra poesia ed esigenza interiore, tra arte e funzionalità, tra sentimento e razionalità, ed è un termine del tutto contemporaneo.
L’idea rivoluzionaria, che sconvolgerà il costume e la società, il modo di vivere e di concepire il quotidiano, risale alla scuola della Bauhaus proprio sul finire degli anni Venti. Una ‘scuola’ che sopravvive in ogni artista/designer.
Il principio è di una semplicità disarmante: creare degli oggetti di uso comune esteticamente gradevoli, a costi accettabili e su vasta scala, la produzione industriale.
Si aprono, quindi, nuovi orizzonti per creatori e fruitori, e percorsi paralleli tra arte e design: dall’idea di oggetto riproducibile e seriale, si giunge anche a quella di oggetto limitato o unico, fino alla tesi dell’assoluta circolarità tra arte, design, architettura, decorazione e moda.
Grazie a un lungo percorso storico/critico, il design contemporaneo è oltre che arte anche qualità della vita e cultura: sintesi di bellezza e funzionalità, stile ed utilità, forma e tecnologia, gusto e praticità in perenne dialogo.
La mostra/installazione appunta l’attenzione sugli oggetti di design creati come opera unica o in edizione limitata. Le ceramiche di Schweizer, i vassoi di Stephensen e Koppel, e quello tutto ‘stropicciato’ di Panton; la caraffa straordinaria di Alfredo Häberli; le luci di Ruhs, i candelabri di Stephensen e Søren Georg Jensen; il vaso sinuoso di Bracher sono sì un momento di squisito artigianato che è espressione di arte e anche di praticità, come si conviene alla esigente sensibilità contemporanea.
NOTE BIOGRAFICHE
RICCARDO SCHWEIZER (1925 – 2004)
Sperimentatore di tutte le espressioni dell’arte: pittura, scultura, architettura, design, Riccardo Schweizer è artista e uomo contemporaneo. Aperto e versatile, creativo e originale, sempre alla ricerca di modi nuovi e d’interpretazioni tese a soddisfare il suo desiderio di libertà, e a manifestare un’arte assolutamente straordinaria. Sebbene profondamente legato alla sua terra d’origine, il Trentino, Schweizer è affascinato dalla mediterranea, solare e coloratissima Provenza dove conosce e frequenta Pablo Picasso e il mondo, ormai leggendario, degli artisti all’avanguardia internazionale: Chagall, Cocteau, Tamayo, Pignon, Eluard. Influenzato da questi incontri, ma allo stesso tempo lontano da qualsiasi corrente artistica, Schweizer rimane fedele all'idea che l'arte debba invadere tutti i campi della realtà e coincidere il più possibile con la vita. Capace di coniugare avanguardia e tradizione realizza ambienti ed oggetti di uso comune come se fossero delle vere e proprie opere d’arte. In mostra anche le edizioni limitate dei servizi da tavola “Giulietta e Romeo” e “Salvagente”.
KRIS RUHS (1952)
Nato a New York da una famiglia di origine tedesca, Ruhs studia alla School of Visual Arts. Negli anni ‘70 l’amicizia con Robert Lee Morris, leggendario designer di gioielli, lo stimola nel voler verificare la sua personale concezione di arte “da vivere”. La forte capacità di portare alla luce le potenzialità espressive iscritte nella materia e nei colori permettono a Ruhs di superare con facilità i limiti esistenti tra il lavoro tridimensionale, la scultura, e quello a due dimensioni, la pittura, il collage in carta e legno, rompendo le barriere fra realtà e rappresentazione. La luce è alla base della riflessione creativa dell’artista: materiali e luce si possono muovere - materiali e luce possono rimanere immobili. Il processo di cambiamento e dissoluzione della luce, interrotto e diretto dall’artista secondo la sua volontà, rivela le caratteristiche intrinseche dei diversi materiali, che l’artista mette in evidenza. Il risultato della sua ricerca artistica sono opere in cui la disciplina formale e la padronanza di svariate tecniche riflettono sul mistero del passaggio del tempo e dell’organizzazione dello spazio.
GEORG JENSEN DESIGNERS
SOREN GEORG JENSEN (1917 – 1982)
Soren Georg Jensen è il quinto dei sei figli di Georg Jensen.
Dal 1931 al 1936 studia per diventare argentiere e segue l’apprendistato nell’argenteria di famiglia. Dal 1941 al 1945 si forma come scultore alla Kunstakademiets Billedhuggerskole di Copenhagen e i suoi lavori vengono esibiti alla Charlottenhorg Spring Exhibition di Charlottenhorg in Danimarca.
Nel 1949 torna a lavorare nell’argenteria di famiglia e dal 1962 al 1974 ne è il direttore artistico, succedendo a suo zio, Harald Nielsen. La sua reputazione come scultore finisce per prevalere su quella di designer, realizzando il sogno di suo padre che avrebbe voluto diventare scultore. Le sue sculture sono astratte e solide, spesso in granito: applica la stessa idea di forma ai suoi gioielli e ai suoi servizi da tavola. Vince numerosi premi tra cui: la Medaglia d’Oro alla Triennale di Milano (1960), la Medaglia Eckersberg (1966) e la Medaglia Thorvaldsen (1974).
HENNING KOPPEL (1918 – 1981)
L'opera di Henning Koppel è stata in tutti i sensi innovativa e nel contempo rappresentativa della vera essenza del design scandinavo. Le sue linee semplici e organiche, insieme alla fluidità delle sue creazioni scultoree, in qualche modo richiamano alla mente la genuina semplicità degli antichi pezzi di argento e oro della tradizione scandinava rinvenuti dagli archeologi dopo lunghi anni di sepoltura. Più scultore che orafo-argentiere, Henning Koppel, nella sua opera, è riuscito a oltrepassare i confini dell'argento come pura materia.
VERNER PANTON (1926 – 1998)
Verner Panton è uno dei più controversi designer contemporanei. Progettista di arredi, Panton ha, come pochi altri, perseguito l’arte della semplificazione, aprendo nuove strade e manifestando un meraviglioso utilizzo dei colori. Sua è la scala cromatica PANTONE, sua la sedia 1967, realizzata come una monoscocca, con un solo materiale- la plastica – annullando le “gambe”, con colori psichedelici. E ancora la serie di lampade FUN: spente sono oggetti decorativi, accese capaci di trasformare una stanza in un ambiente orientaleggiante e festoso, con una calda luce diffusa. Maestro del colore - obbligato qualche volta a pensare in bianco – ha progettato oggetti essenziali che fondono in un unico segno forma e colore, design e simbolismo.
MAGNUS STEPHENSEN (1903 – 1984)
Magnus Stephensen si laurea nel 1931 alla Kunstakademiets Arkitektskole (Reale Accademia Danese di Belle Arti, Scuola di Architettura) e apre un proprio studio di design. Agli inizi della sua carriera progetta edifici residenziali, scuole e impianti. In seguito si dedica al design di piccoli oggetti per la casa. Disegna posate d’argento per la Kay Bojesen Silversmithy (1932 – 52), servizi in ceramica per la Royal Copenhagen, negli anni ’50 e pezzi di argenteria per Georg Jensen dal 1950. I servizi in argento disegnati da Stephensen per Jensen si distinguono per le linee delicate e le forme semplici. Molti dei pezzi si ispirano al tradizionale design giapponese, Stephensen ha anche scritto un libro intitolato "Brugsting Fra Japan" (Cose utili dal Giappone). Il lavoro di Stephensen è stato incluso in molte importanti esposizioni in tutto il mondo e riconosciuto con molte premiazioni. Ha ricevuto la Medaglia Eckersberg (1948) e diversi premi alla Triennale di Milano.
ALFREDO HÄBERLI (1964)
Nato a Buenos Aires nel 1964, Alfredo Häberli si trasferisce in Svizzera nel 1977 dove si laurea alla Scuola di Design di Zurigo nel 1991. Il suo interesse nel campo del design non risente di vincoli formali e non segue le mode; cerca piuttosto di guardare con occhi nuovi alle situazioni quotidiane. I suoi prodotti coniugano inventiva e bellezza e rispecchiano la sua determinazione a far trasparire sempre ‘un'anima’ dagli oggetti. Le sue opere sono state presentate in varie mostre e gli hanno valso numerosi premi e riconoscimenti.
TODD BRACHER (1974)
Dopo aver studiato Industrial Design al Pratt Institute di New York e aver frequentato la Denmark’s Design School, Todd Bracher conquista fama internazionale con i suoi pezzi di arredamento e design. Le sue collaborazioni con brand quali Zanotta, Jaguar, Fritz Hansen, IDEE e Urban Outfitters hanno portato il suo design a un grande popolarità.
Nel mondo di oggi caratterizzato da distanze sempre più brevi e da uno stile sempre più accessibile, Bracher è un esempio. Integra il suo vissuto cosmopolita con la sua visione artistica: dopo essersi laureato lavora come senior designer nell’agenzia Tom Dixon a Londra. Vince l’UNESCO Design Award e per tre volte il premio ID.
Il candelabro LILIA è stata la sua prima collaborazione con Georg Jensen.
09
aprile 2011
Tra arte e funzionalità
Dal 09 al 23 aprile 2011
design
Location
FONDAZIONE SOZZANI
Milano, Corso Como, 10, (Milano)
Milano, Corso Como, 10, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a domenica 10.30 – 19.30 mercoledì e giovedì 10.30 – 21.00 lunedì 15.30 – 19.30 Aperture speciali
da lunedì 12 aprile a domenica 17 aprile
ore 10.30 – 21.00
cocktail tutti i giorni dalle 19.00 alle 21.00
Vernissage
9 Aprile 2011, dalle ore 15 alle 20
cocktail dalle ore 17
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