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Tra sacro e profano
collettiva di artisti pugliesi e nazionali
Comunicato stampa
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Si inaugura domenica 04 dicembre alle ore 19.30 la mostra d’arte contemporanea TRA SACRO E PROFANO , una collettiva di autori, curata da Dores Sacquegna presso la Primo Piano Livingallery (Viale G. Marconi 4 Lecce).
TRA SACRO E PROFANO collettiva di artisti pugliesi e nazionali.
Nell'interpretazione dei pittori, l'inconsistenza delle cose mondane e l'invito a rivolgere ogni tensione alla vita ultraterrena, si caratterizza per la presenza di elementi allegorici ricorrenti:il sacro ed il profano.
Come tutte le dicotomie anche queste ultime hanno una propria verità relativa, una visione più profonda come un ologramma presente in ogni atomo dell'ovoide, che sempre lo contiene e ne è contenuto. Un viaggio affascinante nelle rappresentazioni di questi nostri artisti e nell’idea che illumina le loro visioni di ciò che è oscuro e ciò che è evidente attraverso una visione particolare in cui accanto al mistero del Sé, ai valori morali faranno posto i valori etici, e ogni momento del giorno e della notte trova la sua sacralità nel lento disvelamento dell’arte di tutti i tempi. In mostra le opere di pittura, digital art mix media e video di :
Desia Centazzo (Pordenone), Pino Caputi (),Valerio De Filippis (Roma), Magda Milano (Bari), Pasquale Pontidoro (Palermo), Tiziana Terrana (Rovigo), Rita Tondo (Lecce).
In Desia Centazzo è visibile la riproducibilità dell’opera d’arte sacra, attraverso l’installazione di scatolette con immagini stampate dell’opera stessa. Pino Caputi, gioca ironicamente con la Vergine Maria, ponendola in una rappresentazione mistica della Wonder Woman; Valerio De Filippis, manifesta drammaticamente la natura umana attraverso l’angoscia, l’occulto, il sarcasmo, la perdizione delle anime umane. Magda Milano restituisce un soffio di vita al Cristo Morto del Mantegna,rivisitato nel video. Vito Mazzotta evoca lo stato di disorientamento spaziale e temporale, fra il senso di appartenenza e familiarità (uomini-roccia-monoliti) e l’esperienza di estraneità e del distacco nel rapporto con i luoghi. I personaggi sono come fissati nell’immobilità senza tempo dell’abbandono, sono sagome che assumono la consistenza di alieni provenienti da distanze siderali, chiusi dentro monoliti rocciosi. Opere che giocano con il concetto di morte, infinito, trascendenza, religione, uomo, cosmo. Opere concepite prima che l’artista secondo una propria filosofia di vita si identificasse nell’ uomo che è oggi, da cui è seguita una performance “Nascere ancora” nella galleria Maccagnani a Lecce nel lontano 1979. L’uovo cosmico - noto nel ‘400 come simbolo di creazione, di concepimento - rappresenta per l’artista il motivo essenziale della sua poetica zen volta a cancellare la storia come tecnologia superflua, ma la rivitalizza, la vive e la penetra attraverso una esperienza diretta con il creato, restituendo esso stesso, come uomo e come energia alla storia della roccia “viaggio di Uom(o)vo la pietra” dell’acqua “Ciel(o)mo il fiume”, del cielo “ ciel(o)mo lastella” del mondo.
Pasquale Pontidoro descrive il tabù della carne e della morte.Tiziana Terrana, scioglie l’umanità nel fuoco sacro della vita e della morte. Rita Tondo ha lavorato per molti anni sul tema del sacro, facendo studio e conoscenza di antichi affreschi della nostra terra, trasfigurandone l’immagine nel gioco di colore e forma. Una sacralità che si restituisce alla società di oggi, un racconto di gesti e di azioni di una tradizione che sta scomparendo e che lascia poche e labili testimonianze solo nei luoghi di origine. L’artista, ha abilmente messo alla luce un tesoro che riguarda la storia di tutti i tempi: la creazione, il divino, la maternità , il femminile, la genesi. Una donna che parla al mondo, che canta una canzone senza tempo, che scrive una scrittura invisibile, nell’installazione corporea di frammenti sezionati e ricomposti secondo codici precisi.
TRA SACRO E PROFANO collettiva di artisti pugliesi e nazionali.
Nell'interpretazione dei pittori, l'inconsistenza delle cose mondane e l'invito a rivolgere ogni tensione alla vita ultraterrena, si caratterizza per la presenza di elementi allegorici ricorrenti:il sacro ed il profano.
Come tutte le dicotomie anche queste ultime hanno una propria verità relativa, una visione più profonda come un ologramma presente in ogni atomo dell'ovoide, che sempre lo contiene e ne è contenuto. Un viaggio affascinante nelle rappresentazioni di questi nostri artisti e nell’idea che illumina le loro visioni di ciò che è oscuro e ciò che è evidente attraverso una visione particolare in cui accanto al mistero del Sé, ai valori morali faranno posto i valori etici, e ogni momento del giorno e della notte trova la sua sacralità nel lento disvelamento dell’arte di tutti i tempi. In mostra le opere di pittura, digital art mix media e video di :
Desia Centazzo (Pordenone), Pino Caputi (),Valerio De Filippis (Roma), Magda Milano (Bari), Pasquale Pontidoro (Palermo), Tiziana Terrana (Rovigo), Rita Tondo (Lecce).
In Desia Centazzo è visibile la riproducibilità dell’opera d’arte sacra, attraverso l’installazione di scatolette con immagini stampate dell’opera stessa. Pino Caputi, gioca ironicamente con la Vergine Maria, ponendola in una rappresentazione mistica della Wonder Woman; Valerio De Filippis, manifesta drammaticamente la natura umana attraverso l’angoscia, l’occulto, il sarcasmo, la perdizione delle anime umane. Magda Milano restituisce un soffio di vita al Cristo Morto del Mantegna,rivisitato nel video. Vito Mazzotta evoca lo stato di disorientamento spaziale e temporale, fra il senso di appartenenza e familiarità (uomini-roccia-monoliti) e l’esperienza di estraneità e del distacco nel rapporto con i luoghi. I personaggi sono come fissati nell’immobilità senza tempo dell’abbandono, sono sagome che assumono la consistenza di alieni provenienti da distanze siderali, chiusi dentro monoliti rocciosi. Opere che giocano con il concetto di morte, infinito, trascendenza, religione, uomo, cosmo. Opere concepite prima che l’artista secondo una propria filosofia di vita si identificasse nell’ uomo che è oggi, da cui è seguita una performance “Nascere ancora” nella galleria Maccagnani a Lecce nel lontano 1979. L’uovo cosmico - noto nel ‘400 come simbolo di creazione, di concepimento - rappresenta per l’artista il motivo essenziale della sua poetica zen volta a cancellare la storia come tecnologia superflua, ma la rivitalizza, la vive e la penetra attraverso una esperienza diretta con il creato, restituendo esso stesso, come uomo e come energia alla storia della roccia “viaggio di Uom(o)vo la pietra” dell’acqua “Ciel(o)mo il fiume”, del cielo “ ciel(o)mo lastella” del mondo.
Pasquale Pontidoro descrive il tabù della carne e della morte.Tiziana Terrana, scioglie l’umanità nel fuoco sacro della vita e della morte. Rita Tondo ha lavorato per molti anni sul tema del sacro, facendo studio e conoscenza di antichi affreschi della nostra terra, trasfigurandone l’immagine nel gioco di colore e forma. Una sacralità che si restituisce alla società di oggi, un racconto di gesti e di azioni di una tradizione che sta scomparendo e che lascia poche e labili testimonianze solo nei luoghi di origine. L’artista, ha abilmente messo alla luce un tesoro che riguarda la storia di tutti i tempi: la creazione, il divino, la maternità , il femminile, la genesi. Una donna che parla al mondo, che canta una canzone senza tempo, che scrive una scrittura invisibile, nell’installazione corporea di frammenti sezionati e ricomposti secondo codici precisi.
04
dicembre 2005
Tra sacro e profano
Dal 04 al 16 dicembre 2005
arte contemporanea
Location
PRIMO PIANO LIVINGALLERY
Lecce, Viale Guglielmo Marconi, 4, (Lecce)
Lecce, Viale Guglielmo Marconi, 4, (Lecce)
Orario di apertura
tutti i giorni 17,30-21
Vernissage
4 Dicembre 2005, ore 19.30
Autore
Curatore