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Tra storia e mito: Abraham Lincoln
Sul mito di Lincoln e il suo rispecchiarsi nel successo di Obama, dieci artisti contemporanei – europei e americani – scelgono di rappresentare il sedicesimo presidente americano in occasione del bicentenario della nascita, rileggendo il mito di Lincoln e testimoniando la vitalità di un simbolo storico e culturale universale.
Comunicato stampa
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L'elezione di Barack Obama ha riportato alla ribalta una figura chiave dell'Ottocento - Abraham Lincoln - che il nuovo presidente americano considera come il vero padre fondatore della nazione. Obama ha lanciato la sua sfida vincente proprio da un piccolo palco davanti al vecchio Campidoglio di Springfield, capitale dell'Illinois, dove Lincoln pronuncio' il discorso della "Casa divisa" in occasione della convenzione repubblicana che lo aveva scelto come candidato per il Senato il 16 giugno 1858.
Come Lincoln, Obama ha cercato di enfatizzare l'unità e la concordia nazionale. Come Lincoln, Obama non ha reciso le radici che lo legano all'uomo comune e ama riflettere sulla libertà e sul governo del popolo. Come Lincoln, Obama sembra proprio una persona comune che rappresenta i cittadini: non le lobby, non i grandi affari, non le grandi corporation. Come scrivono sui blog gli americani egli rappresenta "Just us": solo noi. E le soluzioni innovative che propone sono largamente condivise: grandi idee per un deciso cambiamento della politica americana come era avvenuto durante la presidenza Lincoln.
Lincoln dunque come icona della politica americana a partire dalla sua formazione come cittadino onesto e politico ambizioso, sino alla sua elezione nel 1860 alla Presidenza degli Stati Uniti e al 1° gennaio 1863, quando emise il celebre "Proclama di emancipazione" che segno' definitivamente le sorti dell'America contemporanea. Da scontro di eserciti su questioni di sovranità territoriale, la Guerra civile si trasformo' in uno scontro tra due sistemi sociali, la cui posta in gioco era la fine della schiavitu' e del sistema sudista che su questa era imperniato. Nessuno lo capi' meglio degli afroamericani che si impegnarono a fondo per fare trionfare un nuovo ordine mondiale dove la schiavitu' dei neri sarebbe presto stata cancellata in ogni angolo del mondo.
Poi la battaglia di Gettysburg, in Pennsylvania, nel luglio 1863, una delle piu' sanguinose della Guerra civile, e la trasformazione del sito in un cimitero per i caduti nordisti. Durante la cerimonia di consacrazione, nel novembre dello stesso anno, Lincoln pronuncio' la celebre orazione che il mondo ricorda ancora oggi. Un breve discorso che trasformo' il luogo della battaglia da un teatro dello scempio fratricida e memento di incomunicabilità politica, a un luogo sacro dove rifondare i valori democratici e costituzionali. Come recito' Lincoln: "possiamo qui decidere solennemente che questi morti non siano caduti invano, che la nazione, con l'aiuto di Dio, trovi una nuova nascita nella libertà, e che il governo del popolo, attraverso il popolo, per il popolo, non scompaia dalla terra".
Il ruolo di Lincoln nel governo degli Stati Uniti fu imponente: riusci' a fare approvare alte tariffe doganali per finanziare la ricostruzione (Tarif Act del 1862 e 1864); creo' per la prima volta una banconota unica nazionale (Legal Tender Act del 1862); istitui' un sistema bancario centrale, il solo autorizzato ad emettere le banconote (National Bancking Act del 1863); uso' il demanio pubblico per promuovere gli insediamenti nell'Ovest (Homestead Act del 1862) e per finanziare la costruzione delle linee ferroviarie transcontinentali (Pacific Railroad Act del 1862); apri' i confini dell'immigrazione per procurare forza lavoro a buon mercato (Immigration Act del 1864). Se nell'immediato questi cambiamenti avevano suscitato malumori e proteste, essi hanno costituito la spina dorsale del sistema americano contemporaneo.
Infine la morte in un teatro di Washington per mano di un giovane attore e simpatizzante del Sud, John Wilkes Booth, il 14 aprile 1865, il giorno del Venerdi' Santo. Una morte che avvicino' la figura del presidente che si era sacrificato per la salvezza degli afroamericani a quella di un martire, entrando cosi' nel Pantheon americano e in quello del mondo intero.
In occasione del bicentenario di Abraham Lincoln e nell'ambito del convegno di studi internazionale "Between History and Myth. Politics and Political Uses of Abraham Lincoln" organizzato dall'Università degli Studi di Milano il 16 novembre 2009, la mostra si propone di riflettere sul mito di Abraham Lincoln.
Oltre a un breve percorso costruito con immagini storiche riprodotte, la mostra espone opere di autori contemporanei americani, come Cat Clausen e Elizabeth Thomas, ed europei, come il romeno Michael Vartejaru, lo spagnolo Felipe Cardena, l'ucraina Svetlana Grebenyuk e gli italiani Matteo Ceschi, Matteo Guarnaccia, Mambo e Grazia Zucca. Questi lavori re-interpretano il mito di Lincoln in chiave contemporanea con l'uso di tecniche e oggetti quotidiani sia nell'accostamento con la figura di Obama, sia riflettendo sull'uso politico di Lincoln nel corso della storia.
Come Lincoln, Obama ha cercato di enfatizzare l'unità e la concordia nazionale. Come Lincoln, Obama non ha reciso le radici che lo legano all'uomo comune e ama riflettere sulla libertà e sul governo del popolo. Come Lincoln, Obama sembra proprio una persona comune che rappresenta i cittadini: non le lobby, non i grandi affari, non le grandi corporation. Come scrivono sui blog gli americani egli rappresenta "Just us": solo noi. E le soluzioni innovative che propone sono largamente condivise: grandi idee per un deciso cambiamento della politica americana come era avvenuto durante la presidenza Lincoln.
Lincoln dunque come icona della politica americana a partire dalla sua formazione come cittadino onesto e politico ambizioso, sino alla sua elezione nel 1860 alla Presidenza degli Stati Uniti e al 1° gennaio 1863, quando emise il celebre "Proclama di emancipazione" che segno' definitivamente le sorti dell'America contemporanea. Da scontro di eserciti su questioni di sovranità territoriale, la Guerra civile si trasformo' in uno scontro tra due sistemi sociali, la cui posta in gioco era la fine della schiavitu' e del sistema sudista che su questa era imperniato. Nessuno lo capi' meglio degli afroamericani che si impegnarono a fondo per fare trionfare un nuovo ordine mondiale dove la schiavitu' dei neri sarebbe presto stata cancellata in ogni angolo del mondo.
Poi la battaglia di Gettysburg, in Pennsylvania, nel luglio 1863, una delle piu' sanguinose della Guerra civile, e la trasformazione del sito in un cimitero per i caduti nordisti. Durante la cerimonia di consacrazione, nel novembre dello stesso anno, Lincoln pronuncio' la celebre orazione che il mondo ricorda ancora oggi. Un breve discorso che trasformo' il luogo della battaglia da un teatro dello scempio fratricida e memento di incomunicabilità politica, a un luogo sacro dove rifondare i valori democratici e costituzionali. Come recito' Lincoln: "possiamo qui decidere solennemente che questi morti non siano caduti invano, che la nazione, con l'aiuto di Dio, trovi una nuova nascita nella libertà, e che il governo del popolo, attraverso il popolo, per il popolo, non scompaia dalla terra".
Il ruolo di Lincoln nel governo degli Stati Uniti fu imponente: riusci' a fare approvare alte tariffe doganali per finanziare la ricostruzione (Tarif Act del 1862 e 1864); creo' per la prima volta una banconota unica nazionale (Legal Tender Act del 1862); istitui' un sistema bancario centrale, il solo autorizzato ad emettere le banconote (National Bancking Act del 1863); uso' il demanio pubblico per promuovere gli insediamenti nell'Ovest (Homestead Act del 1862) e per finanziare la costruzione delle linee ferroviarie transcontinentali (Pacific Railroad Act del 1862); apri' i confini dell'immigrazione per procurare forza lavoro a buon mercato (Immigration Act del 1864). Se nell'immediato questi cambiamenti avevano suscitato malumori e proteste, essi hanno costituito la spina dorsale del sistema americano contemporaneo.
Infine la morte in un teatro di Washington per mano di un giovane attore e simpatizzante del Sud, John Wilkes Booth, il 14 aprile 1865, il giorno del Venerdi' Santo. Una morte che avvicino' la figura del presidente che si era sacrificato per la salvezza degli afroamericani a quella di un martire, entrando cosi' nel Pantheon americano e in quello del mondo intero.
In occasione del bicentenario di Abraham Lincoln e nell'ambito del convegno di studi internazionale "Between History and Myth. Politics and Political Uses of Abraham Lincoln" organizzato dall'Università degli Studi di Milano il 16 novembre 2009, la mostra si propone di riflettere sul mito di Abraham Lincoln.
Oltre a un breve percorso costruito con immagini storiche riprodotte, la mostra espone opere di autori contemporanei americani, come Cat Clausen e Elizabeth Thomas, ed europei, come il romeno Michael Vartejaru, lo spagnolo Felipe Cardena, l'ucraina Svetlana Grebenyuk e gli italiani Matteo Ceschi, Matteo Guarnaccia, Mambo e Grazia Zucca. Questi lavori re-interpretano il mito di Lincoln in chiave contemporanea con l'uso di tecniche e oggetti quotidiani sia nell'accostamento con la figura di Obama, sia riflettendo sull'uso politico di Lincoln nel corso della storia.
15
novembre 2009
Tra storia e mito: Abraham Lincoln
Dal 15 al 29 novembre 2009
arte contemporanea
Location
TRIENNALE BOVISA
Milano, Via Raffaele Lambruschini, 31, (Milano)
Milano, Via Raffaele Lambruschini, 31, (Milano)
Orario di apertura
Martedì - Domenica, 11:00 - 21:00; Giovedì, 11:00 - 23:00
Vernissage
15 Novembre 2009, ore 18 si terrà una tavola rotonda con l'artista Cat Clausen (Chicago), la curatrice Beatrice Stampa (Milano) e Elizabeth Thomas che insegna alla University of Illinois at Springfield.
Autore
Curatore