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Trancity. Geografie della città
La mostra presenta tre giovani artiste che riflettono sul contesto urbano e i suoi abitanti.
Comunicato stampa
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trancity allude a un attraversamento, un passaggio geografico-urbano. A una città magmatica, intesa come insieme di confini e periferie labili, in continuo movimento.
La mostra presenta tre giovani artiste che riflettono sul contesto urbano e i suoi abitanti. Da questi lavori, estremamente diversi per sensibilità e approccio, emergono nuove geografie che determinano una diversa fruizione degli spazi pubblici e privati. Il lavoro di Rita Casdia (Barcellona Pozzo di Gotto, Messina, 1977) parte dalla decisione di percorrere le periferie urbane e di contestualizzare in questi luoghi i suoi personaggi di plastilina, abbandonandoli al loro destino dopo aver scattato loro una fotografia d’addio. La città non è più uno sfondo, bensì un punto di partenza per aprirsi ad essa e raggiungere chi la abita e la vive quotidianamente. La bella addormentata nella conserva decide di rifugiarsi nello spazio piccolo ma rassicurante di un barattolo che diventa la sua dimensione privata/domestica: i suoi sogni le serviranno per osservare l’esterno. Belen Cerezo (Vitoria, Spagna, 1977) presenta una serie di fotografie in cui è protagonista una scultura in carta in forma di casa, fragile e delicata, ma dal forte significato simbolico. A place in the world diviene espressione di un universo personale, di una fonte di affetto e stabilità in una realtà sempre più complessa, in cui tutto è relativo e provvisorio. House Graffiti Project, intervento di arte pubblica realizzato a Bristol nel 2001, propone la partecipazione del visitatore attraverso il dono di cartoline pubblicate in quell’occasione. Elena Perlino (Saluzzo, Cuneo, 1972) ritrae il volto notturno delle metropoli. La foto-proiezione GE. MI.TO è una piccola finestra su cui affacciarsi per vedere il mondo “nascosto” dei transessuali di Genova, Milano e Torino. Un obiettivo discreto, che li ha seguiti “sul campo”, con il distacco del reporter, ma anche con la partecipazione affettuosa di chi vuole mostrare uno dei volti più sfocati della città.
Sia che riguardino la condizione di un essere “altrove” (Casdia), la ricerca intimistica sul “sé” (Cerezo) o l'indagine sugli “altri” (Perlino), questi lavori fissano come istantanee il cambiamento di una fisionomia urbana che muta con i suoi abitanti. Ne scaturisce una mappatura globale, in cui è la città a fare da sfondo, con il suo modificarsi sociale e strutturale.
La mostra presenta tre giovani artiste che riflettono sul contesto urbano e i suoi abitanti. Da questi lavori, estremamente diversi per sensibilità e approccio, emergono nuove geografie che determinano una diversa fruizione degli spazi pubblici e privati. Il lavoro di Rita Casdia (Barcellona Pozzo di Gotto, Messina, 1977) parte dalla decisione di percorrere le periferie urbane e di contestualizzare in questi luoghi i suoi personaggi di plastilina, abbandonandoli al loro destino dopo aver scattato loro una fotografia d’addio. La città non è più uno sfondo, bensì un punto di partenza per aprirsi ad essa e raggiungere chi la abita e la vive quotidianamente. La bella addormentata nella conserva decide di rifugiarsi nello spazio piccolo ma rassicurante di un barattolo che diventa la sua dimensione privata/domestica: i suoi sogni le serviranno per osservare l’esterno. Belen Cerezo (Vitoria, Spagna, 1977) presenta una serie di fotografie in cui è protagonista una scultura in carta in forma di casa, fragile e delicata, ma dal forte significato simbolico. A place in the world diviene espressione di un universo personale, di una fonte di affetto e stabilità in una realtà sempre più complessa, in cui tutto è relativo e provvisorio. House Graffiti Project, intervento di arte pubblica realizzato a Bristol nel 2001, propone la partecipazione del visitatore attraverso il dono di cartoline pubblicate in quell’occasione. Elena Perlino (Saluzzo, Cuneo, 1972) ritrae il volto notturno delle metropoli. La foto-proiezione GE. MI.TO è una piccola finestra su cui affacciarsi per vedere il mondo “nascosto” dei transessuali di Genova, Milano e Torino. Un obiettivo discreto, che li ha seguiti “sul campo”, con il distacco del reporter, ma anche con la partecipazione affettuosa di chi vuole mostrare uno dei volti più sfocati della città.
Sia che riguardino la condizione di un essere “altrove” (Casdia), la ricerca intimistica sul “sé” (Cerezo) o l'indagine sugli “altri” (Perlino), questi lavori fissano come istantanee il cambiamento di una fisionomia urbana che muta con i suoi abitanti. Ne scaturisce una mappatura globale, in cui è la città a fare da sfondo, con il suo modificarsi sociale e strutturale.
12
gennaio 2005
Trancity. Geografie della città
Dal 12 gennaio al 05 febbraio 2005
giovane arte
Location
MACHE’
Torino, Via Della Consolata, 9/G, (Torino)
Torino, Via Della Consolata, 9/G, (Torino)
Orario di apertura
lunedì-sabato 18-2
Vernissage
12 Gennaio 2005, ore 18,30
Autore
Curatore