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Translating Lost – The Exhibition
E’ un gioco sulla presenza e l’assenza, sull’avere e sulla mancanza, sulla perdita: concetto, quest’ultimo, attorno a cui ruota tutto il progetto.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La mostra, a cura di Elisa Genna, si pone come catalizzatrice di ciò che è perso, da cui partire per costruire nuovi modi di pensare e una nuova consapevolezza di sé.
Nel suo farsi e nel suo mostrarsi è fortemente caratterizzata dalla modalità “in progress”: la documentazione
( e-mails, testi), presente in un angolo a lei esclusivamente dedicato, testimonia che artisti e curatrice hanno lavorato come in un vero e proprio workshop, dove le idee e gli sviluppi sono stati costantemente condivisi.
La mostra funziona , nella sua prima parte, per accumulo: all’opening è presente una sola opera, a cui si aggiunge, di volta in volta, la seconda, la terza, la quarta. Gli spazi vuoti sono occupati da segni, tracce, indizi di quello che verrà.
E’ un gioco sulla presenza e l’assenza, sull’avere e sulla mancanza, sulla perdita: concetto, quest’ultimo,
attorno a cui ruota tutto il progetto.
Finalmente, il 7 maggio, la mostra si offre allo spettatore al completo: un percorso affascinante e non lineare tra opere che si richiamano l’un l’altra pur ricavando uno spazio assolutamente privato.
Ogni lavoro ci parla di una perdita, personale e sociale, diventa una critica, e al tempo stesso una provocazione, a fermarsi e guardare: non tanto le opere, ma la realtà, e quello che rischiamo di perdere e già abbiamo perso.
Fogli sparsi, parole, libri, sottolineano l’impianto concettuale del progetto.
I singoli lavori se ne svincolano in parte, per esplodere in forme, colori e suoni che mai potranno essere pienamente descritti e contenuti in una pagina. A chi guarda è offerto il concetto nel suo farsi e poi le opere e la loro presenza. Per chi ha la pazienza di aspettare, e non perdersi niente.
L’opera di Line Bruntse (Danimarca, 1966, vive e lavora a Millersville, Pennsylvania), si caratterizza per uno stile altamente poetico e riflessivo, che si trasmette attraverso installazioni dal forte impatto materico e dalle grandi dimensioni. L’artista invade lo spazio attorno a sé, trasformandolo secondo i dettami della sua immaginazione, sempre stimolata da un contesto e un’esperienza indagata a fondo.
Per Translating Lost Bruntse ragiona sulla perdita di “contatto” e “realtà” nella comunicazione a livello umano, quella perdita che tende ad uniformarci in un impermeabile individualismo collettivo e in una globalità altamente comunicante quanto altamente separata e frazionata. La sua opera si propone di offrire allo spettatore un’occasione in cui i rapporti sociali possono essere recuperati attraverso
il contatto e la vicinanza fisica, mediante un’ installazione che penetra lo spazio interagendo con le persone.
I lavori di Luigi Guerrieri (L’Aquila, 1983, vive e lavora tra Lille e Venezia) tendono a creare vere e proprie “situazioni” in cui lo spettatore è condotto e immerso. Guerrieri crea atmosfere e ambienti che non vogliono soltanto trasmettere emozioni o sensazioni, ma farle vivere del tutto. In occasione di Translating Lost l’artista si presenta con un’installazione sonora che ragiona sulla perdita della figura
paterna; una perdita intesa a livello sia personale che socio-culturale. L’artista si concentra sulla parola “papà”, e attraverso la sovrabbondanza della ripetizione e un sottile quanto acuto gioco di parole, da luogo ad un dialogo schizofrenico e potenzialmente interminabile.
MaraM (Napoli, 1979, vive e lavora a Napoli) nasce e si fa conoscere come artista performativa. Formatasi come scultrice, MaraM sa forgiare su di sé e intorno a sé forme altamente significative, giocando spesso col paradosso e l’autoironia. Il suo “fare performance” travalica i limiti imposti al genere e lo stesso concentrarsi sul corpo, e assume una dimensione aperta a diverse forme di comunicazione
e approcci al “fare arte”.
Per Translating Lost l’artista ragiona sul duplice significato del termine “perdita”, in particolare quando ci si riferisce al tempo: in ciò che solitamente assume un’accezione negativa (perdere tempo),
in una parentesi di apparente vuoto e disfunzione, si può trovare una chiave di comprensione per quello che sarà poi o che è già stato. Su una serie di disegni su carta trattata con inchiostri
fotosensibili, vengono alla luce momenti di perdita in storie dal carattere iniziatico (tra le più conosciute
favole/fiabe per bambini); ma ciascun quadro/ciascun passaggio è visibile solo dopo un certo lasso di tempo. Si genera un cortocircuito nel racconto e nella sua lettura/visione denso di significato,
dove ciò che sembra perso/assente diventa elemento centrale dell’opera e indispensabile alla comprensione della stessa. Il momento ritratto su ogni foglio, ugualmente, è il racconto di una perdita che diventerà cruciale per lo svolgimento di tutta la narrazione.
Luca Valenti (Erice, 1974, vive e lavora a Milano) nasce come fotografo autodidatta, e si fa conoscere
per le sue fotografie di forte impatto e per il manierismo e la sbalorditiva capacità con cui si avvale dello strumento digitale e degli strumenti tecnologici che permettono di agire sull’immagine e modificarla. Translating Lost è la sua prima mostra: l’artista propone una galleria di ritratti, personalissima
e anticonvenzionale. Nelle sue fotografie si materializzano corpi mutilati e contorti, nuovi esseri viventi innalzati su piedistalli ornati di pizzo; a manifestare, attraverso la loro presenza, la desolante
situazione degli esseri umani: privati del loro stesso corpo e della loro umanità, sempre più controllati e “gestiti” da un Sistema onnipresente.
La mostra prevede una riproposizione a Venezia dal 5 al 27 settembre 2009, in collaborazione con
Nuova Icona Associazione no profit per le arti.
8 maggio – 6 giugno 2009:Translating Lost_The Exhibition
Opening: giovedì 7 maggio 2009, 18.30
La Fabbrica del Vapore, Sala delle Colonne, Via Procaccini 4, Milano
23 aprile - 6 maggio: Translating Lost_The Process
Opening: mercoledì 22 aprile 2009, 18.30
La Fabbrica del Vapore, Sala delle Colonne, Via Procaccini 4, Milano
Orari: martedì – sabato, 15.30_19.30
23 - 27 aprile, lunedì - domenica 11.00_19.00
Inaugurazioni singoli artisti:
Mercoledì 22 aprile_18.30: Luca Valenti; Lunedì 27 aprile_17.00: Luigi Guerrieri;
Sabato 2 maggio_18.30: MaraM; Giovedì 7 maggio_18.30: Line Bruntse
www.showbiz.it/translatinglost
Info Show Biz: +39.02.8969.4559
Mostra prodotta da: Show Biz, Milano e Nuova Icona Associazione Culturale per le Arti, Venezia
Partner del progetto: Livello 16, Milano
A cura di: Elisa Genna
Coordinamento: Valeria Schiavoni
Assistenza: Flavio Pedazzini, Michele Pili, Silvia Venturelli
Con la partecipazione di: Deborah Barkun, Cesare Pietroiusti
Allestimento: Alessia Salerno
Grafica: Massimiliano Di Rubba
Con il Patrocinio del Comune di Milano - Settore Tempo Libero
Nel suo farsi e nel suo mostrarsi è fortemente caratterizzata dalla modalità “in progress”: la documentazione
( e-mails, testi), presente in un angolo a lei esclusivamente dedicato, testimonia che artisti e curatrice hanno lavorato come in un vero e proprio workshop, dove le idee e gli sviluppi sono stati costantemente condivisi.
La mostra funziona , nella sua prima parte, per accumulo: all’opening è presente una sola opera, a cui si aggiunge, di volta in volta, la seconda, la terza, la quarta. Gli spazi vuoti sono occupati da segni, tracce, indizi di quello che verrà.
E’ un gioco sulla presenza e l’assenza, sull’avere e sulla mancanza, sulla perdita: concetto, quest’ultimo,
attorno a cui ruota tutto il progetto.
Finalmente, il 7 maggio, la mostra si offre allo spettatore al completo: un percorso affascinante e non lineare tra opere che si richiamano l’un l’altra pur ricavando uno spazio assolutamente privato.
Ogni lavoro ci parla di una perdita, personale e sociale, diventa una critica, e al tempo stesso una provocazione, a fermarsi e guardare: non tanto le opere, ma la realtà, e quello che rischiamo di perdere e già abbiamo perso.
Fogli sparsi, parole, libri, sottolineano l’impianto concettuale del progetto.
I singoli lavori se ne svincolano in parte, per esplodere in forme, colori e suoni che mai potranno essere pienamente descritti e contenuti in una pagina. A chi guarda è offerto il concetto nel suo farsi e poi le opere e la loro presenza. Per chi ha la pazienza di aspettare, e non perdersi niente.
L’opera di Line Bruntse (Danimarca, 1966, vive e lavora a Millersville, Pennsylvania), si caratterizza per uno stile altamente poetico e riflessivo, che si trasmette attraverso installazioni dal forte impatto materico e dalle grandi dimensioni. L’artista invade lo spazio attorno a sé, trasformandolo secondo i dettami della sua immaginazione, sempre stimolata da un contesto e un’esperienza indagata a fondo.
Per Translating Lost Bruntse ragiona sulla perdita di “contatto” e “realtà” nella comunicazione a livello umano, quella perdita che tende ad uniformarci in un impermeabile individualismo collettivo e in una globalità altamente comunicante quanto altamente separata e frazionata. La sua opera si propone di offrire allo spettatore un’occasione in cui i rapporti sociali possono essere recuperati attraverso
il contatto e la vicinanza fisica, mediante un’ installazione che penetra lo spazio interagendo con le persone.
I lavori di Luigi Guerrieri (L’Aquila, 1983, vive e lavora tra Lille e Venezia) tendono a creare vere e proprie “situazioni” in cui lo spettatore è condotto e immerso. Guerrieri crea atmosfere e ambienti che non vogliono soltanto trasmettere emozioni o sensazioni, ma farle vivere del tutto. In occasione di Translating Lost l’artista si presenta con un’installazione sonora che ragiona sulla perdita della figura
paterna; una perdita intesa a livello sia personale che socio-culturale. L’artista si concentra sulla parola “papà”, e attraverso la sovrabbondanza della ripetizione e un sottile quanto acuto gioco di parole, da luogo ad un dialogo schizofrenico e potenzialmente interminabile.
MaraM (Napoli, 1979, vive e lavora a Napoli) nasce e si fa conoscere come artista performativa. Formatasi come scultrice, MaraM sa forgiare su di sé e intorno a sé forme altamente significative, giocando spesso col paradosso e l’autoironia. Il suo “fare performance” travalica i limiti imposti al genere e lo stesso concentrarsi sul corpo, e assume una dimensione aperta a diverse forme di comunicazione
e approcci al “fare arte”.
Per Translating Lost l’artista ragiona sul duplice significato del termine “perdita”, in particolare quando ci si riferisce al tempo: in ciò che solitamente assume un’accezione negativa (perdere tempo),
in una parentesi di apparente vuoto e disfunzione, si può trovare una chiave di comprensione per quello che sarà poi o che è già stato. Su una serie di disegni su carta trattata con inchiostri
fotosensibili, vengono alla luce momenti di perdita in storie dal carattere iniziatico (tra le più conosciute
favole/fiabe per bambini); ma ciascun quadro/ciascun passaggio è visibile solo dopo un certo lasso di tempo. Si genera un cortocircuito nel racconto e nella sua lettura/visione denso di significato,
dove ciò che sembra perso/assente diventa elemento centrale dell’opera e indispensabile alla comprensione della stessa. Il momento ritratto su ogni foglio, ugualmente, è il racconto di una perdita che diventerà cruciale per lo svolgimento di tutta la narrazione.
Luca Valenti (Erice, 1974, vive e lavora a Milano) nasce come fotografo autodidatta, e si fa conoscere
per le sue fotografie di forte impatto e per il manierismo e la sbalorditiva capacità con cui si avvale dello strumento digitale e degli strumenti tecnologici che permettono di agire sull’immagine e modificarla. Translating Lost è la sua prima mostra: l’artista propone una galleria di ritratti, personalissima
e anticonvenzionale. Nelle sue fotografie si materializzano corpi mutilati e contorti, nuovi esseri viventi innalzati su piedistalli ornati di pizzo; a manifestare, attraverso la loro presenza, la desolante
situazione degli esseri umani: privati del loro stesso corpo e della loro umanità, sempre più controllati e “gestiti” da un Sistema onnipresente.
La mostra prevede una riproposizione a Venezia dal 5 al 27 settembre 2009, in collaborazione con
Nuova Icona Associazione no profit per le arti.
8 maggio – 6 giugno 2009:Translating Lost_The Exhibition
Opening: giovedì 7 maggio 2009, 18.30
La Fabbrica del Vapore, Sala delle Colonne, Via Procaccini 4, Milano
23 aprile - 6 maggio: Translating Lost_The Process
Opening: mercoledì 22 aprile 2009, 18.30
La Fabbrica del Vapore, Sala delle Colonne, Via Procaccini 4, Milano
Orari: martedì – sabato, 15.30_19.30
23 - 27 aprile, lunedì - domenica 11.00_19.00
Inaugurazioni singoli artisti:
Mercoledì 22 aprile_18.30: Luca Valenti; Lunedì 27 aprile_17.00: Luigi Guerrieri;
Sabato 2 maggio_18.30: MaraM; Giovedì 7 maggio_18.30: Line Bruntse
www.showbiz.it/translatinglost
Info Show Biz: +39.02.8969.4559
Mostra prodotta da: Show Biz, Milano e Nuova Icona Associazione Culturale per le Arti, Venezia
Partner del progetto: Livello 16, Milano
A cura di: Elisa Genna
Coordinamento: Valeria Schiavoni
Assistenza: Flavio Pedazzini, Michele Pili, Silvia Venturelli
Con la partecipazione di: Deborah Barkun, Cesare Pietroiusti
Allestimento: Alessia Salerno
Grafica: Massimiliano Di Rubba
Con il Patrocinio del Comune di Milano - Settore Tempo Libero
07
maggio 2009
Translating Lost – The Exhibition
Dal 07 maggio al 06 giugno 2009
arte contemporanea
giovane arte
giovane arte
Location
FABBRICA DEL VAPORE
Milano, Via Giulio Cesare Procaccini, 4, (Milano)
Milano, Via Giulio Cesare Procaccini, 4, (Milano)
Orario di apertura
martedì – sabato, 15.30_19.30
Vernissage
7 Maggio 2009, ore 18.30
Sito web
www.showbiz.it/translatinglost
Autore
Curatore