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Trenta volte settembre
La galleria Alberto Peola, aperta a Torino nel 1989, festeggia i suoi trent’anni di attività con una collettiva dei suoi artisti.
Comunicato stampa
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Con questa mostra la galleria Alberto Peola, aperta a Torino nel 1989, inaugura la sua trentesima stagione espositiva. È un racconto a più voci, tra i molti possibili, piuttosto che la celebrazione di un anniversario, che sceglie il mese di settembre, quando dopo la pausa estiva si rinnova il rito degli inizi e con esso lo slancio che accompagna le nuove imprese, come il corrispettivo di un'attitudine che caratterizza, anno dopo anno, l'attività della galleria. Nell'avvicendarsi degli orientamenti artistici e dei linguaggi espressivi, dalla pittura mediale degli inizi alla più recente attenzione alle pratiche artistiche research based, costante è stato infatti l'interesse e il sostegno della galleria verso gli artisti giovani o emergenti, in anni in cui l'arte delle giovani generazioni non era ancora oggetto, come a fine anni Novanta, di un vero e proprio culto, al quale si accompagnerà purtroppo anche un rapido consumo innescato dalle logiche di mercato.
La mostra coinvolge artisti che lavorano da sempre con la galleria e altri che hanno condiviso progetti e periodi più brevi, con una prospettiva che unisce l'attenzione al contesto italiano e il dialogo con alcuni protagonisti della scena europea ed internazionale, secondo un'impostazione che da sempre ne caratterizza la programmazione. È il caso di Martin Creed, presentato per la prima volta nel 1999, due anni prima che vincesse il Turner Prize, in una mostra a cura di Gail Cochrane, e poi in altre due personali di cui resta l'immagine di centinaia di palloncini rossi che occupano gli spazi dell'intera galleria. Oltre a Creed, Michael Rakowitz e la britannica Lala Meredith-Vula, che ha appena presentato in galleria la sua terza personale con il progetto fotografico sui covoni dei contadini albanesi (Haystacks), esposto anche a dOCUMENTA14. Questioni politiche e sociali legate all'identità, alla storia e alla memoria sono al centro delle ricerche di molte artiste che lavorano con la galleria, a partire da Emily Jacir, palestinese, vincitrice del Leone d'Oro a Venezia (2007), che prepara la sua prossima quarta personale dopo la mostra di Ex libris che aveva esposto nel 2012 a dOCUMENTA13, o da Fatma Bucak, artista turca che si è formata all'Accademia di Torino, da Gülsün Karamustafa, anche lei turca di una generazione precedente, che affronta questioni di genere, di esilio e migrazione, o ancora artiste come Eva Frapiccini e la scultrice pachistana Adeela Suleman. La fotografia, le sue potenzialità linguistiche e concettuali, e il video sono oggetto di ricerca di molti artisti della galleria, da Botto&Bruno, che le declinano in opere installative, al duo Gioberto Noro, a Paola de Pietri, a Simone Mussat Sartor, a Laura Pugno, che ha fatto della natura e del paesaggio il suo terreno d'indagine, forzando i limiti espressivi e i confini tra pittura, fotografia, scultura e azione. L'archivio, come fonte e come dispositivo formale, è al centro delle pratica research based di Cosimo Veneziano, che usa il disegno come strategia di riappropriazione e narrazione critica del reale. Tra gli autori che da più lungo tempo espongono in galleria vi è Thorsten Kirchhoff, con una ricerca che pone la pittura in dialogo con la fotografia e il cinema, mentre un'indagine sui suoi fondamenti o sul potenziale comunicativo di antiche e nuove iconografie pittoriche è sviluppata da Paolo Bini, Gabriele Arruzzo, Victoria Stoian e Cornelia Badelita. Su versanti quasi opposti, per ragioni di metodo e di poetica, Francesca Ferreri ordisce nuove narrative intorno a complessi plastici “attivati” da frammenti di oggetti e materia ceramica, mentre Perino & Vele conferiscono alla consistenza visiva di cose e luoghi una dimensione plastico scultorea, ricorrendo al più popolare ed economico dei materiali, la cartapesta. Due diversi modi di dire “scultura”.
La mostra coinvolge artisti che lavorano da sempre con la galleria e altri che hanno condiviso progetti e periodi più brevi, con una prospettiva che unisce l'attenzione al contesto italiano e il dialogo con alcuni protagonisti della scena europea ed internazionale, secondo un'impostazione che da sempre ne caratterizza la programmazione. È il caso di Martin Creed, presentato per la prima volta nel 1999, due anni prima che vincesse il Turner Prize, in una mostra a cura di Gail Cochrane, e poi in altre due personali di cui resta l'immagine di centinaia di palloncini rossi che occupano gli spazi dell'intera galleria. Oltre a Creed, Michael Rakowitz e la britannica Lala Meredith-Vula, che ha appena presentato in galleria la sua terza personale con il progetto fotografico sui covoni dei contadini albanesi (Haystacks), esposto anche a dOCUMENTA14. Questioni politiche e sociali legate all'identità, alla storia e alla memoria sono al centro delle ricerche di molte artiste che lavorano con la galleria, a partire da Emily Jacir, palestinese, vincitrice del Leone d'Oro a Venezia (2007), che prepara la sua prossima quarta personale dopo la mostra di Ex libris che aveva esposto nel 2012 a dOCUMENTA13, o da Fatma Bucak, artista turca che si è formata all'Accademia di Torino, da Gülsün Karamustafa, anche lei turca di una generazione precedente, che affronta questioni di genere, di esilio e migrazione, o ancora artiste come Eva Frapiccini e la scultrice pachistana Adeela Suleman. La fotografia, le sue potenzialità linguistiche e concettuali, e il video sono oggetto di ricerca di molti artisti della galleria, da Botto&Bruno, che le declinano in opere installative, al duo Gioberto Noro, a Paola de Pietri, a Simone Mussat Sartor, a Laura Pugno, che ha fatto della natura e del paesaggio il suo terreno d'indagine, forzando i limiti espressivi e i confini tra pittura, fotografia, scultura e azione. L'archivio, come fonte e come dispositivo formale, è al centro delle pratica research based di Cosimo Veneziano, che usa il disegno come strategia di riappropriazione e narrazione critica del reale. Tra gli autori che da più lungo tempo espongono in galleria vi è Thorsten Kirchhoff, con una ricerca che pone la pittura in dialogo con la fotografia e il cinema, mentre un'indagine sui suoi fondamenti o sul potenziale comunicativo di antiche e nuove iconografie pittoriche è sviluppata da Paolo Bini, Gabriele Arruzzo, Victoria Stoian e Cornelia Badelita. Su versanti quasi opposti, per ragioni di metodo e di poetica, Francesca Ferreri ordisce nuove narrative intorno a complessi plastici “attivati” da frammenti di oggetti e materia ceramica, mentre Perino & Vele conferiscono alla consistenza visiva di cose e luoghi una dimensione plastico scultorea, ricorrendo al più popolare ed economico dei materiali, la cartapesta. Due diversi modi di dire “scultura”.
19
settembre 2019
Trenta volte settembre
Dal 19 settembre al 25 ottobre 2019
arte contemporanea
Location
Simondi
Torino, Via Della Rocca, 29, (Torino)
Torino, Via Della Rocca, 29, (Torino)
Orario di apertura
Martedì - Sabato (15:00 - 19:00)
Mattino su appuntamento
Vernissage
19 Settembre 2019, ore 18:00-22:00
Sito web
Autore
Curatore
Autore testo critico
Produzione organizzazione