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Trieste. 26 donne. 26 opere – Catalogo
Presentazione del catalogo della mostra Trieste. 26 donne. 26 opere, collettiva d’eccezione allestita all’Archivio di Stato a cura dell’architetto Marianna Accerboni, che lo scorso marzo ha registrato grande successo di pubblico.
Comunicato stampa
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Avrà luogo martedì 27 ottobre 2009 alle ore 11.30 all’Archivio di Stato di Trieste (via La Marmora, 17) la presentazione del catalogo della mostra Trieste. 26 donne. 26 opere, collettiva d’eccezione allestita all’Archivio di Stato a cura dell’architetto Marianna Accerboni, che lo scorso marzo ha registrato grande successo di pubblico. La rassegna si era svolta nell’ambito della manifestazione La donna nell’arte indetta dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali per la Festa della Donna 2009 e promossa, così come avviene ora per il catalogo, dall’Archivio di Stato di Trieste diretto da Grazia Tatò e dal Soroptimist Club del capoluogo giuliano.
Interverranno Maria Grazia Tatò e Marianna Accerboni, curatrice del catalogo e delle schede.
L’elegante e accurata pubblicazione ripercorre puntualmente la rassegna, testimoniando l’opera di 26 artiste triestine, tra le più rappresentative in ambito professionale, attive nel capoluogo giuliano e altrove dalla seconda metà del novecento a oggi, con l’intento di offrire uno sguardo approfondito sulla creatività al femminile riferita a questa città e ai molteplici ambiti in cui essa si espresse: dalla pittura a olio alla tecnica mista, dall’incisione alla fotografia, dall’illustrazione alla fiber art, al costume e all’abito d’arte e al giornale d’artista.
Il catalogo - sottolinea Grazia Tatò nella presentazione - si configura come testimonianza di una collettiva particolare sotto diversi aspetti. Da un lato infatti, s’inserisce felicemente nelle iniziative volute dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali in adesione alla Festa internazionale della donna, con l’intento di partecipare al processo di emancipazione femminile e alla diffusione della cultura della non discriminazione e della promozione delle pari opportunità, un’utopia ancora in molti paesi del mondo. Dopo le grandi trasformazioni del ruolo della donna nella società avvenute nel XX secolo, una grande incertezza permane anche nei paesi industrializzati, come in quelli in via di sviluppo, su cosa comporti essere donna oggi e su cosa significhi esprimersi in libertà. In questo contesto, il ruolo dell’arte è molto importante, perché essa è in grado di esprimere la realtà in maniera universale, superando ogni barriera culturale. La dirompenza del suo linguaggio ha il compito di riaffermare che uguaglianza non è sinonimo, ma è il risultato di un atteggiamento armonioso nella visione e comprensione del mondo.
Nel catalogo e nella mostra si è posto l’accento sulla donna come artista, come produttrice, come soggetto e non come oggetto, dell’opera d’arte. In più si è guardato alla produzione di artiste legate alla realtà locale, ma che hanno saputo anche trascenderla.
Il catalogo - spiega nell‘introduzione Accerboni - prende idealmente avvio dal raffinato linguaggio surreale di Leonor Fini, presente con un’opera di grande suggestione, ”Luna”: pur attiva a Parigi per la maggior parte della propria vita, la grande pittrice, nota a livello internazionale, rimase tuttavia sempre legatissima a Trieste, dove aveva trascorso l’infanzia e la prima giovinezza, frequentando i migliori artisti, tra cui Arturo Nathan e Carlo Sbisà, e l’intellighenzia cosmopolita dell’epoca. Il catalogo prosegue secondo versanti diversi: da una canto la sperimentazione d’avanguardia, onirica, cromaticamente accesa e ricca di fantastiche e inaspettate soluzioni, condotta dagli anni cinquanta ai settanta da Miela Reina, di cui viene pubblicato un olio giovanile, ancora figurativo, di grandi dimensioni; dall’altro, un prezioso capo unico, disegnato ed eseguito all’uncinetto da Anita Pittoni (artista e intellettuale triestina molto nota e celebrata per le sue creazioni di moda, per il suo salotto letterario e per lo Zibaldone) per la fotografa Wanda Wulz. Allieva e grande amica di quest’ultima, Alice Zen è invece presente con un lavoro fotografico d’intrigante ispirazione surreale e fantastica. In catalogo compaiono anche le opere e le biografie di Franca Batich, Gabry Benci, Raffaella Busdon, Lilian Caraian, Nora Carella, Cassiopea Teatro, Nicoletta Costa, Annamaria Ducaton, Fabiola Faidiga, Tiziana Fantini, Felicita Frai, Alice Gombacci, Rossana Longo, Emanuela Marassi, Elettra Metallinò, Megi Pepeu, Graziella Petracco, Lydia Predominato, Alice Psacaropulo, Mirella Schott Sbisà, Olivia Siauss e Nelda Stravisi.
Le immagini fotografiche sono di Paolo Bonassi, Ennio Guerrato, Marino Ierman, Antonio Lo Presti e Marino Sterle, la grafica di Paola Travan e il coordinamento editoriale di Carmelo Bianco.
Interverranno Maria Grazia Tatò e Marianna Accerboni, curatrice del catalogo e delle schede.
L’elegante e accurata pubblicazione ripercorre puntualmente la rassegna, testimoniando l’opera di 26 artiste triestine, tra le più rappresentative in ambito professionale, attive nel capoluogo giuliano e altrove dalla seconda metà del novecento a oggi, con l’intento di offrire uno sguardo approfondito sulla creatività al femminile riferita a questa città e ai molteplici ambiti in cui essa si espresse: dalla pittura a olio alla tecnica mista, dall’incisione alla fotografia, dall’illustrazione alla fiber art, al costume e all’abito d’arte e al giornale d’artista.
Il catalogo - sottolinea Grazia Tatò nella presentazione - si configura come testimonianza di una collettiva particolare sotto diversi aspetti. Da un lato infatti, s’inserisce felicemente nelle iniziative volute dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali in adesione alla Festa internazionale della donna, con l’intento di partecipare al processo di emancipazione femminile e alla diffusione della cultura della non discriminazione e della promozione delle pari opportunità, un’utopia ancora in molti paesi del mondo. Dopo le grandi trasformazioni del ruolo della donna nella società avvenute nel XX secolo, una grande incertezza permane anche nei paesi industrializzati, come in quelli in via di sviluppo, su cosa comporti essere donna oggi e su cosa significhi esprimersi in libertà. In questo contesto, il ruolo dell’arte è molto importante, perché essa è in grado di esprimere la realtà in maniera universale, superando ogni barriera culturale. La dirompenza del suo linguaggio ha il compito di riaffermare che uguaglianza non è sinonimo, ma è il risultato di un atteggiamento armonioso nella visione e comprensione del mondo.
Nel catalogo e nella mostra si è posto l’accento sulla donna come artista, come produttrice, come soggetto e non come oggetto, dell’opera d’arte. In più si è guardato alla produzione di artiste legate alla realtà locale, ma che hanno saputo anche trascenderla.
Il catalogo - spiega nell‘introduzione Accerboni - prende idealmente avvio dal raffinato linguaggio surreale di Leonor Fini, presente con un’opera di grande suggestione, ”Luna”: pur attiva a Parigi per la maggior parte della propria vita, la grande pittrice, nota a livello internazionale, rimase tuttavia sempre legatissima a Trieste, dove aveva trascorso l’infanzia e la prima giovinezza, frequentando i migliori artisti, tra cui Arturo Nathan e Carlo Sbisà, e l’intellighenzia cosmopolita dell’epoca. Il catalogo prosegue secondo versanti diversi: da una canto la sperimentazione d’avanguardia, onirica, cromaticamente accesa e ricca di fantastiche e inaspettate soluzioni, condotta dagli anni cinquanta ai settanta da Miela Reina, di cui viene pubblicato un olio giovanile, ancora figurativo, di grandi dimensioni; dall’altro, un prezioso capo unico, disegnato ed eseguito all’uncinetto da Anita Pittoni (artista e intellettuale triestina molto nota e celebrata per le sue creazioni di moda, per il suo salotto letterario e per lo Zibaldone) per la fotografa Wanda Wulz. Allieva e grande amica di quest’ultima, Alice Zen è invece presente con un lavoro fotografico d’intrigante ispirazione surreale e fantastica. In catalogo compaiono anche le opere e le biografie di Franca Batich, Gabry Benci, Raffaella Busdon, Lilian Caraian, Nora Carella, Cassiopea Teatro, Nicoletta Costa, Annamaria Ducaton, Fabiola Faidiga, Tiziana Fantini, Felicita Frai, Alice Gombacci, Rossana Longo, Emanuela Marassi, Elettra Metallinò, Megi Pepeu, Graziella Petracco, Lydia Predominato, Alice Psacaropulo, Mirella Schott Sbisà, Olivia Siauss e Nelda Stravisi.
Le immagini fotografiche sono di Paolo Bonassi, Ennio Guerrato, Marino Ierman, Antonio Lo Presti e Marino Sterle, la grafica di Paola Travan e il coordinamento editoriale di Carmelo Bianco.
27
ottobre 2009
Trieste. 26 donne. 26 opere – Catalogo
27 ottobre 2009
presentazione
Location
ARCHIVIO DI STATO
Trieste, Via Alessandro La Marmora, 17 , (Trieste)
Trieste, Via Alessandro La Marmora, 17 , (Trieste)
Vernissage
27 Ottobre 2009, ore 11.30
Autore
Curatore