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triestèfotografia 2007 – Carlo Alberto Andreasi
Arduo il compito di presentare il lavoro fotografico di Carlo Andreasi per la complessità dei concetti chiamati in causa e per lo spessore del pensiero che egli va ed esprimere attraverso le sue immagini
Comunicato stampa
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Si puo’ ancora leggere, in una scritta che campeggia in rosso su un muro dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste: “ La verità è rivoluzionaria” e in sovrapposizione, a mo’ di risposta: “ C’est toujours au nom de la verité que l’on enferme. Ne crois qu’à la tienne.” Ma di quale verità è questione? Concepire una verità superiore, assoluta e ideologica, non è forse lo scacco più cocente che viene apportato alla vita vissuta come danza, al turbinare dei semi e delle schegge? Non è nel concetto stesso di verità che si nasconde un voluto e pianificato meccanismo di controllo o per dirla con Artaud una fattura, une sorcellerie cosmique? L’esposizione è liberamente ispirata alla figura panica di Vicentini Giuseppe, un personaggio ai margini, che visse viaggiando tra le provincie di Verona e Padova e che incarna l’immagine scomoda di chi si pose, parafrasando le parole di Saramango “ …stando semplicemente nel paesaggio, facendone parte, non interrogando, non dicendo ne pensando …”, ma navigando a vista, attento allo stomaco ed al sonno, evitando una posizione determinata, una verità assoluta. Sono partito il 30 giugno per interrogare una geografia, un intorno spaziale sfumato, sperimentando una tensione a divenire io stesso traiettoria. Sensibile ai campi magnetici ed ai dislivelli per percepire, registrare, rigenerare.
Carlo Alberto Andreasi
Arduo il compito di presentare il lavoro fotografico di Carlo Andreasi per la complessità dei concetti chiamati in causa e per lo spessore del pensiero che egli va ed esprimere attraverso le sue immagini.
Carlo Andreasi è una persona molto speciale, con una sensibilità rara ed una cultura visuale di grande forza. Queste due caratteristiche, di per se ragguardevoli, se combinate assieme ed unite alla sua capacità di coinvolgere i suoi interlocutori, fanno si che sembra talvolta di essere di fronte ad un essere speciale, diverso, anche se di poco, dalla massa delle persone che abbiamo finora incontrato.
L'essere nato e vissuto nei suoi primi vent'anni nel bel mezzo della pianura padana, dove lo spazio non è delimitato altro che dall'orizzonte e dove spesso si è avvolti in nebbiose atmosfere, forse hanno contribuito alla sua particolare fluidità di pensiero. Carlo percepisce le cose del mondo in un modo molto personale e vive una dimensione che lo avvolge completamente. Riesce a cogliere situazioni che a noi normalmente sfuggono e solamente attraverso una fotografia, queste atmosfere diventano percepibili tutti.
La fotografia di Carlo Andreasi si svolge su piani diversi.
Apparentemente si potrebbe affermare che si svolge su due filoni: quello del movimento e quello della staticità. In realtà è così solo apparentemente. Anche quando le sue immagini ritraggono statiche porzioni di mondo, esse invitano a compenetrarlo e, pertanto, implicano un moto. Quando invece rappresentano palesemente un moto proprio del soggetto o della camera, Carlo Andreasi si sofferma in realtà a considerare la relatività dell'immagine ritratta per collocarla in un universo mobile ma, in fondo sempre noiosamente uguale a se stesso.
Volendo trovare qualche analogia con altri autori, la ricerca ci riporta in pianura.
Facendo le debite considerazioni di ordine temporale e culturale, certe atmosfere ghirriane non sono assenti dal lavoro fotografico di Andreasi, come anche Mulas, Vaccari ma soprattutto Guidi sembrano essere stati ben assimilati dall'Autore di Villafranca.
Carlo, più che essere interessato all'immagine in se stessa o in ciò che essa rappresenta, ama percorrere i territori della filosofia del linguaggio e ciò che essa rappresenta nel mondo contemporaneo; ama ricercare le motivazioni che inducono ad esprimersi attraverso le immagini ed a capire quale impatto esse hanno su di noi e come ancora questo impatto si modifichi nel tempo.
La sua vuole anche essere talvolta un'attenta analisi di concetti molto familiari, come quello ad esempio della casa. Luogo di grande magia per l’Autore, contenitore per antonomasia del vissuto quotidiano, ma anche rifugio dalle insicurezza e talvolta, contemporaneamente, teatro delle più sordide pulsioni. Casa come heimat, casa come inferno del quotidiano, ciascuno ne da la propria interpretazione secondo il proprio vissuto.
Forse in questo sta la grandezza del lavoro fotografico di Carlo Andreasi, svolto assecondando se stesso, ma nel quale ognuno di noi riesce a trovare un pezzetto del mistero che racchiudiamo in noi.
Carlo Alberto Andreasi
Arduo il compito di presentare il lavoro fotografico di Carlo Andreasi per la complessità dei concetti chiamati in causa e per lo spessore del pensiero che egli va ed esprimere attraverso le sue immagini.
Carlo Andreasi è una persona molto speciale, con una sensibilità rara ed una cultura visuale di grande forza. Queste due caratteristiche, di per se ragguardevoli, se combinate assieme ed unite alla sua capacità di coinvolgere i suoi interlocutori, fanno si che sembra talvolta di essere di fronte ad un essere speciale, diverso, anche se di poco, dalla massa delle persone che abbiamo finora incontrato.
L'essere nato e vissuto nei suoi primi vent'anni nel bel mezzo della pianura padana, dove lo spazio non è delimitato altro che dall'orizzonte e dove spesso si è avvolti in nebbiose atmosfere, forse hanno contribuito alla sua particolare fluidità di pensiero. Carlo percepisce le cose del mondo in un modo molto personale e vive una dimensione che lo avvolge completamente. Riesce a cogliere situazioni che a noi normalmente sfuggono e solamente attraverso una fotografia, queste atmosfere diventano percepibili tutti.
La fotografia di Carlo Andreasi si svolge su piani diversi.
Apparentemente si potrebbe affermare che si svolge su due filoni: quello del movimento e quello della staticità. In realtà è così solo apparentemente. Anche quando le sue immagini ritraggono statiche porzioni di mondo, esse invitano a compenetrarlo e, pertanto, implicano un moto. Quando invece rappresentano palesemente un moto proprio del soggetto o della camera, Carlo Andreasi si sofferma in realtà a considerare la relatività dell'immagine ritratta per collocarla in un universo mobile ma, in fondo sempre noiosamente uguale a se stesso.
Volendo trovare qualche analogia con altri autori, la ricerca ci riporta in pianura.
Facendo le debite considerazioni di ordine temporale e culturale, certe atmosfere ghirriane non sono assenti dal lavoro fotografico di Andreasi, come anche Mulas, Vaccari ma soprattutto Guidi sembrano essere stati ben assimilati dall'Autore di Villafranca.
Carlo, più che essere interessato all'immagine in se stessa o in ciò che essa rappresenta, ama percorrere i territori della filosofia del linguaggio e ciò che essa rappresenta nel mondo contemporaneo; ama ricercare le motivazioni che inducono ad esprimersi attraverso le immagini ed a capire quale impatto esse hanno su di noi e come ancora questo impatto si modifichi nel tempo.
La sua vuole anche essere talvolta un'attenta analisi di concetti molto familiari, come quello ad esempio della casa. Luogo di grande magia per l’Autore, contenitore per antonomasia del vissuto quotidiano, ma anche rifugio dalle insicurezza e talvolta, contemporaneamente, teatro delle più sordide pulsioni. Casa come heimat, casa come inferno del quotidiano, ciascuno ne da la propria interpretazione secondo il proprio vissuto.
Forse in questo sta la grandezza del lavoro fotografico di Carlo Andreasi, svolto assecondando se stesso, ma nel quale ognuno di noi riesce a trovare un pezzetto del mistero che racchiudiamo in noi.
13
settembre 2007
triestèfotografia 2007 – Carlo Alberto Andreasi
Dal 13 al 20 settembre 2007
fotografia
Location
STUDIO SILLANI
Trieste, Via Giovanni Pierluigi Da Palestrina, 1, (Trieste)
Trieste, Via Giovanni Pierluigi Da Palestrina, 1, (Trieste)
Vernissage
13 Settembre 2007, ore 18
Sito web
www.carloandreasi.it
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