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Tutto ciò che un corpo e un io possono immaginare
Una mostra dall’anima pop, di cui ci si accorgerà appena entrati in galleria per lo stile e per i colori delle opere. Come tutti sanno la pop-art mira ad innalzare al livello artistico oggetti e figure della comunicazione di massa.
Comunicato stampa
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Una mostra dall'anima pop, di cui ci si accorgerà appena entrati in galleria per lo stile e per i colori delle opere. Come tutti sanno la pop-art mira ad innalzare al livello artistico oggetti e figure della comunicazione di massa. Anche chi non si intente di arte ha sicuramente avuto modo di vedere le bottiglie di coca-cola o la Marilyn Monroe di Andy Warhol. Ma nella nostra mostra allo stile pop si affiancano invece ritratti di personaggi sconosciuti e non compare nessuno di quegli status-symbol del mercato che dovrebbero essere il primo punto di approdo di chi si occupa di linguaggio pop. Come mai?
Innanzitutto è necessario sapere che oggi in Italia esiste una corrente abbastanza movimentata di giovani artisti new-pop che si sono espressamente concentrati sul concetto di celebrità e hanno accantonato l'oggetto. Soprattutto, la new-pop è estremamente ironica, finanche sarcastica, in quando le celebrità non vengono più “innalzate” allo stato di opera d'arte, ma vengono anzi demistificate attraverso operazioni di deformazioni fisiche e inserimenti in contesti improbabili e assurdi.
E' a questa nuova tendenza che ci si deve rivolgere per capire il tipo di operazione concettuale che si ha in “Tutto ciò che un corpo e un io possono immaginare”. Nella nostra mostra è l'essere umano, individuale, come personalità non appartenente al mondo della comunicazione di massa, a essere il soggetto di un pop che lo demistifica. E per demistificare qualcosa occorre un punto di partenza in cui l'individuo, nella sua apparenza esteriore, è innalzato a un ruolo più alto di quello che possa permettersi di mantenere. L'operazione che quindi, in soldoni, vogliamo effettuare, è screditare un'esteriorità-oggetto, un'esteriorità-falso-eroe attraverso il meccanismo sottile della rappresentazione pop con i lavori di Ivan Carella, Cristina Gandini, Paki Meduri e Roberto Pinetta.
Ma i nostri intenti non si fermano qui. Il titolo del progetto, preso da un verso di Varveris, svela infatti una doppia corsia di percorrenza. Se l'anima pop della mostra parla del “corpo”, togliendogli quell'importanza che la nostra società vi ha impresso sopra, ecco che gli altri quattro artisti ci parlano dell”io”, con colori molto più tenui che dobbiamo riscoprire nella seconda parte del percorso espositivo. Le opere di Beatrice Borroni, Roberta Imperatori e Emanuele Moriconi costruiscono un mondo di interiorità dove ci si ritrova a contatto con una dimensione quasi antica rappresentata con colori opachi e scuri, posizioni classiche e simboli di intellettualità.
Beatrice Borroni è nata a Firenze nel 1964. Vive e lavora a Sesto Fiorentino. Immerge i suoi soggetti femminili in atmosfere classiche e ambienti naturali e idilliaci, dove si sviluppano però scene sul tema del doppio e del peccato originale. I colori sono spesso scuri e opachi, mentre l'elemento contemporaneo è vivo solo attraverso le forme a volte spigolose delle protagoniste.
Ivan Carella è nato a Milano dove vive e lavora. Si occupa di fotografia digitale duplicando o smembrando le immagini su più livelli che poi evidenzia con varie tonalità di colore e “granature”, filtri e spessori rielaborati per dare una profondità manifesta ai suoi soggetti umani e farli uscire dalla bidimensionalità a cui l'immagine li avrebbe costretti, riducendoli a pura forma fisica.
Claudia Coppola vive e lavora a Milano. E' una illustratrice. In mostra troviamo alcuni esemplari della serie “angeli”, disegnati con forme rotondeggianti e colori pastellosi e vividi. Tecnica e cromatismi entrano in contrasto con l'espressione dei soggetti, quasi sempre bambini troppo truccati, quasi dei clown, in situazioni di solitudine e quasi di abbandono.
Cristina Gandini è nata nel 1975 a Pavia, dove vive e lavora. I suoi sono primi piani deformati di soggetti femminili che presentano quasi sempre qualche particolare fashion o per lo meno un'espressione da copertina. La deformazione e le tonalità pop mirano a destabilizzare l'importanza dell'apparenza e del culto dell'immagine, dell'imitazione del mondo della moda a cui la nostra società tenta sempre più di assomigliare.
Roberta Imperatori vive e lavora a Roma. Le sue donne, schematiche e scarne, poco appariscenti e costruite con il minimo indispensabile, sono raffigurate mentre compiono diverse azioni che hanno a che fare con l'interiorità e l'intelletto. Lettura, musica, scrittura e così via, in modo da concentrarsi sull'elemento intellettuale piuttosto che su quello fisico e restituire alla figura femminile una dignità e un'importanza più profonda di quella data dall'estetica.
Paki Meduri è nato al Salerno nel 1972. Vive e lavora a Roma. Rappresenta solo corpi privati di volto e naturalmente, di testa. Si concentra soprattutto sul dipingere gambe, piedi, e – qualche volta – il busto. Sono tutti corpi perfetti, agili, vestiti con accuratezza. Anche in questo caso ci si richiama al linguaggio pop e si demistifica l'importanza dell'apparire.
Emanuele Moriconi è nato a Roma dove vive e lavora. Le sue sono sculture agili, allungate, dove l'elemento umano viene raffigurato in modo approssimativo nella sua fisicità per dare più importanza a questa tensione verso l'alto, un tentativo ripetuto e quasi estenuante di miglioramento e bisogno di raggiungere un misticismo e una spiritualità più alta.
Roberto Pinetta vive e lavora a Roma. La sua produzione espressamente pop si divide tra alcuni soggetti celebri (come la sfruttata Marilyn), donne contemporanee sconosciute e appariscenti e scene di vita quotidiana contemporanea. Il senso di caricatura e di frammentarietà dei valori contemporanei è accentuato da uno stile di composizione che si avvicina al mosaico.
Innanzitutto è necessario sapere che oggi in Italia esiste una corrente abbastanza movimentata di giovani artisti new-pop che si sono espressamente concentrati sul concetto di celebrità e hanno accantonato l'oggetto. Soprattutto, la new-pop è estremamente ironica, finanche sarcastica, in quando le celebrità non vengono più “innalzate” allo stato di opera d'arte, ma vengono anzi demistificate attraverso operazioni di deformazioni fisiche e inserimenti in contesti improbabili e assurdi.
E' a questa nuova tendenza che ci si deve rivolgere per capire il tipo di operazione concettuale che si ha in “Tutto ciò che un corpo e un io possono immaginare”. Nella nostra mostra è l'essere umano, individuale, come personalità non appartenente al mondo della comunicazione di massa, a essere il soggetto di un pop che lo demistifica. E per demistificare qualcosa occorre un punto di partenza in cui l'individuo, nella sua apparenza esteriore, è innalzato a un ruolo più alto di quello che possa permettersi di mantenere. L'operazione che quindi, in soldoni, vogliamo effettuare, è screditare un'esteriorità-oggetto, un'esteriorità-falso-eroe attraverso il meccanismo sottile della rappresentazione pop con i lavori di Ivan Carella, Cristina Gandini, Paki Meduri e Roberto Pinetta.
Ma i nostri intenti non si fermano qui. Il titolo del progetto, preso da un verso di Varveris, svela infatti una doppia corsia di percorrenza. Se l'anima pop della mostra parla del “corpo”, togliendogli quell'importanza che la nostra società vi ha impresso sopra, ecco che gli altri quattro artisti ci parlano dell”io”, con colori molto più tenui che dobbiamo riscoprire nella seconda parte del percorso espositivo. Le opere di Beatrice Borroni, Roberta Imperatori e Emanuele Moriconi costruiscono un mondo di interiorità dove ci si ritrova a contatto con una dimensione quasi antica rappresentata con colori opachi e scuri, posizioni classiche e simboli di intellettualità.
Beatrice Borroni è nata a Firenze nel 1964. Vive e lavora a Sesto Fiorentino. Immerge i suoi soggetti femminili in atmosfere classiche e ambienti naturali e idilliaci, dove si sviluppano però scene sul tema del doppio e del peccato originale. I colori sono spesso scuri e opachi, mentre l'elemento contemporaneo è vivo solo attraverso le forme a volte spigolose delle protagoniste.
Ivan Carella è nato a Milano dove vive e lavora. Si occupa di fotografia digitale duplicando o smembrando le immagini su più livelli che poi evidenzia con varie tonalità di colore e “granature”, filtri e spessori rielaborati per dare una profondità manifesta ai suoi soggetti umani e farli uscire dalla bidimensionalità a cui l'immagine li avrebbe costretti, riducendoli a pura forma fisica.
Claudia Coppola vive e lavora a Milano. E' una illustratrice. In mostra troviamo alcuni esemplari della serie “angeli”, disegnati con forme rotondeggianti e colori pastellosi e vividi. Tecnica e cromatismi entrano in contrasto con l'espressione dei soggetti, quasi sempre bambini troppo truccati, quasi dei clown, in situazioni di solitudine e quasi di abbandono.
Cristina Gandini è nata nel 1975 a Pavia, dove vive e lavora. I suoi sono primi piani deformati di soggetti femminili che presentano quasi sempre qualche particolare fashion o per lo meno un'espressione da copertina. La deformazione e le tonalità pop mirano a destabilizzare l'importanza dell'apparenza e del culto dell'immagine, dell'imitazione del mondo della moda a cui la nostra società tenta sempre più di assomigliare.
Roberta Imperatori vive e lavora a Roma. Le sue donne, schematiche e scarne, poco appariscenti e costruite con il minimo indispensabile, sono raffigurate mentre compiono diverse azioni che hanno a che fare con l'interiorità e l'intelletto. Lettura, musica, scrittura e così via, in modo da concentrarsi sull'elemento intellettuale piuttosto che su quello fisico e restituire alla figura femminile una dignità e un'importanza più profonda di quella data dall'estetica.
Paki Meduri è nato al Salerno nel 1972. Vive e lavora a Roma. Rappresenta solo corpi privati di volto e naturalmente, di testa. Si concentra soprattutto sul dipingere gambe, piedi, e – qualche volta – il busto. Sono tutti corpi perfetti, agili, vestiti con accuratezza. Anche in questo caso ci si richiama al linguaggio pop e si demistifica l'importanza dell'apparire.
Emanuele Moriconi è nato a Roma dove vive e lavora. Le sue sono sculture agili, allungate, dove l'elemento umano viene raffigurato in modo approssimativo nella sua fisicità per dare più importanza a questa tensione verso l'alto, un tentativo ripetuto e quasi estenuante di miglioramento e bisogno di raggiungere un misticismo e una spiritualità più alta.
Roberto Pinetta vive e lavora a Roma. La sua produzione espressamente pop si divide tra alcuni soggetti celebri (come la sfruttata Marilyn), donne contemporanee sconosciute e appariscenti e scene di vita quotidiana contemporanea. Il senso di caricatura e di frammentarietà dei valori contemporanei è accentuato da uno stile di composizione che si avvicina al mosaico.
31
maggio 2008
Tutto ciò che un corpo e un io possono immaginare
Dal 31 maggio al 13 giugno 2008
arte contemporanea
Location
TREVISI ACCADEMIE
Treviso, Via Inferiore, 35/a, (Treviso)
Treviso, Via Inferiore, 35/a, (Treviso)
Orario di apertura
da martedì a domenica ore 16-20; aperto anche sabato mattina dalle 10.30 alle 12.30
Vernissage
31 Maggio 2008, ore 18.30
Autore
Curatore