Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Tyrome Tripoli – Plastic Compossible Puzzles
L’universo di Tyrome Tripoli è un universo di rifiuti di plastica. Tappi, scodelle, flaconi, palette, tubi, rotelle costituiscono il lessico del linguaggio poetico con il quale l’artista newyorchese compone un discorso che in qualche modo è un discorso metaforico del mondo contemporaneo su se stesso
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Plastic Compossible Puzzles
L'universo di Tyrome Tripoli è un universo di rifiuti di plastica. Tappi, scodelle, flaconi, palette, coperchi, tubi, rotelle, scolapasta, portasapone, giocattoli e altri oggetti e frammenti di materia plastica, di cui non sempre è possibile riconoscere l'identità e la funzione originarie, costituiscono il lessico del linguaggio poetico con il quale l'artista newyorchese compone un discorso che in qualche modo è un discorso metaforico del mondo contemporaneo su se stesso.
La plastica è un sogno chimico ormai quasi secolare di controllo illimitato sulla materia. Sogno o miraggio di democrazia e di progresso – e negli anni Sessanta del secolo scorso di nuove possibilità artistiche (Hilton Kramer, Plastic as Plastic, New York Times, 1968) – divenuto ai giorni nostri incubo ambientale, memoria quasi indistruttibile dei fallimenti della nostra società dei consumi. Tuttavia per Tyrome Tripoli è soprattutto un fatto del mondo. Se vogliamo, un fatto naturale del mondo artificiale in cui viviamo.
Gli oggetti di plastica sono ubiqui, inesauribili. Le esplorazioni dell'ambiente urbano compiute da Tripoli gli consentono di arricchire facilmente il suo dizionario materiale di nuovi lemmi, suddivisi in classi di forme, dimensioni e colori differenti, con i quali comporre gli anagrammi e le metafore dei suoi assemblaggi e dei suoi puzzle. Alcuni dei suoi ritrovamenti sono più interessanti di altri. Alcuni hanno il carattere eccitante della scoperta, altri il carattere dello stupore che accompagna l'agnizione di qualcosa con cui si è, lungo linee e collegamenti che erano rimasti nascosti, intimamente uniti. La poetica dell'assemblaggio di questi reperti della nostra vita, smarriti nel tempo e nello spazio anonimi dello scarto e del rifiuto, è duplice. E' una poetica dell'ascolto e della ripetizione del rumore di fondo del mondo. Ed è anche una poetica della ricombinazione e della trasformazione, alla ricerca di nuovi, o antichi, orizzonti di senso. Sorprendente e qualche volta meravigliosa. Come possono esserlo le metafore.
Tra i lavori di Tyrome Tripoli ci sono quelli che l'artista americano chiama puzzles. In una mostra, contemporanea a quella della galleria Oblom, che si svolge a Genova presso la galleria Carpoverso (un'altra mostra che comprende lavori dell'artista è in corso a Roma, organizzata da Sala 1 in collaborazione con la galleria Peccolo di Livorno), i puzzle sono Infinitesimally recombined Puzzles. Nella nostra mostra torinese sono Compossible Puzzles. Entrambe le definizioni ci trasportano nella dimensione di un pensiero del quale diversi autori, da Michel Serres a Gilles Deleuze, hanno sottolineato l'attualità: quello di Leibniz. Nella filosofia leibniziana, come nell'odierna logica modale, la compossibilità è un concetto modale che esprime la possibilità globale di un insieme di enti (o, nella terminologia leibniziana, monadi o sostanze individuali) di coesistere all'interno dello stesso mondo senza contraddizioni. Come è noto, all'origine del nostro mondo secondo Leibniz c'è un calcolo divino del migliore, congruente e completo, dei mondi possibili, un calcolo che è la ricerca di un massimo – come nella ricerca della derivata zero di una curva o nella ricerca di un limite in un'opera d'arte barocca – di compossibilità. Nello scritto De rerum originatione radicali un'immagine impiegata da Leibniz per descrivere questo calcolo divino è quella di un gioco di tasselli, puzzle infinitario la cui soluzione è il mondo esistente. Nei suoi Plastic Compossible Puzzles Tyrome Tripoli crea dei piccoli spazi di compossibilità, invitandoci a scoprire le possibilità nascoste e le armonie segrete che operano al loro interno. E in qualche modo ci invita a riflettere sull'armonia e sulla bellezza non sempre percepibili del nostro mondo. E per gli inguaribili pessimisti, come chi scrive, questa è una medicina mentis.
Fabrizio Bonci
L'universo di Tyrome Tripoli è un universo di rifiuti di plastica. Tappi, scodelle, flaconi, palette, coperchi, tubi, rotelle, scolapasta, portasapone, giocattoli e altri oggetti e frammenti di materia plastica, di cui non sempre è possibile riconoscere l'identità e la funzione originarie, costituiscono il lessico del linguaggio poetico con il quale l'artista newyorchese compone un discorso che in qualche modo è un discorso metaforico del mondo contemporaneo su se stesso.
La plastica è un sogno chimico ormai quasi secolare di controllo illimitato sulla materia. Sogno o miraggio di democrazia e di progresso – e negli anni Sessanta del secolo scorso di nuove possibilità artistiche (Hilton Kramer, Plastic as Plastic, New York Times, 1968) – divenuto ai giorni nostri incubo ambientale, memoria quasi indistruttibile dei fallimenti della nostra società dei consumi. Tuttavia per Tyrome Tripoli è soprattutto un fatto del mondo. Se vogliamo, un fatto naturale del mondo artificiale in cui viviamo.
Gli oggetti di plastica sono ubiqui, inesauribili. Le esplorazioni dell'ambiente urbano compiute da Tripoli gli consentono di arricchire facilmente il suo dizionario materiale di nuovi lemmi, suddivisi in classi di forme, dimensioni e colori differenti, con i quali comporre gli anagrammi e le metafore dei suoi assemblaggi e dei suoi puzzle. Alcuni dei suoi ritrovamenti sono più interessanti di altri. Alcuni hanno il carattere eccitante della scoperta, altri il carattere dello stupore che accompagna l'agnizione di qualcosa con cui si è, lungo linee e collegamenti che erano rimasti nascosti, intimamente uniti. La poetica dell'assemblaggio di questi reperti della nostra vita, smarriti nel tempo e nello spazio anonimi dello scarto e del rifiuto, è duplice. E' una poetica dell'ascolto e della ripetizione del rumore di fondo del mondo. Ed è anche una poetica della ricombinazione e della trasformazione, alla ricerca di nuovi, o antichi, orizzonti di senso. Sorprendente e qualche volta meravigliosa. Come possono esserlo le metafore.
Tra i lavori di Tyrome Tripoli ci sono quelli che l'artista americano chiama puzzles. In una mostra, contemporanea a quella della galleria Oblom, che si svolge a Genova presso la galleria Carpoverso (un'altra mostra che comprende lavori dell'artista è in corso a Roma, organizzata da Sala 1 in collaborazione con la galleria Peccolo di Livorno), i puzzle sono Infinitesimally recombined Puzzles. Nella nostra mostra torinese sono Compossible Puzzles. Entrambe le definizioni ci trasportano nella dimensione di un pensiero del quale diversi autori, da Michel Serres a Gilles Deleuze, hanno sottolineato l'attualità: quello di Leibniz. Nella filosofia leibniziana, come nell'odierna logica modale, la compossibilità è un concetto modale che esprime la possibilità globale di un insieme di enti (o, nella terminologia leibniziana, monadi o sostanze individuali) di coesistere all'interno dello stesso mondo senza contraddizioni. Come è noto, all'origine del nostro mondo secondo Leibniz c'è un calcolo divino del migliore, congruente e completo, dei mondi possibili, un calcolo che è la ricerca di un massimo – come nella ricerca della derivata zero di una curva o nella ricerca di un limite in un'opera d'arte barocca – di compossibilità. Nello scritto De rerum originatione radicali un'immagine impiegata da Leibniz per descrivere questo calcolo divino è quella di un gioco di tasselli, puzzle infinitario la cui soluzione è il mondo esistente. Nei suoi Plastic Compossible Puzzles Tyrome Tripoli crea dei piccoli spazi di compossibilità, invitandoci a scoprire le possibilità nascoste e le armonie segrete che operano al loro interno. E in qualche modo ci invita a riflettere sull'armonia e sulla bellezza non sempre percepibili del nostro mondo. E per gli inguaribili pessimisti, come chi scrive, questa è una medicina mentis.
Fabrizio Bonci
27
febbraio 2014
Tyrome Tripoli – Plastic Compossible Puzzles
Dal 27 febbraio al 28 marzo 2014
arte contemporanea
Location
GALLERIA OBLOM
Torino, Via Giuseppe Baretti, 28, (Torino)
Torino, Via Giuseppe Baretti, 28, (Torino)
Orario di apertura
da martedì a venerdì ore 16-20, sabato su appuntamento
Vernissage
27 Febbraio 2014, ore 19
Autore
Curatore