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Ugo Carà – Il segno (1926-1948)
I suoi disegni raccontano, interpretano, sognano, guardano lontano…si riallacciano al mito e lo sfiorano, analizzano il quotidiano e scherzano, documentano, con stile e senza fretta. Atarassia ed equilibrio s’incontrano in un mondo senza tempo, e così fascino mediterraneo e tradizione mitteleuropea, avanguardie europee e classicità, talento
Comunicato stampa
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Venerdì 16 febbraio 2007 alle ore 17.30 alla Biblioteca Statale di Trieste (Largo Papa Giovanni XXIII, 6) il Direttore Marco Menato e la curatrice Marianna Accerboni presenteranno la mostra e il catalogo intitolati Ugo Carà. Il segno 1926 – 1948. L’incontro sarà supportato dalla proiezione in dissolvenza delle opere dell’artista. La rassegna e la pubblicazione sono dedicate ai disegni, per la maggior parte inediti, creati in tale periodo dal grande e poliedrico scultore triestino e oggi appartenenti alla collezione degli antiquari Bottarel & Foi di Brescia. I testi del catalogo sono dell’architetto Marianna Accerboni, critico di riferimento dell’artista triestino e curatrice di un’importante antologica delle sue opere allestita nel 2003 a Bruxelles. Lo studio sul poliedrico scultore – che si occupò anche di pittura, acquerello, grafica pubblicitaria, incisione, design, arte della medaglistica, del gioiello e del tessuto, ceramica, architettura d’interni e d’esterni e moda - è stato realizzato, così come la mostra, in collaborazione con la casa antiquaria bresciana e puntualizza alcuni aspetti non noti della biografia di Carà e della sua formazione artistica e precisa la datazione dei disegni sulla base di documenti anche inediti. Dell’ampia collezione di opere su carta, realizzate a matita, matite colorate, sanguigna, inchiostro, una parte hanno come tema la donna, soggetto prediletto dell’artista, il paesaggio, e, di quando in quando, la natura morta. Sono declinati ora con tratto essenziale, ora attraverso un fraseggio ricco di chiaroscuri e di riferimenti alla poetica novecentista e al lessico surreale. Alla collezione appartiene anche una serie di divertenti, eleganti e acute caricature, realizzate per la maggior parte da Carà nel 1928 durante un viaggio a Londra compiuto con l’Università di Trieste.
Recentemente tali opere su carta sono state oggetto di un importante trittico di esposizioni organizzate dalla Galleria Bottarel & Foi nella propria sede, nell’ambito del Gotha, mostra internazionale antiquaria di Parma, e di Brixiantiquaria, XIX edizione della mostra d’antiquariato di Brescia.
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Negli anni giovanili - scrive Accerboni - Carà si era dedicato molto al disegno e lo riteneva disciplina fondamentale per lo sviluppo di molteplici aspetti dell’arte visiva e della progettualità. Contemporaneamente aveva sperimentato l’acquerello e aveva fissato, fin dagli esordi, il suo segno efficace nell’incisione e in particolare nella linoleumgrafia.
In tutte queste tecniche il maestro agì secondo due direttive parallele, studiando e interpretando il reale – il ritratto, il corpo umano, il paesaggio, uno stato d’animo - attraverso quell’essenzialità della linea, volta all’interpretazione del vero, così pregnante e intensa nella sua semplicità, che ritroveremo anche negli antesignani oggetti di design, ideati da Carà in metallo e molto lodati da Giò Ponti.
L’altra direttiva che l’artista seguì nell’ambito del disegno fu invece la rappresentazione del reale e del sentimento o dello stato d’animo attraverso un insistito segno chiaroscurale, di ascendenza novecentista, che, nel delineare con generosità i volumi, già preludeva alla terza dimensione.
I successi di Carà - prosegue il critico - sono rimasti finora purtroppo in gran parte confinati ai lembi estremi del Nord Est italiano, nonostante l’inconfutabile qualità dei suoi lavori e le frequenti partecipazioni alla Triennale di Milano, alla Biennale di Venezia, alla Quadriennale romana e torinese, all’Expò di Parigi e di Bruxelles e a numerosi appuntamenti di prestigio all’estero. Però gli apprezzamenti a livello internazionale non gli mancarono mai: basti pensare che già nel ’37, quando Carà aveva solo 29 anni, l’architetto Marcello Piacentini gli commissionò una statua per il Padiglione Italiano all’Esposizione Universale di Parigi; nel ‘47 partecipò a New York, accanto ad alcuni dei più prestigiosi artisti italiani del novecento, tra cui Afro e Mirko Basaldella, Campigli, Casorati, Clerici, De Pisis, Marini, Melotti, Morandi, Santomaso, Sassu e gli architetti Michelucci e Sottsass, a una mostra intitolata “Handicraft as a Fine Art in Italy”, presentata da Carlo Ludovico Ragghianti. E in quell’occasione il Metropolitan Museum acquistò una tovaglia da lui disegnata. Di recente alcune sue opere di design dei primissimi anni trenta sono state esposte alla “Estorick Collection” a Londra in seno alla mostra “Under Mussolini. Decorative and Propaganda Art in the 20s’ and 30s’”, accanto a lavori di Giò Ponti, Giuseppe Pagano, Galileo Chini, Marcello Piacentini, Luigi Vietti, Duilio Cambellotti e altri. Nel 2001 la Mitchell Wolfson Jr. Collection, iniziata negli anni Ottanta da Mitchell Wolfson e divisa tra Miami Beach in Florida e Genova, acquistò alcune sue opere. Una serie di immagini dei suoi lavori per l’arredo navale sono state inoltre pubblicate nella mostra “Six wonderful days. Un invito al viaggio sulle grandi navi italiane”, organizzata dal collezionista americano a Genova nei primi mesi del 2003.
Tutta la poetica di Carà - conclude Accerboni - ruota intorno al segno: un segno perseguito in tutte le discipline artistiche esperite dal maestro. E i disegni della collezione Bottarel & Foi rapresentano un corpus particolarmente interessante, poiché, oltre a essere in gran parte inediti, inviduano in nuce la base e l’essenza della sua progettualità, come aveva egli stesso dichiarato, nel luglio 2003: “Prediligo tutte le discipline artistiche concernenti il segno, cioè la scultura, il disegno, l’incisione, l’architettura”.
Sono appunti, pensieri, studi, opere complete e autonome, realizzate da un gentiluomo, che aveva conosciuto lo spirito innovativo della Secessione e il fermento delle avanguardie, grazie alla sua curiosità ma anche in virtù della posizione centrale di Trieste in Europa al tempo dell’Impero asburgico e al particolare melieu culturale di quest’angolo di Mediterraneo del nord.
I suoi disegni raccontano, interpretano, sognano, guardano lontano…si riallacciano al mito e lo sfiorano, analizzano il quotidiano e scherzano, documentano, con stile e senza fretta. Atarassia ed equilibrio s’incontrano in un mondo senza tempo, e così fascino mediterraneo e tradizione mitteleuropea, avanguardie europee e classicità, talento….
Recentemente tali opere su carta sono state oggetto di un importante trittico di esposizioni organizzate dalla Galleria Bottarel & Foi nella propria sede, nell’ambito del Gotha, mostra internazionale antiquaria di Parma, e di Brixiantiquaria, XIX edizione della mostra d’antiquariato di Brescia.
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Negli anni giovanili - scrive Accerboni - Carà si era dedicato molto al disegno e lo riteneva disciplina fondamentale per lo sviluppo di molteplici aspetti dell’arte visiva e della progettualità. Contemporaneamente aveva sperimentato l’acquerello e aveva fissato, fin dagli esordi, il suo segno efficace nell’incisione e in particolare nella linoleumgrafia.
In tutte queste tecniche il maestro agì secondo due direttive parallele, studiando e interpretando il reale – il ritratto, il corpo umano, il paesaggio, uno stato d’animo - attraverso quell’essenzialità della linea, volta all’interpretazione del vero, così pregnante e intensa nella sua semplicità, che ritroveremo anche negli antesignani oggetti di design, ideati da Carà in metallo e molto lodati da Giò Ponti.
L’altra direttiva che l’artista seguì nell’ambito del disegno fu invece la rappresentazione del reale e del sentimento o dello stato d’animo attraverso un insistito segno chiaroscurale, di ascendenza novecentista, che, nel delineare con generosità i volumi, già preludeva alla terza dimensione.
I successi di Carà - prosegue il critico - sono rimasti finora purtroppo in gran parte confinati ai lembi estremi del Nord Est italiano, nonostante l’inconfutabile qualità dei suoi lavori e le frequenti partecipazioni alla Triennale di Milano, alla Biennale di Venezia, alla Quadriennale romana e torinese, all’Expò di Parigi e di Bruxelles e a numerosi appuntamenti di prestigio all’estero. Però gli apprezzamenti a livello internazionale non gli mancarono mai: basti pensare che già nel ’37, quando Carà aveva solo 29 anni, l’architetto Marcello Piacentini gli commissionò una statua per il Padiglione Italiano all’Esposizione Universale di Parigi; nel ‘47 partecipò a New York, accanto ad alcuni dei più prestigiosi artisti italiani del novecento, tra cui Afro e Mirko Basaldella, Campigli, Casorati, Clerici, De Pisis, Marini, Melotti, Morandi, Santomaso, Sassu e gli architetti Michelucci e Sottsass, a una mostra intitolata “Handicraft as a Fine Art in Italy”, presentata da Carlo Ludovico Ragghianti. E in quell’occasione il Metropolitan Museum acquistò una tovaglia da lui disegnata. Di recente alcune sue opere di design dei primissimi anni trenta sono state esposte alla “Estorick Collection” a Londra in seno alla mostra “Under Mussolini. Decorative and Propaganda Art in the 20s’ and 30s’”, accanto a lavori di Giò Ponti, Giuseppe Pagano, Galileo Chini, Marcello Piacentini, Luigi Vietti, Duilio Cambellotti e altri. Nel 2001 la Mitchell Wolfson Jr. Collection, iniziata negli anni Ottanta da Mitchell Wolfson e divisa tra Miami Beach in Florida e Genova, acquistò alcune sue opere. Una serie di immagini dei suoi lavori per l’arredo navale sono state inoltre pubblicate nella mostra “Six wonderful days. Un invito al viaggio sulle grandi navi italiane”, organizzata dal collezionista americano a Genova nei primi mesi del 2003.
Tutta la poetica di Carà - conclude Accerboni - ruota intorno al segno: un segno perseguito in tutte le discipline artistiche esperite dal maestro. E i disegni della collezione Bottarel & Foi rapresentano un corpus particolarmente interessante, poiché, oltre a essere in gran parte inediti, inviduano in nuce la base e l’essenza della sua progettualità, come aveva egli stesso dichiarato, nel luglio 2003: “Prediligo tutte le discipline artistiche concernenti il segno, cioè la scultura, il disegno, l’incisione, l’architettura”.
Sono appunti, pensieri, studi, opere complete e autonome, realizzate da un gentiluomo, che aveva conosciuto lo spirito innovativo della Secessione e il fermento delle avanguardie, grazie alla sua curiosità ma anche in virtù della posizione centrale di Trieste in Europa al tempo dell’Impero asburgico e al particolare melieu culturale di quest’angolo di Mediterraneo del nord.
I suoi disegni raccontano, interpretano, sognano, guardano lontano…si riallacciano al mito e lo sfiorano, analizzano il quotidiano e scherzano, documentano, con stile e senza fretta. Atarassia ed equilibrio s’incontrano in un mondo senza tempo, e così fascino mediterraneo e tradizione mitteleuropea, avanguardie europee e classicità, talento….
16
febbraio 2007
Ugo Carà – Il segno (1926-1948)
Dal 16 al 24 febbraio 2007
disegno e grafica
Location
BIBLIOTECA STATALE – PALAZZO MORPURGO
Trieste, Largo Papa Giovanni Xxiii, 6, (Trieste)
Trieste, Largo Papa Giovanni Xxiii, 6, (Trieste)
Orario di apertura
lunedì-venerdì 8.30-18.30; sabato 8.30-13.30; domenica chiuso
Vernissage
16 Febbraio 2007, ore 17.30
Autore
Curatore