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Ugo Carrega – Di traverso la mente
Ugo Carrega deriva la propria esperienza dalla letteratura. Dalla fine degli anni ’50, insoddisfatto della propria attività poetica, inizia una ricerca di interscambio fra la parola (come immagine) e l’immagine (come parola).
Comunicato stampa
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UGO CARREGA - DALLA LETTERATURA ALLA NUOVA SCRITTURA
Ugo Carrega deriva la propria esperienza dalla letteratura. Dalla fine degli anni '50, insoddisfatto della propria attività poetica, inizia una ricerca di interscambio fra la parola (come immagine) e l'immagine (come parola).
Il suo lavoro verrà identificato prima con la Poesia Concreta e poi con la Poesia Visiva. Due correnti nelle quali lui non si è mai identificato, come non si è mai identificato con il futurismo.
La ricerca di Ugo Carrega si è sviluppata in tutti questi anni in un percorso autonomo di lavoro per costruire un'opera d'arte che riassuma in sé la forza espressiva della letteratura e della pittura.
Se il primo lavoro di Carrega si è esercitato sulla pagina dattilografata o stampata, in seguito, con la consapevolezza che 'tutto è significante', il supporto è cambiato e lentamente la verbalità si è resa sintetica esprimendo concetti 'forti' (formali e/o esistenziali) mentre il segno si è qualificato come "esprime ciò che non può essere espresso con/dalla parola", otre il limite del significato verso un senso 'superiore'.
Secondo Carrega, se una parola è scritta su un vetro o su un muro o su un pezzo di carta, il significato di quel testo cambia. Se una lettera è scritta a mano, dattilografata o stampata chi lo riceverà già al primo sguardo avrà un'idea del mittente.
Non sapeva ancora scrivere ma, imitando il fratello e la sorella maggiori di età, faceva finta di scrivere disegnando delle sorte di piantine, ad imitazione delle carte geografiche, con confini e nomi di città contrassegnati da imitazioni di scrittura. Nel 1952, in visita allo zio residente a Torino, il cugino lo conduce al museo Egizio dove egli resta affascinato dalla complessa scrittura egizia e ne inizia, dilettantisticamente, lo studio, studio che proseguirà per tutta la vita interessandosi alla funzione delle varie categorie di segni di questa complessa scrittura.
E' più o meno degli stessi anni la scoperta del Tristram Shandy, nelle cui pagine Laurence Sternel inserisce segni grafici, la pagina marmorizzata, i capitoli senza parole, eccetera.
E' più o meno degli stessi anni la lettura della "Tecnica del Cinema" di Eisestein ed è il periodo in cui sogna di andare a Roma alla scuola di cinema. D'Annunzio aveva definito il cinema "l'arte dei trucchi" e Carrega vede nel cinema la soluzione tecnica del problema dell'unificazione delle arti e teoricizza un qualcosa di analogo per la poesia: non più una parola che evoca immagini, ma una parola che dice se stessa e, in unione ad altri segni, immagini, colori eccetera, significa l'immagine mentale aldilà dell'immagine visiva.
Un'espressione globale: tutto ciò che è sulla pagina ha significato.
Come nella Teoria della Forma, ogni parte ha un signifcato a sé stante e tutte insieme significano qualcosa di più della semplce somma delle singole parti.
E' sempre stato il sogno di ogni artista fondere in un unico linguaggio le arti. Il cinema ci è riuscito unendo parola, musica e immagine. Ugo Carrega ci ha provato con una forma statica di cinema, una sorta di fotogramma bloccato, mediante l'unione di parola (che è anche immagine) ed altri segni (che sono anche parole) sullo/nello stesso campo visivo.
Si tratta di un'arte nuova che ha più poco a che fare con la letteratura né con la pittura; semmai è più imparentata con il cinema (fotogramma) e con il manifesto (impaginazione espressiva). E' una vera e propria Nuova Scrittura all'inizio della consapevolezza.
Con scrittura simbiotica, Ugo Carrega voleva indicare una scrittura in cui i vari segni (alfabetici e non, il colore, il carattere della scrittura, l'impaginazione,ecc., coesistessero sulla pagina con reciproca utilità, come avviene in biologia per la 'simbiosi'. Con poesia materica, Ugo Carrega intendeva l'uso, all'interno di una scrittura, di materie: pezzi di legno (in considerazione del mondo vegetale) pìume (mondo animale) pietre (mondo minerale) materie che, secondo lui, avrebbero dovuto generare nuovi significati a contatto con le parole, parole che a volte suggerivano accostamenti con tali materie ed altre volte ne erano completamente estranee. Con nuova scrittura Carrega indica tutti quei procedimenti scrittoriali che interagiscono con la scrittura alfabetica allargandone le possibilità comunicative e, soprattutto, espressive.
Come nelle arti plastiche non c'è più limite alle materie usate (in Burri anche il sacco esprime) così pure in Carrega tutto è linguaggio.”
Alice Chairstein (trad. dall’inglese di uc)
Ugo Carrega deriva la propria esperienza dalla letteratura. Dalla fine degli anni '50, insoddisfatto della propria attività poetica, inizia una ricerca di interscambio fra la parola (come immagine) e l'immagine (come parola).
Il suo lavoro verrà identificato prima con la Poesia Concreta e poi con la Poesia Visiva. Due correnti nelle quali lui non si è mai identificato, come non si è mai identificato con il futurismo.
La ricerca di Ugo Carrega si è sviluppata in tutti questi anni in un percorso autonomo di lavoro per costruire un'opera d'arte che riassuma in sé la forza espressiva della letteratura e della pittura.
Se il primo lavoro di Carrega si è esercitato sulla pagina dattilografata o stampata, in seguito, con la consapevolezza che 'tutto è significante', il supporto è cambiato e lentamente la verbalità si è resa sintetica esprimendo concetti 'forti' (formali e/o esistenziali) mentre il segno si è qualificato come "esprime ciò che non può essere espresso con/dalla parola", otre il limite del significato verso un senso 'superiore'.
Secondo Carrega, se una parola è scritta su un vetro o su un muro o su un pezzo di carta, il significato di quel testo cambia. Se una lettera è scritta a mano, dattilografata o stampata chi lo riceverà già al primo sguardo avrà un'idea del mittente.
Non sapeva ancora scrivere ma, imitando il fratello e la sorella maggiori di età, faceva finta di scrivere disegnando delle sorte di piantine, ad imitazione delle carte geografiche, con confini e nomi di città contrassegnati da imitazioni di scrittura. Nel 1952, in visita allo zio residente a Torino, il cugino lo conduce al museo Egizio dove egli resta affascinato dalla complessa scrittura egizia e ne inizia, dilettantisticamente, lo studio, studio che proseguirà per tutta la vita interessandosi alla funzione delle varie categorie di segni di questa complessa scrittura.
E' più o meno degli stessi anni la scoperta del Tristram Shandy, nelle cui pagine Laurence Sternel inserisce segni grafici, la pagina marmorizzata, i capitoli senza parole, eccetera.
E' più o meno degli stessi anni la lettura della "Tecnica del Cinema" di Eisestein ed è il periodo in cui sogna di andare a Roma alla scuola di cinema. D'Annunzio aveva definito il cinema "l'arte dei trucchi" e Carrega vede nel cinema la soluzione tecnica del problema dell'unificazione delle arti e teoricizza un qualcosa di analogo per la poesia: non più una parola che evoca immagini, ma una parola che dice se stessa e, in unione ad altri segni, immagini, colori eccetera, significa l'immagine mentale aldilà dell'immagine visiva.
Un'espressione globale: tutto ciò che è sulla pagina ha significato.
Come nella Teoria della Forma, ogni parte ha un signifcato a sé stante e tutte insieme significano qualcosa di più della semplce somma delle singole parti.
E' sempre stato il sogno di ogni artista fondere in un unico linguaggio le arti. Il cinema ci è riuscito unendo parola, musica e immagine. Ugo Carrega ci ha provato con una forma statica di cinema, una sorta di fotogramma bloccato, mediante l'unione di parola (che è anche immagine) ed altri segni (che sono anche parole) sullo/nello stesso campo visivo.
Si tratta di un'arte nuova che ha più poco a che fare con la letteratura né con la pittura; semmai è più imparentata con il cinema (fotogramma) e con il manifesto (impaginazione espressiva). E' una vera e propria Nuova Scrittura all'inizio della consapevolezza.
Con scrittura simbiotica, Ugo Carrega voleva indicare una scrittura in cui i vari segni (alfabetici e non, il colore, il carattere della scrittura, l'impaginazione,ecc., coesistessero sulla pagina con reciproca utilità, come avviene in biologia per la 'simbiosi'. Con poesia materica, Ugo Carrega intendeva l'uso, all'interno di una scrittura, di materie: pezzi di legno (in considerazione del mondo vegetale) pìume (mondo animale) pietre (mondo minerale) materie che, secondo lui, avrebbero dovuto generare nuovi significati a contatto con le parole, parole che a volte suggerivano accostamenti con tali materie ed altre volte ne erano completamente estranee. Con nuova scrittura Carrega indica tutti quei procedimenti scrittoriali che interagiscono con la scrittura alfabetica allargandone le possibilità comunicative e, soprattutto, espressive.
Come nelle arti plastiche non c'è più limite alle materie usate (in Burri anche il sacco esprime) così pure in Carrega tutto è linguaggio.”
Alice Chairstein (trad. dall’inglese di uc)
13
gennaio 2005
Ugo Carrega – Di traverso la mente
Dal 13 gennaio al 02 febbraio 2005
arte contemporanea
Location
ITINERARI D’ARTE
Milano, Via Augusto Anfossi, 8, (Milano)
Milano, Via Augusto Anfossi, 8, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a venerdì 20-22
Vernissage
13 Gennaio 2005, ore 20-24