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Ugo Gangheri – Tracce
La mostra promossa dal Centro Friulano Arti Plastiche (CFAP) in collaborazione con il Comune di Udine ed i Civici Musei propone i lavori di Ugo Gangheri, eseguiti su sacchi grezzi di juta. L’evento si inserisce nell’ambito delle iniziative che il CFAP sostiene a favore degli artisti del territorio e presenta gli ultimi lavori dell’artista, eseguiti su sacchi grezzi di juta con interventi di detessitura della trama. Il sacco di caffè così lavorato, da materiale povero si trasforma, diviene testimone di sentimenti e assume una propria personalità.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Presentazione critica di Licio Damiani:
Sinfonie cromatiche e icone laiche
nella fastosa pittura di Ugo Gangheri
La pittura di Ugo Gangheri come avventura dello spirito, come esperienza artistica
vissuta in connessione dinamica con la realtà esistenziale, sembra tradurre in immagine
le tensioni cromatiche, i contrasti tonali, l'estrema complicazione e la raffinatezza della
dodecafonia. Le opere più recenti assorbono e reinventano in termini personalissimi la
tradizione del cubismo, del dadaismo, del neoplasticismo, rileggono il fervore fantastico
di Kandinskji, restituiscono con un linguaggio estremamente libero e tutto inventato le
astrazioni favolistiche, l'arcano potere d'incanto, l'apparente ingenuità, le sembianze di
pietre preziose, affioranti nelle opere di Klee. L'immediatezza del gesto pittorico, trattenuta
entro strutture di una geometria dell'immaginario, compone enigmatici paesaggi interiori,
fastosi caleidoscopi di luci, incandescenze e grotte d'ombra.
Si dispiegano equilibri di spezzoni blu, celesti, gialli e frammenti d’arcobaleni rossi e
violetti, “cinture” azzurre raccordano scaglie arancione, cunei madreperlati, mezzelune
inchiodate su cieli di nero-carbone. S’impennano magiche tastiere di gialli e di carmini, di
bruni, di terre di Siena, d'incandescenze dorate, di opalescenze, di grigi perlati, di verdi
profondi, di cilestri. Allucinazioni agglutinate di elementi indefiniti si riflettono e rifrangono
in moltitudini di specchiere. Bagliori fiammeggiano su tarsie brune e grigie. Quadrangoli
irregolari, elementi trapezoidali, fasce, rettangoli, cerchi s’incrociano e si compenetrano
componendo cromatiche sinfonie. Il colore, il disegno, le masse plastiche si articolano in
un’armonia di forme pure, opulente. Sono visioni rigorose, antidecorative, espressioni di
un sognante raccoglimento fondato su un intenso afflato contemplativo.
A partire dal 2010 affiora nella pittura una severa umiltà francescana. L’utilizzo della
bellezza fragile della tela grezza di juta, che per certi aspetti apparenta il friulano Gangheri
all’umbro Burri, sembra far risuonare mistiche “voci del silenzio”. Il sacco di caffè – ha
scritto l’artista – da materiale di trasporto, stivato nelle navi e depositato nelle fabbriche,
continua a vivere trasfigurato da interventi sulla trama, si colora con le tinte dei luoghi
ideali di partenza e di arrivo, diventa visibile negli spazi espositivi. Utilizzando colori a olio
intrisi di acqua ragia e colle resinose ottiene insoliti contrasti di atmosfere lucide e opache,
elaborando articolate, flessibili, lucide litanie. Sui fili tattili annodati e intessuti d’una
materia la cui povertà esalta la delicatezza lirica, semplici purissime forme elaborano
sequele liturgiche intrise d’una pacata musicalità gregoriana. Riflessi di conopei, i tessuti
che velano il tabernacolo eucaristico, riverberano orfici sentimenti d’attesa. Oltre i luoghi,
oltre i pensieri – afferma l’artista – risiede l’ignoto, dimora il mistero, esplode il sentire,
s’irradia la luce dell’anima.
Quadri come tarsie, tracce, impronte, o come icone laiche sottese da una sacralità
interiorizzata, rebus complessi ricchi d’insondabili precetti, di segrete pulsioni del
cuore. Suggestive reliquie del presente che veicola la purezza attraverso l’impurità, si
propongono quali sudari del mondo contemporaneo attraversati da una sottile fisicità,
torbidi come certi catrami, anche se in grado di abbagliare all’improvviso per insospettati
lucori simili a lame di luce nei mattini invernali, intrisi a volte come di teneri sentimenti
d’umiltà e di mansuetudine, altre volte carichi d’una implacabilità austera e laconica.
L’artista riproduce quanto nella sua mente vede di eterno e d’immutabile, tenta di rendere
visibile l’invisibile, attraverso la materia aspira a raggiungere l’immateriale in tensione
verso la trascendenza dell’assoluto.
Sinfonie cromatiche e icone laiche
nella fastosa pittura di Ugo Gangheri
La pittura di Ugo Gangheri come avventura dello spirito, come esperienza artistica
vissuta in connessione dinamica con la realtà esistenziale, sembra tradurre in immagine
le tensioni cromatiche, i contrasti tonali, l'estrema complicazione e la raffinatezza della
dodecafonia. Le opere più recenti assorbono e reinventano in termini personalissimi la
tradizione del cubismo, del dadaismo, del neoplasticismo, rileggono il fervore fantastico
di Kandinskji, restituiscono con un linguaggio estremamente libero e tutto inventato le
astrazioni favolistiche, l'arcano potere d'incanto, l'apparente ingenuità, le sembianze di
pietre preziose, affioranti nelle opere di Klee. L'immediatezza del gesto pittorico, trattenuta
entro strutture di una geometria dell'immaginario, compone enigmatici paesaggi interiori,
fastosi caleidoscopi di luci, incandescenze e grotte d'ombra.
Si dispiegano equilibri di spezzoni blu, celesti, gialli e frammenti d’arcobaleni rossi e
violetti, “cinture” azzurre raccordano scaglie arancione, cunei madreperlati, mezzelune
inchiodate su cieli di nero-carbone. S’impennano magiche tastiere di gialli e di carmini, di
bruni, di terre di Siena, d'incandescenze dorate, di opalescenze, di grigi perlati, di verdi
profondi, di cilestri. Allucinazioni agglutinate di elementi indefiniti si riflettono e rifrangono
in moltitudini di specchiere. Bagliori fiammeggiano su tarsie brune e grigie. Quadrangoli
irregolari, elementi trapezoidali, fasce, rettangoli, cerchi s’incrociano e si compenetrano
componendo cromatiche sinfonie. Il colore, il disegno, le masse plastiche si articolano in
un’armonia di forme pure, opulente. Sono visioni rigorose, antidecorative, espressioni di
un sognante raccoglimento fondato su un intenso afflato contemplativo.
A partire dal 2010 affiora nella pittura una severa umiltà francescana. L’utilizzo della
bellezza fragile della tela grezza di juta, che per certi aspetti apparenta il friulano Gangheri
all’umbro Burri, sembra far risuonare mistiche “voci del silenzio”. Il sacco di caffè – ha
scritto l’artista – da materiale di trasporto, stivato nelle navi e depositato nelle fabbriche,
continua a vivere trasfigurato da interventi sulla trama, si colora con le tinte dei luoghi
ideali di partenza e di arrivo, diventa visibile negli spazi espositivi. Utilizzando colori a olio
intrisi di acqua ragia e colle resinose ottiene insoliti contrasti di atmosfere lucide e opache,
elaborando articolate, flessibili, lucide litanie. Sui fili tattili annodati e intessuti d’una
materia la cui povertà esalta la delicatezza lirica, semplici purissime forme elaborano
sequele liturgiche intrise d’una pacata musicalità gregoriana. Riflessi di conopei, i tessuti
che velano il tabernacolo eucaristico, riverberano orfici sentimenti d’attesa. Oltre i luoghi,
oltre i pensieri – afferma l’artista – risiede l’ignoto, dimora il mistero, esplode il sentire,
s’irradia la luce dell’anima.
Quadri come tarsie, tracce, impronte, o come icone laiche sottese da una sacralità
interiorizzata, rebus complessi ricchi d’insondabili precetti, di segrete pulsioni del
cuore. Suggestive reliquie del presente che veicola la purezza attraverso l’impurità, si
propongono quali sudari del mondo contemporaneo attraversati da una sottile fisicità,
torbidi come certi catrami, anche se in grado di abbagliare all’improvviso per insospettati
lucori simili a lame di luce nei mattini invernali, intrisi a volte come di teneri sentimenti
d’umiltà e di mansuetudine, altre volte carichi d’una implacabilità austera e laconica.
L’artista riproduce quanto nella sua mente vede di eterno e d’immutabile, tenta di rendere
visibile l’invisibile, attraverso la materia aspira a raggiungere l’immateriale in tensione
verso la trascendenza dell’assoluto.
20
settembre 2014
Ugo Gangheri – Tracce
Dal 20 settembre al 05 ottobre 2014
arte contemporanea
Location
CASA DELLA CONFRATERNITA
Udine, Piazzale Di Castello, (Udine)
Udine, Piazzale Di Castello, (Udine)
Orario di apertura
Sabato/Domenica 21, 27, 28 settembre 10.30 - 12.30 16.00 - 18.30
Sabato/Domenica 4, 5 ottobre 10.30 - 12.30 15.00 - 17.00
Vernissage
20 Settembre 2014, ore 17.00
Autore