Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Ugo La Pietra – La città che scorre ai miei piedi
Ugo La Pietra è un artista difficilmente etichettabile; Qualsiasi categoria risulta un abito troppo stretto. Sarebbe corretto definirlo un artista poliedrico, un caleidoscopio di curiosità intellettuali ed interessi.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Ugo La Pietra è un artista difficilmente etichettabile; Qualsiasi categoria risulta un abito troppo stretto. Sarebbe corretto definirlo un artista poliedrico, un caleidoscopio di curiosità intellettuali ed interessi.
Negli anni ’60, con il Gruppo del Cenobio sperimentò un sodalizio artistico - intellettuale che anticipò tutta la corrente della pittura segnica.
Allo stesso tempo però, già a fine anni’60, andava esplorando la città dal centro alla periferia con un atteggiamento simile all’antropologo alla ricerca dei comportamenti sociali rispetto all’ambiente urbano.
“Gradi di Libertà”, “Tracce”, “Recupero e reinvenzione” sono solo alcune tra le ormai storicizzate ricerche sul territorio.
Oggi La Pietra continua a sperimentare e studiare, svolgendo ancora un ruolo di lettura ed analisi attraverso il suo segno e le sue ormai famose contrapposizioni tra segno e immagini fotografiche.
Ca’ di Fra’ propone due sequenze di opere riferite una alla crescita della città mentre la seconda relativa al rapporto città-campagna. Mentre nella prima – La città cresce e scorre come un fiume in piena, senza quella programmazione intelligente capace di governare un organismo in continua trasformazione – ci rivela lo stesso La Pietra, nella seconda sequenza – Il percorso dal centro verso la campagna secondo un itinerario “alla deriva” ci porta a leggere attraverso il tempo le due realtà che si scontrano e contrappongono –.
La critica definisce così questa ricerca:
– Nessuna direzione, solo percezione, ma percezione nella consapevolezza, che oggi si raggiunge soltanto attraverso quell’apparente leggerezza, quell’ironia che sa cogliere il comico nella tragedia, quella capacità di sorvolare la pianificazione ormai abbandonata a se stessa e di scomparire – o di mimetizzarsi, di nascondersi – nell’indistinto. Forse, se negli anni settanta il punto dell’osservatore privilegiato era fuori dal flusso – la città scorre ai miei piedi, ma questo accade perché io sono fermo – oggi deve essere dentro il flusso: io scorro nella città. –
Marco Meneguzzo, 2011
– La centralità che in Ugo La Pietra assume l’urbano quale oggetto di rappresentazione (in quanto effetto di formazioni discorsive e visive) segna in modo decisivo la radicale contemporaneità del suo intero lavoro. Se la comunicazione, il linguaggio e l’informazione si sono venute a sostituire alle precedenti condizioni del lavoro quale nuovo oggetto di espropriazione e sfruttamento, appare chiaro come la ricerca di La Pietra non sia allora altro che un continuo esperimento dentro e contro la rappresentazione, dentro e contro il linguaggio.–
Marco Scotini, 2017
– Va da se che il centro verso cui si va non è solo il centro cittadino, partendo dalla periferia, ma il centro poetico, il centro della soluzione verso il quale ogni poetica tende. Ciò avviene mediante opere-analisi che ci parlano di come i territori sono stati ridisegnati geograficamente ed esistenzialmente dalle guerre e dalla pulizia etnica, c’è addirittura chi ha scritto che le guerre sono progettualmente interessanti in quanto il loro distruggere, il loro fare tabula rasa permette poi di dover ricostruire, insomma offrono occasioni progettuali (sic!). Naturalmente non Ugo La Pietra le cui opere in proposito sono una critica alla guerra e ai suoi effetti alla sua deterritorializzazione, in quanto le guerre riscrivono i territori attraverso la morte, mentre bisognerebbe farlo con Ugo sempre con e per la vita. –
Giacinto Di Pietrantonio, 2017
Negli anni ’60, con il Gruppo del Cenobio sperimentò un sodalizio artistico - intellettuale che anticipò tutta la corrente della pittura segnica.
Allo stesso tempo però, già a fine anni’60, andava esplorando la città dal centro alla periferia con un atteggiamento simile all’antropologo alla ricerca dei comportamenti sociali rispetto all’ambiente urbano.
“Gradi di Libertà”, “Tracce”, “Recupero e reinvenzione” sono solo alcune tra le ormai storicizzate ricerche sul territorio.
Oggi La Pietra continua a sperimentare e studiare, svolgendo ancora un ruolo di lettura ed analisi attraverso il suo segno e le sue ormai famose contrapposizioni tra segno e immagini fotografiche.
Ca’ di Fra’ propone due sequenze di opere riferite una alla crescita della città mentre la seconda relativa al rapporto città-campagna. Mentre nella prima – La città cresce e scorre come un fiume in piena, senza quella programmazione intelligente capace di governare un organismo in continua trasformazione – ci rivela lo stesso La Pietra, nella seconda sequenza – Il percorso dal centro verso la campagna secondo un itinerario “alla deriva” ci porta a leggere attraverso il tempo le due realtà che si scontrano e contrappongono –.
La critica definisce così questa ricerca:
– Nessuna direzione, solo percezione, ma percezione nella consapevolezza, che oggi si raggiunge soltanto attraverso quell’apparente leggerezza, quell’ironia che sa cogliere il comico nella tragedia, quella capacità di sorvolare la pianificazione ormai abbandonata a se stessa e di scomparire – o di mimetizzarsi, di nascondersi – nell’indistinto. Forse, se negli anni settanta il punto dell’osservatore privilegiato era fuori dal flusso – la città scorre ai miei piedi, ma questo accade perché io sono fermo – oggi deve essere dentro il flusso: io scorro nella città. –
Marco Meneguzzo, 2011
– La centralità che in Ugo La Pietra assume l’urbano quale oggetto di rappresentazione (in quanto effetto di formazioni discorsive e visive) segna in modo decisivo la radicale contemporaneità del suo intero lavoro. Se la comunicazione, il linguaggio e l’informazione si sono venute a sostituire alle precedenti condizioni del lavoro quale nuovo oggetto di espropriazione e sfruttamento, appare chiaro come la ricerca di La Pietra non sia allora altro che un continuo esperimento dentro e contro la rappresentazione, dentro e contro il linguaggio.–
Marco Scotini, 2017
– Va da se che il centro verso cui si va non è solo il centro cittadino, partendo dalla periferia, ma il centro poetico, il centro della soluzione verso il quale ogni poetica tende. Ciò avviene mediante opere-analisi che ci parlano di come i territori sono stati ridisegnati geograficamente ed esistenzialmente dalle guerre e dalla pulizia etnica, c’è addirittura chi ha scritto che le guerre sono progettualmente interessanti in quanto il loro distruggere, il loro fare tabula rasa permette poi di dover ricostruire, insomma offrono occasioni progettuali (sic!). Naturalmente non Ugo La Pietra le cui opere in proposito sono una critica alla guerra e ai suoi effetti alla sua deterritorializzazione, in quanto le guerre riscrivono i territori attraverso la morte, mentre bisognerebbe farlo con Ugo sempre con e per la vita. –
Giacinto Di Pietrantonio, 2017
20
settembre 2018
Ugo La Pietra – La città che scorre ai miei piedi
Dal 20 settembre al 26 ottobre 2018
arte contemporanea
Location
GALLERIA CA’ DI FRA’
Milano, Via Carlo Farini, 2, (Milano)
Milano, Via Carlo Farini, 2, (Milano)
Orario di apertura
10-13 e 15-19
Vernissage
20 Settembre 2018, h 18-21
Autore