Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Uliano Lucas – Scritto sull’acqua
Un romanzo breve e un lungo reportage fotografico raccontano la vita delle popolazioni seminomadi del Borana, regione etiope segnata dalla cronica carenza idrica. La mostra nasce da un progetto condiviso fra Uliano Lucas e Annalisa Vandelli, giornalista che si occupa di Africa
Comunicato stampa
Segnala l'evento
L’acqua è l’elemento dominante, non la si sente solo come mancanza nell’arsura di una savana africana che implora la pioggia, nelle terre aride senza fiumi, ma la si scopre come bene prezioso faticosamente conquistato, nei vecchi pozzi a terrazze e in quelli recentemente costruiti dalle Ong, nei pochi laghi, in una vita che ruota ancora tenacemente intorno ad essa, nel bestiame che si abbevera alle fonti, nelle donne che si lavano e lavano le loro vesti, nelle taniche che, dispensatrici di vita, vengono riempite e poi portate nei villaggi e in città ancora prive di un sistema idrico.
Si intitola “Scritto sull’acqua” il reportage fotografico di Uliano Lucas esposto nelle prestigiose sale del restaurato castello di Formigine (Mo) dal 22 marzo al 13 aprile 2008. Organizzata dal Comune di Formigine e da Vagamondi, grazie al Gruppo Hera, main sponsor dell’evento, la mostra nasce da un progetto condiviso fra Uliano Lucas e Annalisa Vandelli, giornalista che si occupa di tematiche relative all’Africa.
Un romanzo breve e un lungo reportage fotografico raccontano la vita delle popolazioni seminomadi del Borana, regione etiope segnata dalla cronica carenza idrica. Lo fanno abbandonando la formula del tradizionale report di informazione e denuncia, per tratteggiare con semplicità e delicatezza il ritratto di un mondo in cui è ancora la natura a dettare i tempi e i modi dell’esistenza. Con uno stile niveo che entra in una storia e lascia che essa parli di sé, mostrano dall’interno, con gli occhi e il sentire di chi ne è parte, il senso del tempo e della natura di queste comunità, il loro rapporto con l'esistenza e con Dio, il radicamento nella tradizione e il confronto con i primi segni della modernità, le forme della socialità, la dignità di una cultura e di una vita che continua a dispetto della disarmante precarietà dell’esistenza.
“Liban, ricordati che quando non ci sono le nuvole, il cielo è nudo. Niente può esistere senza i suoi vestiti neri, i mantelli svolazzanti che coprono il suo intimo segreto, quello che fa fiorire la terra, le bestie e gli uomini. La pioggia è vita e la vita non è mai abbastanza”, scrive Annalisa Vandelli nel suo racconto.
In un’epoca che vede messi in discussione funzioni e stili del classico reportage, una giovane giornalista e un fotoreporter protagonista del fotogiornalismo italiano ci invitano, con le loro scelte narrative, ad una riflessione innanzitutto interiore su un bene in Occidente ormai dato per scontato, sul rapporto fra l’uomo e il suo ambiente, sulla sua percezione della realtà, sulle scelte di vita che il nostro tempo sta compiendo.
Questo messaggio non poteva non essere raccolto da Hera, per la quale la salvaguardia delle risorse e la tutela dell’ambiente rappresentano linee strategiche. E proprio coinvolgendo il mondo dell’arte, particolarmente capace di suscitare attenzione e riflessione nel pubblico, l’azienda ha voluto recentemente dare vita a varie occasioni di sensibilizzazione sul tema della risorsa idrica, tra cui rientra anche questa esposizione.
La mostra fa parte dell’iniziativa “Più o meno: Acqua!”, che si terrà a Formigine il 29 e il 30 marzo 2008, in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua. Parole e performance faranno il punto della situazione sulla risorsa più preziosa. La presentazione del romanzo “Scritto sull’acqua” è prevista per sabato 29 marzo alle 17. Il noto giornalista e conduttore televisivo Alberto Angela incontrerà il pubblico domenica 30 marzo alle 18 presso la Polisportiva Formiginese.
Nato a Milano nel 1942 da una famiglia operaia, Uliano Lucas cresce nel clima di ricostruzione civile e intellettuale che anima il capoluogo lombardo nel dopoguerra. Studia nei Convitti della rinascita, dove insegnanti come Luciano Raimondi, Albe Steiner o Guido Petter offrivano la possibilità di un’istruzione e di un sostegno ai figli dei partigiani e dei reduci con problemi familiari, poi, espulsone per troppa indisciplina, curioso e inquieto, prende a frequentare, ancora diciassettenne, l’ambiente di artisti, fotografi e giornalisti che vivevano allora nel quartiere di Brera. E qui, durante le interminabili discussioni ai bar Genis e Giamaica con grafici, disegnatori, intellettuali e artigiani della vecchia Milano, ma anche con i fotografi Ugo Mulas, Mario Dondero, Alfa Castaldi, che ancora si ritrovavano nella ex latteria, decide di tentare la via del fotogiornalismo, ravvisandovi, come altri giovani della sua generazione, uno strumento di impegno civile e insieme una professione indipendente, libera dalle costrizioni, viatico per quella scoperta di mondi diversi che infatti caratterizza poi tutta la sua esistenza.
I primi anni lo vedono fotografare le atmosfere ancora popolari della sua città, la vita e i volti degli scrittori e pittori suoi amici - Enrico Castellani e Costantino Guenzi, Piero Manzoni e Arturo Vermi - ma anche fermare in immagini i nuovi fermenti nella musica e nello spettacolo, dal Cab '64 di Tinin Mantegazza ai gruppi rock degli Stormy Six e dei Ribelli. Poi arriva il coinvolgimento nelle riflessioni politiche sollecitate dalla nuova Italia degli anni ’60 e l’impegno in una lunga campagna di documentazione sui processi storici protagonisti del dibattito culturale del tempo: l’immigrazione in Italia e all’estero, la distruzione del territorio legata all’industrializzazione, il movimento studentesco e antiautoritario che attraversa l’Europa e l’Italia con le proteste di piazza degli anni ’68-’75, il movimento dei capitani in Portogallo e le guerre di liberazione in Angola, Eritrea, Guinea Bissau, seguite con i giornalisti Bruno Crimi ed Edgardo Pellegrini per riviste come Tempo, Vie Nuove, Jeune Afrique e Koncret o per iniziative editoriali diventate poi un punto di riferimento per la riflessione terzomondista di quegli anni.
Colto e visionario, lavora in quel giornalismo fatto di comuni passioni, forti amicizie e grandi slanci che negli anni ’60 e ’70 tenta di opporre una stampa d’inchiesta civile all’informazione consueta del tempo, poco attenta ad una valorizzazione della fotografia e imperniata sulle notizie di cronaca rosa e attualità politica. Trova preziosi interlocutori in direttori e caporedattori come Nicola Cattedra, Gianluigi Melega, Pasquale Prunas, Giovanni Valentini, Tino Azzini o ancora Nini Briglia, Giovanni Raboni e Anna Masucci, e in giornalisti, grafici e fotografi impegnati come lui in una densa indagine sulle realtà del paese. Con loro idea reportage, mostre, progetti editoriali, come la rivista sindacale della Fim Milano Azimut, il periodico L’illustrazione italiana o la collana Idea Editions “Il fatto, la foto”. E si impone per una fotografia che affonda le sue radici nell’indignazione tipica del suo tempo per i soprusi e le disuguaglianze sociali e nella consapevolezza dell’importanza del giornalismo come strumento democratico d’informazione e che unisce però alla durezza della denuncia e ad una testimonianza sempre documentata e ragionata sui fatti una partecipe attenzione verso l’umanità delle persone ritratte, verso le storie personali di sofferenza, di lotta o semplicemente di vita e di affetti dei singoli, di cui restituisce la ricchezza di emozioni, aspirazioni, fantasie.
Collabora dunque negli anni con testate come Il Mondo di Mario Pannunzio e poi di Arrigo Benedetti, Tempo, L’Espresso, L’Europeo, Vie nuove, che poi diventerà Giorni-Vie nuove, La Stampa, Il Manifesto, Il Giorno, o ancora con Tempi moderni di Fabrizio Onofri, Abitare di Piera Pieroni, Se – Scienza e Esperienza di Giovanni Cesareo e con tanti giornali del sindacato e della sinistra extraparlamentare, alternando a servizi sull’attualità del momento e sul mondo dell’arte e della cultura, di cui è sempre stato osservatore attento, reportage, spesso sfociati in libri, su temi che segue lungo i decenni, dalle trasformazioni del mondo del lavoro, in cui individua un angolo di visuale privilegiato per comprendere lo stato del paese, alla questione psichiatrica, che affronta documentando il lento passaggio dalla condizione manicomiale degli anni ’70 alla riconquista di una libertà e normalità di vita da parte dei pazienti negli anni ’80 e ’90. Per Tempo viaggia lungamente in Spagna e Portogallo ben esprimendo nelle sue immagini il clima asfittico della dittatura, per L’Espresso fotografa nel 1982 gli scrittori israeliani e marocchini e firma corrispondenze sulla mafia dalla Sicilia, dalla Puglia e dalla Calabria, per L’Europeo documenta il disastro di Seveso e racconta in diversi servizi le molte realtà del mondo cattolico e ancora attraverso Grazia Neri collabora con L’Express, Le Nouvel Observateur, Time con servizi di attualità, politica e costume. E poi via via racconta le nuove forme d’impegno del volontariato degli anni ’80 e ’90, le iniziative del Ciai in India e in Corea e le realtà della cooperazione in Africa. Durante la guerra jugoslava vive e restituisce in immagini le tragiche condizioni di esistenza della popolazione in assedio.
La chiusura della maggior parte dei giornali con cui collabora fra gli anni ’80 e i ’90 e i cambiamenti nel sistema dell’informazione e della distribuzione della notizia, lo portano a diradare nell’ultimo decennio le corrispondenze giornalistiche per dedicarsi a un’attività di studio e di ricerca intorno alla fotografia che del resto ha da sempre accompagnato la sua professione di reporter e a inchieste di ampio respiro condotte insieme a giornalisti, sociologici e storici, di cui sono esempio il racconto dei primi anni ’90 sui centri di recupero per tossicodipendenti a Torino, con Carlo De Giacomi, la documentazione degli stessi anni sulla difficile riconversione industriale nel ponente genovese con Leila Maiocco e il sindacalista Franco Sartori o il recente reportage sulle carceri di San Vittore e Bollate, realizzato per la Triennale di Milano con Franco Origoni, Marella Santangelo e Aldo Bonomi.
E tuttavia nei primi anni ’90 lavora ancora intensamente con la rivista King e con il Corriere della Sera e il suo supplemento Sette. E dal 1989 al 1995 è coinvolto da Guido Vergani e Paolo Mereghetti nelle inchieste sulla Grande Milano delle pagine cittadine di Repubblica. Interprete sottile oltre che testimone puntuale di oltre trent’anni di storia, pubblica quindi su questo giornale molti di quegli scatti realizzati in una quotidiana ricognizione sul territorio che offrono per gli anni ’80 e '90 e per il nuovo millennio, come era stato per i ’60 e ’70, una racconto a tutto tondo sulla società italiana, riflettendone anche in un nuovo stile i radicali cambiamenti di mentalità e di costume, e realizza reportage sulle architetture e gli spazi di Milano e del suo infinito hinterland che si inseriscono in un lavoro mai interrotto sul cambiamento del territorio come specchio delle trasformazioni nell’economia e nel tessuto socio-culturale che Lucas conduce fin dagli anni ’60 in tutta Italia e che rinnova l’impegno di conoscenza e analisi e la capacità narrativa ed evocativa che lo hanno da sempre contraddistinto.
Si intitola “Scritto sull’acqua” il reportage fotografico di Uliano Lucas esposto nelle prestigiose sale del restaurato castello di Formigine (Mo) dal 22 marzo al 13 aprile 2008. Organizzata dal Comune di Formigine e da Vagamondi, grazie al Gruppo Hera, main sponsor dell’evento, la mostra nasce da un progetto condiviso fra Uliano Lucas e Annalisa Vandelli, giornalista che si occupa di tematiche relative all’Africa.
Un romanzo breve e un lungo reportage fotografico raccontano la vita delle popolazioni seminomadi del Borana, regione etiope segnata dalla cronica carenza idrica. Lo fanno abbandonando la formula del tradizionale report di informazione e denuncia, per tratteggiare con semplicità e delicatezza il ritratto di un mondo in cui è ancora la natura a dettare i tempi e i modi dell’esistenza. Con uno stile niveo che entra in una storia e lascia che essa parli di sé, mostrano dall’interno, con gli occhi e il sentire di chi ne è parte, il senso del tempo e della natura di queste comunità, il loro rapporto con l'esistenza e con Dio, il radicamento nella tradizione e il confronto con i primi segni della modernità, le forme della socialità, la dignità di una cultura e di una vita che continua a dispetto della disarmante precarietà dell’esistenza.
“Liban, ricordati che quando non ci sono le nuvole, il cielo è nudo. Niente può esistere senza i suoi vestiti neri, i mantelli svolazzanti che coprono il suo intimo segreto, quello che fa fiorire la terra, le bestie e gli uomini. La pioggia è vita e la vita non è mai abbastanza”, scrive Annalisa Vandelli nel suo racconto.
In un’epoca che vede messi in discussione funzioni e stili del classico reportage, una giovane giornalista e un fotoreporter protagonista del fotogiornalismo italiano ci invitano, con le loro scelte narrative, ad una riflessione innanzitutto interiore su un bene in Occidente ormai dato per scontato, sul rapporto fra l’uomo e il suo ambiente, sulla sua percezione della realtà, sulle scelte di vita che il nostro tempo sta compiendo.
Questo messaggio non poteva non essere raccolto da Hera, per la quale la salvaguardia delle risorse e la tutela dell’ambiente rappresentano linee strategiche. E proprio coinvolgendo il mondo dell’arte, particolarmente capace di suscitare attenzione e riflessione nel pubblico, l’azienda ha voluto recentemente dare vita a varie occasioni di sensibilizzazione sul tema della risorsa idrica, tra cui rientra anche questa esposizione.
La mostra fa parte dell’iniziativa “Più o meno: Acqua!”, che si terrà a Formigine il 29 e il 30 marzo 2008, in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua. Parole e performance faranno il punto della situazione sulla risorsa più preziosa. La presentazione del romanzo “Scritto sull’acqua” è prevista per sabato 29 marzo alle 17. Il noto giornalista e conduttore televisivo Alberto Angela incontrerà il pubblico domenica 30 marzo alle 18 presso la Polisportiva Formiginese.
Nato a Milano nel 1942 da una famiglia operaia, Uliano Lucas cresce nel clima di ricostruzione civile e intellettuale che anima il capoluogo lombardo nel dopoguerra. Studia nei Convitti della rinascita, dove insegnanti come Luciano Raimondi, Albe Steiner o Guido Petter offrivano la possibilità di un’istruzione e di un sostegno ai figli dei partigiani e dei reduci con problemi familiari, poi, espulsone per troppa indisciplina, curioso e inquieto, prende a frequentare, ancora diciassettenne, l’ambiente di artisti, fotografi e giornalisti che vivevano allora nel quartiere di Brera. E qui, durante le interminabili discussioni ai bar Genis e Giamaica con grafici, disegnatori, intellettuali e artigiani della vecchia Milano, ma anche con i fotografi Ugo Mulas, Mario Dondero, Alfa Castaldi, che ancora si ritrovavano nella ex latteria, decide di tentare la via del fotogiornalismo, ravvisandovi, come altri giovani della sua generazione, uno strumento di impegno civile e insieme una professione indipendente, libera dalle costrizioni, viatico per quella scoperta di mondi diversi che infatti caratterizza poi tutta la sua esistenza.
I primi anni lo vedono fotografare le atmosfere ancora popolari della sua città, la vita e i volti degli scrittori e pittori suoi amici - Enrico Castellani e Costantino Guenzi, Piero Manzoni e Arturo Vermi - ma anche fermare in immagini i nuovi fermenti nella musica e nello spettacolo, dal Cab '64 di Tinin Mantegazza ai gruppi rock degli Stormy Six e dei Ribelli. Poi arriva il coinvolgimento nelle riflessioni politiche sollecitate dalla nuova Italia degli anni ’60 e l’impegno in una lunga campagna di documentazione sui processi storici protagonisti del dibattito culturale del tempo: l’immigrazione in Italia e all’estero, la distruzione del territorio legata all’industrializzazione, il movimento studentesco e antiautoritario che attraversa l’Europa e l’Italia con le proteste di piazza degli anni ’68-’75, il movimento dei capitani in Portogallo e le guerre di liberazione in Angola, Eritrea, Guinea Bissau, seguite con i giornalisti Bruno Crimi ed Edgardo Pellegrini per riviste come Tempo, Vie Nuove, Jeune Afrique e Koncret o per iniziative editoriali diventate poi un punto di riferimento per la riflessione terzomondista di quegli anni.
Colto e visionario, lavora in quel giornalismo fatto di comuni passioni, forti amicizie e grandi slanci che negli anni ’60 e ’70 tenta di opporre una stampa d’inchiesta civile all’informazione consueta del tempo, poco attenta ad una valorizzazione della fotografia e imperniata sulle notizie di cronaca rosa e attualità politica. Trova preziosi interlocutori in direttori e caporedattori come Nicola Cattedra, Gianluigi Melega, Pasquale Prunas, Giovanni Valentini, Tino Azzini o ancora Nini Briglia, Giovanni Raboni e Anna Masucci, e in giornalisti, grafici e fotografi impegnati come lui in una densa indagine sulle realtà del paese. Con loro idea reportage, mostre, progetti editoriali, come la rivista sindacale della Fim Milano Azimut, il periodico L’illustrazione italiana o la collana Idea Editions “Il fatto, la foto”. E si impone per una fotografia che affonda le sue radici nell’indignazione tipica del suo tempo per i soprusi e le disuguaglianze sociali e nella consapevolezza dell’importanza del giornalismo come strumento democratico d’informazione e che unisce però alla durezza della denuncia e ad una testimonianza sempre documentata e ragionata sui fatti una partecipe attenzione verso l’umanità delle persone ritratte, verso le storie personali di sofferenza, di lotta o semplicemente di vita e di affetti dei singoli, di cui restituisce la ricchezza di emozioni, aspirazioni, fantasie.
Collabora dunque negli anni con testate come Il Mondo di Mario Pannunzio e poi di Arrigo Benedetti, Tempo, L’Espresso, L’Europeo, Vie nuove, che poi diventerà Giorni-Vie nuove, La Stampa, Il Manifesto, Il Giorno, o ancora con Tempi moderni di Fabrizio Onofri, Abitare di Piera Pieroni, Se – Scienza e Esperienza di Giovanni Cesareo e con tanti giornali del sindacato e della sinistra extraparlamentare, alternando a servizi sull’attualità del momento e sul mondo dell’arte e della cultura, di cui è sempre stato osservatore attento, reportage, spesso sfociati in libri, su temi che segue lungo i decenni, dalle trasformazioni del mondo del lavoro, in cui individua un angolo di visuale privilegiato per comprendere lo stato del paese, alla questione psichiatrica, che affronta documentando il lento passaggio dalla condizione manicomiale degli anni ’70 alla riconquista di una libertà e normalità di vita da parte dei pazienti negli anni ’80 e ’90. Per Tempo viaggia lungamente in Spagna e Portogallo ben esprimendo nelle sue immagini il clima asfittico della dittatura, per L’Espresso fotografa nel 1982 gli scrittori israeliani e marocchini e firma corrispondenze sulla mafia dalla Sicilia, dalla Puglia e dalla Calabria, per L’Europeo documenta il disastro di Seveso e racconta in diversi servizi le molte realtà del mondo cattolico e ancora attraverso Grazia Neri collabora con L’Express, Le Nouvel Observateur, Time con servizi di attualità, politica e costume. E poi via via racconta le nuove forme d’impegno del volontariato degli anni ’80 e ’90, le iniziative del Ciai in India e in Corea e le realtà della cooperazione in Africa. Durante la guerra jugoslava vive e restituisce in immagini le tragiche condizioni di esistenza della popolazione in assedio.
La chiusura della maggior parte dei giornali con cui collabora fra gli anni ’80 e i ’90 e i cambiamenti nel sistema dell’informazione e della distribuzione della notizia, lo portano a diradare nell’ultimo decennio le corrispondenze giornalistiche per dedicarsi a un’attività di studio e di ricerca intorno alla fotografia che del resto ha da sempre accompagnato la sua professione di reporter e a inchieste di ampio respiro condotte insieme a giornalisti, sociologici e storici, di cui sono esempio il racconto dei primi anni ’90 sui centri di recupero per tossicodipendenti a Torino, con Carlo De Giacomi, la documentazione degli stessi anni sulla difficile riconversione industriale nel ponente genovese con Leila Maiocco e il sindacalista Franco Sartori o il recente reportage sulle carceri di San Vittore e Bollate, realizzato per la Triennale di Milano con Franco Origoni, Marella Santangelo e Aldo Bonomi.
E tuttavia nei primi anni ’90 lavora ancora intensamente con la rivista King e con il Corriere della Sera e il suo supplemento Sette. E dal 1989 al 1995 è coinvolto da Guido Vergani e Paolo Mereghetti nelle inchieste sulla Grande Milano delle pagine cittadine di Repubblica. Interprete sottile oltre che testimone puntuale di oltre trent’anni di storia, pubblica quindi su questo giornale molti di quegli scatti realizzati in una quotidiana ricognizione sul territorio che offrono per gli anni ’80 e '90 e per il nuovo millennio, come era stato per i ’60 e ’70, una racconto a tutto tondo sulla società italiana, riflettendone anche in un nuovo stile i radicali cambiamenti di mentalità e di costume, e realizza reportage sulle architetture e gli spazi di Milano e del suo infinito hinterland che si inseriscono in un lavoro mai interrotto sul cambiamento del territorio come specchio delle trasformazioni nell’economia e nel tessuto socio-culturale che Lucas conduce fin dagli anni ’60 in tutta Italia e che rinnova l’impegno di conoscenza e analisi e la capacità narrativa ed evocativa che lo hanno da sempre contraddistinto.
22
marzo 2008
Uliano Lucas – Scritto sull’acqua
Dal 22 marzo al 13 aprile 2008
fotografia
Location
CASTELLO
Formigine, (Modena)
Formigine, (Modena)
Orario di apertura
sabato e domenica 10-13 e 15-19. Il 23 e il 24 marzo: 15–19
Vernissage
22 Marzo 2008, ore 11
Autore