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Ulrich Erben – Coincidenze
I rapporti tra grandezze, la direzione delle linee di forza, prendono avvio dalle problematiche percettive via via scaturite nella coscienza dell’artista ma possono rispondere anche a logiche suggerite dal contesto in cui Erben opera o dalla storia di questo.
Comunicato stampa
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Il lavoro di Ulrich Erben si fonda interamente sulla ricerca pittorica dove il colore, variamente trattato, è sempre protagonista nella sua dirompente presenza, ma anche, talvolta, nelle ragioni della sua mancanza. La semplicità delle forme rimanda a un’immediatezza esecutiva ma tradisce anche lucida meditazione.
Si può riscontrare una corrispondenza tra la realtà e queste tele dal ricercato geometrismo. Come affermato in passato dallo stesso artista infatti, forme e colori sono gli stessi del paesaggio: il cielo, le case, le nuvole. Spiega molto bene la connessione tra questa pittura astratta e il reale il critico Giovanni Accame quando, riferendosi a Erben, parla del paesaggio non come soggetto dell’opera ma come metodo: «Quando diviene un metodo, quando cioè le concezioni di vicinanza e lontananza, di orizzontalità e verticalità, di espansione e contenimento, di mobilità cromatica e stabilità monocromatica, agiscono direttamente nella pittura». Il lavoro di Erben, dunque, pur non identificandosi nella semplice registrazione di ciò che è nel mondo fa di quest’ultimo il punto di partenza di un percorso più complesso, incentrato sulla ricerca spaziale, teso a risolvere problemi di organizzazione formale dove la riflessione diventa componente primaria.
I rapporti tra grandezze, la direzione delle linee di forza, prendono avvio dalle problematiche percettive via via scaturite nella coscienza dell’artista ma possono rispondere anche a logiche suggerite dal contesto in cui Erben opera o dalla storia di questo.
Il reale agisce dunque a livelli differenti per essere in ultima fase trasfigurato dall’opera pittorica e assumere una nuova identità e dimensione. Al centro del percorso vi sono il pensiero, il passaggio per l’immaginazione il filtro deformante del ricordo.
I lavori finali risultano di volta in volta inaspettati, capaci di suscitare meraviglia e destabilizzare l’occhio di chi guarda.
Ulrich Erben è nato nel 1940 a Düsseldorf, dove vive e lavora nonostante i suoi regolari soggiorni in Italia a Bagnoregio ed è membro dell’Accademia delle Arti di Berlino. Cresciuto a Roma, ha studiato dal 1958 al 1965 presso le Accademie di Amburgo, Venezia e Berlino, è attivo dalla fine degli anni ‘60 ed è uno dei protagonisti della pittura aniconica europea. I suoi lavori: pittura su tela o su parete, figurano in musei e collezioni private in Europa e Giappone. Ricordiamo brevemente, nel suo lunghissimo percorso la sua presenza al Museo Folkwang, Essen (1972) al Ginza Five, Tokyo (1974), alla Galleria Piltzer, Parigi (1976), a DocumentaVI di Kassel (1976), alla Nationalgalerie, Berlino (1986), al Museum of Modern Art, Osaka (1992), al Museum Wiesbaden, Wiesbaden (2004) .
Si può riscontrare una corrispondenza tra la realtà e queste tele dal ricercato geometrismo. Come affermato in passato dallo stesso artista infatti, forme e colori sono gli stessi del paesaggio: il cielo, le case, le nuvole. Spiega molto bene la connessione tra questa pittura astratta e il reale il critico Giovanni Accame quando, riferendosi a Erben, parla del paesaggio non come soggetto dell’opera ma come metodo: «Quando diviene un metodo, quando cioè le concezioni di vicinanza e lontananza, di orizzontalità e verticalità, di espansione e contenimento, di mobilità cromatica e stabilità monocromatica, agiscono direttamente nella pittura». Il lavoro di Erben, dunque, pur non identificandosi nella semplice registrazione di ciò che è nel mondo fa di quest’ultimo il punto di partenza di un percorso più complesso, incentrato sulla ricerca spaziale, teso a risolvere problemi di organizzazione formale dove la riflessione diventa componente primaria.
I rapporti tra grandezze, la direzione delle linee di forza, prendono avvio dalle problematiche percettive via via scaturite nella coscienza dell’artista ma possono rispondere anche a logiche suggerite dal contesto in cui Erben opera o dalla storia di questo.
Il reale agisce dunque a livelli differenti per essere in ultima fase trasfigurato dall’opera pittorica e assumere una nuova identità e dimensione. Al centro del percorso vi sono il pensiero, il passaggio per l’immaginazione il filtro deformante del ricordo.
I lavori finali risultano di volta in volta inaspettati, capaci di suscitare meraviglia e destabilizzare l’occhio di chi guarda.
Ulrich Erben è nato nel 1940 a Düsseldorf, dove vive e lavora nonostante i suoi regolari soggiorni in Italia a Bagnoregio ed è membro dell’Accademia delle Arti di Berlino. Cresciuto a Roma, ha studiato dal 1958 al 1965 presso le Accademie di Amburgo, Venezia e Berlino, è attivo dalla fine degli anni ‘60 ed è uno dei protagonisti della pittura aniconica europea. I suoi lavori: pittura su tela o su parete, figurano in musei e collezioni private in Europa e Giappone. Ricordiamo brevemente, nel suo lunghissimo percorso la sua presenza al Museo Folkwang, Essen (1972) al Ginza Five, Tokyo (1974), alla Galleria Piltzer, Parigi (1976), a DocumentaVI di Kassel (1976), alla Nationalgalerie, Berlino (1986), al Museum of Modern Art, Osaka (1992), al Museum Wiesbaden, Wiesbaden (2004) .
23
gennaio 2010
Ulrich Erben – Coincidenze
Dal 23 gennaio al 03 aprile 2010
arte contemporanea
Location
GALLERIA STUDIO G7
Bologna, Via Val D'aposa, 4a, (Bologna)
Bologna, Via Val D'aposa, 4a, (Bologna)
Orario di apertura
dal martedì al sabato ore 15,30-19.30, lunedì e festivi per appuntamento
Vernissage
23 Gennaio 2010, ore 18
Ufficio stampa
STUDIO PESCI
Autore
Curatore