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Ultimo Atto
Mostra conclusiva che sancisce la fine dell’attività dello storico locale Zoe Spazio Arte. Tutto cominciò nel 1995, quando il fotografo Sergio Fasciani si fece motore e promotore della prima esposizione, interpretando la volontà progettuale di Vittorio e di sua moglie Zoe.
Comunicato stampa
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“Ci siamo divertiti, perché la mia passione è quella dei quadri. Sono uno che ama la bellezza: a distanza di tanti anni, tutti i quadri che ho a casa me li guardo ancora come il primo giorno e ne godo.”
Con queste parole, Vittorio Pilenga si congeda e lo fa con una grande mostra conclusiva che sancisce la fine dell’attività dello storico locale Zoe Spazio Arte. Tutto cominciò nel 1995, quando il fotografo Sergio Fasciani si fece motore e promotore della prima esposizione, interpretando la volontà progettuale di Vittorio e di sua moglie Zoe.
“Quando siamo nati” - continua Vittorio - “ siamo venuti in un quartiere, San Lorenzo, che era , ed è tuttora, una zona di artisti. Il primo nostro amico è stato Sergio Fasciani, il quale ci ha portato tutto l’ambiente dei fotografi e degli artisti, come Claudio Abate che già aveva lo studio in questo quartiere e cominciò a frequentare il locale e di conseguenza anche il gruppo di San Lorenzo tra i quali Pizzi Cannella, Nunzio, Gallo, Dessì, solo per citarne alcuni, successivamente anche Tirelli, che nel frattempo operava in Umbria, fino a Jannis Kounellis ed Enzo Cucchi, e non solo, ma anche artisti dello spettacolo come Sabina Guzzanti, o ultimamente anche Momo. Ben presto, data l’ intensa frequenza delle mostre, furono necessarie delle collaborazioni, e le trovammo in Bruno Aller e Paolo Assenza, che avevano i contatti giusti con l’Accademia delle Belle Arti. Ultimamente un forte contributo organizzativo e di coesione ( quindi non solo artistico) lo ha dato il fotografo Stefano Esposito,che infatti ha collaborato attivamente a quest’ultimo evento.
Perché Zoe Spazio Arte chiude?
“Un po’ per la stanchezza dovuta agli anni e un po’ perché sarebbe necessario cambiare la struttura del locale, nel senso che oggi ‘tirano’ i locali che fanno da mangiare e io non voglio dare questo tipo di impronta ad un posto che è stato in realtà un punto di ritrovo di artisti e appassionati, dove poter non solo vedere opere d’arte ma anche disporre di una gran quantità di cataloghi e pubblicazioni. Rifiuto di adeguarmi al business della cucina e delle partite di calcio, che per l’economia di un locale oggi è imprescindibile: da Zoe si è sempre parlato di arte tra un bicchiere di vino e un whisky ( i più appassionati di disquisizioni di arte e filosofia sono stati Nino Giammarco e Sergio Fasciani, per la cronaca) ci si è confrontati attraverso le esposizioni dei lavori degli artisti e si sono create delle sinergie umane ed artistiche. Insomma la mia idea era quella ancora neoromantica, forse ottocentesca, del bar letterario, del bar artistico, come quelli che furono a Napoli, Parigi, Vienna. Certo, non posso negare il dispiacere dovuto alla chiusura di questa parentesi che, per certi versi, rimarrà forse nella storia dell’arte, ma almeno potrò andare a vedere le mostre, cosa che amo tantissimo fare e che non ho mai potuto attuare, se non sporadicamente, nei pochi ritagli di tempo libero.”
Tornando a questa mostra dal titolo “Zoe, Ultimo Atto”...
“Saranno una trentina di artisti, naturalmente quelli a noi più vicini e che manifestano nient’altro che la gioia di portare un loro pezzo.”
Qual è l’aneddoto che ti è rimasto più impresso?
“La sc***ottata tra Oliviero Rainaldi e Adrian Tranquilli o il rapporto di odio-amore tra Nunzio e Pizzi Cannella... Poi abbiamo passato delle bellissime serate, come quelle nel periodo in cui il pittore francese Jean de Montagne cantava, al quale si univa a volte Pizzi Cannella e Nino Giammarco, che faceva parodie di cantanti famosi. Per non parlare delle tante giovani amiche, che portava Claudio Abate. Quest’ultimo è stato, con le sue fotografie, testimone di cinquant’anni di storia artistica romana tra l’altro con grande fair play, senza mai fare un commento. Chi gli piaceva di più o di meno lo capivi da altre cose...”
La mostra che più ti ricordi?
“Abbiamo avuto tante belle mostre, però la più bella l’ha fatta Sergio Fasciani che ritrasse cinquanta artisti mentre lavoravano sotto un fascio di luce, con una lenta esposizione. Poi quella sulla Cina di Claudio Abate, ma anche tante altre. Io non ho rimpianti, ho sempre fatto quello che ho voluto. Non è sempre andata bene sotto il profilo economico, ma da ogni punto di vista è stato meraviglioso. In ogni mostra , anche quelle con artisti non ancora storici, c’è sempre stata la vera bellezza artistica e oggi mi ritrovo una vasta collezione, perché ogni artista ha voluto donarmi un’opera in occasione della sua mostra.”
Dove si ritroveranno gli artisti e gli habitué di Zoe?
“Qui non credo più, in quanto con la nuova gestione gli incontri saranno più ‘gastro-duodenali’ tra ragazzi urlanti, però ci si potrà ritrovare a delle feste che darò sulla terrazza della mia casa romana, con una grande vista, soprattutto d’estate, e forse la storia continuerà...”
Con queste parole, Vittorio Pilenga si congeda e lo fa con una grande mostra conclusiva che sancisce la fine dell’attività dello storico locale Zoe Spazio Arte. Tutto cominciò nel 1995, quando il fotografo Sergio Fasciani si fece motore e promotore della prima esposizione, interpretando la volontà progettuale di Vittorio e di sua moglie Zoe.
“Quando siamo nati” - continua Vittorio - “ siamo venuti in un quartiere, San Lorenzo, che era , ed è tuttora, una zona di artisti. Il primo nostro amico è stato Sergio Fasciani, il quale ci ha portato tutto l’ambiente dei fotografi e degli artisti, come Claudio Abate che già aveva lo studio in questo quartiere e cominciò a frequentare il locale e di conseguenza anche il gruppo di San Lorenzo tra i quali Pizzi Cannella, Nunzio, Gallo, Dessì, solo per citarne alcuni, successivamente anche Tirelli, che nel frattempo operava in Umbria, fino a Jannis Kounellis ed Enzo Cucchi, e non solo, ma anche artisti dello spettacolo come Sabina Guzzanti, o ultimamente anche Momo. Ben presto, data l’ intensa frequenza delle mostre, furono necessarie delle collaborazioni, e le trovammo in Bruno Aller e Paolo Assenza, che avevano i contatti giusti con l’Accademia delle Belle Arti. Ultimamente un forte contributo organizzativo e di coesione ( quindi non solo artistico) lo ha dato il fotografo Stefano Esposito,che infatti ha collaborato attivamente a quest’ultimo evento.
Perché Zoe Spazio Arte chiude?
“Un po’ per la stanchezza dovuta agli anni e un po’ perché sarebbe necessario cambiare la struttura del locale, nel senso che oggi ‘tirano’ i locali che fanno da mangiare e io non voglio dare questo tipo di impronta ad un posto che è stato in realtà un punto di ritrovo di artisti e appassionati, dove poter non solo vedere opere d’arte ma anche disporre di una gran quantità di cataloghi e pubblicazioni. Rifiuto di adeguarmi al business della cucina e delle partite di calcio, che per l’economia di un locale oggi è imprescindibile: da Zoe si è sempre parlato di arte tra un bicchiere di vino e un whisky ( i più appassionati di disquisizioni di arte e filosofia sono stati Nino Giammarco e Sergio Fasciani, per la cronaca) ci si è confrontati attraverso le esposizioni dei lavori degli artisti e si sono create delle sinergie umane ed artistiche. Insomma la mia idea era quella ancora neoromantica, forse ottocentesca, del bar letterario, del bar artistico, come quelli che furono a Napoli, Parigi, Vienna. Certo, non posso negare il dispiacere dovuto alla chiusura di questa parentesi che, per certi versi, rimarrà forse nella storia dell’arte, ma almeno potrò andare a vedere le mostre, cosa che amo tantissimo fare e che non ho mai potuto attuare, se non sporadicamente, nei pochi ritagli di tempo libero.”
Tornando a questa mostra dal titolo “Zoe, Ultimo Atto”...
“Saranno una trentina di artisti, naturalmente quelli a noi più vicini e che manifestano nient’altro che la gioia di portare un loro pezzo.”
Qual è l’aneddoto che ti è rimasto più impresso?
“La sc***ottata tra Oliviero Rainaldi e Adrian Tranquilli o il rapporto di odio-amore tra Nunzio e Pizzi Cannella... Poi abbiamo passato delle bellissime serate, come quelle nel periodo in cui il pittore francese Jean de Montagne cantava, al quale si univa a volte Pizzi Cannella e Nino Giammarco, che faceva parodie di cantanti famosi. Per non parlare delle tante giovani amiche, che portava Claudio Abate. Quest’ultimo è stato, con le sue fotografie, testimone di cinquant’anni di storia artistica romana tra l’altro con grande fair play, senza mai fare un commento. Chi gli piaceva di più o di meno lo capivi da altre cose...”
La mostra che più ti ricordi?
“Abbiamo avuto tante belle mostre, però la più bella l’ha fatta Sergio Fasciani che ritrasse cinquanta artisti mentre lavoravano sotto un fascio di luce, con una lenta esposizione. Poi quella sulla Cina di Claudio Abate, ma anche tante altre. Io non ho rimpianti, ho sempre fatto quello che ho voluto. Non è sempre andata bene sotto il profilo economico, ma da ogni punto di vista è stato meraviglioso. In ogni mostra , anche quelle con artisti non ancora storici, c’è sempre stata la vera bellezza artistica e oggi mi ritrovo una vasta collezione, perché ogni artista ha voluto donarmi un’opera in occasione della sua mostra.”
Dove si ritroveranno gli artisti e gli habitué di Zoe?
“Qui non credo più, in quanto con la nuova gestione gli incontri saranno più ‘gastro-duodenali’ tra ragazzi urlanti, però ci si potrà ritrovare a delle feste che darò sulla terrazza della mia casa romana, con una grande vista, soprattutto d’estate, e forse la storia continuerà...”
20
dicembre 2007
Ultimo Atto
20 dicembre 2007
arte contemporanea
Location
ZOE SPAZIO ARTE
Roma, Via Dei Falisci, 8, (Roma)
Roma, Via Dei Falisci, 8, (Roma)
Orario di apertura
dalle 18,00 – 02,00 (domenica chiuso)
Vernissage
20 Dicembre 2007, ore 20,30
Autore