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UMANO/Sub-Umano URBANO/Sub-Urbano
collettiva di opere di estrazione artistica diversa con un concept comune: indagare l’aspetto sub-urbano delle città contemporanee e quello sub-umano degli individui che quotidianamente le popolano
Comunicato stampa
Segnala l'evento
A Roma presso il Margutta Arcade in via Margutta, 3 la Distinguo
organizza, in collaborazione con Margutta Arcade, una esposizione
collettiva di opere di estrazione artistica diversa con un concept
comune: indagare l’aspetto sub-urbano delle città contemporanee e
quello sub-umano degli individui che quotidianamente le popolano.
Da qui nasce la scelta del titolo: UMANO/SUB-UMANO URBANO/SUB-URBANO.
La mostra vuol sottolineare che spesso esiste un’estetica anche nei
luoghi ai margini della città e nelle persone ai margini della società,
il più delle volte del tutto casuale. E’ proprio questa casualità che
ispira gli artisti che partecipano alla collettiva.
In una metropoli come Roma ad esempio, dove l’arte e la storia
millenaria vengono ammirate e vissute quotidianamente da milioni di
persone, ci sono angoli periferici vissuti solo di passaggio, volti di
persone qualunque, muri, porte e strade consumati dal tempo moderno e
segnati dall’uomo. Sono spaccati della città di oggi, che tutti vivono
e nessuno osserva mai, che comunque esistono e fanno parte integrante
della nostra storia recente.
Le opere esposte, intendono sublimare una realtà nascosta, quella di
tutti i giorni, una realtà intrisa di ispirazioni e sottili emozioni
che per una volta è protagonista e fa da scenario per coloro che amano
guardare oltre.
Quasi tutti gli artisti che hanno aderito al progetto vivono o lavorano
in zone periferiche della città e in alcuni casi ci sono anche nati.
Grazie a questo hanno potuto raccogliere dall’interno ogni stimolo
possibile per poi trasformarlo in qualcosa di nuovamente attraente.
Vogliosi di valorizzare gli aspetti più nascosti di questi micromondi,
fatti di dettagli troppo spesso persi nel magma informe generato dalla
vita frenetica di tutti i giorni, mettono in mostra l’invisibile.
“L’Arte periferica si fa centrale”, in questo payoff rientrano tutte
le marginalità, sia umane (e nella città in ombra ne spiccano quantità
notevoli) che ambientali: legate spesso al territorio degradato e
quindi alienanti, che in questo caso si vogliono riscattare mettendole
in mostra, in una forma inusuale e in contesto artisticamente e
storicamente prestigioso, al centro sia della città che della vita
culturale.
Oggi il tema delle periferie che si vogliono riscattare è più che mai
attuale e queste iniziative culturali sono la prova che dalle periferie
e dagli angoli dimenticati delle grandi città può nascere la poesia e
l'arte. Bruciare di passione e non di odio, questo è il loro urlo! Poi
c'è qualcuno che brucia moto, macchine e case altrui, e questo è l'urlo
di chi non ama. Un tema così caldo deve essere affrontato rispondendo
all'alienazione con le idee, costruire per evolversi e non distruggere
per esistere.
Massimo Cervini, autore e regista di cortometraggi, vincitore del
premio come miglior fotografia con il corto “I colori dell’operaio” al
festival di Mentana apre la mostra con un video con cui trasmette la
sua visione della città, le sue immagini sono affreschi sub-urbani e i
volti catturati dalla sua macchina da presa intimi ritratti di gente
mai vista. Il suo treno vive, e guarda come la città si evolve nel
colore per poi approdare nelle riflessive pedalate in soggettiva. Il
regista propone nelle sue opere una visione della realtà difficile e
inaspettata. Nei suoi lavori pone lo spettatore di fronte a domande
scomode senza mai concedergli vie di fuga o risposte rassicuranti. Al
cinema dell’impegno continua ad affiancare un lavoro di ricerca e
sperimentazione filmica. Da questa esigenza, appena un anno fa, nasce
la Michiamofuori Film.
Lara Cetta, laureata all’Accademia di Moda e Costume, svolge la
professione di costumista e scenografa teatrale e cinematografica.
Debutta in teatro con un’opera di Mauro Bolognini, il Pollicino di
Henze. Vive e lavora in una sorta di villaggio periferico nel
quartiere tuscolano a pochi passi da ferrovie e treni. Ogni stimolo
creativo è colto e sintetizzato in uno stile che si intreccia con il
quotidiano, un intreccio che prende forma nell’opera “speculum
veneris”.
Tomoko Jindo, nata a Kyoto in Giappone, si laurea in pittura presso la
Facoltà di Belle Arti dell'Università Comunale d'Arte di Kyoto. Dopo
avere partecipato all'attività del teatro multimediale "Dumb Type", dal
1988 vive e lavora come pittrice a Roma, negli ultimi anni si dedica
anche alla fotografia. Nei lavori che espone, la decomposizione degli
elementi in scena, genera una nuova vita e ci regala un respiro di
colore. Simbolicamente, anche qualcosa che si modifica e si deteriora,
lascia spazio ad un risultato estetico del tutto inaspettato. Lei che
vive nella periferia di Roma circondata da muri e ritmi frenetici cerca
l’ossigeno nell’arte e lo trova con i suoi scatti puri, senza ritocchi
e manipolazioni digitali.
Luca Marinacci, fortemente attratto da tutto ciò che è estraneo alla
città consueta, nelle sue opere i muri, le porte e gli angoli di
passaggio, diventano inconsapevoli protagonisti di città in cammino,
dove il tempo diventa il principale artefice delle superfici informali
che ispirano l’artista. Le immagini stampate a solvente su tela si
arricchiscono di materia estranea al contesto fotografato e vengono
abbinate ad altre tele che dal quel contesto traggono ispirazione. Una
città che suda colore e comunica la sua storia recente e contemporanea.
Barbara Soligon trova nelle sue opere il luogo, lo spazio minimo per
ricostruire il suo desiderio di vivere, il suo rapporto con le
sorgenti del corpo. Fata Turchina, Nudo di donna, sono
rispettivamente lo sguardo sulla bambina che sogna, la terra che batte
i piedi, il femminile che cadendo si ricostruisce. Questi pensieri
intimi si scontrano con alcune visioni di spazi esteriori: stazione
termini. Questo salto logico tra l'intimo e il sociale non è una
scissione, ma l'equilibrio possibile per cercare una dimensione umana
intermedia. E da questa interrogazione su una dimensione intermedia
possibile può partire lo sguardo di chi incontra lo spazio pittorico
della Soligon. La critica Soligon di Alfonso Sartampia
organizza, in collaborazione con Margutta Arcade, una esposizione
collettiva di opere di estrazione artistica diversa con un concept
comune: indagare l’aspetto sub-urbano delle città contemporanee e
quello sub-umano degli individui che quotidianamente le popolano.
Da qui nasce la scelta del titolo: UMANO/SUB-UMANO URBANO/SUB-URBANO.
La mostra vuol sottolineare che spesso esiste un’estetica anche nei
luoghi ai margini della città e nelle persone ai margini della società,
il più delle volte del tutto casuale. E’ proprio questa casualità che
ispira gli artisti che partecipano alla collettiva.
In una metropoli come Roma ad esempio, dove l’arte e la storia
millenaria vengono ammirate e vissute quotidianamente da milioni di
persone, ci sono angoli periferici vissuti solo di passaggio, volti di
persone qualunque, muri, porte e strade consumati dal tempo moderno e
segnati dall’uomo. Sono spaccati della città di oggi, che tutti vivono
e nessuno osserva mai, che comunque esistono e fanno parte integrante
della nostra storia recente.
Le opere esposte, intendono sublimare una realtà nascosta, quella di
tutti i giorni, una realtà intrisa di ispirazioni e sottili emozioni
che per una volta è protagonista e fa da scenario per coloro che amano
guardare oltre.
Quasi tutti gli artisti che hanno aderito al progetto vivono o lavorano
in zone periferiche della città e in alcuni casi ci sono anche nati.
Grazie a questo hanno potuto raccogliere dall’interno ogni stimolo
possibile per poi trasformarlo in qualcosa di nuovamente attraente.
Vogliosi di valorizzare gli aspetti più nascosti di questi micromondi,
fatti di dettagli troppo spesso persi nel magma informe generato dalla
vita frenetica di tutti i giorni, mettono in mostra l’invisibile.
“L’Arte periferica si fa centrale”, in questo payoff rientrano tutte
le marginalità, sia umane (e nella città in ombra ne spiccano quantità
notevoli) che ambientali: legate spesso al territorio degradato e
quindi alienanti, che in questo caso si vogliono riscattare mettendole
in mostra, in una forma inusuale e in contesto artisticamente e
storicamente prestigioso, al centro sia della città che della vita
culturale.
Oggi il tema delle periferie che si vogliono riscattare è più che mai
attuale e queste iniziative culturali sono la prova che dalle periferie
e dagli angoli dimenticati delle grandi città può nascere la poesia e
l'arte. Bruciare di passione e non di odio, questo è il loro urlo! Poi
c'è qualcuno che brucia moto, macchine e case altrui, e questo è l'urlo
di chi non ama. Un tema così caldo deve essere affrontato rispondendo
all'alienazione con le idee, costruire per evolversi e non distruggere
per esistere.
Massimo Cervini, autore e regista di cortometraggi, vincitore del
premio come miglior fotografia con il corto “I colori dell’operaio” al
festival di Mentana apre la mostra con un video con cui trasmette la
sua visione della città, le sue immagini sono affreschi sub-urbani e i
volti catturati dalla sua macchina da presa intimi ritratti di gente
mai vista. Il suo treno vive, e guarda come la città si evolve nel
colore per poi approdare nelle riflessive pedalate in soggettiva. Il
regista propone nelle sue opere una visione della realtà difficile e
inaspettata. Nei suoi lavori pone lo spettatore di fronte a domande
scomode senza mai concedergli vie di fuga o risposte rassicuranti. Al
cinema dell’impegno continua ad affiancare un lavoro di ricerca e
sperimentazione filmica. Da questa esigenza, appena un anno fa, nasce
la Michiamofuori Film.
Lara Cetta, laureata all’Accademia di Moda e Costume, svolge la
professione di costumista e scenografa teatrale e cinematografica.
Debutta in teatro con un’opera di Mauro Bolognini, il Pollicino di
Henze. Vive e lavora in una sorta di villaggio periferico nel
quartiere tuscolano a pochi passi da ferrovie e treni. Ogni stimolo
creativo è colto e sintetizzato in uno stile che si intreccia con il
quotidiano, un intreccio che prende forma nell’opera “speculum
veneris”.
Tomoko Jindo, nata a Kyoto in Giappone, si laurea in pittura presso la
Facoltà di Belle Arti dell'Università Comunale d'Arte di Kyoto. Dopo
avere partecipato all'attività del teatro multimediale "Dumb Type", dal
1988 vive e lavora come pittrice a Roma, negli ultimi anni si dedica
anche alla fotografia. Nei lavori che espone, la decomposizione degli
elementi in scena, genera una nuova vita e ci regala un respiro di
colore. Simbolicamente, anche qualcosa che si modifica e si deteriora,
lascia spazio ad un risultato estetico del tutto inaspettato. Lei che
vive nella periferia di Roma circondata da muri e ritmi frenetici cerca
l’ossigeno nell’arte e lo trova con i suoi scatti puri, senza ritocchi
e manipolazioni digitali.
Luca Marinacci, fortemente attratto da tutto ciò che è estraneo alla
città consueta, nelle sue opere i muri, le porte e gli angoli di
passaggio, diventano inconsapevoli protagonisti di città in cammino,
dove il tempo diventa il principale artefice delle superfici informali
che ispirano l’artista. Le immagini stampate a solvente su tela si
arricchiscono di materia estranea al contesto fotografato e vengono
abbinate ad altre tele che dal quel contesto traggono ispirazione. Una
città che suda colore e comunica la sua storia recente e contemporanea.
Barbara Soligon trova nelle sue opere il luogo, lo spazio minimo per
ricostruire il suo desiderio di vivere, il suo rapporto con le
sorgenti del corpo. Fata Turchina, Nudo di donna, sono
rispettivamente lo sguardo sulla bambina che sogna, la terra che batte
i piedi, il femminile che cadendo si ricostruisce. Questi pensieri
intimi si scontrano con alcune visioni di spazi esteriori: stazione
termini. Questo salto logico tra l'intimo e il sociale non è una
scissione, ma l'equilibrio possibile per cercare una dimensione umana
intermedia. E da questa interrogazione su una dimensione intermedia
possibile può partire lo sguardo di chi incontra lo spazio pittorico
della Soligon. La critica Soligon di Alfonso Sartampia
03
dicembre 2005
UMANO/Sub-Umano URBANO/Sub-Urbano
Dal 03 al 10 dicembre 2005
arte contemporanea
Location
MARGUTTA 3 – INES IZZO ARTE CONTEMPORANEA
Roma, Via Margutta, 3, (Roma)
Roma, Via Margutta, 3, (Roma)
Orario di apertura
dalle h 10.30 alle
19.30- lunedì dalle 15.30 alle 19.30
Vernissage
3 Dicembre 2005, ore 17-20
Sito web
www.distinguo.net
Autore
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