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Umberto Prencipe 1879-1962 – Realtà e Visione
La mostra celebrerà la donazione di 176 opere al museo da parte della figlia dell’artista, Giovanna Prencipe
Comunicato stampa
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Pittore del silenzio e del rifugio, Umberto Prencipe sarà il protagonista della mostra ospitata dal Museo di Roma Palazzo Braschi dal 27 maggio al 13 settembre 2009 per celebrare la donazione di 176 opere al Museo di Roma da parte della figlia dell’artista, Giovanna Prencipe.
Promossa dal Comune di Roma Assessorato alle Politiche Culturali, Sovraintendenza ai Beni Culturali con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura, l’esposizione “Umberto Prencipe 1879 – 1962. Realtà e visione” è a cura di Teresa Sacchi Lodispoto e Sabrina Spinazzè e si inserisce in un più vasto progetto di studio e valorizzazione dell’opera dell’artista condotto da Sabrina Spinazzè, curatrice dell’Archivio Umberto Prencipe, in collaborazione con Giovanna Prencipe.
Sei sezioni raccolgono le 121 opere in mostra: dipinti e incisioni provenienti da collezioni pubbliche e private, inclusa una selezione delle opere donate al Museo.
Il percorso parte dalla pittura e dalla grafica simbolista dell’artista. Nello scenario d'inizio Novecento, Prencipe fu tra i pittori che aggiornarono il linguaggio artistico in chiave simbolista evidenziando al contempo una sua particolare impronta crepuscolare. In questo fu molto influenzato dall’infanzia trascorsa all’interno delle carceri, di cui il padre era direttore, dove visse in stretto contatto con la solitudine e con la sofferenza, e dalla letteratura del tempo, in particolare quella franco-belga. Hanno connotato fortemente la sua produzione anche i prolungati soggiorni ad Orvieto, la “città del silenzio” che a lungo è stata soggetto privilegiato per materializzare in forma simbolica la sua personale condizione esistenziale.
La componente simbolista-crepuscolare si attenua nel secondo decennio del secolo a favore di modi più naturalistici, in cui Prencipe recupera l'eredità di certa pittura ottocentesca, reinterpretandola con un occhio alle esperienze della Secessione e all'insegnamento cezanniano. Le vedute di Orvieto, ma anche i paesaggi eseguiti in questo periodo in Toscana, a Roma, Procida, Sorrento, Ischia e Napoli, mostrano una struttura dell'immagine più ferma e costruita e, spesso, accensioni cromatiche di marca francese.
L’uomo è sempre assente dalle sue opere, ma il vuoto non è più forma drammatica di solitudine bensì espressione di un rapporto di intima consonanza con l'ambiente con la quale l’artista resta fedele alla sua "estetica del silenzio”, immettendosi in maniera personale nel paesaggismo del Novecento.
La solidità degli anni Venti sarà in parte abbandonata a partire dal Quaranta per una pittura più libera, meno strutturata. Ormai Prencipe vive a Roma, dove dal 1936 insegna all’Accademia di Belle Arti, e qui ritorna su molti motivi tipici della sua produzione giovanile con opere dal timbro intenso e struggente, ricco di effetti di controluce.
La selezione di opere donate al Museo di Roma, esposta nell’ultima sezione della mostra, rientra proprio in questo periodo e racconta alcuni angoli poco noti della città, fatti di boschi misteriosi e silenzi irreali, lontani dai palazzi in costruzione e dalle vie trafficate del centro.
Promossa dal Comune di Roma Assessorato alle Politiche Culturali, Sovraintendenza ai Beni Culturali con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura, l’esposizione “Umberto Prencipe 1879 – 1962. Realtà e visione” è a cura di Teresa Sacchi Lodispoto e Sabrina Spinazzè e si inserisce in un più vasto progetto di studio e valorizzazione dell’opera dell’artista condotto da Sabrina Spinazzè, curatrice dell’Archivio Umberto Prencipe, in collaborazione con Giovanna Prencipe.
Sei sezioni raccolgono le 121 opere in mostra: dipinti e incisioni provenienti da collezioni pubbliche e private, inclusa una selezione delle opere donate al Museo.
Il percorso parte dalla pittura e dalla grafica simbolista dell’artista. Nello scenario d'inizio Novecento, Prencipe fu tra i pittori che aggiornarono il linguaggio artistico in chiave simbolista evidenziando al contempo una sua particolare impronta crepuscolare. In questo fu molto influenzato dall’infanzia trascorsa all’interno delle carceri, di cui il padre era direttore, dove visse in stretto contatto con la solitudine e con la sofferenza, e dalla letteratura del tempo, in particolare quella franco-belga. Hanno connotato fortemente la sua produzione anche i prolungati soggiorni ad Orvieto, la “città del silenzio” che a lungo è stata soggetto privilegiato per materializzare in forma simbolica la sua personale condizione esistenziale.
La componente simbolista-crepuscolare si attenua nel secondo decennio del secolo a favore di modi più naturalistici, in cui Prencipe recupera l'eredità di certa pittura ottocentesca, reinterpretandola con un occhio alle esperienze della Secessione e all'insegnamento cezanniano. Le vedute di Orvieto, ma anche i paesaggi eseguiti in questo periodo in Toscana, a Roma, Procida, Sorrento, Ischia e Napoli, mostrano una struttura dell'immagine più ferma e costruita e, spesso, accensioni cromatiche di marca francese.
L’uomo è sempre assente dalle sue opere, ma il vuoto non è più forma drammatica di solitudine bensì espressione di un rapporto di intima consonanza con l'ambiente con la quale l’artista resta fedele alla sua "estetica del silenzio”, immettendosi in maniera personale nel paesaggismo del Novecento.
La solidità degli anni Venti sarà in parte abbandonata a partire dal Quaranta per una pittura più libera, meno strutturata. Ormai Prencipe vive a Roma, dove dal 1936 insegna all’Accademia di Belle Arti, e qui ritorna su molti motivi tipici della sua produzione giovanile con opere dal timbro intenso e struggente, ricco di effetti di controluce.
La selezione di opere donate al Museo di Roma, esposta nell’ultima sezione della mostra, rientra proprio in questo periodo e racconta alcuni angoli poco noti della città, fatti di boschi misteriosi e silenzi irreali, lontani dai palazzi in costruzione e dalle vie trafficate del centro.
26
maggio 2009
Umberto Prencipe 1879-1962 – Realtà e Visione
Dal 26 maggio al 13 settembre 2009
arte contemporanea
Location
MUSEO DI ROMA – PALAZZO BRASCHI
Roma, PIAZZA San Pantaleo, 10, (Roma)
Roma, PIAZZA San Pantaleo, 10, (Roma)
Biglietti
intero 8 euro; ridotto 6,00 euro
gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente
Orario di apertura
martedi' - domenica ore 9.00 - 19.00 (la biglietteria chiude alle 18.00)
Chiuso lunedi'
Vernissage
26 Maggio 2009, ore 18
Editore
PALOMBI
Ufficio stampa
ZETEMA
Autore
Curatore