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Un chant d’amour. Primo Pantoli, 1957-2009
Per la prima volta a Oristano verranno esposte ben 67 opere dell’artista oggi ottantaquattrenne, prodotte in un arco cronologico che va dal 1957 al 2009, con la presenza di olii, opere polimateriche, tempere, disegni e acquerelli, sculture e collage.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Venerdì 20 maggio (ore 19.00), presso la Pinacoteca “Carlo Contini” di Oristano sarà inaugurata la mostra
Un chant d’amour. Primo Pantoli, 1957-2009 a cura di Ivo Serafino Fenu. Per la prima volta a Oristano verranno
esposte ben 67 opere dell’artista oggi ottantaquattrenne, prodotte in un arco cronologico che va dal 1957 al
2009, con la presenza di olii, opere polimateriche, tempere, disegni e acquerelli, sculture e collage.
Ci sono artisti la cui produzione, soprattutto se pluridecennale, può apparire discontinua, ondivaga, in balìa di troppe
stimolazioni poetiche, pertanto eccessivamente polimorfa in quanto a risultati formali. Gli oltre sessant’anni di attività di
Primo Pantoli, un’attività sempre febbrile e sempre in prima linea, può apparire, a uno sguardo superficiale, di tale
natura. Frenetico fu, del resto, anche per la Sardegna, il periodo che va dalla seconda metà degli anni ’50 fino alla metà
degli anni degli anni ’70, quando, finalmente, dopo decenni passati a rimuginare su temi identitari e/o folclorici, anche
l’Isola si aprì alla più spericolata sperimentazione contemporanea. In questo contesto l’artista, senza perdere mai di vista
la figurazione e con un’urgenza narrativa mai venuta meno – anche in quei momenti nei quali ha lambito i territori
dell’astrazione –, abbracciò con convinzione la via dell’Espressionismo esperita in tutte le sue sfaccettature: accensioni
fauve e sensualità matissiane, evasioni oniriche chagalliane e asperità teutoniche, cubismo surreale, lancinanti ferite alla
Francis Bacon o concrezioni biomorfe alla Jean Fautrier. Insomma, una rilettura del Novecento sempre in bilico tra una
libido vitalistica e rigeneratrice e il senso di una tragedia incombente: «L’Espressionismo di Pantoli, nel suo declinarsi tra
introspezione ed inquietudine, è, dunque, ricognizione intorno all’essere umano. L’essenza dell’uomo non è però
qualcosa di astratto ed immobile, che dimora unicamente nel singolo, piuttosto trae sostanza dal confronto, si riconosce
e si modifica nell’insieme dei rapporti sociali. Della ricerca estetica del Novecento Pantoli rifiuta l’isolamento solipsistico,
la rinuncia da parte dell’artista ad assumere la responsabilità del presente. Rivendica l’arte che si fa non soltanto
testimonianza ma engagement. E, secondo la lezione di Gramsci, l’impegno ha certamente fini ideali ma anche obiettivi
storici molto concreti» (Simona Campus, Pantoli. 1957 – 2009, 2009, p. 9). E tra queste polarità e questa apparente
dicotomia trova coerenza e originalità il percorso artistico di Primo Pantoli che, negli anni Settanta, sia nei temi, sia nelle
forme, sia nel viscerale attaccamento alla prassi pittorica, pare entrare in perfetta sintonia con quanto andava maturando
negli ambienti della nascente Transavanguardia, addirittura, in alcune opere, anticipandola. Erotismo e impegno civile,
dunque, sotto il segno della passione in un lungo e inesausto percorso verso un’utopia necessaria: un inno alla vita nel
quale l’arte non può essere e non vuol essere altro che un lungo e struggente chant d’amour.
Nota biografica
Primo Pantoli nasce il 19 febbraio del 1932 a Cesena (Forlì), dove compie gli studi classici. Nel 1950 si trasferisce a Firenze, alternando
la pittura agli studi letterari. Nel 1957 si stabilisce in Sardegna per insegnare discipline artistiche al Liceo Artistico di Cagliari, fino al
1990. È tra i fondatori dei primi gruppi di arte di avanguardia in Sardegna (Studio '58 nel 1958; Gruppo di Iniziativa, nel 1961; Centro di
Cultura Democratica, nel 1967). Pubblica scritti e disegni su quotidiani e periodici, articoli di critica d’arte su L'Unità e Il Tempo; è
disegnatore satirico di Rinascita Sarda e di Sardegna Oggi. Espone un po' ovunque, in Italia e all'estero dal 1952. Progetta oltre cento
manifesti, copertine di libri, depliants per il teatro, per convegni, per manifestazioni culturali, sindacali e politiche. Realizza scenografie
per il teatro e per la televisione (Rai 3). Allestito sale e piazze per manifestazioni e convegni. Dall'anno 2000 si dedica anche alla
scultura, sperimentando diversi materiali. Incide e stampa personalmente opere di xilografia, acquaforte, puntasecca. Pubblicato, per le
edizioni CUEC di Cagliari il manuale Incidere e stampare da soli (1999) e, nel 2003, la stessa editrice gli dedica la monografia Pantoli
opere, nella collana "Segni". Scrive diversi racconti e una raccolta di fiabe con illustrazioni al computer dal titolo Favole del babbo per
Eleonora (2007). Nel 2009 il Comune di Cagliari, presso Castello di San Michele, gli dedica un’importante antologica a cura di Simona
Campus. Nella sua casa-studio di Poggio dei Pini continua a ospitare e seguire giovani artisti per formarli nella pratica della pittura, del
disegno e dell’incisione.
Un chant d’amour. Primo Pantoli, 1957-2009 a cura di Ivo Serafino Fenu. Per la prima volta a Oristano verranno
esposte ben 67 opere dell’artista oggi ottantaquattrenne, prodotte in un arco cronologico che va dal 1957 al
2009, con la presenza di olii, opere polimateriche, tempere, disegni e acquerelli, sculture e collage.
Ci sono artisti la cui produzione, soprattutto se pluridecennale, può apparire discontinua, ondivaga, in balìa di troppe
stimolazioni poetiche, pertanto eccessivamente polimorfa in quanto a risultati formali. Gli oltre sessant’anni di attività di
Primo Pantoli, un’attività sempre febbrile e sempre in prima linea, può apparire, a uno sguardo superficiale, di tale
natura. Frenetico fu, del resto, anche per la Sardegna, il periodo che va dalla seconda metà degli anni ’50 fino alla metà
degli anni degli anni ’70, quando, finalmente, dopo decenni passati a rimuginare su temi identitari e/o folclorici, anche
l’Isola si aprì alla più spericolata sperimentazione contemporanea. In questo contesto l’artista, senza perdere mai di vista
la figurazione e con un’urgenza narrativa mai venuta meno – anche in quei momenti nei quali ha lambito i territori
dell’astrazione –, abbracciò con convinzione la via dell’Espressionismo esperita in tutte le sue sfaccettature: accensioni
fauve e sensualità matissiane, evasioni oniriche chagalliane e asperità teutoniche, cubismo surreale, lancinanti ferite alla
Francis Bacon o concrezioni biomorfe alla Jean Fautrier. Insomma, una rilettura del Novecento sempre in bilico tra una
libido vitalistica e rigeneratrice e il senso di una tragedia incombente: «L’Espressionismo di Pantoli, nel suo declinarsi tra
introspezione ed inquietudine, è, dunque, ricognizione intorno all’essere umano. L’essenza dell’uomo non è però
qualcosa di astratto ed immobile, che dimora unicamente nel singolo, piuttosto trae sostanza dal confronto, si riconosce
e si modifica nell’insieme dei rapporti sociali. Della ricerca estetica del Novecento Pantoli rifiuta l’isolamento solipsistico,
la rinuncia da parte dell’artista ad assumere la responsabilità del presente. Rivendica l’arte che si fa non soltanto
testimonianza ma engagement. E, secondo la lezione di Gramsci, l’impegno ha certamente fini ideali ma anche obiettivi
storici molto concreti» (Simona Campus, Pantoli. 1957 – 2009, 2009, p. 9). E tra queste polarità e questa apparente
dicotomia trova coerenza e originalità il percorso artistico di Primo Pantoli che, negli anni Settanta, sia nei temi, sia nelle
forme, sia nel viscerale attaccamento alla prassi pittorica, pare entrare in perfetta sintonia con quanto andava maturando
negli ambienti della nascente Transavanguardia, addirittura, in alcune opere, anticipandola. Erotismo e impegno civile,
dunque, sotto il segno della passione in un lungo e inesausto percorso verso un’utopia necessaria: un inno alla vita nel
quale l’arte non può essere e non vuol essere altro che un lungo e struggente chant d’amour.
Nota biografica
Primo Pantoli nasce il 19 febbraio del 1932 a Cesena (Forlì), dove compie gli studi classici. Nel 1950 si trasferisce a Firenze, alternando
la pittura agli studi letterari. Nel 1957 si stabilisce in Sardegna per insegnare discipline artistiche al Liceo Artistico di Cagliari, fino al
1990. È tra i fondatori dei primi gruppi di arte di avanguardia in Sardegna (Studio '58 nel 1958; Gruppo di Iniziativa, nel 1961; Centro di
Cultura Democratica, nel 1967). Pubblica scritti e disegni su quotidiani e periodici, articoli di critica d’arte su L'Unità e Il Tempo; è
disegnatore satirico di Rinascita Sarda e di Sardegna Oggi. Espone un po' ovunque, in Italia e all'estero dal 1952. Progetta oltre cento
manifesti, copertine di libri, depliants per il teatro, per convegni, per manifestazioni culturali, sindacali e politiche. Realizza scenografie
per il teatro e per la televisione (Rai 3). Allestito sale e piazze per manifestazioni e convegni. Dall'anno 2000 si dedica anche alla
scultura, sperimentando diversi materiali. Incide e stampa personalmente opere di xilografia, acquaforte, puntasecca. Pubblicato, per le
edizioni CUEC di Cagliari il manuale Incidere e stampare da soli (1999) e, nel 2003, la stessa editrice gli dedica la monografia Pantoli
opere, nella collana "Segni". Scrive diversi racconti e una raccolta di fiabe con illustrazioni al computer dal titolo Favole del babbo per
Eleonora (2007). Nel 2009 il Comune di Cagliari, presso Castello di San Michele, gli dedica un’importante antologica a cura di Simona
Campus. Nella sua casa-studio di Poggio dei Pini continua a ospitare e seguire giovani artisti per formarli nella pratica della pittura, del
disegno e dell’incisione.
20
maggio 2016
Un chant d’amour. Primo Pantoli, 1957-2009
Dal 20 maggio al 10 luglio 2016
arte moderna e contemporanea
Location
PINACOTECA COMUNALE
Oristano, Via Sant'antonio, 1, (Oristano)
Oristano, Via Sant'antonio, 1, (Oristano)
Orario di apertura
lun-dom 10.30/13.00 – 17.00/19.30
Vernissage
20 Maggio 2016, h 19
Autore
Curatore