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Un mistero svelato. Il ritratto di Massimo d’Azeglio
Nata da un lavoro di ricerca condotto su fonti e documenti d’archivio, questa piccola mostra preziosa offre l’occasione per scoprire il lavoro di indagine volto a ricostruire la storia di un dipinto e a comprenderne il significato nella cultura del suo tempo
Comunicato stampa
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Nata da un lavoro di ricerca condotto su fonti e documenti d’archivio, questa piccola mostra
preziosa offre l’occasione per scoprire il lavoro di indagine volto a ricostruire la storia di un
dipinto e a comprenderne il significato nella cultura del suo tempo.
Ne è protagonista un capolavoro della cultura romantica sinora noto come Autoritratto di
Massimo d’Azeglio acquistato nell’estate del 2016 dalla Fondazione Guido ed Ettore De
Fornaris per le collezioni della GAM.
L’acquisto ha posto le basi dello studio che permette ora di rispondere a diverse domande, a
partire dalla più ovvia: si tratta di un Autoritratto o piuttosto di un Ritratto? E se è così,
chi ne è l’autore? Per chi fu eseguito? A quale tipo di gusto collezionistico appartiene? Quando
fu presentato per la prima volta? Cosa ci restituisce della cultura del suo tempo?
Il percorso della mostra invita il visitatore a ripercorrere le fasi cruciali della ricerca, presentando
venti capolavori della cultura figurativa romantica, di cui almeno dieci mai esposti a
Torino, insieme a fotografie d’epoca, manoscritti e documenti originali, che portano a
svelare il mistero del dipinto.
L’opera può essere oggi restituita a Giuseppe Molteni (1800-1867), uno dei maggiori ritrattisti
della Milano romantica, che fu legato da un rapporto di stretta e duratura amicizia con
Massimo d’Azeglio (1798 – 1866). Dopo un lungo soggiorno a Roma, d’Azeglio era tornato a
Torino nel 1829 per trasferirsi definitivamente a Milano nel marzo del 1831. Poco dopo il suo
arrivo l’artista chiedeva la mano della primogenita di Alessandro Manzoni, Giulia, che avrebbe
sposato nel maggio del 1831. Accanto ad un sincero affetto, d’Azeglio non trascurava i benefici
che potevano derivare alla sua carriera dall’appartenenza ad una delle famiglie culturalmente
più in vista della città. Quello stesso anno egli si presentava con successo all’esposizione di Belle
Arti di Brera, ponendo le basi per consolidare la sua affermazione artistica.
A quel felice periodo corrisponde la selezione delle opere in mostra, che si concentra su dipinti
realizzati entro gli anni 1831-1836, periodo che vide una singolare collaborazione tra
d’Azeglio e Molteni sul piano artistico e commerciale.
Lo testimonia un interessante acquerello di Francesco Gonin, realizzato a Milano nello stesso
1835, che raffigura d’Azeglio intento a dipingere nell’ampio e confortevole atelier di Giuseppe
Molteni: sul cavalletto si riconosce la grande tela Bradamante che combatte col mago Atlante
per liberar Ruggero dal castello incantato, che avrebbe presentato a Brera quello stesso anno.
Tra le tele poste sullo sfondo è riconoscibile il grande Ritratto di Alessandro Manzoni,
pervaso di impeto romantico, realizzato a quattro mani da due artisti (Molteni per la figura,
d’Azeglio per lo sfondo che rievoca le sponde del lago di Como), ma che Manzoni non permise
mai di esporre.
Questa tela, raramente concessa in prestito per la sua fragilità, si affianca in mostra a un
altro capolavoro, per la prima volta esposto a Torino: si tratta del monumentale Ritratto della
famiglia Belgiojoso realizzato da Molteni ed esposto a Brera in quello stesso 1831; un dipinto
di grande interesse poiché rinnova l’impianto tradizionale del ritratto di famiglia e che qui
assume un particolare rilievo essendo intimamente legato alla committenza del dipinto
protagonista.
Il Ritratto di Massimo d’Azeglio dipinto da Giuseppe Molteni offre quindi lo spunto per
ripercorrere un momento centrale nella carriera dei due artisti. Attraverso l’intensità dello
sguardo il ritratto restituisce tutto il fascino di un artista maturo - d’Azeglio aveva compiuto 37
anni - che aveva ormai assunto a Milano un indiscutibile ruolo di primo piano. Con effetto
attentamente studiato, la figura si staglia sullo sfondo che trascolora dall’arancio all’azzurro
creando una sorta di icona dell’artista romantico. Altrettanto interessante è la scelta di
rappresentarlo non con pennello e tavolozza, o all’interno dello studio, ma esaltandone le doti
intellettuali, una variante che in Italia non aveva ancora molti precedenti, ma che per il talento
di d’Azeglio, pittore e scrittore, riusciva calzante.
La cura della mostra è affidata a Virginia Bertone, conservatore capo della GAM, che alla
figura di Massimo d’Azeglio ha dedicato diversi studi e che è stata la responsabile dell’ampia
campagna di studio condotta sul fondo d’Azeglio conservato nelle collezioni della GAM (266
dipinti e 28 album che contengono oltre 1300 disegni). Ad affiancarla è Alessandro Botta,
dottorando in Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università di Udine, che in questa
occasione si è concentrato sulla ricerca di fonti e documenti coevi.
Il catalogo della mostra, edito da Silvana Editoriale, rinnova la tradizione degli studi scientifici
che nel tempo hanno accompagnato la prestigiosa raccolta della Fondazione De Fornaris, la
cui finalità è di arricchire le raccolte della GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea
di Torino.
preziosa offre l’occasione per scoprire il lavoro di indagine volto a ricostruire la storia di un
dipinto e a comprenderne il significato nella cultura del suo tempo.
Ne è protagonista un capolavoro della cultura romantica sinora noto come Autoritratto di
Massimo d’Azeglio acquistato nell’estate del 2016 dalla Fondazione Guido ed Ettore De
Fornaris per le collezioni della GAM.
L’acquisto ha posto le basi dello studio che permette ora di rispondere a diverse domande, a
partire dalla più ovvia: si tratta di un Autoritratto o piuttosto di un Ritratto? E se è così,
chi ne è l’autore? Per chi fu eseguito? A quale tipo di gusto collezionistico appartiene? Quando
fu presentato per la prima volta? Cosa ci restituisce della cultura del suo tempo?
Il percorso della mostra invita il visitatore a ripercorrere le fasi cruciali della ricerca, presentando
venti capolavori della cultura figurativa romantica, di cui almeno dieci mai esposti a
Torino, insieme a fotografie d’epoca, manoscritti e documenti originali, che portano a
svelare il mistero del dipinto.
L’opera può essere oggi restituita a Giuseppe Molteni (1800-1867), uno dei maggiori ritrattisti
della Milano romantica, che fu legato da un rapporto di stretta e duratura amicizia con
Massimo d’Azeglio (1798 – 1866). Dopo un lungo soggiorno a Roma, d’Azeglio era tornato a
Torino nel 1829 per trasferirsi definitivamente a Milano nel marzo del 1831. Poco dopo il suo
arrivo l’artista chiedeva la mano della primogenita di Alessandro Manzoni, Giulia, che avrebbe
sposato nel maggio del 1831. Accanto ad un sincero affetto, d’Azeglio non trascurava i benefici
che potevano derivare alla sua carriera dall’appartenenza ad una delle famiglie culturalmente
più in vista della città. Quello stesso anno egli si presentava con successo all’esposizione di Belle
Arti di Brera, ponendo le basi per consolidare la sua affermazione artistica.
A quel felice periodo corrisponde la selezione delle opere in mostra, che si concentra su dipinti
realizzati entro gli anni 1831-1836, periodo che vide una singolare collaborazione tra
d’Azeglio e Molteni sul piano artistico e commerciale.
Lo testimonia un interessante acquerello di Francesco Gonin, realizzato a Milano nello stesso
1835, che raffigura d’Azeglio intento a dipingere nell’ampio e confortevole atelier di Giuseppe
Molteni: sul cavalletto si riconosce la grande tela Bradamante che combatte col mago Atlante
per liberar Ruggero dal castello incantato, che avrebbe presentato a Brera quello stesso anno.
Tra le tele poste sullo sfondo è riconoscibile il grande Ritratto di Alessandro Manzoni,
pervaso di impeto romantico, realizzato a quattro mani da due artisti (Molteni per la figura,
d’Azeglio per lo sfondo che rievoca le sponde del lago di Como), ma che Manzoni non permise
mai di esporre.
Questa tela, raramente concessa in prestito per la sua fragilità, si affianca in mostra a un
altro capolavoro, per la prima volta esposto a Torino: si tratta del monumentale Ritratto della
famiglia Belgiojoso realizzato da Molteni ed esposto a Brera in quello stesso 1831; un dipinto
di grande interesse poiché rinnova l’impianto tradizionale del ritratto di famiglia e che qui
assume un particolare rilievo essendo intimamente legato alla committenza del dipinto
protagonista.
Il Ritratto di Massimo d’Azeglio dipinto da Giuseppe Molteni offre quindi lo spunto per
ripercorrere un momento centrale nella carriera dei due artisti. Attraverso l’intensità dello
sguardo il ritratto restituisce tutto il fascino di un artista maturo - d’Azeglio aveva compiuto 37
anni - che aveva ormai assunto a Milano un indiscutibile ruolo di primo piano. Con effetto
attentamente studiato, la figura si staglia sullo sfondo che trascolora dall’arancio all’azzurro
creando una sorta di icona dell’artista romantico. Altrettanto interessante è la scelta di
rappresentarlo non con pennello e tavolozza, o all’interno dello studio, ma esaltandone le doti
intellettuali, una variante che in Italia non aveva ancora molti precedenti, ma che per il talento
di d’Azeglio, pittore e scrittore, riusciva calzante.
La cura della mostra è affidata a Virginia Bertone, conservatore capo della GAM, che alla
figura di Massimo d’Azeglio ha dedicato diversi studi e che è stata la responsabile dell’ampia
campagna di studio condotta sul fondo d’Azeglio conservato nelle collezioni della GAM (266
dipinti e 28 album che contengono oltre 1300 disegni). Ad affiancarla è Alessandro Botta,
dottorando in Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università di Udine, che in questa
occasione si è concentrato sulla ricerca di fonti e documenti coevi.
Il catalogo della mostra, edito da Silvana Editoriale, rinnova la tradizione degli studi scientifici
che nel tempo hanno accompagnato la prestigiosa raccolta della Fondazione De Fornaris, la
cui finalità è di arricchire le raccolte della GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea
di Torino.
28
novembre 2017
Un mistero svelato. Il ritratto di Massimo d’Azeglio
Dal 28 novembre 2017 al 25 febbraio 2018
arte moderna
Location
GAM – GALLERIA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
Torino, Via Magenta, 31, (Torino)
Torino, Via Magenta, 31, (Torino)
Biglietti
Intero 10,00€ Ridotto 8,00€
Ingresso libero Abbonamento Musei e Torino Card
Orario di apertura
da martedì a domenica: 10.00 - 18.00, lunedì chiuso. La biglietteria chiude un’ora prima
Vernissage
28 Novembre 2017, h 18
Editore
SILVANA EDITORIALE
Curatore