Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Un paese di sguardi
fotografie
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Daniele Casadio è un grande fotografo di Ravenna che ha documentato, accompagnato e seguito, con il suo occhio tecnologico e affettivo, alcuni momenti importanti della Scuola Arti e Mestieri e non solo, attraversando una parte rilevante della vita culturale del paese; dalle serate in cui si fa cartapesta alla Segavecchia, dai laboratori creativi nelle scuole all’invasione pacifica e libertaria della Città dei Bambini, dagli eventi di parola e paesaggio dell’associazione culturale Primola alle mostre di Palazzo Sforza, tra cui spicca la rassegna di arte contemporanea Selvatico. E poi feste, cene e altri momenti conviviali, dove nascono idee, si discutono progetti, si sta insieme.
Una testimonianza importante e di alta qualità estetica e visiva, oltre che narrativa, che diviene registro sentimentale e archivio caldo: una mappa irrinunciabile perché offre al paese l’opportunità di riflettere su se stesso e anche perché permette al paese stesso di portare fuori la sua storia per farne tesoro comune, da conoscere, comprendere, valorizzare ed incrementare; con la convinzione che la risorsa principale ed identitaria di questo luogo sia proprio la sua vocazione artistico-culturale (da sempre presente e in grado di rinnovarsi, come una pianta che ha radici nella terra e ramificazioni che tendono all’aria e al cielo).
Daniele Casadio, attraverso i suoi scatti, ci offre una geografia e memoria a breve raggio di luoghi e persone (risale sino al 2000) ma è proprio attraverso operazioni di alta qualità come questa che si può pensare di abbracciare, tenere viva e pulsante la memoria meno recente, salvandola, ricollegandola e intrecciandola a quello che di significativo, sorprendente e progettuale succede nell’oggi.
Forse la bellezza è una cura perché offre punti di vista, prospettive e angolazioni alternative, porta in territori inesplorati, fa le cose nuove, come mai vedute. Allora questa mostra è un abbraccio, un atto d’amore: protegge.
Per questo largo merito va al Comune di Cotignola e al suo assessorato alla cultura che ha aderito con entusiasmo e nello specifico alla associazione Pro Loco che si è assunta l’impegno economico di sostenere questo progetto, nonché di inserirlo nella cornice della sagra più importante di Cotignola. Il corpo delle fotografie (una cinquantina di scatti) sarà infatti esposto a Palazzo Sforza in occasione della Segavecchia e rimarrà, una volta terminata l’esposizione, di proprietà della Pro Loco.
In mostra si potrà anche trovare e acquistare il volume UN PAESE DI SGUARDI che racconta e raccoglie le esperienze più rilevanti e significative della Scuola Arti e Mestieri (i suoi progetti didattici e laboratori creativi nelle scuole del territorio, una documentazione per immagini delle produzioni più importanti dei bambini, e poi storie per il museo, artisti e tanto altro); il libro è quindi anche un percorso visivo che, tra le sue moltissime riproduzioni (circa mille) contiene numerosi scatti del fotografo di Ravenna.
Le fotografie di Casadio sono quindi una piacevole intrusione, uno sguardo da fuori, prezioso, e sapiente, che affianca una serie di situazioni che hanno l’arte e la vita di una comunità come filo rosso e sentimento imprescindibile.
Una mostra doppiamente rilevante perché, oltre a riportare e ripercorrere storie aprendo finestre, che funzionano come lampi e bagliori, lo fa con un linguaggio di alto valore e contenuto artistico; un’operazione a potenza dove i due aspetti non possono che rafforzarsi a vicenda: la vita creativa di un paese e lo sguardo altrettanto creativo che la racconta. Rivelazioni.
Stefano Tedioli è l’altro fotografo in mostra (minigalleria della Scuola Arti e Mestieri) e, non a caso, è l’autore, insieme a Casadio, delle immagini che arricchiscono e impreziosiscono il libro dell’Arti e Mestieri.
I suoi scatti sono veri e propri set cinematografici o pubblicitari in cui i giocattoli diventano assoluti protagonisti di storie (quasi) surreali perché qui si mette in moto un abile e giocoso cortocircuito tra la finzione e scala ridotta dei personaggi e il grande del paesaggio e delle cose reali.
Un po’ come i pittori rinascimentali che spesso costruivano modellini tridimensionali (in creta, carta, cera…) da illuminare, copiare e riportare nel quadro per raggiungere e ottenere un maggior realismo nella resa dei panneggi, chiaroscuri eccetera, Tedioli, in un rovesciamento ludico e al tempo stesse estremamente serio e partecipato, comanda e allestisce la sua squadra-pletora di attori portandoli con sé e buttandoli in pasto al mondo vero, quello pericoloso e sconosciuto che sta fuori.
La sua fotografia (ha qualcosa anche del fotoromanzo), è un’apertura, un frammento, un assaggio di storia vintage condensato in un’immagine unica e statica che ci spinge a ricostruire e completare i frame mancanti, alla ricerca di una narrazione completa, sempre in bilico tra ironia e accadimento veritiero (è fotografato perciò è, innegabilmente, successo).
Forse una nostalgia le attraversa, sotterranea e silenziosa, scivola sotto pelle. Un inganno lieve e divertito, uno sguardo che ha qualcosa del bambino (cattivo?), che è animista e in grado di donare il soffio vitale ai giocattoli e di fargli fare anche, vera e propria divinità, cose terribili e spietate, alternate ad accadimenti zuccherini. Del resto si sa, e le fiabe ce lo hanno insegnato, i giocattoli sono animati e attraversati da vita propria e propria e specifica personalità.
Chissà, forse che Tedioli non ce l’abbia raccontata giusta, e se fossero i giocattoli stessi a fare tutto questo autonomamente?; se così fosse al fotografo non resterebbe che mettersi in attesa per registrare e documentare, per rapire ed impigliare lo straordinario che gli capita sotto il naso o un po’ più in là. E se la mettiamo così, allora questo mio pezzo sarà tutto da rivedere, ripensare e riscrivere perché anche questa mostra si muove sui territori del reportage…
Dice di sé Stefano nella presentazione autografa in coda al suo bel libro “Giocattoli”:
<< Sono nato a Faenza nel 1968, ed ho cominciato giovanissimo a collezionare insuccessi. Ho fallito come studente, pallavolista, facchino, croupier, operaio metalmeccanico, giocatore di biliardo, operatore della new-economy, restauratore ed altro ancora. Una tale sequenza di sconfitte meritava di essere documentata, quindi ho diligentemente scattato molte foto.
Poi ho incontrato un fotografo serio, è la fotografia è diventata un gioco.>>
Buona visione Massimiliano Fabbri
Una testimonianza importante e di alta qualità estetica e visiva, oltre che narrativa, che diviene registro sentimentale e archivio caldo: una mappa irrinunciabile perché offre al paese l’opportunità di riflettere su se stesso e anche perché permette al paese stesso di portare fuori la sua storia per farne tesoro comune, da conoscere, comprendere, valorizzare ed incrementare; con la convinzione che la risorsa principale ed identitaria di questo luogo sia proprio la sua vocazione artistico-culturale (da sempre presente e in grado di rinnovarsi, come una pianta che ha radici nella terra e ramificazioni che tendono all’aria e al cielo).
Daniele Casadio, attraverso i suoi scatti, ci offre una geografia e memoria a breve raggio di luoghi e persone (risale sino al 2000) ma è proprio attraverso operazioni di alta qualità come questa che si può pensare di abbracciare, tenere viva e pulsante la memoria meno recente, salvandola, ricollegandola e intrecciandola a quello che di significativo, sorprendente e progettuale succede nell’oggi.
Forse la bellezza è una cura perché offre punti di vista, prospettive e angolazioni alternative, porta in territori inesplorati, fa le cose nuove, come mai vedute. Allora questa mostra è un abbraccio, un atto d’amore: protegge.
Per questo largo merito va al Comune di Cotignola e al suo assessorato alla cultura che ha aderito con entusiasmo e nello specifico alla associazione Pro Loco che si è assunta l’impegno economico di sostenere questo progetto, nonché di inserirlo nella cornice della sagra più importante di Cotignola. Il corpo delle fotografie (una cinquantina di scatti) sarà infatti esposto a Palazzo Sforza in occasione della Segavecchia e rimarrà, una volta terminata l’esposizione, di proprietà della Pro Loco.
In mostra si potrà anche trovare e acquistare il volume UN PAESE DI SGUARDI che racconta e raccoglie le esperienze più rilevanti e significative della Scuola Arti e Mestieri (i suoi progetti didattici e laboratori creativi nelle scuole del territorio, una documentazione per immagini delle produzioni più importanti dei bambini, e poi storie per il museo, artisti e tanto altro); il libro è quindi anche un percorso visivo che, tra le sue moltissime riproduzioni (circa mille) contiene numerosi scatti del fotografo di Ravenna.
Le fotografie di Casadio sono quindi una piacevole intrusione, uno sguardo da fuori, prezioso, e sapiente, che affianca una serie di situazioni che hanno l’arte e la vita di una comunità come filo rosso e sentimento imprescindibile.
Una mostra doppiamente rilevante perché, oltre a riportare e ripercorrere storie aprendo finestre, che funzionano come lampi e bagliori, lo fa con un linguaggio di alto valore e contenuto artistico; un’operazione a potenza dove i due aspetti non possono che rafforzarsi a vicenda: la vita creativa di un paese e lo sguardo altrettanto creativo che la racconta. Rivelazioni.
Stefano Tedioli è l’altro fotografo in mostra (minigalleria della Scuola Arti e Mestieri) e, non a caso, è l’autore, insieme a Casadio, delle immagini che arricchiscono e impreziosiscono il libro dell’Arti e Mestieri.
I suoi scatti sono veri e propri set cinematografici o pubblicitari in cui i giocattoli diventano assoluti protagonisti di storie (quasi) surreali perché qui si mette in moto un abile e giocoso cortocircuito tra la finzione e scala ridotta dei personaggi e il grande del paesaggio e delle cose reali.
Un po’ come i pittori rinascimentali che spesso costruivano modellini tridimensionali (in creta, carta, cera…) da illuminare, copiare e riportare nel quadro per raggiungere e ottenere un maggior realismo nella resa dei panneggi, chiaroscuri eccetera, Tedioli, in un rovesciamento ludico e al tempo stesse estremamente serio e partecipato, comanda e allestisce la sua squadra-pletora di attori portandoli con sé e buttandoli in pasto al mondo vero, quello pericoloso e sconosciuto che sta fuori.
La sua fotografia (ha qualcosa anche del fotoromanzo), è un’apertura, un frammento, un assaggio di storia vintage condensato in un’immagine unica e statica che ci spinge a ricostruire e completare i frame mancanti, alla ricerca di una narrazione completa, sempre in bilico tra ironia e accadimento veritiero (è fotografato perciò è, innegabilmente, successo).
Forse una nostalgia le attraversa, sotterranea e silenziosa, scivola sotto pelle. Un inganno lieve e divertito, uno sguardo che ha qualcosa del bambino (cattivo?), che è animista e in grado di donare il soffio vitale ai giocattoli e di fargli fare anche, vera e propria divinità, cose terribili e spietate, alternate ad accadimenti zuccherini. Del resto si sa, e le fiabe ce lo hanno insegnato, i giocattoli sono animati e attraversati da vita propria e propria e specifica personalità.
Chissà, forse che Tedioli non ce l’abbia raccontata giusta, e se fossero i giocattoli stessi a fare tutto questo autonomamente?; se così fosse al fotografo non resterebbe che mettersi in attesa per registrare e documentare, per rapire ed impigliare lo straordinario che gli capita sotto il naso o un po’ più in là. E se la mettiamo così, allora questo mio pezzo sarà tutto da rivedere, ripensare e riscrivere perché anche questa mostra si muove sui territori del reportage…
Dice di sé Stefano nella presentazione autografa in coda al suo bel libro “Giocattoli”:
<< Sono nato a Faenza nel 1968, ed ho cominciato giovanissimo a collezionare insuccessi. Ho fallito come studente, pallavolista, facchino, croupier, operaio metalmeccanico, giocatore di biliardo, operatore della new-economy, restauratore ed altro ancora. Una tale sequenza di sconfitte meritava di essere documentata, quindi ho diligentemente scattato molte foto.
Poi ho incontrato un fotografo serio, è la fotografia è diventata un gioco.>>
Buona visione Massimiliano Fabbri
02
marzo 2007
Un paese di sguardi
Dal 02 al 18 marzo 2007
fotografia
Location
PALAZZO SFORZA
Cotignola, Corso Sforza, 21, (Ravenna)
Cotignola, Corso Sforza, 21, (Ravenna)
Orario di apertura
feriali dalle 15 alle 18 – festivi dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18
per la durata della sagra della Segavecchia (15/18 marzo) le mostre saranno aperte anche dalle 20.30 alle 22.30
Vernissage
2 Marzo 2007, ore 21
Autore