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Una nuova veste per il Museo Cassioli di Asciano
Quaranta opere dell’Ottocento senese provenienti dall’Istituto d’Arte arricchiscono la collezione permanente in un percorso inedito e originale
Comunicato stampa
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Il Museo Cassioli, realizzato nel 1991 grazie ad un importante lascito di opere di Amos e Giuseppe Cassioli, generosamente offerto dal loro discendente Giuseppe Amos Cassioli, riapre al pubblico con un nuovo allestimento museografico e con un importante incremento di opere dei maggiori esponenti della scuola senese dell’Ottocento, concesse, in comodato al Comune di Asciano, dall’Istituto d’Arte “Duccio di Buonisegna” di Siena.
Con l’esposizione della collezione dell’Istituto d’Arte di Siena, fino ad oggi conservata nei depositi e negli uffici della Soprintendenza di Siena, il Museo Cassioli è l’unico centro dedicato interamente alla pittura senese del XIX secolo di Siena e della sua provincia.
L’idea di questo progetto è nata alcuni anni fa in concomitanza con l’inizio dei lavori per la mostra Nel segno di Ingres. Luigi Mussini e l’Accademia in Europa nell’Ottocento che si terrà prossimamente a Siena, presso il Santa Maria della Scala, dal 6 ottobre 2007 fino al 9 gennaio 2008 e che vede la Fondazione Musei Senesi tra i gli Enti Promotori.
Inserire il Museo Cassioli negli itinerari della mostra senese, fa parte di un preciso disegno della programmazione culturale della Fondazione Musei Senesi - come per la mostra Francesco Crociani: appunti per un collezionista organizzata nel 2005 presso il Museo Civico di Montepulciano collegata alla riapertura al pubblico di Palazzo Chigi Saracini a Siena - che ha come finalità la promozione e la valorizzazione delle varie realtà museali del territorio, in una più ampia visione che mira a unire la provincia con il capoluogo, sia sotto il profilo culturale che turistico.
Il nuovo percorso espositivo si articola in due sezioni: la prima parte (sale 1-4) mette in luce l’importante ruolo svolto dall’Imperiale e Regio Istituto di Belle Arti, fondato nel 1816, nella formazione della maggior parte degli artisti, degli artigiani e dei restauratori attivi a Siena nel corso del XIX secolo, la seconda parte (sale 5-6) evidenzia i rapporti tra Amos Cassioli e la scuola senese.
Prima sezione
L’Istituto di Belle Arti di Siena
I Direttori
L’Istituto di Belle Arti di Siena fu inaugurato il 27 settembre 1816 per volontà del Granduca Ferdinando III, con un regolamento che si ispirava all’Accademia di Firenze e comprendeva gli insegnamenti di Pittura, Elementi di Disegno, Architettura ed Ornato. La gestione e l’amministrazione della scuola furono affidate ad un Soprintendente, mentre l’organizzazione didattica spettava al Direttore e Maestro della Scuola di Pittura.
Il primo Direttore fu Luigi Colignon (Castelnuovo Berardenga 1778 – Firenze 1863), che, fedele alle norme del Neoclassicismo, privilegiò un corso di studi fondato sul disegno e curò per gli studenti la costituzione della gipsoteca con numerosi calchi da celebri statue antiche, di cui si espongono alcuni esempi.
A lui seguì Francesco Nenci (Anghiari 1782 – Siena 1850) attento ai principi del primo Purismo dei Nazareni e di Ingres, secondo i quali favorì lo studio dei Primitivi senesi e si adoperò per la salvaguardia e il restauro del patrimonio artistico cittadino: la Sacra Famiglia esposta documenta la sua conoscenza del Rinascimento ed i legami con l’ambiente dell’aristocrazia senese.
Dal 1851 l’Istituto fu retto dalla guida inflessibile di Luigi Mussini (Berlino 1813 – Siena 1888), sostenitore della tradizione purista e di un’estetica fondata sul “Bello ideale” contro l’avvento delle istanze realistiche. Egli promosse una didattica ispirata all’organizzazione delle botteghe rinascimentali, in cui i vari docenti avevano fra loro unitarietà di metodi e di intenti, così da far risorgere una riconoscibile “scuola senese” che ha conferito alla città il suo particolare, affascinante carattere neo-gotico. Di lui è esposto il Ritratto del musicista Formichi, che rivela la sua cultura filofrancese e un Paggio della Tartuca, concesso in deposito dall’ Accademia milanese di Brera, a rappresentare il suo inserimento nella società senese.
La didattica
I Concorsi Triennali.
La pittura di storia dalla pagina letteraria all’invenzione figurata
Fra i concorsi triennali, introdotti nell’Istituto di Belle Arti nel 1839 dal direttore Francesco Nenci, il più importante fu l’invenzione in pittura del quadro di storia. Il tema della prova, aperta anche a concorrenti esterni alla scuola, veniva pubblicato un anno prima dell’esame, così da permettere una preparazione meditata e originale sull’argomento proposto, storico, letterario o religioso. I dipinti venivano giudicati da una commissione allargata anche a docenti di chiara fama invitati da altre città. La vittoria al concorso triennale costituiva, così, il coronamento dei migliori iter scolastici e la prima attestazione pubblica di riconosciute capacità artistiche.
I quadri vincitori dei concorsi, ad olio su tela, dal primo del 1839 al 1894, quando furono designati due premi ex-aequo, sono stati conservati, con poche lacune, presso l’Istituto senese ed offrono una ampia panoramica della pittura senese dell’Ottocento, poiché, fra gli altri nomi, includono le prove di Angelo Visconti, Antonio Ridolfi, Cesare Maccari, Pietro Aldi, Gaetano Marinelli, Arturo Viligiardi, Paride Pascucci.
Seconda sezione
Angelo Visconti ed Amos Cassioli a Roma
Angelo Visconti, nato a Siena nel 1829, aveva studiato per nove anni con il Nenci all’arrivo del direttore Mussini, che apprezzò le sue forti doti disegnative, ma predilesse il più giovane Amos Cassioli. Dopo aver vinto numerosi premi scolastici, fra il 1854 e il 1855 entrambi gli amici concorsero all’alunnato Biringucci, una borsa di studio che concedeva ai giovani artisti senesi quattro anni di soggiorno a Roma e sei mesi in viaggio per l’Europa. La prova fu vinta da Visconti che, dopo un periodo trascorso fra Firenze e Siena, nel novembre 1858 raggiunse a Roma Cassioli, che vi risiedeva dal 1856 con un pensionato offertogli dal Granduca.
Il clima artistico della città fu particolarmente stimolante per i due senesi che conobbero i pensionnaires francesi di Villa Medici, orientati a superare il linguaggio ingresiano per una maggiore adesione al dato naturale. Cassioli eseguì ritratti di intensa ricerca psicologica vicini allo stile di Henner, Visconti si applicò a studi di azione violenta, con risultati di potente risalto plastico, da mettere in relazione alle prove contemporanee di Puvis de Chavannes ed Elie Delaunay. Entrambi parteciparono al concorso bandito nel 1859 dal governo toscano per due quadri di storia antica: Cassioli, ottenuto l’incarico per La battaglia di Legnano, partì per Firenze nel maggio 1860. Visconti, il cui Mario contro i Cimbri aveva ottenuto il secondo posto, si trattenne a Roma a lavorare al Cattivo Levita, in cui appare superato il linguaggio purista per la piena accettazione di nuovi caratteri realisti.
La morte improvvisa per annegamento nel Tevere, il 4 agosto 1861, concluse tragicamente la sua esistenza, lasciando incompiuti gli ultimi lavori che furono acquistati dal Mussini per l’Istituto senese, grazie a una pubblica sottoscrizione degli amici.
Il Museo accoglie tutte le opere pittoriche rimaste nello studio romano del Visconti, fra cui alcuni ritratti di Ciociarelle, La strage degli Innocenti, Il cattivo Levita.
Di Cassioli sono presenti due Autoritratti e Ritratti di ciociara, eseguiti durante il suo soggiorno nell’Urbe.
Amos Cassioli (Asciano 1832- Firenze 1891)
Dopo aver completato il percorso scolastico a Siena, con la guida del maestro Luigi Mussini, Cassioli trascorse a Roma gli anni (1856-1860) di godimento della borsa di studio assegnatagli dal Granduca Si trasferì, quindi, a Firenze dove da allora abitò, mantenendo stretti e continui rapporti di lavoro con Siena.
Per le notevoli capacità di indagine psicologica Cassioli eccelleva nel ritratto, come dimostrano le opere presenti nella sala del museo: dall’intenso Ritratto di signora di impostazione ingresiana, ai Ritratti di Giuseppe bambino, Giuseppe giovinetto, di uomo, di uomo con libro e ai più tardi Ritratti della modella emiliana e di giovane signora. Ma il pittore ottenne importanti riconoscimenti pubblici anche per i grandi quadri di soggetto storico, fra cui la Battaglia di Legnano (1860-1870; Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti), per la cui preparazione realizzò alcuni studi di cavalli presenti nel Museo, Lorenzo de’ Medici che mostra a Galeazzo Sforza le suppellettili artistiche da lui raccolte (1868; Siena, Collezione Chigi Saracini), Provenzan Salvani che sulla Piazza del Campo chiede l’elemosina per riscattare l’amico suo di pena (1873; Siena, Palazzo Pubblico), Il giuramento di Pontida (1884; Siena, Palazzo Pubblico). Dal 1884 al 1886 eseguì gli affreschi con La battaglia di San Martino e La battaglia di Palestro nella Sala del Risorgimento del Palazzo Pubblico di Siena, in un complesso monumentale cui lavorarono anche Pietro Aldi, Cesare Maccari, Alessandro Franchi. Vasta e fortunata, infine, la sua produzione di quadri di soggetto classico, evocativi della vita quotidiana degli antichi greci e romani, che, sulla scia del successo internazionale di Alma- Tadema, costituivano un genere particolarmente apprezzato dal gusto borghese del tempo. Si espongono Lo studio dello scultore romano, La moglie di Putifarre, il bozzetto per Frine nello studio di Prassitele ed altri studi e bozzetti per opere di analoga tematica.
Giuseppe Cassioli (Firenze 1865-1942)
Figlio di Amos e di Lucrezia Chiari, Giuseppe Cassioli fu pittore, scultore, architetto e le opere raccolte nel museo testimoniano la sua multiforme attività: disegni per un tabernacolo, per medaglie, monumenti funebri, giardini, accanto a ritratti, bozzetti per decorazioni chiesastiche, dipinti a olio e acquerello di soggetto storico e in costume settecentesco.
Fra i lavori a destinazione pubblica ricordiamo la collaborazione con il padre negli affreschi della Sala del Risorgimento nel Palazzo Pubblico di Siena (1886), la porta laterale della facciata di Santa Maria del Fiore a Firenze, vinta per concorso (1888-1899); il monumento a Rossini in Santa Croce a Firenze, la decorazione ad affresco della cupola della Basilica di San Luca a Bologna (1918-1932), il grande mosaico nella Basilica di San Godenzo in Mugello (1929). Di questa personalità, ancora da indagare adeguatamente sotto il profilo critico, sono esposti la grande Crocifissione, un bel Ritratto della moglie Chiara Lardori Cassioli, ripreso più volte fra il 1899 ed il 1935, un bozzetto preparatorio per gli affreschi di San Luca ed altre opere di varia tematica, che attestano la sua versatilità.
Con l’esposizione della collezione dell’Istituto d’Arte di Siena, fino ad oggi conservata nei depositi e negli uffici della Soprintendenza di Siena, il Museo Cassioli è l’unico centro dedicato interamente alla pittura senese del XIX secolo di Siena e della sua provincia.
L’idea di questo progetto è nata alcuni anni fa in concomitanza con l’inizio dei lavori per la mostra Nel segno di Ingres. Luigi Mussini e l’Accademia in Europa nell’Ottocento che si terrà prossimamente a Siena, presso il Santa Maria della Scala, dal 6 ottobre 2007 fino al 9 gennaio 2008 e che vede la Fondazione Musei Senesi tra i gli Enti Promotori.
Inserire il Museo Cassioli negli itinerari della mostra senese, fa parte di un preciso disegno della programmazione culturale della Fondazione Musei Senesi - come per la mostra Francesco Crociani: appunti per un collezionista organizzata nel 2005 presso il Museo Civico di Montepulciano collegata alla riapertura al pubblico di Palazzo Chigi Saracini a Siena - che ha come finalità la promozione e la valorizzazione delle varie realtà museali del territorio, in una più ampia visione che mira a unire la provincia con il capoluogo, sia sotto il profilo culturale che turistico.
Il nuovo percorso espositivo si articola in due sezioni: la prima parte (sale 1-4) mette in luce l’importante ruolo svolto dall’Imperiale e Regio Istituto di Belle Arti, fondato nel 1816, nella formazione della maggior parte degli artisti, degli artigiani e dei restauratori attivi a Siena nel corso del XIX secolo, la seconda parte (sale 5-6) evidenzia i rapporti tra Amos Cassioli e la scuola senese.
Prima sezione
L’Istituto di Belle Arti di Siena
I Direttori
L’Istituto di Belle Arti di Siena fu inaugurato il 27 settembre 1816 per volontà del Granduca Ferdinando III, con un regolamento che si ispirava all’Accademia di Firenze e comprendeva gli insegnamenti di Pittura, Elementi di Disegno, Architettura ed Ornato. La gestione e l’amministrazione della scuola furono affidate ad un Soprintendente, mentre l’organizzazione didattica spettava al Direttore e Maestro della Scuola di Pittura.
Il primo Direttore fu Luigi Colignon (Castelnuovo Berardenga 1778 – Firenze 1863), che, fedele alle norme del Neoclassicismo, privilegiò un corso di studi fondato sul disegno e curò per gli studenti la costituzione della gipsoteca con numerosi calchi da celebri statue antiche, di cui si espongono alcuni esempi.
A lui seguì Francesco Nenci (Anghiari 1782 – Siena 1850) attento ai principi del primo Purismo dei Nazareni e di Ingres, secondo i quali favorì lo studio dei Primitivi senesi e si adoperò per la salvaguardia e il restauro del patrimonio artistico cittadino: la Sacra Famiglia esposta documenta la sua conoscenza del Rinascimento ed i legami con l’ambiente dell’aristocrazia senese.
Dal 1851 l’Istituto fu retto dalla guida inflessibile di Luigi Mussini (Berlino 1813 – Siena 1888), sostenitore della tradizione purista e di un’estetica fondata sul “Bello ideale” contro l’avvento delle istanze realistiche. Egli promosse una didattica ispirata all’organizzazione delle botteghe rinascimentali, in cui i vari docenti avevano fra loro unitarietà di metodi e di intenti, così da far risorgere una riconoscibile “scuola senese” che ha conferito alla città il suo particolare, affascinante carattere neo-gotico. Di lui è esposto il Ritratto del musicista Formichi, che rivela la sua cultura filofrancese e un Paggio della Tartuca, concesso in deposito dall’ Accademia milanese di Brera, a rappresentare il suo inserimento nella società senese.
La didattica
I Concorsi Triennali.
La pittura di storia dalla pagina letteraria all’invenzione figurata
Fra i concorsi triennali, introdotti nell’Istituto di Belle Arti nel 1839 dal direttore Francesco Nenci, il più importante fu l’invenzione in pittura del quadro di storia. Il tema della prova, aperta anche a concorrenti esterni alla scuola, veniva pubblicato un anno prima dell’esame, così da permettere una preparazione meditata e originale sull’argomento proposto, storico, letterario o religioso. I dipinti venivano giudicati da una commissione allargata anche a docenti di chiara fama invitati da altre città. La vittoria al concorso triennale costituiva, così, il coronamento dei migliori iter scolastici e la prima attestazione pubblica di riconosciute capacità artistiche.
I quadri vincitori dei concorsi, ad olio su tela, dal primo del 1839 al 1894, quando furono designati due premi ex-aequo, sono stati conservati, con poche lacune, presso l’Istituto senese ed offrono una ampia panoramica della pittura senese dell’Ottocento, poiché, fra gli altri nomi, includono le prove di Angelo Visconti, Antonio Ridolfi, Cesare Maccari, Pietro Aldi, Gaetano Marinelli, Arturo Viligiardi, Paride Pascucci.
Seconda sezione
Angelo Visconti ed Amos Cassioli a Roma
Angelo Visconti, nato a Siena nel 1829, aveva studiato per nove anni con il Nenci all’arrivo del direttore Mussini, che apprezzò le sue forti doti disegnative, ma predilesse il più giovane Amos Cassioli. Dopo aver vinto numerosi premi scolastici, fra il 1854 e il 1855 entrambi gli amici concorsero all’alunnato Biringucci, una borsa di studio che concedeva ai giovani artisti senesi quattro anni di soggiorno a Roma e sei mesi in viaggio per l’Europa. La prova fu vinta da Visconti che, dopo un periodo trascorso fra Firenze e Siena, nel novembre 1858 raggiunse a Roma Cassioli, che vi risiedeva dal 1856 con un pensionato offertogli dal Granduca.
Il clima artistico della città fu particolarmente stimolante per i due senesi che conobbero i pensionnaires francesi di Villa Medici, orientati a superare il linguaggio ingresiano per una maggiore adesione al dato naturale. Cassioli eseguì ritratti di intensa ricerca psicologica vicini allo stile di Henner, Visconti si applicò a studi di azione violenta, con risultati di potente risalto plastico, da mettere in relazione alle prove contemporanee di Puvis de Chavannes ed Elie Delaunay. Entrambi parteciparono al concorso bandito nel 1859 dal governo toscano per due quadri di storia antica: Cassioli, ottenuto l’incarico per La battaglia di Legnano, partì per Firenze nel maggio 1860. Visconti, il cui Mario contro i Cimbri aveva ottenuto il secondo posto, si trattenne a Roma a lavorare al Cattivo Levita, in cui appare superato il linguaggio purista per la piena accettazione di nuovi caratteri realisti.
La morte improvvisa per annegamento nel Tevere, il 4 agosto 1861, concluse tragicamente la sua esistenza, lasciando incompiuti gli ultimi lavori che furono acquistati dal Mussini per l’Istituto senese, grazie a una pubblica sottoscrizione degli amici.
Il Museo accoglie tutte le opere pittoriche rimaste nello studio romano del Visconti, fra cui alcuni ritratti di Ciociarelle, La strage degli Innocenti, Il cattivo Levita.
Di Cassioli sono presenti due Autoritratti e Ritratti di ciociara, eseguiti durante il suo soggiorno nell’Urbe.
Amos Cassioli (Asciano 1832- Firenze 1891)
Dopo aver completato il percorso scolastico a Siena, con la guida del maestro Luigi Mussini, Cassioli trascorse a Roma gli anni (1856-1860) di godimento della borsa di studio assegnatagli dal Granduca Si trasferì, quindi, a Firenze dove da allora abitò, mantenendo stretti e continui rapporti di lavoro con Siena.
Per le notevoli capacità di indagine psicologica Cassioli eccelleva nel ritratto, come dimostrano le opere presenti nella sala del museo: dall’intenso Ritratto di signora di impostazione ingresiana, ai Ritratti di Giuseppe bambino, Giuseppe giovinetto, di uomo, di uomo con libro e ai più tardi Ritratti della modella emiliana e di giovane signora. Ma il pittore ottenne importanti riconoscimenti pubblici anche per i grandi quadri di soggetto storico, fra cui la Battaglia di Legnano (1860-1870; Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti), per la cui preparazione realizzò alcuni studi di cavalli presenti nel Museo, Lorenzo de’ Medici che mostra a Galeazzo Sforza le suppellettili artistiche da lui raccolte (1868; Siena, Collezione Chigi Saracini), Provenzan Salvani che sulla Piazza del Campo chiede l’elemosina per riscattare l’amico suo di pena (1873; Siena, Palazzo Pubblico), Il giuramento di Pontida (1884; Siena, Palazzo Pubblico). Dal 1884 al 1886 eseguì gli affreschi con La battaglia di San Martino e La battaglia di Palestro nella Sala del Risorgimento del Palazzo Pubblico di Siena, in un complesso monumentale cui lavorarono anche Pietro Aldi, Cesare Maccari, Alessandro Franchi. Vasta e fortunata, infine, la sua produzione di quadri di soggetto classico, evocativi della vita quotidiana degli antichi greci e romani, che, sulla scia del successo internazionale di Alma- Tadema, costituivano un genere particolarmente apprezzato dal gusto borghese del tempo. Si espongono Lo studio dello scultore romano, La moglie di Putifarre, il bozzetto per Frine nello studio di Prassitele ed altri studi e bozzetti per opere di analoga tematica.
Giuseppe Cassioli (Firenze 1865-1942)
Figlio di Amos e di Lucrezia Chiari, Giuseppe Cassioli fu pittore, scultore, architetto e le opere raccolte nel museo testimoniano la sua multiforme attività: disegni per un tabernacolo, per medaglie, monumenti funebri, giardini, accanto a ritratti, bozzetti per decorazioni chiesastiche, dipinti a olio e acquerello di soggetto storico e in costume settecentesco.
Fra i lavori a destinazione pubblica ricordiamo la collaborazione con il padre negli affreschi della Sala del Risorgimento nel Palazzo Pubblico di Siena (1886), la porta laterale della facciata di Santa Maria del Fiore a Firenze, vinta per concorso (1888-1899); il monumento a Rossini in Santa Croce a Firenze, la decorazione ad affresco della cupola della Basilica di San Luca a Bologna (1918-1932), il grande mosaico nella Basilica di San Godenzo in Mugello (1929). Di questa personalità, ancora da indagare adeguatamente sotto il profilo critico, sono esposti la grande Crocifissione, un bel Ritratto della moglie Chiara Lardori Cassioli, ripreso più volte fra il 1899 ed il 1935, un bozzetto preparatorio per gli affreschi di San Luca ed altre opere di varia tematica, che attestano la sua versatilità.
13
settembre 2007
Una nuova veste per il Museo Cassioli di Asciano
13 settembre 2007
arte moderna e contemporanea
Location
MUSEO CASSIOLI
Asciano, Via Goffredo Mameli, 34, (Siena)
Asciano, Via Goffredo Mameli, 34, (Siena)
Vernissage
13 Settembre 2007, ore 21