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UNIONE DEI POPOLI – Rapporti, comportamenti, abitudini
Un occasione per raccontare attraverso l’opera il ruolo dello straniero nello scenario quotidiano delle nostre città.
Rapporti, comportamenti, abitudini, disagi interiori cambiamento culturale nel quale fare “crescere o decrescere ” le conoscenze del mondo dell’Arte.
Comunicato stampa
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UNIONE DEI POPOLI – Rapporti, comportamenti, abitudini è il titolo della mostra che la Galleria VISIONI ALTRE presenta in concomitanza con la 60° Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia 2024.
Un occasione per raccontare attraverso l’opera il ruolo dello straniero nello scenario quotidiano delle nostre città.
Rapporti, comportamenti, abitudini, disagi interiori cambiamento culturale nel quale fare “crescere o decrescere ” le conoscenze del mondo dell’Arte.
Contaminazioni o intrusioni nella fusione delle arti e contaminazioni nella creatività dell’artista.
I sei artisti Mathieu Weemaels, Gabriella Giuriato, Stefano Reolon, Giulio Malfer, Alessandro Ferrari, LAURIN (Werner Bäumler) sono stati selezionati in base alla originalità della propria ricerca basata sul potere della trasformazione della società, sullo stimolo alla riflessione, aprendo il dialogo con prospettive trasparenti lontano da preconcetti statici del senso comune.
L’arte portavoce dei mutamenti, in questo periodo storico di cambiamenti è un terreno fertile per la creatività capace di rimuovere terreni sterili per nuovi percorsi proiettati in avanti.
Mathieu Veemaels : « Il vero soggetto dei miei dipinti è la contemplazione di cose semplici a cui la luce del nord del Belgio porta un filo di nostalgia. » Artista e pittore contemporaneo trae ispirazione dagli ambienti intimi, silenziosi, poetici dove il silenzio è la regola per la riflessione sulla propria esistenza. Dipinge tele astratte in cui rappresenta elementi semplici del mondo reale. Il suo lavoro si distingue per una forte relazione con i materiali che usa. Inizia con i pastelli asciutti che realizza da sé e che ama per la loro morbidezza e leggerezza, quindi si rivolge alla pittura con oli che gli consentono di rielaborare i suoi dipinti ancora e ancora.
Gabriella Giuriato: artista veneziana, la sua poetica si nutre degli stimoli originati dalle provocazioni di movimenti quali Dada, Futurismo e Surrealismo, correnti d’avanguardia del XX secolo, mediate operazioni concettuali che sconfinano nel METAFISICO.
Nella sua fase creativa l’artista lavora tenendo ben presenti elementi formativi stabilizzati, quali il segno (geometrico per lo più), la superficie, il colore, il collage, che diventa il principale elemento dell’opera.
E’ un linguaggio la cui comprensione richiede I tempi pacati della riflessione, una sosta necessaria a recuperare la dimensione ludica non priva di una matura consapevolezza ironica. I suoi collage e le sue installazioni hanno un unico filo conduttore che passa per la conoscenza, per l’apertura culturale e per la curiosa e insaziabile voglia di comunicare attraverso il proprio mezzo espressivo.
La geometria, le figure solide, I fondi piatti e perfetti non abbandonano mai lo spettatore, accompagnandolo alla straordinaria scoperta di un cromatismo mutevole - spesso materico - e di una commistione di vari linguaggi che accomunano il suo “fare arte” ad uno spettacolo teatrale senza fine.
Stefano Reolon
C’è Elsa, la protagonista di Frozen e una Cristofora; ci sono degli appunti sulla Cornovaglia e le quotazioni delle opere costruite sulla base del disegno raffigurato. Un vero e proprio journal intime fatto di appunti, schizzi, pensieri, biglietti del cinema, riflessioni che seguono il loro fluire, affiorando talvolta sotto forma di colorate figure geometriche. Tra la prova di diverse punte di pennello e un camouflage di macchie che inseguono -per affinità e divergenze- varie nuance di colore, ecco però che spunta lei, inconfondibile: la figura.
Reolon è il “Pittore della vita moderna”, per dirla alla Baudelaire, e gli uomini e le donne che disegna e dipinge, anche se con riferimenti sacri, sono sempre impaginati nel qui e ora. Un’immanenza così tangibile che la realtà fa capolino nell’opera d’arte con tutta la vitalità del quotidiano: numeri di telefono, appunti su faccende da sbrigare…
Non a caso ho citato Baudelaire: al centro del concetto di estetica dell’autore svettava la figura dell'artista, dotato di una facoltà quasi divina: l'immaginazione. Grazie a questa particolare “visone” (l’immaginazione vede l’invisibile), secondo Baudelaire, l’artista è in grado di cogliere le corrispondenze segrete fra le cose. Ecco allora che dal numero di telefono ora appuntato, la matita di Reolon si sposta verso l’amata anatomia per dare forma a quelle figure che ben riconosciamo, perché ne sono il tratto distintivo, sono la sua personalissima cifra stilistica.
In questa esposizione Reolon parte quindi da un omaggio alla creazione e, proprio come il pittore della vita moderna, conduce i suoi disegni – a prima vista in odor di classicismo formale- a trovare vita e senso nell’oggi. Perché Reolon propone sempre l’Uomo, senza età, senza tempo. Ne propone l’essenza, che si incarna ora in una folta barba da vegliardo ora nel sorriso limpido di un angelo: non per nulla tutte le opere proposte sono “Senza titolo”. L’assenza di determinazione apre a uno spazio-tempo indefinito.
La lettura apparentemente semplice dell’opera (spesso abbiamo il ritratto) rimanda però a una costruzione esecutiva ben più complessa. L’artista usa infatti carta incollata su tela e compone il dipinto con tecnica mista su fondo acrilico, usando grafite e olio, ma anche tempera grassa, olio a velatura. Quando non innesta sovrapposizioni di carte miste a materiali vari e usando lo scotch di carta. Materiale, quest’ultimo, che ha da tempo una presa estetica e compositiva importante per l’artista.
A partire dalla sua grande personale “Incanto Corpo” alla Galleria Civica Cavour di Padova. In quell’occasione lo scotch serviva per tenere insieme diverse parti anatomiche riferite a figure diverse che si componevano nell’incastro a collage. Dispositivo che usa anche nell’opera da me introdotta usando come esempio il Journal intime e con datazione antecedente alle altre esposte.
Nel frattempo, la disposizione creativa si è rarefatta rispetto all’orgia anche cromaticamente compulsiva di Incanto Corpo per raggiungere la levità e lo sfumato di L’esistenza degli angeli, altra sua personale in galleria Biosfera. Per approdare infine, in quest’ultima proposta, al dettaglio sfumato e leggero.
Una parte per il tutto: quasi sempre il volto ma tracciato a grafite o attraverso rari interventi pittorici. Sottintendendo però sempre una matericità complessa, data proprio dall’uso dei materiali. L’approdo è ma a una pittura rarefatta, pulita, netta. Che evidenzia maggiormente le sue doti artistiche: Reolon padroneggia con maestria l’anatomia così come tutte le tecniche pittoriche, attingendo dal passato quei procedimenti preziosi come la velatura o la tempera grassa, che però impagina con tecniche contemporanee anche innovative come incollando la carta alla tela per una resa quasi misteriosa.
Una sorta di sfaldamento implicito della carta che si ingloba alla tela e ci riconsegna un’immagine che pare affiorare da un mosaico di memoria antica.
Reolon viaggia nel tempo, e lo fa danzando. Ci regala opere di rara perfezione, perché le sue figure, i suoi uomini, sono al tempo stesso finiti e infiniti, conclusi ed eternamente aperti al viaggio della vita. In divenire.
Barbara Codogno
Giulio Malfer EXECUTION OF THE ANGEL | Dalla serie VISIONI RELIGIOSE. Il progetto nasce dal presupposto che l’arte della fotografia è un’arte giovane, di inizio Ottocento, e come tale, può rivoluzionare i punti di vista tradizionali, come i nostri simulacri religiosi, tuttora ancorati alla pittura di insuperabili maestri del Cinquecento. Madonne, Angeli, Santi... inquadrati con la ‘scatola nera’, ci donano una religiosità contemporanea, legata al quotidiano. I soggetti ripresi non sono più figure mitologiche ma persone che incrociamo per strada, e magari schiviamo perchè differenti da noi. Il progetto nasce dal presupposto che l’arte della fotografia è un’arte giovane, di inizio Ottocento, e come tale, può rivoluzionare i punti di vista tradizionali, come i nostri simulacri religiosi, tuttora ancorati alla pittura di insuperabili maestri del Cinquecento. Madonne, Angeli, Santi... inquadrati con la ‘scatola nera’, ci donano una religiosità contemporanea, legata al quotidiano. I soggetti ripresi non sono più figure mitologiche ma persone che incrociamo per strada, e magari schiviamo perchè differenti da noi.
Alessandro Ferrari Le sue opere “Menti pensanti” hanno voluto rendere gran parte della popolazione inerme e condizionabile attraverso un tam tam mediatico senza precedenti.
Da questa oscurità uno sprazzo di luce vuole raggiungere le menti assopite per ridargli dignità e consapevolezza.
Una pittura sobria, elegante dove campiture nere rese a strati con la tecnica dell’acrilico emergono sprazzi di luce.
Ed è proprio nelle ricerca della luce che l’artista percorre la via della speranza.
Laurin (Werner Bäumler) presenta una serie di oggetti comuni. Ha una grande inventiva nell’unire frammenti di porcellana con percorsi istoriati con argento e argento nichel, che attraversano le superfici ottenendo risultati scenografici preziosi. Questa sua spiccata manualità lo porta a progettare svariate forme d’arte che spaziano dall’architettura, alla pittura, alla scultura, alle installazioni. Progetta scalinate, ingegnosi giochi degli scacchi, sculture ambientate nell’oasi della laguna veneta, pitture labirintiche dai colori forti e determinati che sfociano in aureole solari. Un artista eclettico che del silenzio si fa scudo della propria esistenza.
Un occasione per raccontare attraverso l’opera il ruolo dello straniero nello scenario quotidiano delle nostre città.
Rapporti, comportamenti, abitudini, disagi interiori cambiamento culturale nel quale fare “crescere o decrescere ” le conoscenze del mondo dell’Arte.
Contaminazioni o intrusioni nella fusione delle arti e contaminazioni nella creatività dell’artista.
I sei artisti Mathieu Weemaels, Gabriella Giuriato, Stefano Reolon, Giulio Malfer, Alessandro Ferrari, LAURIN (Werner Bäumler) sono stati selezionati in base alla originalità della propria ricerca basata sul potere della trasformazione della società, sullo stimolo alla riflessione, aprendo il dialogo con prospettive trasparenti lontano da preconcetti statici del senso comune.
L’arte portavoce dei mutamenti, in questo periodo storico di cambiamenti è un terreno fertile per la creatività capace di rimuovere terreni sterili per nuovi percorsi proiettati in avanti.
Mathieu Veemaels : « Il vero soggetto dei miei dipinti è la contemplazione di cose semplici a cui la luce del nord del Belgio porta un filo di nostalgia. » Artista e pittore contemporaneo trae ispirazione dagli ambienti intimi, silenziosi, poetici dove il silenzio è la regola per la riflessione sulla propria esistenza. Dipinge tele astratte in cui rappresenta elementi semplici del mondo reale. Il suo lavoro si distingue per una forte relazione con i materiali che usa. Inizia con i pastelli asciutti che realizza da sé e che ama per la loro morbidezza e leggerezza, quindi si rivolge alla pittura con oli che gli consentono di rielaborare i suoi dipinti ancora e ancora.
Gabriella Giuriato: artista veneziana, la sua poetica si nutre degli stimoli originati dalle provocazioni di movimenti quali Dada, Futurismo e Surrealismo, correnti d’avanguardia del XX secolo, mediate operazioni concettuali che sconfinano nel METAFISICO.
Nella sua fase creativa l’artista lavora tenendo ben presenti elementi formativi stabilizzati, quali il segno (geometrico per lo più), la superficie, il colore, il collage, che diventa il principale elemento dell’opera.
E’ un linguaggio la cui comprensione richiede I tempi pacati della riflessione, una sosta necessaria a recuperare la dimensione ludica non priva di una matura consapevolezza ironica. I suoi collage e le sue installazioni hanno un unico filo conduttore che passa per la conoscenza, per l’apertura culturale e per la curiosa e insaziabile voglia di comunicare attraverso il proprio mezzo espressivo.
La geometria, le figure solide, I fondi piatti e perfetti non abbandonano mai lo spettatore, accompagnandolo alla straordinaria scoperta di un cromatismo mutevole - spesso materico - e di una commistione di vari linguaggi che accomunano il suo “fare arte” ad uno spettacolo teatrale senza fine.
Stefano Reolon
C’è Elsa, la protagonista di Frozen e una Cristofora; ci sono degli appunti sulla Cornovaglia e le quotazioni delle opere costruite sulla base del disegno raffigurato. Un vero e proprio journal intime fatto di appunti, schizzi, pensieri, biglietti del cinema, riflessioni che seguono il loro fluire, affiorando talvolta sotto forma di colorate figure geometriche. Tra la prova di diverse punte di pennello e un camouflage di macchie che inseguono -per affinità e divergenze- varie nuance di colore, ecco però che spunta lei, inconfondibile: la figura.
Reolon è il “Pittore della vita moderna”, per dirla alla Baudelaire, e gli uomini e le donne che disegna e dipinge, anche se con riferimenti sacri, sono sempre impaginati nel qui e ora. Un’immanenza così tangibile che la realtà fa capolino nell’opera d’arte con tutta la vitalità del quotidiano: numeri di telefono, appunti su faccende da sbrigare…
Non a caso ho citato Baudelaire: al centro del concetto di estetica dell’autore svettava la figura dell'artista, dotato di una facoltà quasi divina: l'immaginazione. Grazie a questa particolare “visone” (l’immaginazione vede l’invisibile), secondo Baudelaire, l’artista è in grado di cogliere le corrispondenze segrete fra le cose. Ecco allora che dal numero di telefono ora appuntato, la matita di Reolon si sposta verso l’amata anatomia per dare forma a quelle figure che ben riconosciamo, perché ne sono il tratto distintivo, sono la sua personalissima cifra stilistica.
In questa esposizione Reolon parte quindi da un omaggio alla creazione e, proprio come il pittore della vita moderna, conduce i suoi disegni – a prima vista in odor di classicismo formale- a trovare vita e senso nell’oggi. Perché Reolon propone sempre l’Uomo, senza età, senza tempo. Ne propone l’essenza, che si incarna ora in una folta barba da vegliardo ora nel sorriso limpido di un angelo: non per nulla tutte le opere proposte sono “Senza titolo”. L’assenza di determinazione apre a uno spazio-tempo indefinito.
La lettura apparentemente semplice dell’opera (spesso abbiamo il ritratto) rimanda però a una costruzione esecutiva ben più complessa. L’artista usa infatti carta incollata su tela e compone il dipinto con tecnica mista su fondo acrilico, usando grafite e olio, ma anche tempera grassa, olio a velatura. Quando non innesta sovrapposizioni di carte miste a materiali vari e usando lo scotch di carta. Materiale, quest’ultimo, che ha da tempo una presa estetica e compositiva importante per l’artista.
A partire dalla sua grande personale “Incanto Corpo” alla Galleria Civica Cavour di Padova. In quell’occasione lo scotch serviva per tenere insieme diverse parti anatomiche riferite a figure diverse che si componevano nell’incastro a collage. Dispositivo che usa anche nell’opera da me introdotta usando come esempio il Journal intime e con datazione antecedente alle altre esposte.
Nel frattempo, la disposizione creativa si è rarefatta rispetto all’orgia anche cromaticamente compulsiva di Incanto Corpo per raggiungere la levità e lo sfumato di L’esistenza degli angeli, altra sua personale in galleria Biosfera. Per approdare infine, in quest’ultima proposta, al dettaglio sfumato e leggero.
Una parte per il tutto: quasi sempre il volto ma tracciato a grafite o attraverso rari interventi pittorici. Sottintendendo però sempre una matericità complessa, data proprio dall’uso dei materiali. L’approdo è ma a una pittura rarefatta, pulita, netta. Che evidenzia maggiormente le sue doti artistiche: Reolon padroneggia con maestria l’anatomia così come tutte le tecniche pittoriche, attingendo dal passato quei procedimenti preziosi come la velatura o la tempera grassa, che però impagina con tecniche contemporanee anche innovative come incollando la carta alla tela per una resa quasi misteriosa.
Una sorta di sfaldamento implicito della carta che si ingloba alla tela e ci riconsegna un’immagine che pare affiorare da un mosaico di memoria antica.
Reolon viaggia nel tempo, e lo fa danzando. Ci regala opere di rara perfezione, perché le sue figure, i suoi uomini, sono al tempo stesso finiti e infiniti, conclusi ed eternamente aperti al viaggio della vita. In divenire.
Barbara Codogno
Giulio Malfer EXECUTION OF THE ANGEL | Dalla serie VISIONI RELIGIOSE. Il progetto nasce dal presupposto che l’arte della fotografia è un’arte giovane, di inizio Ottocento, e come tale, può rivoluzionare i punti di vista tradizionali, come i nostri simulacri religiosi, tuttora ancorati alla pittura di insuperabili maestri del Cinquecento. Madonne, Angeli, Santi... inquadrati con la ‘scatola nera’, ci donano una religiosità contemporanea, legata al quotidiano. I soggetti ripresi non sono più figure mitologiche ma persone che incrociamo per strada, e magari schiviamo perchè differenti da noi. Il progetto nasce dal presupposto che l’arte della fotografia è un’arte giovane, di inizio Ottocento, e come tale, può rivoluzionare i punti di vista tradizionali, come i nostri simulacri religiosi, tuttora ancorati alla pittura di insuperabili maestri del Cinquecento. Madonne, Angeli, Santi... inquadrati con la ‘scatola nera’, ci donano una religiosità contemporanea, legata al quotidiano. I soggetti ripresi non sono più figure mitologiche ma persone che incrociamo per strada, e magari schiviamo perchè differenti da noi.
Alessandro Ferrari Le sue opere “Menti pensanti” hanno voluto rendere gran parte della popolazione inerme e condizionabile attraverso un tam tam mediatico senza precedenti.
Da questa oscurità uno sprazzo di luce vuole raggiungere le menti assopite per ridargli dignità e consapevolezza.
Una pittura sobria, elegante dove campiture nere rese a strati con la tecnica dell’acrilico emergono sprazzi di luce.
Ed è proprio nelle ricerca della luce che l’artista percorre la via della speranza.
Laurin (Werner Bäumler) presenta una serie di oggetti comuni. Ha una grande inventiva nell’unire frammenti di porcellana con percorsi istoriati con argento e argento nichel, che attraversano le superfici ottenendo risultati scenografici preziosi. Questa sua spiccata manualità lo porta a progettare svariate forme d’arte che spaziano dall’architettura, alla pittura, alla scultura, alle installazioni. Progetta scalinate, ingegnosi giochi degli scacchi, sculture ambientate nell’oasi della laguna veneta, pitture labirintiche dai colori forti e determinati che sfociano in aureole solari. Un artista eclettico che del silenzio si fa scudo della propria esistenza.
03
agosto 2024
UNIONE DEI POPOLI – Rapporti, comportamenti, abitudini
Dal 03 al 31 agosto 2024
arte contemporanea
Location
VISIONI ALTRE
Venezia, Campo del Ghetto Novo , 2918
Venezia, Campo del Ghetto Novo , 2918
Orario di apertura
dal mercoledì alla domenica 11 - 14 | 17 - 20
Vernissage
3 Agosto 2024, ore 19.00
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Autore testo critico
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